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Autore: Melabanana_    06/09/2013    3 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
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Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Salve °^° 
Questo capitolo comprende l'ultima parte della storia di Tadashi: finalmente saprete cosa ha passato questo povero ragazzo!
Ci vediamo più giù, ho delle piccole note da fare a fine capitolo (so che non lo faccio mai, ma stavolta è necessario, lol). 
Baci,        

   Roby
Capitolo 27.

-I genitori di Tadashi hanno divorziato quando lui era in terza elementare. Non so se abbia più visto suo padre... lui non ne parlava mai. Viveva con sua madre, che lavorava molto per mantenerli... Si è risposata quando Tadashi stava in seconda media, e hanno lasciato la vecchia casa. La signora Hera abita nel distretto di Osaka. Tadashi non ha mai voluto trasferirsi in un'altra città... per questo abita da solo qui.-
Arute parlava senza fermarsi, perché temeva che se si fosse fermato anche un solo istante non avrebbe più trovato il coraggio di parlare.

Senza dover alzare lo sguardo, sapeva che tutti lo ascoltavano attentamente.
-Ricordo quando si è trasferito...- mormorò Demete pensieroso. -Mi era sembrato strano.-
Aporo annuì, anche lui se lo ricordava bene: il fatto che un ragazzino delle medie andasse ad abitare da solo, anche se in una piccola città, non era cosa da poco.
Arute continuava a stringere le sue mani, con lo sguardo basso.
-Per Tadashi è difficile spezzare i legami col passato, perché il suo passato l'ha reso ciò che è adesso. Voglio dire, è sempre stato un bambino introverso, ma da allora si è chiuso molto di più in se stesso… In realtà, pensavo che con voi si fosse aperto un po', credevo davvero che avesse smesso di pensare cose tristi... ma 
lo sguardo di Tadashi è sempre triste.-
Arute scosse il capo. Un rumore gli fece alzare di scatto il volto: Afuro era scoppiato a piangere.

-lo so che com’è tenersi tutto dentro, e se Tadashi non ha detto nulla è di certo perché non voleva ferire nessuno- esclamò. Con le dita si strofinò gli occhi, imbarazzato. -Ma se... se per tutto questo tempo è stato in silenzio per questo motivo, ormai... il cuore di Tadashi deve essere in pezzi!-
Nessuno osò replicare. Il silenzio era attonito e sofferente.
“Cosa pensavi quando mi hai portato da mio padre? Cosa pensavi quando ti ho gridato addosso? Cosa pensavi, tu che pensi sempre agli altri e mai a te stesso?” pensava Afuro.
Senza volerlo, senza saperlo, aveva allargato la ferita di Tadashi... e questa consapevolezza faceva più male di ogni altra cosa.
“A chi pensi, quando il tuo sguardo si perde lontano, Tadashi...?”
All'improvviso Arute s'inchinò e gridò:- Ti prego, Afuro! Vai a cercare Hecchan!-
-Io... cosa?- chiese Afuro, incredulo, reprimendo un singhiozzo.
-Mi ha dato appuntamento alla nostra scuola elementare... Ma io non posso andarci, devi farlo tu- prosegui Arute, serio. -Devi essere tu!-
Aporo lo fissò, basito, era raro anche per lui vedere Arute così disperato: stava addirittura calpestando il proprio orgoglio, supplicando Afuro a q
uel modo.
-Ma io... non posso vedere Tadashi adesso, non dopo ciò che gli ho...- balbettò Afuro arrossendo.
-Tu sei l'unico che può salvarlo!- Arute lo interruppe alzando di nuovo la voce.
Afuro sgranò gli occhi.

-Ma di che parli?!- esclamò Kirigakure smarrito.
L'altro si fermò, riprese fiato e si rivolse ad Afuro in tono più mite. -Ascolta, è vero che non mi stai molto simpatico. In realtà, ti invidio... Conosco Hecchan da tanto tempo, ma non sono riuscito comunque a fare niente per lui...- ammise, nervoso. -Però tu... tu puoi salvarlo. Se sarai tu, sono certo che andrà bene!-

-Come fai a dirlo?- chiese Afuro, ancora dubbioso.
-Lo so- Arute sorrise –perché conosco Hecchan.-
Sentendo quelle parole, il biondino non poté fare a meno di mettersi di nuovo a piangere. Annuì, poi Arute gli spiegò come raggiungere la scuola.
-Ti accompagniamo noi.- si offrì Demete, e lui e Kirigakure seguirono Afuro lungo la strada. Hikaru aspettò che se ne fossero andati prima di rivolgersi al ragazzo di fianco a lui.
-Ma dai... Stai di nuovo piangendo?- disse e sospirò, mettendosi le mani sui fianchi. Arute rise, consapevole di non poter nascondere a Hikaru le proprie lacrime.
-L'ho sempre saputo... io e lui siamo troppo simili. Non posso fare più di così per lui- mormorò. -Però io... volevo stargli vicino lo stesso.-
Hikaru annuì e, alzandosi in punta di piedi, lo abbracciò.
-Sei proprio scemo... Se Hera è rimasto tuo amico finora, è perché anche lui la pensa così, no?Tu pensi troppo! - esclamò.
Altre lacrime scivolarono lungo il viso di Arute, poi la sua sorpresa lasciò spazio alla tenerezza.
-Sì... Grazie, Hikaru- sussurrò, lo strinse forte a sé.
xxx 
Il cielo si era leggermente annuvolato... Ah, non voleva proprio che si mettesse a piovere: di certo, seduto sulla panchina davanti alla scuola all’angolo della strada, si sarebbe inzuppato. Però non aveva alcuna voglia di spostarsi da lì.
Ma quanto ci metteva Artemis?
Sospirò. Era molto scorretto da parte sua volerlo lì con sé, perché sapeva benissimo che se lui gliele avesse chiesto Arute sarebbe corso da lui abbandonando persino Hikaru… ma quello stupido egoismo non avrebbe fatto felice né lui né Arute.
Il rumore della porta continuava a fare interferenza nei suoi pensieri…
Fu allora, quando stava per sprofondare di nuovo nel baratro d’infelicità, che due lunghe gambe apparvero nella sua visuale e si fermarono proprio davanti a lui.

-Ti ho trovato…- disse una voce senza fiato.
Hera alzò lo sguardo instupidito sul viso di Afuro.
Il biondino si piegò in due, cercando di riprendere fiato, mentre i capelli in disordine gli scivolavano sul viso imporporato e sulle spalle.
-Che ci fai qui?- disse Hera sorpreso. Per una volta, qualcuno era riuscito davvero a stupirlo…
“Cos’è… quest’improvvisa sensazione? Questa luce… potrebbe essere…” pensò, titubante.
Afuro si raddrizzò un po’ a fatica, e premendosi una mano sul petto rispose.

-Artemis mi ha detto di venire, e Saiji e Yuutaka mi hanno accompagnato. Ora se ne sono andati…-
-Artemis ti ha detto di venire?- ripeté Hera ancora più sorpreso.
Afuro annuì, poi si avvicinò a lui e si sedette al suo fianco. Rimasero lì seduti in silenzio a fissare il vuoto, come fosse la cosa più normale del mondo.
-Tadashi… perché non hai voluto dirmi di non andare?-
La domanda lo colse alla sprovvista.
Il suo cuore, ne fu certo, sobbalzò e perse la regolarità dei battiti.
Aveva già sentito quelle parole, allora non le aveva capite, ma forse ora aveva una risposta.
-Quando ero piccolo, nel mio quartiere viveva una bambina…- cominciò a dire, con immenso sforzo. –Non ho mai saputo come si chiamava, e non ricordo 
neanche bene il suo volto… Però ricordo che lei piangeva spesso, e aveva sempre dei lividi.- 
Afuro non disse nulla. La tensione nell’aria era palpabile.
Hera non aveva mai, mai fatto parola con nessuno di quella vicenda…
-Era un segreto… Io avrei voluto parlarle, ma al tempo stesso avevo paura. Lei mi appariva tanto coraggiosa, da farmi sentire in colpa…- parlava con voce infantile, quasi fosse tornato a quel tempo. –Non le ho mai parlato. Ma la guardavo, la guardavo tanto, mentre li stava seduta qui, da sola, non aveva amici e io avevo solo Arute…-
Il discorso s’interruppe, e non continuò.
Afuro alzò gli occhi verso di lui e poggiò una mano sulle sue.

Si sentiva lacerato dalla curiosità, ma non voleva intromettersi, e poi aveva paura, perché Hera sembrava tranquillo ma dietro quel ricordo felice c’era un’ombra di dolore e rimpianto.
Ed era indeciso. Se avesse affrontato quel dolore, non ci sarebbe stata via di ritorno.
Ma, ecco, lui non voleva tornare indietro.

Voleva solo stare con Hera, per sempre, e vederlo sorridere sempre di più, e perciò il dolore andava affrontato, affrontato insieme.
Strinse le mani fra le sue e sussurrò:- E poi?-
Hera lo fissò, esasperato, come per supplicarlo di non farlo andare avanti.
Afuro non disse nulla, ma continuò a fissarlo negli occhi, senza battere ciglio.
Infine Hera cedette, e il ragazzo indifferente a tutto proruppe in una confessione di roco dolore.
-“Non andare” significa addio. E’ andata via, in una notte! Non ha mai visto la luce del mattino!- disse a voce alta, disperata. Poi abbassò il tono e strinse i pugni, 
tremando.
-I suoi genitori l’avevano uccisa, uccisa dopo averle dato la vita! La picchiavano. Sono finiti in prigione dopo cinque anni d’inchiesta. E lei invece… stava su quella collina, tutta sola, di nuovo sola! Quando mia madre mi portò al funerale, fuggii da lei e piansi… Piansi per ore, piansi come non ho mai più fatto per una bambina di cui nemmeno sapevo il nome…!-
Sembrò voler aggiungere altro, ma la voce gli morì in gola; un pianto troppo a lungo represso soffocava le parole. Afuro lo abbracciò forte, le sue braccia esili e tremanti lo strinsero forte al suo petto, dandogli calore.
-Tadashi… mi dispiace! Mi dispiace tanto!- esclamò, singhiozzando.

Hera sgranò gli occhi, sorpreso; poi però avvolse le braccia intorno alla sua vita e nascose il viso nel suo petto: non avrebbe versato lacrime, perché Afuro stava piangendo al suo posto, e tanto.
Il suo cuore riprese a battere regolarmente.
Si sentiva più leggero, non c’era più quel peso opprimente sul petto…
Quel vuoto si stava lentamente riempendo di nuovi sentimenti, così luminosi da traboccare.
Niente gli annebbiava più la mente, niente gli offuscava la vista.
Ora il suo dolore era libero, e il ricordo di lei finalmente gli avrebbe portato solo tenerezza.

-Afuro… vorresti rimanere al mio fianco per sempre?- chiese piano.
Afuro si paralizzò.
Hera lo staccò da sé con delicatezza per poterlo guardare negli occhi; gli sfuggì un sorriso nel vedere quanto era diventato rosso.
Con il pollice gli accarezzò la guancia, asciugando le lacrime.
-Ti voglio.- disse, serio.
-Davvero?- pigolò Afuro, a disagio.

Sì. Lo voleva.
L’aveva sempre saputo, ma il momento in cui aveva smesso di temere quel desiderio era stato quando lui gli era apparso davanti, proprio dieci minuti prima, bellissimo anche con i capelli tutti in disordine.
E poi, lo amava.
Non credeva che fosse possibile per la sua anima indurita ammettere quel sentimento, invece...
-Ti amo. Diventa mio per sempre.- insistette. –Stavolta non ho alcuna intenzione di lasciarmi scivolare le cose addosso… Anche quando sarai lontano io ti amerò,
 anche quando vorrai qualcun altro io ti amerò…-
-Come se fosse mai possibile.- lo zittì Afuro, e lo baciò.
Hera assaporò ogni centimetro delle sue labbra, era già il loro terzo bacio ma a lui sembrò il primo, perché era nuovo e fresco e rigenerante. -Ti amo…- ripeté piano, lo baciò ancora e ancora e ancora.
Ora che conosceva quel sentimento, voleva urlarlo il più possibile, per non dimenticarlo più.
Afuro era bellissimo.

Aveva tantissimo coraggio, come lei. Magari avrebbe potuto prestargliene un po’.
E magari un giorno sarebbe andato a trovare sua madre e il suo fratellastro appena nato, e il padre che non era suo padre e anche il suo padre vero con la sua nuova famiglia, e magari sarebbe tornato sulla collina e stavolta invece di piangere le avrebbe sorriso.
 
Il bambino con i capelli rossicci e gli occhi violetti si avvicinò alla bambina nel vestito di raso logoro che dondolava le gambe sulla panchina.
Parlò piano, con voce tenera e infantile.
-Non stare da sola. Posso stare un po’ qui con te? Non piangere. Come ti chiami?-
E lei lo guardò sorpresa, ma poi sorrise.
Era il sorriso più bello del mondo.
 
Eccomi qui!
Ricordo che scriverlo non è stato facile, perché dovevo concentrarmi moltissimo sui sentimenti di Tadashi, ma non volevo trascurare quelli di Arute e Afuro. Finora questi due personaggi non sono andati troppo d'accordo, anzi sembrano i più distanti fra loro; in realtà sono più simili di quanto si creda. Entrambi provano un profondissimo affetto per Tadashi, anche se alla fine quello di Arute non si trasforma in amore. Arute ha sempre saputo che Tadashi avrebbe scelto Afuro, ma sembra in grado di accettarlo veramente solo in questo capitolo. Da qui in poi lui e Afuro si avvicineranno un po' di più, credo xD 
Ah, vorrei anche specificare che l'ultima parte, quella scritta in corsivo, è tutta nella testa di Tadashi -cioè, non è accaduto realmente, ma è ciò che lui avrebbe voluto che accadesse. Forse, se avesse avuto un po' più di coraggio, sarebbe successo davvero. Non ho voluto dare un nome né un volto alla bambina, ma per Tadashi è stata comunque una persona importante.
Mancano solo due capitoli alla fine di questa storia, spero che la seguirete fino alla fine! c:
   
 
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