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Autore: Pandora86    03/09/2013    3 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il secondo capitolo.
Grazie a chi ha recensito quello precedente e chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura!
 
 
Capitolo 2.

 

Yohei entrò nella stanza della pensione fiondandosi letteralmente sul letto.

Era distrutto, in tutti i sensi.

Quella mattina, all’alba era già in piedi per essere puntuale in stazione.

In treno poi, non aveva dormito granché; anzi, non aveva dormito per niente.

Troppi erano i pensieri che gli affollavano la mente, e comunque lui non era uno di quei tipi che trovano il continuo ondeggiare delle carrozze soporifero, tutt’altro.

Una volta arrivato, era subito corso da Hanamichi in clinica e aveva passato con lui tutta la giornata.

Alle nove era dovuto andare via, decidendo di consumare un pasto veloce in uno dei bar che avrebbe trovato lungo la strada; a quell’ora, infatti, la cucina della pensione era sicuramente chiusa e, se anche non fosse stato così, comunque non avrebbe cenato fra i tanti volti anonimi e rumorosi che occupavano la pensione.

Voleva solo un po’ di pace e di tranquillità.

Hanamichi gli era sembrato sereno e combattivo.

Sicuramente, la notizia della convocazione di Rukawa lo aveva spronato a non mollare.

Eppure, durante la giornata, Yohei aveva notato il suo sguardo incupirsi di tanto in tanto, mentre rivolgeva occhiate veloci alla fotografia che aveva sul comodino dove c’era raffigurata la squadra al completo.

Sicuramente, influiva molto anche il fatto che fosse costretto all’inattività.

Mettere un tipo come Hanamichi su una sedia a rotelle era come mettere un pesce fuori dall’acqua.

La schiena aveva avuto dei seri danni e Hanamichi avrebbe dovuto aspettare qualche tempo prima di poter cominciare la riabilitazione che, tra l’altro, sarebbe stata lunga e dolorosa.

Però Yohei era ottimista; il suo amico aveva una grinta e una forza di volontà fuori dal comune.

Più si presentava complicato il problema, più Hanamichi vi si sarebbe buttato a capofitto per risolverlo.

Lo aveva dimostrato giocando a basket e, per chi lo conosceva da tempo immemore come Yohei, lo aveva dimostrato affrontando, giorno per giorno, tutti gli ostacoli che la vita gli aveva posto dinanzi.

Nonostante la stanchezza però il fidato braccio destro del Tensai non riusciva a prendere sonno.

Quella sera, aveva fatto uno strano incontro.

Aveva deciso di fare un bagno serale, approfittando della tranquillità che avrebbe regnato a quell’ora in spiaggia.

Era sempre stato così, d’altronde.

Hanamichi amava il mare, il sole e la gente.

Lui, ovviamente, si divertiva in sua compagnia e non si sarebbe mai perso una giornata di mare con Hanamichi; il divertimento e le risate erano assicurati.

Anche lui amava il mare.

Lo preferiva però di sera, quando l’acqua, avendo fatto da specchio ai raggi solari per tutto il giorno, diveniva calda.

Allora poteva nuotare in tranquillità, senza correre il rischio di scontrarsi con qualche bagnante.

Il mare, in quel momento, gli sembrava tutto suo.

Di conseguenza, quella sera, una volta arrivato alla pensione dove risiedeva, non aveva avuto dubbi su cosa fare.

Si era cambiato per recarsi in spiaggia.

Lì aveva fatto un incontro assolutamente imprevisto.

A camminare su quella stessa spiaggia c’era nientemeno che il campione del Ryonan: Akira Sendoh.

Yohei l’aveva riconosciuto subito.

Mentre nuotava, aveva scorto in lontananza una figura che si avvicinava.

Il suo istinto l’aveva rassicurato; sentiva a pelle che si trattava di un villeggiante che passeggiava.

Quando però si era avvicinato alla riva, l’aveva riconosciuto immediatamente.

Era alquanto sorpreso di trovarlo lì, o meglio era sorpreso di trovarlo a pochi passi dalla pensione in cui risiedeva e con tanto tempo d’anticipo.

Era sicuramente stato convocato per la nazionale; ma che cosa ci faceva lì tanto tempo prima?

In ogni caso, non aveva dato peso alla cosa, non curandosi minimamente di lui, mentre si avvicinava passeggiando.

A un certo punto, però, si era sentito osservato.

Sendoh, infatti, si era chinato per bagnarsi le mani in acqua e Yohei aveva sentito gli occhi del giocatore fissi sulla sua schiena.

Mito aveva capito immediatamente che il gesto di Sendoh era una scusa per osservarlo meglio; anni di risse avevano sviluppato il suo sesto senso che era sempre all’erta.

Non aveva cattive intenzioni, questo Yohei lo sapeva; in fondo non si trattava di un teppista.

Ma, se appunto non aveva cattive intenzioni, perché si era fermato a osservarlo con tanta insistenza?

Possibile che l’avesse riconosciuto?

Questo era il pensiero che l’aveva attraversato mentre si asciugava con fin troppa calma.

Ragionandoci a mente fredda però, quell’eventualità era da escludere a priori.

Sentendo su di se quello sguardo insistente, si era voltato nella sua direzione osservandolo per un lungo istante, senza far trasparire nulla dalla sua espressione.

In quel momento, dallo sguardo del giocatore, aveva avuto la conferma che no, non l’aveva riconosciuto, proprio come Yohei si aspettava.

Era questo, infatti, il suo vantaggio.

Lui non era altro che uno dei tanti volti anonimi che occupavano gli spalti durante una partita.

Così, avendo questa certezza, si era incamminato verso la pensione.

Quando aveva superato il giocatore, non aveva avuto bisogno di voltarsi per capire che lo stava ancora osservando.

Quello che però si domandava era il perché.

In fondo, era un semplice bagnante che si concedeva un bagno serale.

Mah, forse si stava ponendo troppi problemi per un avvenimento senza importanza.

Forse il giocatore si era incuriosito per qualcosa, forse gli ricordava qualcuno e lui si stava preoccupando fino all’inverosimile per
una sciocchezza.

Certo, era strano che Sendoh fosse lì con tanti giorni d’anticipo ma la cosa, in fondo, non lo riguardava.

Puntando la sveglia alle sette, decise di non porsi più domande inutili e di mettersi a dormire.
 

***
 

Quella mattina, come tutte le altre, Sendoh si era svegliato abbastanza presto.

Forse, quella mattina in particolare un po’ prima rispetto alle altre, ma la cosa non gli pesava essendo lui un tipo piuttosto mattiniero.

Spesso si alzava presto per andare a pescare o per andare a correre, anche se in quel momento aveva in mente tutt’altro.

Aveva passato la notte a pensare a quello strano ragazzo arrivato nella pensione.

Inutile negarlo, quel tipo gli piaceva.

I suoi gusti non erano un mistero, almeno per lui.

Sapeva di essere bisessuale e la cosa non gli aveva mai creato problemi.

Lui non dava eccessivamente importanza all’aspetto, se una persona lo incuriosiva; che fosse uomo o donna per lui non faceva molta differenza.

Aveva avuto qualche storia in passato, come tutti i ragazzi della sua età. Non molte, in effetti, o almeno non tanto quanto gli altri immaginassero visto il successo che riscuoteva sia tra le ragazze e i ragazzi, ma comunque un numero discreto che gli aveva fatto capire i suoi orientamenti sessuali.

Niente di serio, almeno da parte del partner.

Da parte sua, invece, beh, all’inizio aveva ogni volta sperato che si trattasse della persona giusta.

Con il passare delle settimane aveva capito che così non era e quello che era rimasta era solo una leggera delusione.

Non si angustiava più di tanto; sapeva di essere giovane e sapeva che, prima o poi, avrebbe trovato la persona che faceva per lui.

Cosa cercasse in realtà non avrebbe saputo dirlo.

Sapeva solo che cercava un qualcosa, qualcosa che nei precedenti ragazzi e ragazze, non aveva mai trovato.

E ora, ecco spuntare quel tipo.

Tipo che lo aveva incuriosito fino all’inverosimile.

Inutile dire che era stato il suo aspetto che lo aveva attirato, o almeno questo era stato quello che aveva pensato quando l’aveva visto arrivare alla pensione.

Per quanto avesse legata alla vita quella ridicola camicia di flanella, a quadroni tra l’altro, non aveva potuto fare a meno di notare che era un bel ragazzo.

Poi però qualcos’altro lo aveva incuriosito; lo sguardo serio e preoccupato che aveva, e che era in netto contrasto con tutti gli altri vacanzieri, aveva destato il suo interesse.

Era durato solo un attimo e poi il ragazzo era andato via.

Ricordava, però, di aver atteso tutto il giorno che facesse ritorno alla pensione fino a che, dopo la cena, aveva deciso di passeggiare sulla spiaggia.

Ed ecco che, caso dei casi, se lo ritrovava lì, intento a nuotare.

Ricordava di non aver potuto fare a meno di osservarlo.

In altri tempi avrebbe provato ad attaccare bottone; era, infatti, una persona abbastanza socievole ed essendo in un quartiere di vacanza, era normale parlare con degli sconosciuti.

Eppure, ecco che lo sguardo del ragazzo frenava tutti i suoi propositi.

Era chiaramente uno sguardo di chi non vuole essere disturbato e Sendoh si era limitato a osservarlo, in silenzio, fino a che l’altro non si era allontanato.

In fondo, stavano nella stessa pensione.

Perciò, quella mattina, si era svegliato alla buon'ora, con l’idea fissa di riuscire a scambiare qualche parola con il ragazzo.

La colazione era un ottimo pretesto; la sala non era grande e poteva facilmente sedersi a un tavolo vicino o addirittura allo
stesso senza rischiare di passare per un impiccione.

Le aspettative di Sendoh erano però destinate a crollare pochi minuti dopo.

Erano le sette e trenta circa quando aveva visto il ragazzo raggiungere la sala comune a tutti gli ospiti della pensione.

Anche lui era mattiniero quindi.

Peccato però l’avesse visto, pochi istanti dopo, consegnare le sue chiavi e dirigersi verso l’uscita.

Lui, che era vicino all’ingresso, aveva assistito al tutto sorprendendosi e decidendo all’istante di provare a scambiare qualche parola prima che uscisse definitivamente.

Ancora una volta però a frenarlo era stato lo sguardo del ragazzo.

Mai Sendoh si era sentito osservare con tanta freddezza.

Era vicino alla porta d’ingresso della pensione e il ragazzo si era fermato in attesa che lui si scostasse.

Non una parola, solo quegli occhi puntati addosso che gli intimavano di muoversi alla svelta e Sendoh non era riuscito a fare altro se non lasciare l’ingresso libero e osservare il ragazzo uscire.

Nel passare, il ragazzo era stato attento a non sfiorarlo neanche per sbaglio e se Sendoh aveva sperato che quella mattina il suo umore potesse migliorare rispetto al suo arrivo si era sbagliato di grosso.


Il ragazzo sembrava oltremodo infastidito e, se possibile, sembrava avere ancora più fretta rispetto al giorno precedente.

E ora, eccolo lì davanti alla sua colazione, con in testa mille interrogativi.

I piani per la mattinata erano andati in tutt’altra direzione rispetto a quanto avesse programmato.

Oramai gli era ben chiaro che lo strano tipo non fosse lì né per vacanza né per divertimento.

Eppure, Sendoh non riusciva a fare a meno di pensare al suo sguardo che aveva potuto osservare in pieno giorno anche se per meno di un minuto.

Era giovane, il ragazzo; probabilmente un liceale.

Eppure, il suo volto recava i tratti di una maturità molto sviluppata.

Inoltre, aveva la costante sensazione di averlo già visto da qualche parte, nonostante non riuscisse a immaginare né dove né quando.

Inoltre, non era sicuro di questo dato che si sarebbe ricordato di un tipo simile se in passato avesse avuto occasione d’incontrarlo.

Eppure, nonostante questa certezza, la sensazione rimaneva.

D’altra parte però continuava a domandarsi come avrebbe potuto dimenticare un volto simile.

Sendoh non aveva mai visto quello sguardo serio nei suoi coetanei, soprattutto nei periodi di vacanza.

Il giocatore si chiese quali fossero i problemi che lo affliggevano.

Quel ragazzo oramai aveva tutta la sua attenzione.

Sendoh sentiva che quella che all’inizio era semplice curiosità, si stava lentamente trasformando in attrazione.

Ripensò al suo corpo bagnato dall’acqua marina e un brivido gli corse lungo la schiena.

Non sapeva come, ma avrebbe fatto di tutto per conoscerlo.
 

***
 

Erano le otto e dieci quando Yohei fece il suo ingresso nella clinica.

Quella mattina, non aveva sentito la sveglia alzandosi dopo le sette e trenta e rischiando quindi di fare tardi.

Si era preparato in dieci minuti ed era riuscito a uscire dalla pensione verso le sette e quaranta.

Non avrebbe fatto colazione alla pensione, questo lo aveva già deciso la sera prima.

In clinica servivano la colazione alle otto in punto e Yohei ci teneva a essere puntuale.

Tra l’altro, quella mattina, non solo aveva rivisto Sendoh, appurando quindi che risiedevano entrambi nella stessa pensione, ma il giocatore aveva anche rischiato di fargli ancora più tardi visto che si era piazzato davanti all’uscita.

Yohei non sapeva molto del giocatore né gli interessava, ma trovarselo davanti all’ingresso a bloccare il suo passaggio lo aveva irritato ancora di più.

Tra l’altro, proprio come la sera prima, lo aveva letteralmente squadrato.

Quello che gli sfuggiva era il perché.

Che lo avesse collegato a Hana era impossibile.

Tuttavia, Yohei non aveva dimenticato che presto, in quel posto, lo avrebbe raggiunto anche Kaede Rukawa, persona che Sendoh conosceva fin troppo bene.

Mito non aveva intenzione di escludere Rukawa dalla vita di Hana; anzi, aveva accolto con entusiasmo la notizia che ci fosse anche lui in quel posto.

In questo modo avrebbe risparmiato telefonate unilaterali, vista la loquacità del giocatore, portandogli notizie di persona, direttamente al ritiro.

Se Sendoh però lo notava parlare con Rukawa allora potevano esserci grossi problemi.

Hana non conosceva ancora tutti i dettagli che legavano il suo migliore amico al suo, da poco, ragazzo.

Yohei aveva agito per il suo bene e non si pentiva di quello che aveva fatto; voleva essere però lui ad aggiornare Hanamichi e non che gli arrivassero voci, sicuramente sbagliate, di terzi.

Anche se, in fondo, si stava facendo troppi problemi.

Aveva una natura sospettosa che si era poi affinata con il tempo.

E Yohei sapeva che non si sarebbe fatto tutti quei problemi su Sendoh se questi non gli avesse rivolto quelle occhiate perforanti.

Per fortuna, non apparteneva allo Shohoku.

Nell’anno successivo, Yohei avrebbe ricominciato a far parte dei volti sconosciuti fra gli spalti durante la disputa di una partita.

Di conseguenza, aveva grossi dubbi sul fatto che Sendoh potesse rivelarsi un problema.

Comunque, avrebbe tenuto gli occhi aperti.

Facendo un bel sorriso, aprì la porta della stanza del suo migliore amico.

“Guarda un po’ che ti ho portato!” esclamò allegro alzando una mano.

“No, mi hai portato il caffè!” rispose Hanamichi raggiante.

“E anche qualche rivista sul basket!” aggiunse Yohei avvicinandosi.

Hanamichi lo ringraziò con un sorriso raggiante prima di afferrare il contenitore che conteneva il caffè e svuotarlo tutto di un fiato.

Era valsa la pena fare la fila al bar, se questo poteva rasserenare un po’ il suo amico.

Hanamichi era fatto così, si accontentava di piccoli gesti e Yohei avrebbe fatto in modo che vivesse quel difficile periodo il più serenamente possibile.

Scacciando i pensieri che aveva avuto, si accomodò ai piedi del letto sbirciando nel vassoio della colazione.

Gli occhi di Sendoh però, nonostante i suoi propositi, non lo lasciarono in pace neppure per un istante.
 

***
 

Sendoh passeggiava tranquillamente per una delle stradine di Eonura.

Era un quartiere piccolo e, in giro per le strade, si vedevano sempre gli stessi volti.

Per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare allo strano ragazzo e alla sua espressione fredda.

Doveva averlo infastidito parecchio il fatto di trovarselo sull’ingresso, dato che sembrava avere più fretta rispetto al giorno precedente.

Quella giornata, era rimasto alla pensione, anche se non aveva più rivolto lo sguardo verso l’entrata; gli era chiaro oramai che il ragazzo non sarebbe tornato.

Utilizzava la camera della pensione solamente per dormire, non consumando nessuno dei pasti della giornata e stando fuori tutto il giorno.

Chissà cosa faceva, chissà da chi andava.

Eppure, non gli sembrava fosse alle prese con una complicata storia d’amore.

Quello sguardo era troppo serio e preoccupato per una cosa del genere.

Doveva avere dei problemi piuttosto seri e, a quel pensiero, Sendoh s’intristì.

Era un peccato che avesse trovato qualcuno che destava in lui una tale curiosità e che la persona in questione sembrasse avere la testa da tutt’altra parte.

D’altro canto, Sendoh sapeva anche che se si fosse trattato di una persona qualsiasi con atteggiamenti normali, non si sarebbe incaponito in quel modo.

E poi, il tempo a disposizione c’era.

A considerare dal bagaglio che il ragazzo aveva portato con sé, non gli sembrava dovesse trattenersi poco.

Quindi, di certo avrebbe trovato un modo per rompere il ghiaccio.

Si era recato nuovamente in spiaggia per una passeggiata sperando d’incontrarlo ancora una volta.

Probabilmente, il ragazzo avrebbe avuto meno fretta rispetto alla mattina.

Infatti, la prima volta che l’aveva visto fare il bagno di sera, gli era sembrato più rilassato, come se si stesse concedendo un attimo di riposo dopo una giornata estenuante.

Doveva avere un carattere abbastanza complicato, ipotizzò il giocatore.

Era un buon osservatore, lo era sempre stato e questa peculiarità si era affinata giocando a basket.

Riusciva a capire il suo avversario dal suo sguardo e dal suo modo di giocare.

Anche per questo, era diventato il nuovo capitano del Ryonan.

Tuttavia, aveva fatto un buco nell’acqua trovando la spiaggia deserta.

Guardò l’orologio; erano le undici passate, motivo per cui decise di ritornare alla pensione.

Sorpassò due tipi che avevano l’aria di essersi scolati tutto l’alcol del quartiere e s’incamminò a passo svelto.

Non aveva considerato però che i due tipi non avessero gradito molto il suo passo frettoloso.

“Ehi, amico! Perché non ti fermi con noi?” domandò, con voce strascicata, uno di loro.

“Non credo sia il caso!” rispose Sendoh imperturbabile con un mezzo sorriso.

Quei tipi potevano portargli noie.

“Dai, perché vai così di fretta?” domandò l’altro, poggiandogli un braccio sulle spalle.

Sendoh sentì l’odore dell’alcol attraversargli le narici.

Quei tipi non gli facevano paura, era pur sempre un ragazzo alto uno e novanta e con un fisico molto allenato.

Tuttavia, se la situazione lo consentiva, cercava di evitare di finire alle mani.

Era sempre stato una persona con un carattere socievole e tranquillo e queste sue qualità gli avevano consentito di risolvere le situazioni senza mai dover tirare un pugno.

Non credeva di non saperlo fare all’occorrenza però, se poteva, preferiva la diplomazia.

Era un campione di basket, non voleva rischiare di farsi male in cose stupide.

“Mi dispiace” rispose con un sorriso tranquillo scostando il braccio dell’altro e avviandosi.

L’uomo però non sembrò gradire il gesto dato che s’inalberò.

A Sendoh fu chiaro che a quei tipi bastava un qualunque pretesto per finire alle mani.

Erano ubriachi fino al midollo e volevano solo scaricare, con qualche cazzotto, l’eccitazione che poteva dare l’alcol.

“Che motivo c’è di essere così scostante? Io sono stato gentile!” esclamò l’uomo afferrandolo per un braccio.

Anche l’altro si avvicinò con un ghigno poco rassicurante.

“Magari puoi offrirci un bicchiere! Sai, siamo rimasti a secco!” chiarì avvicinandosi ancora di più.

Ecco! Pensò Sendoh, spiegandosi il motivo del loro avvicinamento.

Ora però, doveva trovare una soluzione.

Gli uomini non erano molto grossi, e comunque erano intontiti dall’alcol.

I loro movimenti sarebbero stati lenti.

Quello che lo preoccupava, erano le bottiglie che avevano in mano.

Lui doveva giocare per la nazionale.

Proprio mentre stava ponderando se offrire di sua spontanea volontà i soldi che aveva con sé ai tipi, oppure provare una fuga dopo qualche pugno ben assestato, qualcuno lo trasse d’impaccio, venendo in suo soccorso.

“Mi sembra che vi abbia detto di no!” una voce dura che gli diede i brividi parlò alle sue spalle.

Il tono era deciso, il timbro di voce era marcato, nonostante sembrasse appartenere a una persona molto giovane.

Sendoh si voltò, sgranando gli occhi un attimo dopo.

Solo un sussurro uscì dalle sue labbra mentre si specchiava negli occhi che aveva di fronte.

“Tu?”.
 

Continua…
 
Note:

Non ho molto da dire…


Solo una piccola precisazione su Eonura;

Si tratta di un paesino davvero molto piccolo, per cui è normale incontrare sempre le stesse persone.

L’ho scelto apposta per fare in modo che Sendoh e Mito s’incontrassero frequentemente per puro caso, senza far sembrare il tutto poco verosimile.

Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto.

Come il solito, aspetto i vostri commenti!

Nel frattempo, ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a qui.

Ci vediamo martedì prossimo con il nuovo capitolo.

Pandora86
  
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