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Autore: elettra_catania    02/09/2013    0 recensioni
Un'amore proibito . 11 anni di troppo . una separazione forzata . il ricordo che logora lei . la voglia che logora lui .
"-Che ti è successo al viso? chi ti ha fatto questo?-
Iniziai a sbattere forte i pugni sul suo petto , poi mi bloccai , lui mi baciò e mi ritrovai nel mio letto con lui sopra..."
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"scusate se l'latro l'ho fatto finire così , qui c'è il continuo" copriti..ti riporto a scuola! Non sapevo che aveva in mente,presi il giubbotto e lo seguì. Davanti al portone di casa c’era parcheggiata una moto nera grossa e potente. Mi allungo un casco integrale mi sorrise e mi disse di montare su. Lo guardai e gli sorrisi. Io? Su quella belva? Bene da male in peggio! -Allora?Andiamo? -Ho paura! -Ma di che! È solo una semplicissima moto!! -Questa è una belva- dissi montandoci su con gran fatica,essendo che era alquanto alta. Diede gas e sgommando inizio a sfrecciare per l’autostrada silenziosa Berlinese.. Mi accuccia a lui,involontariamente. Credo che la colpa era dell’elevata velocità. Sospirò e scosse la testa,volevo chiedergli che c’era ma tanto ero più che certa che non mi avrebbe sentito. Le luci dei lampioni assomigliavamo a mille luci quelle li calde e giocose che puoi vedere nelle notti di carnevale. Dopo un viaggio,che durò più delle mie aspettative, Elia fermo la moto davanti al cancello della scuola. -Fermo li giovanotto!- Elia scese dalla belva nera si tolse il casco integrale e da sotto il cappuccio guardò il guardiano. - Elia.. sei tornato!- come diamine lo aveva riconosciuto? Era tecnicamente impossibile riconoscerlo visto che aveva il 95% del viso era coperto dal’ampio cappuccio della felpa. - Di certo non sono tornato per me, Sergej. -Conosci la signorina? Per me è come una principessa,è l’unica che merita davvero di non stare in questo manicomio,dunque trattale bene non come le altre.- Nel fra tempo mi tolsi il casco e gli sorrisi,poi prese Elia e se lo portò in disparte. - Elia.. - Dimmi,Sergej. - Stai attento. - Ho paura a rivelarmi a lei,a mostrare le mie ferite di guerra. Potrebbe scappare e io è 16 anni che la inseguo, Agata non ricorda era troppo bambina. Ora che per sbaglio l’ho trovata, ora che l’ho salvata, non voglio che vola di nuovo via. È stata dura dimenticarsi di lei. Mi ricordo quando c’erano le feste del paese e lei correva incontro a me “Lia Lia” con quella sua voce da bambina innocente. Poi il tempo e la mia maturità ci ha portato a separarci. -Elia, la so tutta la storia. Sono felice per te, ma attento. Attento davvero! Ha 16 anni tu 28. Ha già grandi problemi in famiglia, una famiglia che la prende per pazza. Non vorrai mettergli anche questo? - Sergej, io la amo. E a poco a poco mostrerò il mio volto,stando attento che non scappi impaurita e stando attento che non si innamorerà di un altro. - Elia. Ora vai. Solo perché sei tu ti permetto di entrare,vai. -Grazie!- Lo lasciò andare e venne da me. Lo guardai un po’ stupita. Poi Sali sulla moto e diede gas. Entrò e poi lascio la moto nel parcheggio. -Facciamo un giro assieme?-chiese -Certo- Risposi. – Però dimmi … Cosa aveva di tanto importante da chiederti il guardiano? - Lascia stare piccola. Noi ci conosciamo da un bel po’ , io qui sono arrivato prima di te.. - In primis toglici piccola, in secondo . . . Tu qui che ci facevi? Sei arrivato a diplomarti? E in che cosa? -Vieni, entriamo nel salone principale, qui fa un freddo cane visto che sta anche nevicando. Mi prese per il braccio e insieme andammo verso il salone principale, quello più grande e magnifico , quello che ricordava un po’ la sala di ingresso di Harry Potter. Quello che era adibito a feste a ordinari pranzi e cene ma anche a sala relax. La dentro ci potevi trovare di tutto. Otto immense tavolate,che servivano per pranzo e cena. Tanti divanetti qualche camino e qualche console per poter ammazzare il tempo. In un angolo, un po’ nascosto, c’era l’angolo studio. Un piccolo angolino con delle poltroncine disposte in maniera circolare. Il salone, come tutto l’edificio, era in stile gotico. Ma questo e il dormitorio erano le cose che preferivo di più. Il salone aveva una grande navata centrale ed era sorretto da immense colonne,lunghe tende di velluto pesante e nero scendevano lungo le immense finestre. I camini erano alti contornati di legno intagliato. Ognuno aveva la sua storia. Alzando gli occhi verso la volta,si restava incantanti dai racconti dipinti che raffiguravano streghe,vampiri e altri creature mitologiche ma anche dipinti che raffiguravano le varie cacciate del male in varie culture. In assoluto il mio preferito era la cacciata degli angeli ribelli dal paradiso. C’era un so che,che mi attraeva negli angli. Li amano in qualunque loro forma. Li amavo sia che rappresentavano il bene sia che rappresentavano il male sia che erano custodi distruttori o pacifici. Elia mi guardò. -Scendiamo verso quel camino? - Eh ok. – la maggior parte del Nocturn College mi inizio a guardare e credo a pensare. Credo che stava pensando come era possibile che una pazza criminale come me poteva essere in compagnia. Poi guardarono Elia e capirono che era un pazzo criminale peggio di me. -Dunque fuori dicevi? - Ti avevo semplicemente chiesto se eri riuscito a diplomarti e come mai eri finito qui dentro. -Mi hanno fatto finire qua dentro perché mi ero innamorato di una ragazza troppo più piccola di me e comunque si mi sono diplomato in informatica. -Ma tu di dove caspiterina sei? -Altomonte. – mi sentì mancare. Anche lui era Altomontese,dunque essendo che era un paese piccolo (molta gente stima che siamo poco più di 4 mila anime) ci dovevamo conoscere per forza. Il sangue mi si raggelò nelle vene. Chi era lui? Chi era davvero lo sconosciuto senza nome? Perché nascondeva la maggior parte del suo viso? E chi era quella ragazza?? -cos’hai? Sembra che hai visto un fantasma! - Anche io sono di Altomonte. Potrei conoscerti sai? - Lo sapremo più avanti,abbi pazienza eh! Fra parentesi,come ti chiami? È un giorno che parliamo. – Da sotto il cappuccio scorsi un sorrisetto,quasi un ghigno. Già mi veniva d’ammazzarlo. - Electra. Ma ho anche un altro nome,che pochi conosco. Nemmeno quelli del paese lo conoscono. Solo i più stretti. -Umm interessante. - In quel contempo arrivò l’unica amica che avevo la dentro,Selvaggia. -Ehi è quasi ora di cena. Che ne dici di andarci a posizionare al tavolo?? E lui chi è? - Bene . . . Mi accompagni Electra? -Certo – risposi io ancora stralunata. Insieme andammo verso l’esterno. Una volta fuori mi guardo. -Indicami quale è il tuo alloggio. - Vieni . – Gli dissi sorridendo. Nevicava e sotto la neve iniziammo a incamminarci su per un collinetta. -Quante passeggiate mi facevo qui! – Esclamò lui. -Beato tu che hai finito in questo manicomio,comunque l’alloggio femminile è questo e quel balcone è “l’ingresso esterno” del mio alloggio! -Dormi da sola o qualcuna dorme con te? -Opta la seconda- dissi mentre che scendevamo giù. Appena arrivati alla moto rimase fermo immobile davanti a me. Presumo che mi stava guardando. -Bhe allora ciao. Ci vediamo. – Disse dandomi un bacio frettoloso nella guancia. Rimasi di stucco e corsi dentro da selvaggia.
  
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