Dunque, avrò ricominciato questa song-fiction… Tre, quattro volte, forse? Ho anche perso il conto… Volevo farla estremamente introspettiva, e ogni risultato raggiunto non mi soddisfaceva appieno. Il primo tentativo l’ho trovato scadente, il secondo lasciamo perdere, il terzo una specie di brutta copia del volume 9 del manga, e adesso ho questo. Volevo fare un salto nel passato, quando le song-fiction e le one-shot introspettive ancora mi riuscivano. Ecco il perché di questa raccolta. Be’, almeno posso dire di averci provato, spero solo che le persone che amano Riza e Roy quanto me l’apprezzino.
Raccolta dedicata a Shatzy e Sisya.
P.S. L’ho tradotta da sola, quindi non so come può risultare la traduzione letta da qualcuno che l’inglese se lo mangia… Vi prego, segnalatemi gli eventuali errori!
"Allora come mai è ancora nell'esercito?"
Red Fraction
I took it from my lord
Sick with justice
I just wanna feel you
I’m your angel
You make me violate you
No matter who you are
No one lives forever
Been burn in the hell
By all those pigs out there
From when I was born
They make me violate them
No matter who they are
Ho
una grande pistola
L’ho presa per il mio lord
Disgustata dalla giustizia
Voglio solo sentirti
Ad un solo squillo di distanza
Mi porti a violarti
Non importa chi tu sia
Sta
tutto a te
Nessuno vive per sempre
Sono bruciata all’inferno
Per tutti i porci là fuori
Sin da quando sono nata.
Mi portano a violarli
Non importa chi siano.
La
mia immancabile calibro 9 è qui, davanti a me.
Ogni
sera, con cura quasi maniacale, la pulisco e la preparo per
il giorno seguente.
Un
rituale ormai consolidato negli anni.
Controllo
i bossoli abbandonati sul tavolo.
Piccoli
oggetti di ottone, dipinti con il rame.
Strano
come una cosa minuta come una cartuccia possa procurare un
brivido simile solo a vederla. Anch’io sentii una strana
scossa il giorno in
cui caricai per la prima volta una pistola. Un lento, freddo tremito
che mi
attraversò la colonna vertebrale al tocco di
quell’arma.
Uno
strumento di morte.
No,
pensai in quel momento con decisione. Uno strumento per la
vita.
Ero
stufa di quel governo così ingiusto e pugnace.
Il
sogno di un uomo, la semplice fantasia di una persona, mi ha
convinta a intraprendere questa via.
“Mi basta
sentirti accanto, rimarrò sempre al tuo fianco.
Sarò colei
che veglia sulle tue notti e che ti proteggerà.
Che
proteggerà te e il tuo sogno.”
Quanto
tempo è passato da questo giuramento… Eppure,
sono sempre
convinta di ciò che faccio, delle mie azioni.
Sorrido,
mentre soppeso con mano esperta la pistola, e prendo la
mira verso un bersaglio immaginario.
Immaginario…
Come vorrei che i miei bersagli rimanessero così. Non
mi piace uccidere, non mi piace essere un’assassina.
Eppure,
ho ucciso. E sono un’assassina, tuttora e comunque.
E
continuerò ad esserlo fino al compimento di quel tanto
bramato
sogno.
Sporca
una volta, sporca per tutta la vita.
Tanto
vale infangarsi fino al midollo, allora.
Eliminerò
dalla sua strada tutti gli ostacoli, uno ad uno.
Non
importa chi cercherà di bloccarlo.
Farò
del mio meglio.
L’ho
giurato.
-
Soldato Hawkeye!
No…
I ricordi dell’Accademia… Ogni tanto vengono a trovarmi, mi fanno compagnia durante la notte. Compagnia di cui farei volentieri a meno, perché subito dopo arriva l’ombra di quello che ho fatto a Ishbar. Il mio primo comandante… Il mio primo assassinio… La mia prima vera coscienza del mondo.
Get
down on your knees
Get a good head on your shoulders
If it’s for your guys
Go to the end of the earth
Do what you think
Give it with dedication
I’ll put out your misery
Mettiti
in ginocchio
Vedi di avere una testa che funziona sulle spalle
Se è per i tuoi ragazzi
Vai fino alla fine del mondo
Fai ciò che pensi
Dallo con dedizione
Mi sbarazzerò della vostra sofferenza
-
Dietro le trincee, subito! In ginocchio, in ginocchio, stupidi! Non
dovete farvi vedere! Avanti, piegatevi in avanti! In avanti!
Corro
dietro la prima difesa che trovo. Il maggiore Stulb, a cui
noi nuovi arrivati siamo stati assegnati, continua a sbraitare ordini,
mentre
dall’altra parte dei trinceramenti i nemici continuano a
sparare.
-
Stateci con la testa! Chrinnell, si può sapere cosa diavolo
cercavi di fare?
Vedo
distrattamente il maggiore afferrare il bavero di Brian,
mentre cerco di calmare il fiatone. Ormai siamo tutti qui dietro, ma
probabilmente Chrinnell ha cercato di fare il furbo come suo solito.
Sono
praticamente certa che abbia cercato di colpire il capo di quel gruppo
di
ribelli. Guardo leggermente preoccupata il taglio che mi sono procurata
sul
braccio. Rimpiango le riserve di disinfettante ormai finite, passeranno
minimo
tre giorni prima che ne arrivino altre. Stasera mi toccherà
buttarci sopra
dell’alcol puro, sempre che lo trovi.
E
sempre che ci arrivi, a stasera.
-
Soldato Hawkeye!
-
Maggiore…
Vedo
quell’omone alto più di due metri acquattarsi
accanto a me.
-
Hai ancora munizioni per il tuo fucile?
Controllo
la sacca accanto a me.
-
Poche signore, avrò sì e no dieci colpi da
sparare. Senza
contare quello in canna.
Il
maggiore si concede il lusso di massaggiarsi le tempie. Un
lusso nel vero senso della parola, se si considera che i proiettili
continuano
a pioverci addosso come grandine. Una schifosa grandine color piombo.
-
Quanti anni hai, soldato?
-
Diciotto, signore.
Sono
sorpresa dalla domanda. Comincio a temere che il rumore
assordante di quel diluvio artificiale abbia seriamente compromesso il
tanto
declamato sangue freddo del mio superiore.
-
Hai mai ucciso qualcuno?
La
profondità del suo sguardo quasi mi ferisce.
-
No, signore.
-
E ti ritieni pronta a farlo?
-
Si può essere pronti per una cosa del genere?
Il
maggiore mi guarda intensamente, come addolorato. Allora
continuo:
-
Tuttavia, sono qui per uno scopo ben preciso, e cercherò di
fare
del mio meglio.
Fare
del proprio meglio per uccidere una persona… Quasi provo
ripugnanza per me stessa.
Non
dimenticherò mai gli occhi del maggiore Stulb in quel
momento.
Mi fissavano con forza, cercando di trovare qualcosa in me, ma
contemporaneamente il suo sguardo era anche spento…
E’ troppo difficile da
spiegare a parole.
Ma
quello sguardo continua ancora a seguirmi, di notte.
Quegli
occhi azzurri, che immagino siano stati tante volte
comparati a piccoli pezzetti di cielo. Ora è un cielo
appestato da tutta la
morte qui intorno.
Sono
veramente pronta a compiere un passo del genere? A togliere
la vita a qualcuno?
-
Ragazza mia…
Il
maggiore sospira, e si passa stancamente una mano sul viso,
chiudendo quelle piccole fessure di cielo che stavo ancora osservando.
-
Vorrei prepararti, sei una delle poche che usa la testa, qui
dentro, ma capisci anche tu che non c’è
più tempo.
Si
alza e, mettendosi in ginocchioni, invita anche me a fare lo
stesso. Oltre lo spiazzo di terra e sangue che vediamo,
c’è l’altra trincea, ed
è proprio quella che l’uomo mi indica. Mi
dà poche istruzioni, mentre io
ascolto concentrata. Devo uccidere l’attuale capo dei
rivoltosi, così gli altri
si disperderanno come foglie in balia del vento autunnale. Devo
riuscire dove
Chrinnell ha fallito, quindi.
-
Pronta?
Annuisco.
Ora
o mai più.
Il
maggiore Stulb mi afferra e mi butta in mezzo al fuoco aperto.
Cerco di combattere contro il panico, e corro lontano, dietro un muro
vicinissimo alle postazioni nemiche.
Capisco
dove mi trovo. So benissimo che basta che giri l’angolo,
mi butti sotto un androne – o quello che ne è
rimasto – della prima casa,
l’aggiri e mi ritrovi dietro la trincea. Sì, ma
quella sbagliata, stavolta.
Prendo
fiato. Una volta sparato il primo colpo, non mi sarà
concesso neppure un secondo, ho dalla mia solo l’effetto
sorpresa, e, terminato
quello, mi ritroverò come un coniglio in mezzo ad un branco
di lupi affamati.
Merda,
morire così è assurdo, ma non posso fare
altrimenti.
Tutto
a un tratto, mi riviene in mente il vero motivo per cui sono
lì; sono entrata in guerra per proteggere il sogno di una
persona, non per farmi
scannare come un soldato qualunque.
E
allora, che si fa?
Poi,
l’illuminazione mi colpisce con la forza di uno schiaffo.
Se
solo riuscissi ad entrare in quella casa…
Se
solo riuscissi? Ma cosa mi prende? Devo farcela.
Scrollo
il capo, mi guardo in giro nervosamente.
Fortuna
che non c’è nessuno. Non è da me
rimanere imbambolata in
un momento del genere.
Scavalco
una piccola montagnetta di detriti accanto al muro
portante, e lo percorro fino a trovare un’apertura nella
parete e infilarmi
dentro la casa.
Detto,
fatto.
Sono
dentro, e percorro a perdifiato le scale semi-distrutte che
portano al piano di sopra. E qui sta la parte più difficile.
Il tetto
dell’abitazione ormai non esiste più, e il
pavimento è aperto da grossi fori
provocati dalle bombe. Grazie al cielo, sono rimaste le robuste travi
che lo
sorreggevano un tempo. Camminerò sopra quelle.
Appoggio
un piede sopra quella più vicina a me. Robuste? Stanno
marcendo pian piano, ma riescono ancora a sorreggere il mio peso.
Cioè,
questo è quello che mi auguro.
So, I keep the gun with me
For my safety
I’ll do it with no sweat
No time for sissy pig
Queen of ocean
Sing "the
No need to think about it
You do it or you die
Those aren’t tears
Don’t let it trick on you
Così, tengo la pistola con me
Per la mia salvezza
Lo farò senza sudare
Loro
fanno sul serio
Non c’è tempo per una stronza femminuccia
La regina dell’Oceano
Canta “The Volga” per voi
Non
c’è bisogno di pensarci
Fallo o muori
Quelle non sono lacrime
Non ci inganniamo su di voi
Ora
sono accucciata contro il muro che dà sulla strada.
Ho
infilato la canna del fucile nello spacco più grosso che ho
trovato.
Prendo
fiato, non ho neppure una preghiera da recitare.
Non
mi lascio intenerire dal senso di colpa che a momenti mi fa
tremare le mani e mi offusca la vista. Non ce n’è
il tempo.
Stringo
più saldamente il calcio dell’arma, mentre i miei
occhi
cercano la preda.
La
trovano.
E
si apprestano ad abbatterla.
Uno,
due, tre colpi.
Lo
centro, è inevitabile che accadesse.
Guardo
quell’uomo cadere, sembra una farsa.
Anche
il sangue che gli colora la tunica, sembra troppo vivido,
troppo per essere vero.
Una
volta, da bambina, in mezzo ai miei giochi, mi capitò anche
di
imbattermi in un duello.
Con
la spada di legno, riuscì a colpire il ragazzo con il quale
stavo
giocando.
Lo
vidi distintamente prendere il pezzo di legno e infilarselo
sotto l’ascella, mentre la sua spada cadeva con un tonfo
sordo a terra. Il
ragazzo moro boccheggiò, e stramazzò a terra, con
delle smorfie tanto buffe che
mi fecero ridere a crepapelle.
Poi
il ragazzo si rialzò e prese a ridere anche lui.
In
fondo, Roy Mustang è sempre stato un buon commediante.
Eppure,
davanti a me, l’uomo Ishbaliano non si alza più.
E
questo non è un gioco.
I
compagni si sono accorti della caduta dell’uomo, e per un
attimo
il tempo si ferma.
Poi
iniziano gli urli.
Come mi aspettavo, un ragazzo deve capire come un colpo del genere
possa aver ferito il loro capo.
Guarda
in alto, e a un certo punto, complice lo scintillio della
canna che mi affretto a ritirare, riesce a scorgermi.
I
suoi occhi, rosso scarlatto come tutti quelli della sua
tribù,
sono velati di lacrime.
Sento
una fitta stringermi lo stomaco, ma no, non mi lascerò
impietosire.
Ho
fatto quello che dovevo, punto.
Scendo
e torno dai miei commilitoni, approfittando dello
scompiglio che ho creato.
I am hard as steel
Get out of my way
Pay back all at once
Suck away the tender part
Vattene dalla mia strada
Ripaga tutto in una volta
Succhia via la parte dolente
Il
maggiore Stulb a momenti si mette a piangere, quando viene a sapere
che sono riuscita a portare a termine la missione, rimanendo illesa per
di più.
-
Ragazzi, prendete tutti esempio da lei! Altro che voi
femminucce!
Gli
abbracci, le urla di trionfo , mi fanno sorridere. Peccato che
sia uno di quei sorrisi che precedono il pianto.
Però
mi trattengo. Da quel momento, saranno molte le lacrime che
imparerò a non versare.
In
quell’istante mi sento incredibilmente vecchia, e mentre le
urla di gioia nel campo continuano nella notte, io vado a rintanarmi
nella mia
tenda.
Basta
con il rimorso, quel che è fatto è fatto.
Afferro
la bottiglia di rum che sono riuscita a recuperare, e ne
butto un po’ sulla ferita del braccio, che cominciava ad
infettarsi.
Stringo
i denti, impedendomi di urlare, e con una garza pulita (o
almeno, spero che lo sia) pulisco per bene il taglio. Mi fascio il
braccio, e
quando non me lo sento più pulsare di dolore, decido di
stendermi.
Sarà
la stanchezza, sarà il dolore per quella ferita molto
più
profonda di quel che pensassi, ma mi addormento subito.
Da
quel momento, verrò soprannominata Occhio di Falco, un gioco
tra il mio vero cognome e la mia abilità da cecchino.
Se
non altro, mi verrà risparmiato il corpo a corpo, e quello
lo
odio veramente.
You made a mess
For Christ sake, this rotten world
Shit out of luck
Go with my vision
Light up the fire
Right on the power
Weapon… I have it all
Per l’amor di Cristo, questo mondo corrotto
Sei in un’irreparabile brutta situazione
Accompagnati alla mia visione
Accendi il fuoco
Aggiusta la potenza
Arma… Ho tutto
Non
c’è niente da fare, Roy Mustang ama mettersi nei
guai.
Ne
ha combinata un’altra, ma stavolta non è un gioco.
E
mentre mette a frutto gli studi di mio padre, mentre aggiusta il
tiro, regola la potenza, e fa fuoco, io faccio lo stesso con la mia
arma,
simultaneamente.
Combattiamo
insieme, io con il ferro, lui con il fuoco.
Dopotutto,
non si dice proprio “mettere a ferro e fuoco”?
Ho
tutto, non mi manca nulla per proteggerlo.
Nulla.
Passano
gli anni, passano le stagioni.
Ora
sono nella mia cucina, a ripensare a tutto quello che ho
vissuto.
Certe
esperienze non si possono dimenticare mai del tutto.
Mi
alzo e vado in camera, e ripongo la calibro 9 nel cassetto del
comodino. Piano, con cura, non mi lascio mai prendere dalla fretta.
Dopo
essermi lavata le mani, con le stesse mosse tranquille e
calcolate, mi spoglio.
L’occhio
mi cade su una sottile cicatrice, ormai biancastra,
proprio sul braccio.
Sospiro,
e so che quella notte non dormirò molto, me lo sento.
-
Tenente, che brutta cera! Hai fatto le ore piccole?
Il
Colonnello è abituato a dire certe battute, ma quella di
Havoc
in risposta lo spiazza totalmente.
-
Sì, magari in compagnia di qualche bel giovane, eh, Tenente?
Ridacchio
con discrezione, mentre Roy Mustang è colpito da un
violento colpo di tosse, e a momenti cade dalla scrivania.
-
Havoc, ma cosa ti salta in mente! Il Tenente ti pare il tipo?
Ribatte,
cercando disperatamente di riprendere aria.
Dopo
aver attaccato il soprabito all’appendiabiti, afferro dei
documenti da consegnare, e, mentre apro la porta ed esco, affermo
sibillina:
-
Mai dire mai.
Chiudendo
la porta dietro di me, mi concedo un sorriso sereno. Tutti
i ragazzi scoppiano a ridere, mentre sento il Colonnello sbraitare
verso il
loro indirizzo.
Certi
episodi ti segnano, è vero.
Ma
la vita continua ad andare avanti, e con quella la mia
promessa, che sto ancora mantenendo.
Note: Allora, cosa ne dite? Questo è solo l'inizio, con il POV di Riza. Non so se il secondo capitolo sarà una song-fiction pubblicata su un altro sito molto tempo fa, che personalmente mi piaceva, ma che purtroppo non c'entra con il Royai, oppure scriverne un'altra... Be', ci penserò. Intanto fatemi sapere cosa ve n'è parso, tutto quello che dovrei cambiare e tutto quello che vi viene in mente! ^^
La canzone è la sigla di Black Lagoon, ossia Red Fraction di Mell.
I commenti in risposta a "Never Alone" arriveranno insieme al prossimo capitolo, intanto ringrazio immensamente: Shatzy, elyxyz, merion, Sisya e Bad Girl. Non dimenticatevi di me! XD
Kissoni e grazie di aver letto! ^X^
Lely