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Autore: Lore Torri    07/09/2013    4 recensioni
Un'associazione segreta esistente dall'alba dei tempi ha rubato un misterioso oggetto trovato nell'Artide. Associazioni altrettanto segrete cercano disperatamente di scoprire cosa è stato rubato e perché, ma la risposta è tutt'altro che confortante... Ben presto, gli Arcangeli saranno costretti a schierarsi di nuovo tra Bene e Male. Ma questa volta, l'Angelo Traditore potrebbe non essere solo.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RITROVAMENTI
 
Harry era pronto ad entrare con gli altri agenti del suo gruppo nel laboratorio russo.  Il soffitto della prima stanza reggeva, quindi ci si poteva entrare senza troppi accorgimenti, ma anche se ci fosse stato qualcosa di utile i russi evidentemente l’avevano già portato via. Harry guidò la manciata di agenti che lo seguiva nell’esplorazione nella seconda stanza, in cui entrarono con molta cautela, non essendo sicuri che il soffitto reggesse. Una volta entrati, applicarono delle aste di metallo al soffitto, in modo che la struttura portante non dovesse reggere da sola il peso della volta.
Il laboratorio crollato era buio perché tutte le fonti di luce erano andate distrutte nell’esplosione, perciò i componenti della squadra di ricerca avanzavano con alcune torce fissate sulla testa. Quattro o cinque sale furono messe in sicurezza lentamente, poi il gruppo si divise e cominciò le ricerche all’interno del laboratorio. Il compito era arduo perché gran parte del lavoro era andato distrutto. Degli appunti presi su carta non rimaneva traccia e i sistemi elettronici erano completamente distrutti. I cadaveri reperiti nel laboratorio venivano portati fuori dove venivano bruciati, non potendo essere seppelliti sotto la neve. Per alcuni giorni, i lavori furono lenti e non diedero risultati, ma durante il terzo giorno dalla messa in sicurezza dell’intero laboratorio ci fu una sorpresa.
Harry e cinque colleghi lo stavano aiutando a rimuovere un grosso pezzo di soffitto crollato, quando il caposquadra vide una donna sotto le macerie. I lavori si fecero più veloci e attenti e dopo qualche minuto la donna fu portata fuori. Erano passati dieci giorni dall’esplosione del laboratorio, ma la donna era ancora viva. Probabilmente aveva trovato una risorsa d’acqua che le era bastata per alcuni giorni.
«Un figlio di Raphael, presto!» urlò Harry mentre teneva la donna tra le braccia.
Jerry arrivò di corsa e fece gocciolare dell’acqua sulle labbra della donna, poi le appoggiò una mano sul petto. Una tenue luce verde scaturì dal suo palmo verso il petto della donna e questa sembrò stare subito meglio, mentre cominciava a rianimarsi.
Quando finalmente aprì gli occhi, urlò qualcosa in russo, poi girò la testa di lato e chiuse gli occhi. Jerry le provò il polso, ma inutilmente: era morta. Doveva essersi salvata dall’esplosione nascondendosi dietro ad un muro e questo, crollando, l’aveva intrappolata. Doveva aver sofferto atrocemente mentre moriva di stenti.
Harry imprecò.
«Ditemi che qualcuno di voi sa il russo, vi prego.» disse, furioso.
Uno dei figli di Mikael si alzò in piedi.
«Io ne conosco qualche parola, fratello... ha detto che il codice è la serie di Fibonacci, poi ha aggiunto “tutte” e una parola che non ho capito.»
«Qualcuno cerchi su Internet cosa cazzo è la serie di Fibonacci.» ordinò.
«Non serve» disse Jerry «La serie di Fibonacci è composta da una serie di numeri tale che ognuno di essi sommato al precedente dà come risultato il successivo. E’ utilizzata in molti campi della matematica...»
«Non importa» lo interruppe Harry «Tu sai riprodurre quella serie?»
«Certo! Uno, uno, due, tre, cinque...»
«Non mi interessa adesso! Prima dobbiamo scoprire a cosa serve questo codice.»
«Calmati, Harry.»
«Hai ragione, Jerry. Scusa. Chiamami Lorena, è lei che di solito capisce qualcosa di queste stronzate.»
Jerry obbedì, mentre Harry è gli altri continuavano a perlustrare il laboratorio. In questa stanza la ricerca fu leggermente più gratificante che nelle altre: trovarono una piccola chiavetta USB in tasca alla donna, che evidentemente si era salvata con lei. Per poco gli uomini non fecero salti di gioia.
Nel frattempo, Lorena era arrivata.
«Henry, ti serve una mano?» domandò.
«Un attimo, abbiamo appena trovato una chiavetta USB integra. E chiamami Harry, per favore.»
«Come vuoi. Eccoti un portatile.» disse, mentre estraeva dalla borsa il proprio e lo porgeva a Harry. Lui lo aprì ed inserì la chiavetta. Aprì l’hardware e mentre si caricava tutti tennero il fiato sospeso, finché non apparve sullo schermo un unico file, pesante quasi 2 gigabyte... Ma il computer di Lorena non possedeva il software per aprire quel file. Harry provò a cercarlo manualmente, poi si stancò.
«Portate questo computer da Baiko. Lui dovrebbe capirci qualcosa.»
«Va bene, Harry.» disse Lorena, prese il portatile e la chiavetta e li portò via.
Dall’altra parte della sala, un figlio di Mikael chiamò a gran voce il suo capo. Aveva trovato quasi per caso una minuscola tastiera.
«Jerry, dimmi i numeri della serie di Fibonacci, lentamente.» disse Harry una volta arrivato sul posto.
Jerry incominciò a parlare.
«Uno... uno... due... tre... cinque... otto... tredici... ventuno... trentaquattro...»
Si udì un sonoro clic, poi una sezione del pavimento si aprì, rivelando al suo interno una serie di fogli apparentemente insignificanti.
Harry prese il fascicolo e lo portò da Baiko.
«Ti dice qualcosa?» disse, ma il giapponese non lo sentì: era incredibilmente concentrato sul file contenuto nella chiavetta.
Ripeté la domanda, con un tono di voce più alto, sventolandogli i fogli sotto al naso.
Baiko trasalì, poi guardò i fogli e il suo sguardo si illuminò.
«Grazie a Dio! Senza questi progetti ci avrei messo anni a ricostruire un software così sofisticato... con questi non ci vorrà più di una settimana.»
Harry capì poco o niente di quello che il tecnico specializzato gli aveva detto, ma decise di evitare domande e tornò all’accampamento, che durante quella settimana si era notevolmente ingrandito e ora poteva contare su otto forti mura portanti termoisolanti. Le ricerche avrebbero potuto durare ancora almeno due settimane, quindi ormai l’accampamento era diventato un vero e proprio centro operativo di ricerca.
Si gettò sul letto e si addormentò mentre migliaia di incognite gli popolavano il cervello: perché il laboratorio era stato distrutto? Chi l’aveva fatto? Cosa conteneva quella chiavetta?
Ben presto si addormentò, esausto per lo sforzo della giornata: aveva continuato a spostare macerie e rovistare tra le rovine per ore.
   
 
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