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Autore: BrendaLeeJ    02/09/2013    1 recensioni
Sono le 19.15 di un Sabato sera indefinito di Giugno, è una sera afosa in cui gli odori di campi adibiti a risaie inebriano prepotentemente l'aria con il loro intenso e pungente profumo di terra bagnata; una strada provinciale semi deserta si stende per chilometri nel panorama agricolo adornata ai margini da graminacee dorate e papaveri spontanei, alterna tratti con piccoli paesi a tratti con grandi distese di terra coltivata. Una vecchia Panda nera sfreccia solitaria su una corsia in direzione Centro Provincia, dal finestrino abbassato dell'autista proviene a tutto volume una canzone dei Nirvana: “Smells like teen spirit”. Al volante una giovane ragazza, Felicity Greco, guida assorta, occupata a sostenere un silenzioso dialogo interiore con se stessa.
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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3. Al “The Brake”
 

Girò il polso e tirò su la manica per controllare l'orologio, un vecchio Casio nero segnava le 19.40. 
E' in ritardo.” pensò, sistemandosi la maglia “Almeno spero, non vorrei che...” prese dalla tasca il cellulare per controllare di non avere chiamate perse o messaggi “Niente, arriverà” concluse, rimettendo via l'apparecchio.
Un ragazzo piuttosto alto, dai capelli corti color ebano, sedeva su una panca ad un grande tavolo in legno insieme ad un piccolo gruppo formato da un paio di amici. Portava dei Jeans scuri e una maglia a manica lunga color nera, lo scollo a giro adornato da tre bottoncini lasciati aperti sul davanti. Non era stata un'ottima idea vestirsi così, quella sera faceva piuttosto caldo e dentro al Pub non era certo meglio. Prese il bicchiere di fronte a se e diede un lungo sorso, una piccola goccia scese dal lato sinistro della bocca lungo tutto il collo. Poggiò il drink sul tavolo e si fermò ad osservare il bicchiere lì vicino. 
Vodka Lemon, il “suo” preferito.” 
Esattamente in quell'istante la campanella sopra la porta d'entrata del Pub risuonò, Marco girò di scatto la testa. 
Eccola!”
Una giovane donna dai lunghi capelli si fermò all'entrata, vestiva un un paio di Jeans stinti e una canotta nera liscia lunga, ai piedi delle vecchie All Stars nere. Un enorme tracolla viola in tela le pesava sulla spalla destra mentre degli orecchini romboidali pendenti, formati da diverse medagliette, scintillavano luminosi sotto ai fasci di luce dei faretti. Si guardava in giro alla ricerca di qualcuno, scrutando in lontananza i tavoli. 
< Ehi Felicity! Siamo qui, vieni. > Marco si alzò in piedi agitando la mano, cercando di richiamare la sua attenzione.
La ragazza gli fece cenno timidamente, arrossendo, ed iniziò ad avanzare nella sua direzione. Amava quel suo modo di essere, delicato e gentile, aveva l'impressione che in ogni luogo si trovasse si sentisse sempre in imbarazzo e questo smuoveva in lui una profonda tenerezza verso di lei. Amava Felicity, amava tutto di quella ragazza da oramai diversi anni, ma non aveva voluto affrettare le cose e quello che era successo due sere prima gli aveva solamente dato conferma, erano amici da troppo tempo per buttare tutto all'aria, uno importante per l'altro. Felicity non era pronta a lasciarsi andare, forse non sarebbe neanche stato giusto provare, doveva aspettare o meglio lasciar perdere e preservare il loro rapporto.
 

Felicity entrò e si fermò sulla porta, le batteva fortissimo il cuore, talmente tanto da sentirlo pulsare nelle orecchie. Cercò di rilassarsi, inutilmente, prendendo a cercare con lo sguardo qualche viso familiare. Il “The Brake” era un vecchio locale della Provincia, ben noto ai ragazzi che da sempre lo frequentavano assiduamente; non era male, si mangiava e beveva bene e mettevano sempre ottima musica. Era completamente arredato in legno, dalle pareti ai pavimenti, dal bancone ai tavoli e l'illuminazione fioca dei faretti donava al locale un atmosfera soffusa. Per quanto le piacesse non ci veniva spesso, soprattutto se si trattava del fine settimana, troppo caotico per i suoi gusti. Il gruppo di amici di Marco si incontrava sempre lì, era il loro punto di ritrovo preferito ed ogni Sabato prenotavano un tavolo per passare la serata. La invitavano spesso ma raramente lei accettava, si sentiva fuori luogo con quei ragazzi, pur conoscendoli da diversi anni non era ancora riuscita ad integrarsi totalmente. Non sapeva mai cosa dire e così quelle poche volte che si univa a loro passava l'intera serata in silenzio, ad ascoltare e sorridere alle loro battute. Non aveva l'impressione di stargli antipatica, anzi, cercavano sempre di renderla partecipe ma lei non riusciva lo stesso a sentirsi a suo agio.
Ad un certo punto da un tavolo infondo, nell'angolo destro della sala, un ragazzo si alzò in piedi e Felicity si sentì chiamare, riconobbe immediatamente la testa e la mano di Marco agitarsi in aria. Una vampata improvvisa le incendiò le guance, voleva sprofondare, non era ancora pronta ad affrontarlo dopo quello che era successo. Ci aveva pensato a lungo durante il tragitto preparandosi eventuali frasi di circostanza; avrebbe provato ad essere naturale, come sempre, se lo era ripromesso più volte in macchina ma tutti i buon propositi si erano malamente andati a far benedire nell'istante esatto in cui lo aveva visto. Gli fece cenno con il capo e si diresse verso il tavolo, ad ogni passo la testa le rimbombava, il cuore le batteva sempre più forte e...
< Ahi, ma che...!? > un ragazzo seduto al bancone venne travolto e buttato di colpo rovinosamente a terra.
< Oh scusami, scusami davvero tanto! > agitata e mortificata.
Felicity era inciampata in una stringa della scarpe che si doveva essere slacciata, cadendo addosso al ragazzo e buttandolo a terra insieme a lei.
< Perdonami, non l'ho fatto apposta. > doppiamente agitata e mortificata.
< E ci mancherebbe pure, dai spostati. > scocciato le diede una leggera spinta.
< Ehi stai calmo, non l'ha fatto apposta hai sentito? E' caduta anche lei. > Marco li aveva raggiunti, cercò di aiutare Felicity a rialzarsi lanciando occhiate di fuoco al ragazzo.
< Si, si va bene. Vedi di stare attenta la prossima volta, non siamo ad una partita di Rugby. > il ragazzo prese lo sgabello da terra e si rimise a sedere al bancone.
< Grazie Marco. > ora ad essere rosse non erano solo le sue guance.
< Figurati, piuttosto tutto bene? >
< Si, credo di si. > accennò un sorriso tirato.
 

Intanto dall'altra parte della sala, in un angolo coperto dalla semi oscurità di un paravento, un uomo seduto ad un tavolo sorseggiava da una bottiglia di vetro della birra. Beveva e li osservava. Aveva seguito la scena sin dall'entrata della ragazza nel locale, era scattato in avanti appena lei era inciampata per poi trattenersi e tornare a sedere. Era troppo presto, doveva aspettare.

  
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