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Autore: Ortceps    04/09/2013    1 recensioni
Ho avuto un padre, ma mai un papà e una madre che mi ha amato più di quanto amava mio padre e questo ha fatto si che la sua ira incombesse su di me.
Solo quando l’uovo rosso si è schiuso davanti a me ho dovuto rinunciare alla mia convinzione di morire in quelle segrete, non volevo servire Galbatorix.
Scrivo perché voglio lasciare una memoria di me con inciso tutto quello che subirò, non per essere biasimato come una povera vittima, voglio solamente lasciare un ricordo di chi sono ora prima di cambiare; cambierò e ho paura di diventare come mio padre, ho paura.
Nella mia vita ci sono poche cose belle ed esse mi hanno portato più dolore di quelle brutte.
Un ipotesi di diario di Murtagh che racconta quello che ha dovuto subire nel palazzo del re.
STORIA CONCLUSA
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castigo, Murtagh, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie memorie
Le mie memorie

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Giorno Quinto Tarda Sera, nelle mie stanze
Per qualche giorno ho fatto esattamente come ha detto Galbatorix, non vado fiero di me per questo ma sono talmente stanco che non ho nemmeno la forza per ribellarmi, ora Castigo non può nemmeno dormire con me per via delle sue dimensioni, rimane nella sala del trono il più lontano possibile dal drago del re. Ha iniziato a volare da poco, Castigo, ma è bravissimo sono molto fiero di lui. Non credo che potrò scrivere per alcuni giorni, ho a malapena il tempo per dormire; so solo che per ora i Varden hanno sospeso la loro avanzata ne Surda, il re crede che sia per via dell’addestramento di Eragon; dice che quando tornerà sarà più forte ma che io lo sarò il doppio e lo porterò da lui, così da poter creare un nuovo ordine dei cavalieri e mettere fine a questo inutile spargimento di sangue; io ho assentito ma, non lo so, certò sarò più forte di lui, lo sono già, ma non so se riuscirò a disubbidire come ho pensato.

 Giorno Nono Pomeriggio inoltrato, campagna
Sono tra i campi ho appena volato, è la cosa più bella che mi sia mai capitata; la libertà del cielo però mi fa sentire ancora più triste perché so che a terra mi aspettano catene, catene d’oro ma pur sempre catene, che mi manovrano come un burattino, ma io non lo sono e non lo sarò mai, un burattino. I gemelli non mi insegnano più l’arte della magia, ho superato il loro livello; è il re in persona che si occupa della mia istruzione; ieri mi ha mostrato  la sua collezione di Eldunarì, non ha preteso quello di Castigo, non glielo avrei concesso, avrebbe dovuto ucciderci entrambi. Ha detto che ne avrei potuto portare con me cinque, accingere alla loro energia; lo farò accingerò alla loro energia, perché Castigo non deve morire e se dovrò uccidere Eragon per tenerlo in vita lo farò, anche se preferirei evitarlo.

 Giorno Ventunesimo Mattina presto, nelle mie stanze
Fra qualche giorno partirò per le Pianure Ardenti, da quel poco che sono riuscito a capire è che Eragon è li, i Varden sono pronti all’attacco; io devo arrivare a battaglia inoltrata; io e Castigo saremo la sorpresa, così ci ha definiti Galbatorix; sono molti giorni che non scrivo le uniche novità sono le cicatrici sul mio corpo; ma verranno guarite prima della mia partenza. Il mio compito è condurre Eragon e Saphira al palazzo vivi; lei è l’unica dragonessa e le sue uova servono più di quanto possa servire in battaglia; se il re potesse uccidere Eragon e avere solo la sua compagna non esiterebbe. Sembra che anche gl’elfi si stiano muovendo, così come i nani.

 Giorno Ventiduesimo Pomeriggio, libertà del cielo
Eragon è mio fratello minore. La frase di buona fortuna del re è stata questa; com’è ironica la vita, voi non credete? Entrambi figli di un cavaliere e cavalieri a loro volta, ma io sarò quello odiato.

 Giorno Ventitreesimo Notte fonda, da qualche parte vicino alla battaglia
Ho viaggiato da solo, un cavallo non può tenere il passo di un drago; domani arriverò a scatenare l’inferno per chi si oppone al re e per il mio fratellino, che strana parola pronunciata da me; ho sempre pensato di essere figlio unico, l’unico a soffrire in questo modo; non sono figlio unico ma rimango il solo a soffrire. Non so se odiare quel ragazzino o amarlo; ma credo di dover eliminare i miei sentimenti, se lo odiassi allora dovrei portarlo da Galbatorix e la mia speranza di libertà sarebbe eliminata per sempre; ma se lo amassi, allora credo che sarebbe ancora peggio, perché non so se riuscirà a vincere questa guerra e non voglio il dolore di un’altra perita nel mio cuore; non so nemmeno se riuscirei ad amarlo, lui e la speranza che porta, da solo pena al mio cuore.  Castigo è magnifico con l’armatura, sembra fatto per indossarla; mi ricordo la sua prima fiammata pochi giorni fa; ho provato così tanto orgoglio che quasi ho gridato, lui è l’unico a cui dovrei aggrapparmi; solo una cosa gli rimprovero: trova inutile che io scriva, ma per me è importante e forse più avanti capirà.

 Giorno Venticinquesimo  Alba, a terra diretto verso Urbaen
Sto tornando ma ho paura del mio ritorno, lui mi aspetta per punirci in modo esemplare; riderò durante la sua punizione, perché non mi ha ancora piegato, perché noi nonostante tutto siamo liberi. Non ho catturato Eragon, il cavaliere, mio fratello; non perché non ci sia riuscito, la cosa mi ha anche divertito, il suo sguardo quando gli ho detto che siamo fratelli e quando ho preso Zar’roc; non potrò mai dimenticare i suoi occhi spalancati. Provo pena per lui ora che da sa che padre orribile è nato. Chissà se si chiederà se gli assomigli? Se dentro di lui c’è quella vena maligna?

  Giorno Ventiseiesimo  Sera, nelle mie stanze
Mi sono ripreso solo ora dal benvenuto del re; per un secondo ho pensato che mi avesse trafitto gl’occhi con una lancia, il dolore lancinante è durato pochi secondi, ma non sono riuscito a vedere per un intero giorno; ma sono felice Castigo mi ha detto di non aver sentito nulla, non so se dica la verità o mi stia mentendo per non farmi preoccupare.  

 NOTE DELL’AUTRICE: Salve a tutti … non so cosa dire quindi: spero che vi sia piaciuto e …
Ciao, Chiara!

   
 
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