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Autore: Give_me_only_kiss    02/09/2013    2 recensioni
Lui non era niente. Era nero. Questo pensava un piccolo Scorpius di appena undici anni, fissando le gocce di pioggia che bagnavano il vetro della finestra di camera sua. Si alzò sbuffando e si mise davanti allo specchio, scompigliandosi i capelli con la mano destra.
Tutto quello che vide fu la luce più assoluta: capelli biondi, quasi bianchi, da angelo e carnagione lattea, labbra sottili e lineamenti taglienti, occhi azzurro lucente eppure slavato, con picchiettature grigie.
Assomigliava ad un angelo.
Scorpius ghignò, ricordandosi un detto che aveva letto in un libro babbano.
L’apparenza inganna.
Perché per quanto Scorpius fosse bello fuori, dentro era marcio. Nero.
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Non ho aspettato che Sonounmuffin betasse questo capitolo per due motivi: primo, il mio computer fa cilecca e non so nemmeno se abbia ricevuto la mail. In secondo luogo, volevo dedicarlo a una persona speciale. E si proprio oggi, sì. Era, diciamo, urgente.                                           
Ringrazio tutti coloro che ancora seguono questa psicopatica. Questo probabilmente è il terzultimo capitolo, a conti fatti. Ditemi ciò che ne pensate.                                                                         
Per Sonounmuffin, mi dispiace. Ti chiedo di essere la mia beta e poi nemmeno aspetto una tua risposta. Mi dispiace. Spero che il capitolo ti piaccia.

A mia nonna. Spero che lassù ti piaccia e che tu abbia già trovato un’amica da assillare con le tue dolci chiacchiere. Mi manchi di già. Dedicarti questo capitolo è solo un piccolo gesto per dirti grazie. Grazie di avermi sempre sostenuto. Sei stata la prima a dirmi che avevo “le mani d’oro” come ti piaceva chiamarle, e che sarei potuta diventare una grande scrittrice. Se solo avessi abbandonato il fantasy, ovviamente. Mi dispiace, se mai diventerò qualcuno, sarà grazie a questo meraviglioso genere. Ti voglio bene, nonna.

 

Capitolo 21

Ritorno dall’oltretomba – prior incantatio

Scorpius non aveva mai affrontato veramente l’idea della morte. Ok, sua madre era morta, aveva affrontato la vista di un campo di battaglia in piena regola, ma l’idea di morire in prima persona, non l’aveva mai nemmeno sfiorato.

Si era sentito morire delle volte, certo. Quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, e aveva capito che quello era il suo pass per l’inferno. Quando aveva litigato con Rose, al quarto anno, e non si erano parlati per settimane. E quando Diana aveva pronunciato quelle poche, semplici parole: “hanno preso Rose, l’hanno rapita”.

Quelle poche parole l’avevano fatto agire d’impulso, come un qualsiasi stupidissimo Grifondoro, invece di pensare a un buon piano. E ora si ritrovava nella merda fino al collo.

Doveva salvare Rose, ovviamente. Anche a costo della vita. Ma avrebbe dovuto infiltrarsi furtivamente nell’accampamento, invece di sfidare apertamente e inconsciamente la cricca di Demoni.

E questo lo riportava al problema iniziale. Magari si sarebbe ritrovato in un paradiso bianco, insieme a sua madre, libero finalmente da i giudizi degli altri. Oppure avrebbe sentito il suo corpo spegnersi, fino a che anche la voce che governava i suoi pensieri non si fosse zittita per sempre.

Fatto sta, che era pronto. Quella sera prese dalla borsa di Rose la rosa che le aveva regalato cinque anni prima, la rimpicciolì e se la mise in tasca. Come portafortuna.

Non gli portò molta fortuna, visto che Albus e Diana lo videro allontanarsi dall’accampamento furtivamente, e decisero di seguirlo, coperti da un incanto di Disillusione.

 

-Dove credi che stia andando? – chiese Diana, mentre sgusciavano silenziosi dietro a Scorpius. Albus alzò gli occhi al cielo.

-Da Rose, ovviamente. Scorpius di solito non è una persona impulsiva, ma se si tratta di Rose non esiterebbe un attimo a buttarsi nel burrone più vicino per lei – spiegò con un sussurro, mentre assisteva a una bruttissima scena.

Scorpius si avvicinò alla barriera dei Demoni, che alla luce della luna emetteva strani bagliori rossastri, indeciso su cosa fare. Alla fine, come se fosse la cosa più ovvia da fare, bussò goffamente alla barriera.

Uno strano rumore risuonò nell’aria scura nella notte nascente, non appena la nocche del biondo batterono sulla barriera magica. Come di campane scosse dopo tanto tempo. Un rumore affascinante… da far venire i brividi. Diana rabbrividì alla sola vista di Scorpius che si consegnava, ma Albus la trattenne per un braccio.

Alcuni Demoni sbucarono dalle tende più vicine al confine e ghignarono alla vista di Scorpius. Con un gesto, il più grosso fece svanire parte della barriera, in uno spazio abbastanza largo per consentire a Scorpius di entrare. Questo fece un gran sospiro ed entrò lentamente. Albus bloccò Diana e si lanciò nel varco, poco prima che questo si richiudesse. Diana però non aveva intenzione di restare indietro a fare la dolce donzella. Balzò in avanti ed entrò anche lei nell’accampamento dei Demoni.

Prima di proseguire, attirò a sé Albus per un braccio e lo rimproverò aspramente con lo sguardo.

-Prova ancora a fare l’eroe e comincerò a darti dello stronzo Grifondoro – Albus assottigliò lo sguardo e gli fece cenno di stare zitta. Dietro di lei, un Demone stava ghignando e annusando l’aria in modo sospetto.

-Chi va là? – chiese. Albus si pietrificò dal terrore di avere un Demone così vicino. Quest’ultimo era più basso degli altri che aveva già visto, con la coda di serpente e le corna caprine, che non stonavano più di tanto sul corpo mostruoso e rossastro dell’uomo.

Diana invece agì prontamente. Si portò silenziosamente alle spalle del mostro e gli conficcò il suo fidato pugnale nelle scapole. Quello sussultò, ma si portò le mani alla schiena come se avesse solo un fastidioso prurito in un qualche punto.

L’Angelo fece un segno ad Albus, della serie “Attacca!”. Il moro rimase pietrificato ancora un attimo, prima di evocare le sue micidiali saette nere come la pece e di colpire il Demone dritto in volto, sulle orbite.                  
Il mostro indietreggiò, tenendosi gli occhi e mugugnando dal dolore. Diana evocò una delle sue sfere e lo colpì in piena nuca. Albus fece un Incantesimo Silenziante e quello urlò a vuoto, mentre si accasciava a terra.

-È morto? – chiese Albus, avvicinandosi piano al corpo steso e immobile del Demone. Diana scosse la testa, estraendo il pugnale d’argento dalla schiena del mostro con un colpo secco.

-No, solo svenuto. Ci vuole ben altro per farlo fuori. Muoviamoci – rinfoderò il pugnale ancora sporco di sangue nero e corse verso la tenda al centro dell’accampamento, molto più grande delle altre, dove avevano condotto poco prima Scorpius.

I due entrarono cercando di fare il minimo rumore possibile, ma la scena che si propose ai loro occhi li fece impietrire.

Si trovavano in una gigantesca sala delle cerimonie. Le pareti, a differenza dell’esterno, erano nere come la pece, sembravano fatte di pietra. Sei Demoni erano disposti al centro della stanza, intorno a un rettangolare tavolo di pietra bianca, dove stava stesa Rose, senza maglietta ma con il reggiseno, con un grande taglio sulla pancia da cui fuoriusciva lentamente sangue che andava a scolare in una grande tinozza di marmo rosso ai piedi del tavolo.

Scorpius, in mezzo a due Demoni, guardava impietrito la scena. Non riusciva a muoversi, ma dalle sue dita fuoriuscivano scintille elettriche, segno evidente che la sua rabbia stava per essere sfogata. Ma Diana non era affatto sicura che Scorpius ce l’avrebbe potuta fare, contro sei Demoni. Due sì, massimo tre. Ma sei…

 Pregò che se ne stesse buono, almeno per ora, e studiò la situazione.

Conosceva quel rito, Fen gliene aveva parlato, ma non riusciva a ricordare. Il sangue di Demone non è puro, è sporco e contaminato dall’odio e dal rancore che la creatura provava dal momento della nascita verso il resto del mondo, esclusi i propri simili. Ma per evocare o liberare un Demone da un sigillo o una prigionia ci vuole il sangue puro di una donna vergine. Se questa ha sangue magico, ancora meglio. Se poi era legata in qualche modo a un Angelo, era perfetta.

Bastava una sola tinozza e avrebbero potuto riportare in vita qualsiasi Demone, magari anche il più potente della storia. E ce ne era uno in particolare che poteva essere un vero flagello, imbattibile anche per lei, Albus, Scorpius e Rose messi insieme.

Il Principe dei Demoni. Il mostro più temibile conosciuto dalla storia. Perseus ed Eltanin si impegnarono al massimo per sconfiggerlo e ci riuscirono quasi per miracolo, imprigionandolo nella terra grazie a un sigillo potentissimo.

Volevano riportare in vita il Principe con il sangue di Rose. E se ci fossero riusciti… Diana non voleva nemmeno pensarci.

 

Scorpius assistì alla scena impietrito. La sua Rose. Quella non poteva essere la sua Rose. La stessa ragazza che lo rimproverava ogni volta che non sorrideva per una giornata, ridendo spensieratamente. La stessa ragazza che correva come una matta quando erano in ritardo per la lezione. La stessa ragazza che ogni volta che Grifondoro vinceva una partita di Quidditch urlava fino a perdere la voce.

Non poteva essere lei, no. Non poteva essere la stessa ragazza che in quel momento, davanti a lui, stava morendo lentamente, dissanguata.

Avrebbe voluto mettersi a urlare. No. No, quella non era la sua salvezza. Quella non era la sua piccola rosa bianca di luce. No. No. No.

Non riusciva a muoversi, stretto tra la morsa di ferro dei due Demoni. Avrebbe anche potuto liberarsi usando la sua magia, ma non ci riusciva. La sola vista di Rose in quello stato gli aveva fatto perdere qualunque forza, come se la sua magia fosse scomparsa del tutto.

Ma qualcun altro, quasi del tutto inconsciamente, stava già facendo qualcosa per salvare la piccola Rose.

 

Albus non si era quasi accorto della cugina in fin di vita. Il suo sguardo era stato catturato da un piccolo smeraldo incastonato in un anello d’oro al dito di uno dei Demoni. Era… affascinante.

Mentre lo guardava, e i suoi occhi di smeraldo si facevano sempre più grandi e ammaliati, sentiva una voce proveniente dalla pietra che lo invitava ad avvicinarsi. Precisamente, proveniva dal giglio inciso sulla pietra. Il Demone con l’anello si allontanò dal cerchio, avvertendo una strana sensazione alla mano. 

Albus gli si avvicinò silenziosamente, quasi in trance. Evocò una decina di saette nere come la pece e gliele scagliò contro. Il Demone svenì e Albus gli rubò l’anello, mettendoselo al dito.

“Grazie Albus. Mi dispiace tanto di prenderti il corpo, ma devo rivedere Diana. Salverò sia tua cugina che il giovane Scorpius, non preoccuparti. Tu semplicemente dormi, in seguito condurrò Diana da te.” Una voce gli parlò nella mente. Una voce calda, profonda, che gli fece venire un po’ di sonnolenza.

E dopo un attimo, Albus si ritrovò steso in una calda tomba, in un corpo che non gli apparteneva, ma che trovava così immensamente caldo… si addormentò, inconscio di quello che aveva combinato semplicemente infilandosi un anello al dito.

 

Albus non era più lui. I suoi occhi erano trasfigurati in due pozze di bianco lucente. Si voltò lentamente verso i cinque Demoni rimasti, evocando lame di un nero incandescente e colpendo i Demoni che tenevano Scorpius, che si voltò verso Albus incredulo.

-Al… ma che diavolo… - mormorò, con gli occhi sbarrati. Diana lo affiancò, tornando visibile. Riconobbe subito le lame nere e disse solamente:

-Luis.

 

  
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