Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Wotcher    14/03/2008    2 recensioni
Scritta da Jess Pallas, tradotta da me. Era possibile salvare due persone senza alterare il corso della storia? Era possibile dar loro un futuro vent'anni dopo che fosse supposto dovessero morire? Teddy lo credeva...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
:D Grazie, ragazze. Rainsoul hai ragione ed ho provveduto. Ottima idea!

Aglaia Non è dialetto, solo un errore di battitura. Non intendevo scrivere "bigia", ma "bugia". :D

Grazie ancora a puccalove90, Jomarch, Nana92, Cappychan e Rosy823

Per quel che concerne i vostri commenti, invierò le parti che le possono interessare all'autrice, ovviamente, tradotte.

.

E in quel momento, lui seppe che loro erano diventati finalmente reali per lui.

Avada Kedavra!

“No!”

..........................

La parola sussurrata gli era scappata dalle labbra, inconsciamente, spontaneamente. Ma era già troppo tardi.

Per un momento I suoi genitori sembravano quasi tremare, dondolare ed inciampare, ma poi l’incantesimo li colpì insieme come fossero un'unica persona, un fascio di luce verdi attraversò i loro colpi e strappò la vita via da loro. Le loro mani erano ancora strette insieme mentre i loro corpi si accasciavano verso l’orlo delle mura e scomparivano nel cortile di sotto.

Una figura impolverata sul lato distante dalla voragine nelle mura di Hogwarts ghignava vittoriosa. Tenendo stretta in una mano la sua bacchetta recuperata, Antonin Dolohov si girò e scomparve per la buia rampa di scale più in là.

L’aveva quasi dimenticato. Si era quasi permesso di dimenticarsi che sarebbero morti. Si era perso semplicemente guardandoli.

Non aveva visto Dolohov finché l’incantesimo non li aveva colpiti. Così tanto aveva in comune con i suoi genitori.

Ma loro erano stati insieme. Ed era stato veloce.

Ma se solo loro avessero alzato lo sguardo in quel istante. Se solo avessero visto Dolohov un attimo prima…

La sua vita, le loro vite. Così differenti.

Per un momento di distrazione, loro avevano pagato con le loro vite. E lui li aveva persi per sempre.

E fu allora che abbassò lo sguardo e vide il piccolo pezzo di colore che svolazzava nel forte vento di battaglia lontana da dove momenti prima, i suoi genitori erano stati dandosi la mano. Accovacciandosi attentamente, lo guardò.

Era una fotografia. Di un bambino. Un bambino con i capelli azzurri.

Era lui.

Un momento dopo, il vento l’aveva ripresa un’altra volta e rilanciata nell’aria.

E quel singolo momento fu la prima volta che Teddy Lupin ebbe desiderato di rischiare tutto.

Ci sarebbe voluto così poco. Solo un secondo di differenza significherebbe così tanto, un avviso, una spinta, uno schiantesimo lanciato a Dolohov prima che avesse avuto il tempo di colpire. Se solo potesse trovare un modo…

Ma.

Non si tocca. Non si cambia. Non si interferisce. Si guarda solo.

Fu allora che Teddy Lupin seppe che non avrebbe mai dovuto accettare di venire qui.

Lui non poteva cambiare la storia. Non poteva. Poteva?

No. NO. No…

Le cose stavano così. Non avrebbe giovato a nessuno riflettere su ciò che non poteva essere.

Anche se, forse… Quella volta che mutò pur stando nel campo, ingrandì la dimensione della mano per cercare di registrare la lunghezza di un artefatto storico di misura mutandosi, sentì il limitato raggio del campo di passività tendersi intorno a lui, struggendosi per scoppiare. Sapeva che la portata del campo era limitata, e che poteva solo tendersi fino ad un certo punto entro i confini del movimento umano e allora si rese conto che l’aveva causato lui senza pensarci due volte. Ma fu questo il motivo? Aveva realizzato che era possibile per lui farlo? Se avesse potuto sporgersi un po’ di più, se avesse potuto rompere il campo e superarlo, allora forse, solo in quel caso, forse…

Lui avrebbe potuto toccare il passato. Avrebbe potuto cambiarlo.

Il pensiero era là. Nei meandri della sua mente. E si rifiutava di andare via.

Non disse a nessuno ciò che aveva vista. E se fosse stato capace di tenersi a distanza, probabilmente nessuno l’avrebbe mai saputo.

Ma non poteva.

Il giorno dopo, mentre sarebbe dovuto essere fuori sul terreno, vide suo padre affrettarsi troppo tardi in soccorso ad un ragazzo biondo adolescente, lo vide gridare con furia e scappare alla rincorsa di Dolohov su per le scale verso quelle decisive mura. E lui lo segui. E guardò. Di nuovo.

Giurò di non tornarci dopo quella volta, ma poi ecco sua madre, correndo per un corridoglio, chiedendo a questi e quelli che combattevano se avessero visto Remus: qualcuno ha visto Remus? E questa volta lui seguì lei. E guardò. Di nuovo.

La quarta volta lui era là e li aspettava.

Alla fine fu Penelope che lo trovò, mentre guardava nuovamente, in un giorno piatto due settimane dopo l’inizio del loro approfondimento della Battaglia di Hogwarts. Preoccupata dal ribasso della qualità del suo lavoro, l’aveva seguito.

Così non fu per niente sorpreso nel trovare Harry Potter che lo aspettava sulla soglia, una volta tornato a casa. I passaparola dei Weasley erano i più rapidi in cui si era mai imbattuto.

Il discorso avuto con il suo padrino era stato lungo e straziante. Harry si era seduto con un bicchiere di Burrobirra ed una tavoletta del migliore cioccolato di Mielandia e gli aveva raccontato della sua fatica per affrontare la morte dei suoi gentori, riguardo alla sua tentazione davanti a qualcosa chiamato Specchio delle Brame, riguardo alla fatica riscontrata nelle lezioni sui Patronus con il padre di Teddy fra il bloccare gli orrori e la semplice disperazione di sentire le loro voci. Teddy ha annuito stando al gioco ed accettato la sua comprensione.

Ma lui non sapeva. Non poteva sapere. Harry aveva sempre Saputo che non c’era alcuna possibilità, nessuna speranza di vedere ancora I suoi genitori. Lui non aveva mai dovuto chiedersi se avessero ancora potuto essere salvati.

Teddy non godeva più i quella lussuria.

Per un po’ Teddy aveva guardato, riguardato e guardato ancora, ed aveva anche pensato.

Non poteva cambiare la storia di allora, quello ormai lo sapeva. Era stata un’illusione per tutto il tempo, lui sapeva molto più di tanti su come funzionavano le leggi del tempo e sapeva che qualunque cambio avesse apportato al passato, allora sarebbe stato già reale ai giorni nostri. Il tempo era tutto un pezzo. Se qualcosa non fosse successo, non sarebbe potuto succedere, poiché se fosse stato cambiato, non avrebbe conosciuto la realtà diversamente. No. Lui non poteva cambiare il passato.

Ma il presente?

Finché tutti all’epoca avessero continuato a credere che i suoi genitori fossero morti in battaglia, ma se fossero invece scomparsi per vent’anni…

Allora, perché non riportarli indietro con lui adesso?

Lui guardò e riguardò. E ancora e ancora, aveva visto quello strano tremolio, quel luccichio, poco prima che la maledizione colpiva, poco prima che morissero. Non aveva alcuna spiegazione per quello. Nessuna, a meno che…

Non era ancora accaduto. A meno che fosse stata qualcosa che lui avrebbe fatto. Qualcosa che era suo compito fare.

Come rompere il campo? Come afferrarli e spingerli attraverso il Portale un momento prima che morissero? Come trovare un qualche modo per lasciare indietro due corpi al loro posto così che la storia sarebbe restata come doveva? Non sarebbe stato semplice. Ma non era neanche impossibile.

E fu allora che Teddy seppe cosa lui stava realmente, sul serio, per fare.

Avrebbe salvato la vita dei suoi genitori.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Wotcher