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Autore: Myfatherwillearaboutthis    07/09/2013    1 recensioni
"In fondo all'anima, disteso sul prato,
giace
sotto una coperta di lacrime
ricamate.
Piange, e si dispera, e piange;
pensa
alla sua poco nobil dama,
pensa.
Giù in fondo al cuore
un pozzo nero,
una via di fuga, un fiore forse, una primula
in quest'abisso trafitto
da spine e, circondato
da rose".
[Desidero scusarmi per non aver scritto una trama più coinvolgente, ma ho preferito dar sfogo alla mia immaginazione, al mio inconscio, come se fossi ancora bambina].
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Oceano,
spegnere,
primula candida,
innocuo,
fiore,
primula candida”.
 
 
Una volta giunto in cortile mi precipito tra le prime file di studenti che accerchiano tale scempio, attenti a scorgere ogni minimo dettaglio della tortura come insulsi ragazzini che si eccitano per un porno, come se fossero gli spettatori di una tragedia incestuosa, al teatro babbano. Peccato che questa sia la realtà, che non vi siano tracce di bugie nelle parole della Greengrass; peccato che la figura distesa a terra, i polsi e le caviglie legati a due a due, sia proprio Hermione Granger. Non credevo che avrei mai potuto percepire in maniera tanto cruda la distruzione del suo orgoglio, del suo essere donna: nuda, straziata, avvolta dallo sporco in una pozza di sangue; ricoperta da lividi violacei e scaglie di detriti, il simbolo della sua razza calpestato.  
Quante volte ho rischiato di perdere me stesso nel tentativo di diseredare dalla mia coscienza quei pensieri perversi che tutt’ora si insidiano dando fuoco agli ormoni, stimolando piacere per atti di possessività nei confronti della Granger?
E adesso è lì, morente, attorniata e violentata da quattro Mangiamorte e un Lupo Mannaro che la istigano alla verità, più per divertimento che per altro. Scommetto una nottata con la Delacour che vorrebbe urlare, vorrebbe chiedere pietà. Ma non può. Non ci riesce.
E’ fatta, penso, che canti o meno è… E lo Sfregiato? E Lenticchia? Ovviamente saranno impegnati in questioni di prim’ordine.
‹‹Morta›› sussurro, piano.
Per circa una decina di secondi trapelo in una specie di coma fisico. Incapace di muovermi, incapace di batter ciglio.
Morta… No.
Senza saper io stesso il motivo mi sblocco di botto e prendo a correre verso la Foresta Proibita. Durante il tragitto sono fortunato: neppure un’anima, vegeta o meno che sia, si accorge di me.
Una volta addentrato nella boscaglia fangosa e realizzato a scorze il “piano” inizio con la manovra di base, posizionandomi dietro ad uno degli alberi più vicini (abbastanza largo da potermi coprire interamente) e scagliando l’Anatema che Uccide contro il primo Mangiamorte che mi capita a tiro (devo ammettere che non è affatto un’impresa ardua, consideratone il numero presente). Osservo “l’uomo” che crolla a terra e sto ben’attento alle reazioni dei suoi compagni.
Nulla. Assolutamente nulla. Provo ancora: questa volta miro ad Avery, figura di rilievo la cui morte susciterebbe un bel po’ di scalpore. Mano a mano, notando come la folla scaraventa la propria attenzione da un cadavere all’altro, continuo a sparare colpi funesti, di cui nessuno pare averne concretizzata la provenienza. Tutt’a un tratto mi accorgo che la Granger è rimasta in balia di un unico Mangiamorte, mentre il resto ha cominciato a combattersi tra sé; vedo servitori del medesimo Padrone sottoporsi a vicenda alla Maledizione Cruciatus fino allo stordimento, studenti che si accalcano per evitare uno sgozzamento precoce… ‹‹Avada Kedavra›› sibilo ancora, incerto sul come e il perché io stia dimostrando tutto questo coraggio, tutta questa prontezza nell’essere lapidato nel nobile tentativo di salvare una sporca Mezzosangue di cui non mi è mai importato niente… o sì? Ma non è il momento di pensare, questo, nel mezzo di un’eclatante battaglia dalla quale in pochi riusciranno ad uscire sani e salvi; non adesso che l’ultima bestia è crollata, accanto alla corporatura fragile e immobile della ragazza.
Stupida ragazzina.
Intorno a me, silenzio, il minimo rumore trangugiato dal torpore della Foresta.
A pochi passi una nube di fulmini aggrovigliati scandisce il ritmo della situazione. Sento prudermi la gola, il busto, le gambe.
Stupida ragazzina, guarda cosa mi costringi a fare.
Con uno scatto improvviso prendo a correre, spianando qualsiasi creatura mi si pari davanti: uscito allo scoperto Schianto un paio di studenti ricevendo in cambio una Fattura Ustionante, ma non importa, l’essenziale è trascinare la Granger – il perché mi è ancora ignoto − in quel che è rimasto dell’infermeria. Finalmente, il completo nero a metà tra l’incenerito e l’impolverato, mi avvicino alla massa sanguinolenta e, cauto, la sollevo da sotto le gambe e la prendo in braccio; indietreggio di qualche passo e sotto gli occhi del cielo ormai notturno eseguo una *Smaterializzazione Congiunta.
Fortunatamente il locale è ancora accessibile e il suo cuore, benché svenuta, continua a battere, non si arrende. Certo, la stanza è quel che è: pervasa da uno strano odore, colma di feriti in cerca di aiuto, e alcune delle risorse farmaceutiche sono andate perdute. Ma ciò che conta, per ora, è trovare un letto dove la possa sistemare.
Scruto l’ampia sala affollata e mi accorgo che a circa una decina di passi, sotto una finestra ancora intatta e affiancato da un mobiletto scuro con sovrascritto “O. San Mungo – Kit per principianti”, c’è un materasso da una piazza (lenzuolo incorporato) ancora vuoto. Spaziando tra i vari moribondi lo raggiungo, il *nocciolo che palpita veloce per la gravità della situazione: mi inginocchio e la depongo sul piccolo giaciglio, dove la luce filtra appena per veder sgorgare il sangue e distinguerle i lividi; tutto ciò mi provoca orrore, disgusto, e allo stesso tempo dolore. Ma non il solito senso di vuoto seguito dalle messinscene perverse che elabora la mia mente, una vera fitta al… Una fitta che mi brucia agli occhi, ecco. Mi affretto ad applicarle un laccio emostatico all’altezza dello stomaco e una spessa garza immersa in un liquido bluastro attorno alla fronte (non sono un Guaritore né tengo a diventarlo, ma è certo che non può essere peggio dello stato in cui si trovava poco fa’). Essendo rimasta svestita la avvolgo nella mia camicia (fantastico, rifletto, l’unico indumento che ero riuscito a salvare dagli scontri contagiato dal tocco di una Sanguesporco) e infine nelle lenzuola color corallo; dovrebbero aiutarla a mantenere una temperatura media di trentasette gradi. Per sicurezza eseguo degli Incantesimi di Protezione, poi continuo a medicarle le ferite: la cospargo interamente di un unguento consigliato dal manuale “Come Curare i Malanni Magici”, trovato sul fondo del mobiletto; di tanto in tanto cambio le fasciature controllando i gonfiori e la profondità dei segni; provo anti-fatture contro il dolore alle ossa, dato che non la smette di gemere frivolamente quando cerca di muoversi (nel sonno, ovviamente, non si è ancora ripresa dal coma fisico). Deve avere almeno quattro fratture alle costole e qualche grave problema al femore.
Intanto le ore passano e con esse anche l’alba. Verso le sei di mattina (credo) crollo sul pavimento ghiacciato. Sono stanco, tremante e furibondo con me stesso: perché non l’ho lasciata lì, sul suolo polveroso? Quali erano le mie intenzioni? Volevo forse assicurarle una fine più dignitosa, portandola all’interno delle mura? Persino io, in fondo, so che quel laccio non reggerà a lungo, cederà… Così come questa maledettissima ragazzina.
Ecco cos’ho fatto: ho messo a repentaglio la mia vita e quella della mia famiglia per strappare una maledettissima Mezzosangue dalle grinfie della Morte, per poi osservare come, lentamente, quest’ultima la stanerà, facendosi beffe di entrambi. Perché, Draco? Perché?
Con una mano rigida, gli occhi fissi su un qualcosa di inesistente, le accarezzo mellifluamente le gote giallognole a causa dell’atteggiamento sadomaso subito.
‹‹Devi tutto al tuo temperamento da cocciuta sapientona, Granger›› le sibilo, senza aspettarmi una risposta, naturalmente. Le scosto un ricciolo d’oro dal viso e all’improvviso mi balena Pansy nella testa: probabilmente ancora nuda nella mia lussuosa camera da Caposcuola, ferocemente aggrappata *all’illusione in cui l’ho lasciata, inconscia – chi può dirlo? – della delusione contro cui andrà a sbattere quando si accorgerà che ho mentito, che sono uno stronzo,  che ho deliberatamente sfruttato la mia bravura con le parole per scoparmela. Si è ancorata a me e a ciò che le ho offerto, e io l’ho gettata fra gli scogli.
L’ho gettata fra gli scogli. Io e Pansy siamo molto più simili di quanto pensassi. L’ho gettata fra gli scogli. Scommetto che se non fosse stata incantata da quell’unico giubbotto di salvataggio che le ho mostrato – per poi lasciarla annegare – non avrebbe accettato. Non avrebbe assolutamente permesso che la si gettasse fra gli scogli. Io e Pansy siamo molto più simili di quanto pensassi. Nemmeno io avrei ceduto, nemmeno io l’avrei permesso. E se la Granger fosse la mia, di ancora? Se fossi stato depistato dall’illusione chiamata “salvezza”? Se l’avessi salvata per amor mio, se l’avessi salvata a fine di salvare me stesso? Un fiotto di luce renderebbe più chiara tutta la questione… Eppure manca qualcosa: perché proprio lei? Cos’ha di tanto speciale? Riuscirebbe persino ad espugnare qualsiasi esalazione provenga dal mio avambraccio sinistro? Riuscirebbe a purificarmi l’anima, strappandole di dosso tutto lo schifo accumulato in questi ultimi anni?
Masse di supposizioni correlate mi attaccano, conferendo al petto un’oppressione tale che costringe le mie palpebre ad abbassarsi, spedendomi in uno stato di dormiveglia asfissiante.
Un’ultima considerazione zampilla alle meningi, precludendo la scomparsa del campo visivo e di quello uditivo, attorno.
Ogni illusione è un’arma a doppio taglio.


Note:
*Albus Silente è deceduto, e con lui lo stesso Incantensimo Anti-Smaterializzazione;
*Sinonimo di cuore;
*E' consigliabile la lettura del capitolo precedente.
  
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