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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    01/09/2013    4 recensioni
(Questa fanfic non tiene conto del corso del manga a partire dal cap.575)
Tobi ha vinto, Naruto è stato sconfitto e assieme a Killer Bee è imprigionato in un luogo segreto e assolutamente inaccessibile, introvabile, dove i due demoni aspettano solo di essere prelevati dalle loro forze portanti e aggiunti alla preziosa collezione dell’uomo mascherato.
Madara ha vinto, i cinque Kage sono suoi prigionieri e tenuti in pessime condizioni affinché non si ribellino, mentre l’ultimo Uchiha spadroneggia su Konoha e ha tutte le intenzioni di piegare i rappresentanti delle cinque terre al suo volere.
Kabutomaru non accenna a disattivare la sua tecnica, che gli permette il controllo delle forze portanti e di tutti gli alleati defunti di cui necessita, senza contare che sia riuscito a distruggere i sigilli sui resuscitati sigillati e li abbia riportarti sotto il suo volere.
Le Cinque Terra ninja sembrano essere in ginocchio, mentre i suoi Shinobi sono imprigionati, schiavizzati e tenuti sottomessi con qualsiasi forma brutale di repressione.
Ma nonostante tutto, nessuno di loro ha la minima intenzione di permettere che esseri tanto oscuri e spregevoli vincano sulla loro dignità e sulla terra dei loro cari.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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Note autrice:
Capitolo dedicato agli Uchiha, e proseguirà col prossimo, a cui è particolarmente legato..
Buona lettura :D

Crollo

Vennero sbalzati a qualche metro di distanza, Sai riuscì a mantenere l’equilibrio sul proprio uccello impedendo che Killer Bee venisse ferito mentre gli altri evitarono busche cadute, ritrovandosi però più distanti rispetto a prima.
La parete davanti a loro, una parte consistente di un lunghissimo corridoio in muratura, era completamente distrutta. Al di là di questa, il duecode ringhiava minacciosamente mentre un grosso insetto alato sembrava quasi coprirgli le spalle.
Naruto strinse i denti, riportava ancora alcune ferite lungo il corpo ma era già pronto ad evocare quella potenza inaudita che la volpe era in grado di donargli.
 

- Non fare cavolate, Naruto! Siamo venuti qui per salvarti, non per farti ammazzare alla prima difficoltà!-

La voce di Neji lo riportò alla realtà, costringendolo a ragionare su cosa fosse meglio per tutti piuttosto che agire d’impulso, come lui aveva sempre fatto.
 

- Darui aveva detto di non affrontarli direttamente! Subire altre perdite non sarebbe un vantaggio per nessuno. –
 
Ricordò Tenten a pochi passi da Matsuri, ricevendo un’occhiata severa da parte dello Hyuga: non era stato in grado di proteggere i suoi compagni una volta, non avrebbe corso nuovamente quel rischio…
Ma soprattutto non avrebbe permesso che altri perdessero la vita.
Fece un cenno di assenso alla compagna, riportando l’attenzione sul pericoloso felino di dimensioni esagerate che stava già creando dalla propria bocca una sfera nerastra, tutt’altro che rassicurante.
 

- Ma non possiamo nemmeno fuggire! Ci inseguirebbe, o comunque punterebbe sempre su Naruto e Bee! –
 
Affermò Sakura balzando immediatamente accanto al compagno, le iridi verde acqua si incrociarono momentaneamente con quelle azzurre di Naruto per poi tornare a volgersi verso il nemico.
 

- Troviamo la forza portante e immobilizziamola! –
 
Ordinò lo Hyuga quando la sfera nerastra venne pericolosamente lanciata in loro direzione, costringendoli ad una rapida schivata in più direzioni.
Nonostante nessuno fosse stato colpito in pieno, lo schianto contro il resto dell’edificio aveva provocato la distruzione di altre innumerevoli pareti, tanto che queste avevano preso a crollare pericolosamente in più punti.
 

- Ci crolla tutto addosso! –
 
Le iridi nocciola di Matsuri erano terrorizzate, fissavano un enorme strato roccioso che stava letteralmente per investirla quando questo venne distrutto da un ponderoso pugno di Sakura, che intervenne prontamente in suo aiuto.
In contemporanea, Tenten sfoggiò quante più armi possedesse in grado di tagliare o spezzare rocce, in modo tale che queste si riducessero di dimensione e potessero quindi essere contrastate facilmente da Sai a protezione di Killer Bee.
Allo stesso modo, Neji si era rapidamente avvicinato a Naruto e con una Rotazione Suprema aveva creato una sorta di scudo attorno a loro, in modo tale che nemmeno una pietra potesse toccarli.
Si erano difesi come meglio gli era riuscito, collaborando d’istinto e con i giusti riflessi: ed erano, almeno momentaneamente, sopravvissuti.
Naruto rimase piacevolmente stupito da quel lavoro di squadra, si lasciò sfuggire un accenno di sorriso anche in una situazione tanto drammatica.
 

- Grazie ragazzi. –
 
Affermò con voce convinta, sin quando tutti si furono nuovamente ritrovati accanto a lui, in un unico punto: i loro sguardi determinati, uniti contro quel demone a due code che ringhiava minaccioso e contrariato.
Loro, piccoli nelle dimensioni ma grandi nell’animo e nelle determinazioni.
Non ebbero il tempo di dirsi altro che il gatto creò immediatamente una seconda sfera nerastra ed oscura, la lanciò nella loro direzione con una maggior violenza, una cattiveria insita in coloro che non hanno mai avuto tregua, né pietà, né compassione.
Odio, odio e soltanto odio… ed il rifiuto di un mondo che invece avrebbe dovuto proteggerli.
Si avvicinarono tra loro, i denti stretti, le tecniche pronte per essere sfoderate insieme, in un unico colpo che avrebbe dovuto godere di chissà quale miracolo: nessuno al massimo delle forze, un ferito privo di sensi e la paura di non farcela, nonostante la determinazione.
Non sapevano come, ma avrebbero cercato di difendersi a qualsiasi costo.
Avanzava a tutta velocità, l’aria veniva squarciata senza la minima remora: attesero, pronti a sferrare una difesa disperata quando il colpo che tanto aspettavano non arrivò.
Una creatura altrettanto demoniaca si erse davanti a loro, una sorta di guerriero contornato di un fuoco nero subì quel colpo al loro posto, rimanendo lesionato solo in parte e rigenerandosi subito dopo.
 

- Non è possibile… -
 
Le parole morirono fra le labbra dello Hyuga, nel momento in cui davanti a loro sventolò un mantello marrone ed una chioma di capelli scuri legati in una coda bassa.
E poi sì, quell’inconfondibile e tanto temuto Sharingan.
 

- Itachi?! –
 
Proruppe Naruto con espressione ancora più stupita degli altri, sbatté le palpebre un paio di volte ma prima che potesse avanzare in sua direzione la mano sicura di Sakura lo bloccò, evitandogli qualche imprudenza.
 

- Non avete da temere, ninja di Konoha… Abbiamo in fondo lo stesso obiettivo.-
 
Si volse solo un attimo dietro di sé, incrociando gli sguardi stupiti quanto determinati dei due membri del Team 7: ricercavano la stessa persona, amavano entrambi ciò che li aveva legati per molto, moltissimo tempo… e che ancora non s’era spezzato: il loro legame.
Ma fu il contatto di un attimo, una frazione di secondo, prima che il ruggito del duecode riportasse tutta l’attenzione su di sé.
 

- Trovate il cercoterio. –
 
Disse con voce sicura ma senza un’eccessiva autorità nel tono, Neji asserì d’istinto nonostante la sua diffidenza verso gli Uchiha fosse ormai risaputa: in un momento come quello non c’era tempo per mettersi a discutere.
Attivò il Byakugan, cercando con insistenza la presenza della forza portante mentre Naruto non esitò a farsi avanti accanto allo Hyuga.
 

- Neji tu cerca Yugito Nii, io Fuu . –
 
Disse con determinazione, la sua padronanza del chakra del cercoterio gli consentiva un’elevata sensibilità, sufficiente per trovare suoi simili, se si fosse impegnato.
 

- Tenten con me, Sakura con Naruto. Matsuri, tu resta a protezione di Killer Bee con Sai. –
 
Ordinò imperatorio Neji,  la voce risoluta e fredda, la mente brillante che elaborava informazioni su informazioni.
La kunoichi dagli chignon gli si avvicinò subito, trattenendo un sorriso per timore che il compagno lo vedesse, giudicandolo inadeguato.
Sorrise perché lo vedeva determinato a rimettersi in gioco, a non arrendersi.
Sorrise perché Neji, in quel momento, aveva messo da parte il rancore verso gli Uchiha e con esso parte del proprio orgoglio, mettendo in primo piano la vita dei propri compagni.
E nessuno, in quel frangente, aveva dubitato di Itachi Uchiha: ricercato per molti, troppi anni, ora finalmente godeva della fama che gli spettava, dopo quanto era stato loro riferito.
 

- Sakura, parete Nord! –
 
Gridò Naruto indicando la suddetta parete, il tempo per lui e Sakura di focalizzare meglio la figura della kunoichi delle Nuvole ed ecco che il demone si intromise fra loro, bloccando momentaneamente il passaggio.
Ringhiava, la bestia, ringhiava e studiava i suoi nemici come meglio poteva per trarne vantaggio, mentre Naruto già cominciava ad avanzare lo stadio di una prematura trasformazione.
Alcune code erano spuntate, pronto ad attaccare, quando nuovamente una mano particolarmente pesante lo bloccò, posandosi sulla sua spalla.
 

- Devo ripeterti ancora di non fare cavolate, baka? Questo non è un allenamento col maestro Kakashi. –
 
Lo rimproverò tenendo lo sguardo fisso sul duecode, mentre il biondo la fissava perplessa.
 

- Sakura-chan, che discorso fai? Dobbiamo sconfiggerlo o almeno indebolirlo, se vogliamo prendere Yugito!
- No. Io faccio da esca al demone, tu blocchi Yugito con le code. Okay? –
 
Si volse verso di lui con uno sguardo imperatorio che per qualche attimo bloccò il sangue nelle vene al ragazzo: decisamente era allieva di Tsunade, forza e timore erano alla base di ogni sfida e battaglia.
Ragionò sul da farsi, sul demone che voleva attaccare, sulla sua forza portante che osservava scettica la scena: era veloce, Yugito Nii, ed anche lui lo era.
Forse Sakura aveva pensato anche a questo, che lei non sarebbe riuscita a tenere testa alla forza portante.
Naruto sorrise, sentendosi davvero idiota: quanto ancora sarebbe stato tanto impulsivo? Quando sarebbe cresciuto, testa in proporzione al cuore?
Si lasciò sfuggire un grido di esaltazione e partì, schivò un’unghiata del duecode e quando una seconda stava per colpirlo intervenne l’Haruno, la quale incrociò la forza del proprio pugno con quella del demone.
Si scontrarono, quanto bastò per consentire a Naruto di balzare oltre, verso Yugito.
Si fermò ad una decina di metri da lei, su quel che restava del detto: vide nei suoi occhi il Rinnegan, vide nei suoi occhi lo smarrimento e al contempo la disperazione.
 

- Fallo, Naruto Uzumaki. Fai quello che non sono riuscita a fare io. –
 
Quelle parole sul momento lo spiazzarono, l’amara consapevolezza di essere un male, un male particolarmente potente, ma pur sempre un male.
Un male per coloro ai quali aveva voluto bene, e ai quali non avrebbe mai fatto del male.
Avrebbe pianto, se ne fosse stata capace.
La lotta sotto di loro continuava, quell’istante fu particolarmente lungo, quasi interminabile…
 
- Svegliati, idiota! Non abbiamo tutto il giorno, lo sa meglio lei di te!-
 
Scrollò la nuca, sospirò ringraziando intimamente quello scorbutico dentro di lui e tornò a volgersi alla donna, implorante dentro, impassibile all’esterno.
 

- Lo farò, te lo prometto. –
 
Scattò in avanti nello stesso istante in cui anche lei indietreggiò, l’istinto che le imponeva la fuga.
Evocò due code, poi tre che andavano sempre più allungandosi.
Continuarono ad inseguirsi, saltando e balzando ovunque: evocò la quarta coda d’improvviso, cogliendola di sorpresa e facendole perdere la concentrazione solo per un attimo: un attimo che le fu fatale, consentendo a Naruto di intrappolarla in una morsa di un caldo tagliente.
Inspirò ed espirò profondamente: per quanto Kurama possedesse chakra, non si erano ancora ripresi dallo scontro di qualche giorno precedente, date anche le condizioni in cui erano tenute.
Yugito lo guardò, di nuovo, quasi a chiedergli di sigillare quella promessa, di mantenerla: una supplica, sin quandro fra loro non si intormise Itachi.
Pochi attimi ed il temibile Sharingan fu attivato, facendo sprofondare la forza portante del duecode in un’altra dimensione.
Come lei anche il settecode era ormai innocuo, sotto l’effetto di quella potente arma, ed una volta che i due demoni vennero ritirati, Neji si caricò Fuu sulle spalle mentre Tenten e Sakura sorreggevano Yugito assieme.
Naruto era ancora lì, interdetto: poteva lo Sharingan avere un tale potere?
Evidentemente sì, dopotutto i cercoteri stessi non erano altro che uomini, dunque dalla mente manipolabile.
Erano uomini, i cui sentimenti erano stati distrutti.
 

- Dobbiamo andare. –
 
La voce di Itachi richiamo tutti all’ordine, sebbene con qualche diffidenza.
Lo osservarono tutti sospettosamente, increduli nonostante tutto: il pregiudizio, si sa, è duro a morire.
 

- Devi spiegarci molte cose, Itachi Uchiha. –
 
Intervenne subito Neji, sentendosi in dovere di farsi avanti come sempre.
Itachi accennò ad un lieve sorriso di cortesia.
 

- Lo farò, ma ora è meglio andare. –
 
Si era liberato dall’Edo Tensei, questo era palese: aveva enfatizzato ulteriormente che non si trattasse di una marionetta nelle mani di Kabuto o quello che era diventato.
Eppure, nonostante questo, la sfiducia nei suoi confronti, negli Uchiha, era ancora troppo viva perché potessero dire di ritenerlo un compagno, un alleato.
Naruto, però, era rimasto immobile: aveva osservato la scena, aveva osservato Yugito perdere i sensi ed essere trasportata con la forza.
Aveva visto quell’ultima luce spegnersi nei suoi occhi, ed in quell’attimo aveva visto anche se stesso.
 
- Se riuscirà a liberarsi dell’Edo Tensei quanto me, la lascerò libera. Farlo prima sarebbe un’imprudenza troppo grande.-
 
Le parole di Itachi non erano severe, nemmeno il rimprovero ardito di Sakura poco prima.
Erano parole cortesi, parole solidali e di comprensione: erano le parole di un fratello che comprende cosa siano il sacrificio ed il dolore, così come comprende l’importanza dell’amore e della libertà.
Rialzò lo sguardo, determinato quanto prima: balzò a terra e prese a camminare assieme agli altri, il passo che si faceva sempre più frettoloso in direzione del loro accampamento.
 
 
******

Sfiorava alcuni volumi impolverati con la punta delle dita, il sangue non scorreva nelle vene ormai da molti anni ma ciò non gli impediva di rimanere tra i vivi.
I capelli scuri e lunghi ricadevano sull’armatura rossa e nera, gli occhi tanto scuri da apparire come due semplici pozze tenebrose scrutavano l’ampia biblioteca personale degli Hokage senza la minima remora: si sentiva il padrone, null’altro.
In quel silenzio quasi inquietante si udì solo un frusciare di stoffa, uno spostamento improvviso di chakra, quanto bastò per immobilizzare uno dei più forti ninja mai esistiti e farlo esitare, mentre la mano veniva ritratta.
 
- Non nasconderti, non ti temo. –
 
Si udì solo un piccolo ghigno, una fila di denti bianchissimi venne appena mostrata mentre alla luce fioca e spenta della luna andava delineandosi un figura: un uomo sulla cinquantina, lunghi capelli neri e lisci, pelle pallidissima, occhi gialli ed acuti da far tremare qualsiasi creatura.
Era in un angolo della stanza, non si fece avanti più del dovuto con la prudenza e l’intelligenza che lo avevano da sempre caratterizzato, mentre Madara lentamente si voltava verso di lui.
Lo scrutò per qualche istante intenso, o meglio, entrambi si studiarono vicendevolmente: la fiducia ed il rispetto non erano qualcosa che li riguardasse.
 

- Orochimaru, se non sbaglio… la tua fama è giunta sino a me. –
 
Affermò con un tono del tutto freddo ed indifferente, come se non avesse detto nulla di importante.
Orochimaru non ci fece troppo caso, o meglio, annotò immediatamente ogni cosa senza tuttavia mostrare nulla: apatico e calcolatore quanto il più velenoso dei serpenti.
 

- Non è di fama che voglio parlare, Madara Uchiha. –
 
Sibilò fra i denti con fare quasi diplomatico, la tensione era alle stelle poiché entrambi non potevano dire di conoscere il loro interlocutore se non per la terribile fama che aleggiava intorno ad entrambi.
 

- E di cosa, allora? –
- Voglio proporti un accordo, che sarà vantaggioso per entrambi.-
 
Affermò schiettamente, catturando in poche parole l’interesse dell’altro: il suo sguardo si acuì, le iridi divennero una fessura, diffidenze e pregiudizi cominciarono a farsi largo nella sua mente… insieme ad una spasmodica curiosità.
 

- Parla.-
 
Affermò con fare autoritario, tanto che il Sennin dei serpenti sorrise di nuovo, sospirando appena.
 

- Preciso che non sono un tuo sottoposto. L’autorità che hai acquisito a me non interessa. –
 
Precisò con un tono del tutto determinato, ma che si manteneva apparentemente indifferente: troppo astuto per azzardare, ma troppo forte per lasciarsi sottomettere.
Madara non disse altro, si limitò ad osservare colui che lo stava indirettamente sfidando: non voleva fare l’errore di sottovalutare colui che aveva ucciso un Hokage ed utilizzato tecniche inimmaginabili, ma non poteva nemmeno dirsi spaventato, minimamente.
 

- Tu hai una cosa che mi serve, o meglio, una persona… Ed io sono a conoscenza della tecnica per rendere l’Edo Tensei di cui sei vittima eterno. –
 
Una luce attraversò lo sguardo del più temuto Uchiha, il quale dovette trattenersi dallo scomporsi.
Sul momento l’istinto era quello di accettare, ma un uomo con la sua esperienza ed intelligenza non avrebbe accettato tanto facilmente, non avrebbe creduto alle prime parole dette senza averle accuratamente analizzate.
 

- Prendendo per ipotesi che le tue parole siano vere, che tu sia davvero capace di una tecnica simile… quale persona dovrei consegnarti? –
 
Ipotizzò ancora scettico e diffidente, incrociando le braccia sul petto muscoloso e ancora protetto dall’armatura.
Attese qualche attimo, lo sfidò ancora con lo sguardo, poi parlò.
 

- Tsunade Senju. –
 
Un nome ed un cognome che rimbombarono nella mente dell’Uchiha, una richiesta che sul momento non poteva certamente comprendere.
Certo era che l’ultima discendente dei Senju fosse un prigioniero prezioso, un’arma potente per entrambi e questo non sfuggì alla mente sofisticata dell’Uchiha.
Sorrise dopo qualche attimo, inclinando appena la nuca di lato, più scettico che mai.
 

- Per quale motivo dovrei cederti il mio divertimento preferito? –
 
Asserì con una certa ironia nel tono di voce, a Orochimaru non importava poi molto degli altri a prescindere quindi non si scompose, ma rimase fermo e scettico nella propria posizione, senza concedersi distrazioni di alcun genere.
 

- Questo non ti riguarda. Se accetterai, dovrai semplicemente consegnarmela… Ed io ti renderò immortale. –
 
Quell’ultima parola lo avrebbe certamente scosso nel profondo, se avesse avuto anche solo un briciolo di sentimenti o emozioni.
Lo avrebbe reso ulteriormente diffidente, se non fosse stato maledettamente sicuro di sé.
Tuttavia attese, la voce si fece un poco più seriosa ed attenta, come se la sua mente volesse penetrare in quella dell’altro senza però violarlo tanto esplicitamente.
 

- Perché un uomo come te, che ha cercato l’immortalità per tutta la vita, dovrebbe cedere questa enorme opportunità ad un altro? Dove sta l’inganno, Orochimaru? –
 
Gli chiese schiettamente, in un ragionamento che non faceva effettivamente una piega.
L’altro sorrise di nuovo, quasi divertito da quella risposta ma si sforzò di contenersi: come ogni volta il suo sguardo era ambiguo, come ogni volta i suoi pensieri inviolabili.
 

- L’immortalità non è più di mio interesse, trovo divertimento in tutt’altro… -
 
Affermò con tono fermo quanto ironico, come se lo stesse prendendo in giro, come se lui fosse già un passo avanti.
E questo Madara lo intuì, come una sensazione di pericolo, ma non aveva prove a sufficienza per credervi davvero: lui aveva lottato per l’immortalità sino a quel momento, non si sarebbe lasciato sfuggire quest’occasione, con le dovuto precauzioni ovviamente…
 

- …ma non credo ti interessi sapere cosa bramo io. Io voglio l’ultima erede dei Senju, tu l’immortalità. Possiamo esserci utili a vicenda, se accetti. E saprai anche che sono un uomo di parola… -
 
Affermò andando diminuendo il tono di voce, scettico ed astuto come non mai.
L’Uchiha l’osservò di nuovo ed attentamente, per poi volgergli lentamente le spalle, Il rinnegan attivato per poter contrastare qualche presunto attacco da parte di Orochimaru, anche se quest’ultimo non sarebbe mai stato tanto stupido da tentare di aggredirlo.
 

- Seguimi, ti condurrò dalla tua richiesta. –
 
Affermò come se stesse parlando di un oggetto, anche se il tono non era dispregiativo.
Orochimaru non esitò a seguirlo, mantenne le dovute distanze senza timore: l’Uchiha aveva bisogno di lui, ne era certo, perciò non aveva da temere e comunque era sopravvissuto anche a cose peggiori.
Lo seguì lungo un paio di corridoi, sino ad arrivare alla stanza centrale del palazzo dell’ Hokage.
Madara si soffermò sull’entrata qualche istante, compose un paio di sigilli e poi aprì finalmente la porta.
Vi entrò, scostandosi appena di lato in modo tale che Orochimaru potesse affiancarlo, mentre un ghigno soddisfatto si palesò sul volto dell’Uchiha.
 

- Come puoi vedere, se la cava egregiamente… -
 
Si concesse una mezza risata, mentre il volto già pallido di Orochimaru si fece improvvisamente serioso, le iridi gialle che specchiavano una figura immobile davanti a sé: non sembrava nemmeno Tsunade, da tanto che era ridotta male, se non fosse stato per il seno prosperoso ed i capelli dorati forse non l’avrebbe nemmeno riconosciuta. Era appesa per i polsi al soffitto, gli abiti lacerati ovunque ad eccezione del seno e del bacino, profonde ferite le solcavano svariate parti del corpo ed il sangue colava sul pavimento ai suoi piedi.
Era viva, percepiva chiaramente il suo chakra, ma mai l’aveva vista ridotta in uno stato simile.
 

- Placarla è stata un’impresa, ma devo ammettere che sia stata quella più divertente! In genere dopo un paio d’ore dalla tortura si riprende e posso ricominciare… -
 
Rise di gusto, percorrendo il profilo prosperoso della donna che aveva tra le mani.
Orochimaru non parlò, non disse nulla, si limitò ad osservare in silenzio la sua ex compagna di team: provò ribrezzo, in quell’attimo.
Provò un profondo ribrezzo nel vederla ridotta in quel modo.
Un conato di vomito gli salì alla gola.
Forse non era affetto, il suo, non erano veri e propri sentimenti… forse per lui era semplicemente uno spreco rovinare una forza della natura come Tsunade, o ancora forse un briciolo di legame che li aveva tanto legati era rimasto.
Difficile dire perché in quel momento avesse avuto un istinto omicida verso Madara, difficile dire anche perché non reagì in alcun modo davanti a quella visione.
 

- Se tu volessi ucciderla, non sarebbe certamente questo il modo. –
 
Affermò con un accenno di sorriso ironico, socchiudendo appena le iridi gialle e riaprendole nel volgersi verso di lui.
 

- Allora, facciamo questo scambio, Madara Uchiha? –
 
Gli chiese volgendosi verso di lui.
Madara lo squadrò di nuovo, accennò a muovere le labbra per pronunciare la sentenza, quando alcuni lamenti lo fermarono.
 

- Non… osare… -
 
E di nuovo l’attenzione di entrambi tornò sulla figura distrutta di Tsunade: il capo si alzò, le iridi ambrate lanciarono un’occhiata fulminante verso i due.
Non verso entrambi, non verso uno a caso, ma verso Orochimaru.
Un rivolo di sangue le uscì spontaneo dalle labbra carnose, ogni cellula del suo corpo reclamava pietà, ma non il suo orgoglio.
Orochimaru non rispose, non disse nulla nemmeno in quest’occasione: il sadico gioco che Madara stava conducendo lo affascinava e schifava allo stesso tempo.
 

- Che donna orgogliosa e determinata… saresti stata un’ottima Uchiha, sai?-
 
La provocò apertamente ma Tsunade non sembrò nemmeno sentirlo, il suo sguardo quasi minaccioso puntato dritto verso Orochimaru, come se si stessero parlando senza aprire effettivamente bocca.
 

- Non… farlo… Orochimaru… -
 
Tossì di nuovo sangue ma non si arrese, ansimò ripetutamente, l’ampio petto s’alzò ed abbassò quasi spasmodicamente.
Madara contenne le proprie risate nel rendersi conto di essere palesemente ignorato anche dalla sua vittima, l’orgoglio ne risentì tremendamente tanto che lanciò un kunai in direzione delle corde che la tenevano legata.
Una volta lacerate, Tsunade non aveva certamente la forza per reggersi in piedi ma prima che potesse toccare terra due braccia la sostennero, impedendole ulteriori ferite.
Era stato rapidissimo, persino Madara non si era accorto del suo movimento: Orochimaru teneva fra le braccia il corpo sanguinante della sua compagna, le iridi gialle fisse sull’Uchiha con quell’espressione seriosa e tanto ambigua che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.
 

- Allora, Uchiha, accetti? –
  
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