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Autore: Dominil    04/09/2013    2 recensioni
Da una tasca estrasse un foglio ripiegato in quattro che poi aprì e mostrò all'altro. Una scritta, Thicker than water, troneggiava in alto e sotto c'erano tre figure lievemente sfumate di viola simili a tre putti mentre di lato, come per collegare i due elementi, erano posizionate due stelle e due rondini. [...]
Di nuovo un mozzicone di sigaretta sull'asfalto, di nuovo fumo e tanta stanchezza in quella giornata che finiva esattamente come le altre e che lasciava il posto ad un altro giorno passato in quel negozio dove si stava sì facendo le ossa, ma dove iniziava a sentirsi stretto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi agrodolci di giornate sbiadite e amori mai finiti'
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Il sapore agrodolce dell'inchiostro
Capitolo 3











L'orologio analogico sul cruscotto della macchina di Zacky segnava le otto e qualche minuto, quando arrivò davanti al Syn Gates Tattoo. Le luci all'interno dello studio erano ancora accese così diede qualche colpo di clacson per avvisare Jimmy e Brian.
I due proprietari, non appena lo udirono, sbuffarono in sincrono dopo essersi rivolti un'occhiata veloce.
Glielo spieghi tu che non me ne frega un cazzo dei Successful Failure o come diavolo si chiamano, che ho lavorato come un mulo per dieci ore di fila e che se prova a premere di nuovo quel fottuto clacson gli ci spacco la faccia sopra?”
Brian aveva parlato tutto d'un fiato e a stento l'altro riuscì a trattenere una risata. La poca pazienza dell'amico era ormai diventata una sua caratteristica peculiare, ormai anche i clienti avevano paura di dire qualcosa di sbagliato.
Respira Haner e datti una cazzo di calmata, d'altronde usciamo per rilassarci.”
Sì certo, come no.” concluse uscendo dal piccolo bagno che avevano usato per rinfrescarsi e cambiarsi.
Con premura spense la luce principale dell'atrio lasciando solo un paio di applique di cui si sarebbe occupato Jimmy quando sarebbe uscito e poi voltò il cartellino sulla porta in Closed ponendo ufficialmente fine all'ennesima giornata di lavoro. Se l'erano cavata bene, lui e il suo socio, d'altronde era da un bel po' che gli affari sembravano andare per il verso giusto; erano proprio questi auspici a fargli desiderare qualcosa di più grande, di più prestigioso, magari in qualche angolo rinomato di Los Angeles.
Ehi Bri, Jimmy sta arrivando?”
Sì...” rispose solamente, dopo un profondo respiro. “Fumo velocemente e salgo.”
Accendere una sigaretta nell'auto di Zacky era severamente vietato, avrebbe impregnato di fumo la tappezzeria e chissà, magari anche incendiato i tappetini, usando le sue esatte parole.
Quando finalmente anche il terzo ragazzo li raggiunse, e Brian aveva ingurgitato una sufficiente dose di nicotina da calmarsi, partirono. Dallo stereo provenivano canzoni dei gruppi preferiti del conducente, si passava dall'horror punk al pop del momento, e Zacky canticchiava facendo ondeggiare la testa a tempo. Jimmy invece picchiettava le mani sulle ginocchia, se conosceva un brano. L'ultimo se ne stava sul sedile posteriore con la schiena perfettamente adagiata e le gambe un po' larghe, si perdeva ad osservare il paesaggio buio all'esterno e si stupì quando si rese conto che stavano rallentando: anche se stava tenendo d'occhio la strada non si era accorto dell'insegna del Chain Reaction che troneggiava poco lontano dal parcheggio.
Io devo fermarmi a prendere un hot dog, sto morendo di fame.”
Zacky avrebbe voluto protestare e dire che il concerto era già iniziato da un po', ma poi preferì restare zitto anche perché si rese conto che in effetti i suoi amici erano rimasti intrappolati a lavoro fino ad un'ora prima. Jimmy non aveva fame, aveva mangiato un pacchetto di patatine mentre l'altro tatuava l'ultimo cliente, così decisero, con estrema approvazione dell'interessato, di entrare e lasciare Brian da solo a mangiucchiare la sua cena. Aveva preso anche una birra, nel locale si sarebbe dedicato solo ad alcolici pesanti.
Trovava buffo stare poco lontano dal Chain Reaction ed osservarlo, nonostante fossero passati anni, ancora con occhi sognanti. Aveva quasi l'impressione di avere di nuovo dodici anni e di guardare quell'insegna con occhi pieni di speranze mentre sua madre gli ordinava di accelerare il passo perché avevano un sacco di cose da fare. Si era promesso che ci avrebbe suonato, prima o poi, su quel piccolo palco, e invece le poche volte che aveva varcato quella soglia era stato solo per ascoltare qualche nuova promessa di Orange County che raramente si era rivelata tale. Molte volte tutto bruciava in poco tempo: primo album, singolo di successo e poi boom, the bottom of rock and roll.
A lui le cose sarebbero andate diversamente, si ripeteva sempre, lui sarebbe morto in una villa sull'oceano con la sua chitarra elettrica sulle ginocchia; fece un sorrisetto che sembrava più una smorfia, poi diede un altro morso all'hot dog. Con le labbra sporche di senape sorseggiò la birra direttamente dalla bottiglia, stava morendo di sete.
Quando ebbe finito e si ritrovò all'interno del locale avvolto dalla musica che prese subito a rimbalzargli nel petto, si preoccupò solo di tenere lo sguardo fisso sulle sue scarpe: avrebbe trovato Jimmy e Zacky in qualche modo, o loro avrebbero trovato lui.

***

Era mattino presto, raramente Brian si svegliava a quell'ora durante l'estate, ma non poteva rischiare di fare tardi; doveva spedire la propria domanda di ammissione al conservatorio e, anche se i suoi genitori non sembravano essere d'accordo, era certo che a fatto compiuto non sarebbero stati in grado di dirgli di no.
Quando però, dopo una colazione veloce, raggiunse l'ingresso, notò dei fogli sul mobile su cui era stampato il logo della Huntington Beach High.
Alzò un sopracciglio per poi soppesare il leggero plico, inizialmente dubbioso. Si chiese cosa ci facevano lì, sua madre e suo padre non avevano ancora accennato ad eventuali iscrizioni ed invece eccola, proprio tra le sue mani, i documenti perfettamente compilati.
Brian Haner avrebbe frequentato una delle scuole della città, niente Hollywood e niente conservatorio.
Si morse le labbra fino a farle sanguinare, voleva trattenersi dall'urlare fino a lacerarsi alle corde vocali; pensava alla sua chitarra sul letto e ai disegni sulla scrivania, pensava che avrebbe lottato con le unghie e con i denti per realizzare i suoi desideri.

***

Come Zacky aveva predetto, i Successful Failure stavano suonando un misto fra punk ed hardcore, la voce del cantante era dura e graffiante, sembrava quasi che ti lacerasse i timpani, se ci si fosse fermati ad ascoltare più attentamente. Le orecchie di Brian giudicarono il resto della band poco rilevante, nulla di nuovo o particolarmente eccitante, ma quella voce lo aveva completamente rapito. Non riusciva a capire come potesse anche solo minimamente parergli familiare, visto che di quei ragazzi non sapeva assolutamente nulla al di fuori del nome del gruppo.
Allungò un po' il collo per cercare di sovrastare la folla davanti a lui e poi si bloccò in punta di piedi, in mezzo al pubblico, con gli occhi completamente spalancati.
Con il microfono in mano, una canotta scura e dei pantaloni dello stesso colore, c'era Matt che saltellava da una parte all'altra del palco urlando con tutto il fiato che aveva in gola. Nonostante la lontananza, Brian riusciva a percepire le vene sul collo e le guance rosse, non poté fare a meno di arrossire anche lui quando si rese conto di chi aveva di fronte.
L'altro non si era accorto della sua presenza – come avrebbe mai potuto – ma solo poterlo osservare da lontano allontanò tutto lo stress accumulato durante la giornata e si sentì meglio, sorrise debolmente e poi si preoccupò finalmente di ritrovare i suoi amici.
Dopo aver sgomitato un po' e aver raggiunto l'estremità opposta del locale, venne accolto da Jimmy con un: “Hai visto chi c'é lì sopra?”
Brian aveva risposto con un cenno deciso della testa e poi tornò a rivolgere lo sguardo verso il palco che da quella posizione era più vicino e poteva osservare tutto più nitidamente. C'erano i tatuaggi sulle braccia, gli occhi verdi e i capelli corti, tutto era al suo posto, ma quella volta c'era anche quella voce che non aveva mai sentito in quel modo e che gli piaceva ancora di più, se possibile.
Vado a prendere un paio di drink, torno subito.” fece Zacky indicando il bancone. Gli altri due lo lasciarono andare e si concentrarono di nuovo sulla musica, o almeno Brian lo fece. Jimmy gli diede un pugno affettuoso sulla spalla e poi fece un sorrisetto di chi la sa lunga.
Ti stai finalmente facendo una vita?” urlò, così che l'amico riuscì a sentirlo.
Brian di rimando scosse la testa ridendo e poi mostrò il dito medio a Jimmy, il quale disse di sapere già come sarebbe andata a finire tutta quella storia.
Non so di che storia tu stia parlando, amico.” rispose l'altro, senza smettere però di sorridere.
Zacky tu lo sapevi che Matt è il cantante della band?” chiese Brian quando l'altro fu di ritorno e diede da bere ai due.
No, perché? Era così importante?”
Così, era solo per sapere.” concluse, un po' più sollevato. Per un attimo aveva temuto che i suoi amici lo avessero incastrato in quella situazione perché si erano messi chissà quale idea in testa. Certo, sarebbe potuto succedere chissà cosa tra loro due, ma il fatto che non era successa spiegava molte cose; forse non era destino che le cose cambiassero.
I tre rimasero lì per tutta la durata del concerto, ogni tanto chiacchieravano e commentavano i brani. Ad un certo punto Brian si accorse che Jimmy fissava il bassista, un ragazzo un po' bassino con una cresta bionda da istrice.
Ho come l'impressione di conoscerlo.” disse dopo un po', rispondendo alle domande mute dell'amico. “Se la vista e la memoria non mi ingannano, deve essere stato un cliente della lavanderia.”
Com'è che hai conosciuto tutti lì dentro? Inizio ad essere geloso.” disse Brian, provocando risatine da parte di Zacky.
Ehi non è colpa mia se le persone hanno voglia di attaccare bottone, mentre aspettano che la lavatrice faccia il suo lavoro.”
Al termine del concerto i ragazzi attesero che i musicisti ripresero fiato poi Zacky, che aveva delle conoscenza all'interno del locale, li fece entrare nel backstage senza grossi problemi. Brian aveva sempre desiderato sapere cosa si nascondesse dietro quel palco e finalmente poteva vederlo con i propri occhi. Non era nulla di incredibilmente emozionante, ma era bello calpestare il pavimento che dava vita alla vera musica. Lì erano racchiuse le ansie e le paure più recondite dei musicisti, vi si percepiva l'adrenalina ed il terrore.
Nel momento in cui Matt infilò una maglietta pulita ed incrociò lo sguardo di Brian che aveva preso a fissarlo da diversi minuti, soffocò l'istinto di urlare o di scappare via come una donnicciola spaurita. Tra tutte le persone che si aspettava di vedere lì – amici d'infanzia o qualche membro della famiglia – non avrebbe scommesso neanche un centesimo su Brian, d'altronde non gli aveva mai neanche detto che aveva una band.
E invece lui era davvero lì davanti a lui, ancora a fissarlo a dir la verità, ma lo aveva stupito e solo questo importava. Non sapeva esattamente cosa dire, qualsiasi parola sembrava fuori luogo soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti. Riconobbe subito Jimmy e Zacky alle sue spalle, il primo stava scambiando quattro chiacchiere con Johnny, il suo bassista, dal tono concitato sembravano conoscersi.
T-Ti va se ti offro qualcosa?” domandò alla fine Matt, rompendo il ghiaccio. Brian aveva fatto un movimento strano con la testa, difficile definire se fosse un sì o un no.

***

Dopo diversi brindisi ai Successful Failure e tre quarti d'ora di macchina per colpa del traffico, Zacky, Brian, Jimmy, Matt e Johnny erano distesi sulla sabbia della spiaggia di Huntington Beach; il resto della band aveva raggiunto altri amici ad un falò e così loro avevano deciso di rilassarsi un po' con il naso puntato verso il cielo.
Purtroppo non c'erano molte stelle quella notte, solo la Stella Polare e poche altre erano ben visibili. Matt sembrava essere piuttosto esperto in materia e, anche se un po' brillo, sapeva bene tutti i nomi. Brian si divertiva a sentirlo parlare e maledirsi quando non era sicuro di qualcosa, la sua spalla aderiva a quella dell'altro e non si curava di nient'altro se non di quel contatto. Aveva gli zigomi un po' rossi per colpa dell'alcol, lo sentiva quando muoveva i muscoli del viso, ma tanto era buio e nessuno se ne sarebbe accorto.
Zacky aveva preso a russare accucciato in un angolo, quando Jimmy propose di fare una gara di rutti, così tentò di svegliarlo con un paio di strattoni ma i risultati non furono quelli sperati. Solo Johnny acconsentì alla sfida, ma dopo tre o quattro partite si era stufato di perdere sempre.
Mi sembri triste.” disse Matt, dopo un po', quando gli altri si immersero di nuovo in uno dei loro fitti discorsi. La sua voce era bassa e un po' roca, doveva sforzarsi per tenere un tono non troppo alto.
Brian si sentì colpito dritto al cuore, colto completamente nel segno, anche se stare così vicino a quel ragazzo lo rendeva tutto tranne che di cattivo umore; a quanto pareva però c'era qualcosa di negativo, se il suo amico lo percepiva.
A dire il vero non lo sono.” rispose, inclinando leggermente la testa senza però arrivare ad appoggiarla sulla spalla di Matt. “Mi sento bene, invece.”
Magari mi sbaglio, ma mi sembravi strano al Chain Reaction. Scusami se insisto.”
No è che...” iniziò Brian. “Ti sembrerà buffo, però suonare in quel locale era uno dei miei più grandi desideri, sapevo di dover passare di lì se volevo davvero diventare qualcuno.” Sentì Matt al suo fianco irrigidirsi, forse si era pentito di avergli fatto dire una cosa così personale, allora aggiunse: “Non preoccuparti, non mi scoccia parlare di queste cose.”
Sicuro?”
Lo sguardo dell'altro ragazzo si era addolcito.
Sicurissimo, non ho alcun problema.”
In realtà ce l'aveva, solo con Jimmy si era aperto fino a quel punto, ma sentiva il bisogno di confidarsi con Matt, d'altronde avevano avuto davvero poche occasioni per farlo e non doveva farsene scappare neanche una. Gli era bastato vederlo imbarazzato davanti alla porta del negozio, anche solo di schiena, per capire che quello che aveva davanti era qualcuno di diverso dalle persone che aveva sempre frequentato. Non c'erano motivi particolari, non ce n'erano mai stati, sentiva solo di conoscere quel ragazzone grosso e con la faccia dolce da sempre e che poteva parlargli apertamente come se conoscesse la sua storia alla perfezione.
Questo strano rapporto che si stava creando lo attraeva e lo spaventava allo stesso tempo, ma la curiosità di saperne di più aveva sempre la meglio, con Matt.
Avevo intenzione di iscrivermi al conservatorio di Hollywood, ma i miei me l'hanno impedito. Dio solo sa quanto ho lottato e quanto ho suonato, fino a farmi sanguinare le dita e ad avere così tanti calli da non riuscire a muovere la mano per giorni, ci ho provato fino all'ultimo istante, fino a quando mio padre ha spezzato il manico della mia chitarra proibendomi da quel momento in poi di suonare. Scusami, ti sto annoiando.”
Mentre pronunciava le ultime parole la sua voce aveva tremato lievemente ma Matt se ne era accorto, aveva capito sin da subito che quello non era un argomento facile da affrontare per Brian, che faceva ancora tanto male nonostante gli anni, ma gli scaldò il cuore il fatto che gliene volesse parlare. L'insistenza con cui ripeteva di sentirsi un peso per gli altri, quando parlava di se stesso, lo intenerì e gli fece quasi male al cuore; nonostante la stazza, i muscoli, i tatuaggi, gli occhi neri, Brian aveva difficoltà ad esprimersi con gli altri, era come se una gabbia all'interno del suo petto rinchiudesse la sua anima e, nonostante gli sforzi, non riuscisse a liberarsi. Per l'altro ragazzo era sempre stato naturale parlare e gli sembrava strano che qualcuno potesse avere una tale difficoltà.
Non dirlo nemmeno, ci tengo ad ascoltarti.”
L'altro ragazzo sorrise debolmente e avvicinò una mano alle dita di Matt che presero ad accarezzarne il palmo a volte facendogli anche un po' il solletico.
Non ho suonato per anni, ancora adesso faccio fatica a tenere la chitarra in mano, ripenso a quel giorno e mi blocco. Dopo aver lottato tanto mi sono fermato ad un manico spezzato perché era come aver spezzato qualcosa dentro di me, il mio cuore, ero troppo piccolo per riuscire a mettere insieme i pezzi. Allora ho sfogato tutto ciò che avevo dentro sui miei disegni ed eccomi qui, con uno studio di tatuaggi e tante cicatrici sulla pelle, nascoste sotto l'inchiostro.”
Matt salì dalla mano fino al polso, poi prese ad accarezzare i contorni dei primi tatuaggi che sentiva sotto le dita. Non aveva bisogno di rispondere nulla, sapeva che Brian capiva la profondità di quei gesti, cercava di coccolarlo a suo modo e di spiegargli, senza parlare, che non doveva aver timore di parlare, che adesso che c'era non se ne sarebbe più andato.
A quel punto però si sentì fortunato di aver avuto la possibilità di inseguire i suoi sogni; non aveva frequentato il conservatorio, ma la sua famiglia lo aveva sempre appoggiato in tutti i modi possibili.
La musica non ti porta da nessuna parte, diceva sempre mio padre, se non ce l'ho fatta io come puoi pretendere di riuscirci tu?” riprese Brian. “Credo fosse troppo deluso da se stesso, non voleva che io provassi lo stesso profondo rancore nei miei confronti.”
Lo sguardo di Matt aveva ripreso a vagare nel cielo senza però distogliere il contatto dalla pelle del ragazzo al suo fianco, le sue parole erano un leggero sussurro nelle orecchie che lo faceva costantemente rabbrividire. Avrebbe voluto allungare un braccio e avvicinarlo a sé o passargli una mano tra i capelli scuri e pieni di sabbia, sentiva il bisogno di scoprire quel corpo addirittura più tatuato del suo, ma aveva paura di scoprire mondi nuovi che non era ancora pronto ad esplorare.
Com'è che si chiama quella stella?” chiese un paio di secondi dopo aver terminato il suo racconto. “Scommetto che il nome non te lo ricordi.”
Matt, di rimando, gli diede un buffetto sulla guancia e sorrise incrociando gli occhi nocciola di Brian che ora non sembravano tristi e nemmeno malinconici, avevano solo voglia di stare bene.





Non so perché, ma io negli spazi autore non so mai cosa dire, mi scuso se sono noiosa delle volte D:

Volevo solo ringraziare Yssel e Gatto Magro che mi sostengono sempre, durante questa storia ed anche le altre, Schecter che asseconda sempre, o quasi, i miei deliri privi di senso e voi fantastiche persone che mi seguite in silenzio. Mi auguro che questo nuovo capitolo vi dia lo sspunto per farmi sapere cosa pensate!
Un bacio e al prossimo aggiornamento ^^
   
 
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