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Autore: Sunshine96    08/09/2013    11 recensioni
Natalie Devor, 17 anni, vita tranquilla. Ha una migliore amica, e anche un migliore amico, che la trova più che una semplice amica. Ma non basta. Un bel giorno, incontra un ragazzo, alto, riccio, occhi color smeraldo: Harry, ecco il suo nome.
Una storia che parla di scelte, di amore, di amicizia.
Spero davvero che vi piaccia.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTADUE
 



La chiesa pullulava di gente; parenti, amici, compagni di scuola, conoscenti e vicini di casa.
Natalie era seduta in seconda fila, con i suoi genitori e Leo da una parte, e Matty e Zayn dall’altra. Era venuto solo lui del gruppo, per non attirare troppo l’attenzione. E il fatto che avesse tenuto su gli occhiali scuri per tutto il tempo lo aveva aiutato a confondersi tra le persone che li usavano per non far vedere gli occhi pieni di lacrime.
Gli unici a salire sull’altare per parlare furono i genitori di Lucrezia e suo cugino più giovane, molto legato a lei. Tanti parenti erano venuti dall’Italia, suo paese natale, per assistere al suo funerale.
Era stato chiesto anche a Natalie di dire qualcosa sulla sua amica, ma aveva rifiutato l’offerta, sapendo che sarebbe scoppiata in lacrime a metà discorso.
La bara fu portata fuori da il papà di Lucrezia, suo zio, suo cugino e Zayn. Quelli che l’avevano riconosciuto si erano domandati cosa ci facesse lì, dato che per tutti lui stava ancora con Perrie, ma i più intelligenti avevano capito come stavano davvero le cose. Se no come spiegare la sua presenza lì?
La maggior parte delle persone tornò a casa alla fine della cerimonia, facendo le condoglianze ai parenti, mentre una stretta cerchia di amici e famigliari proseguì fino al cimitero, comprese alcune compagne di classe delle due ragazze.
Appena furono arrivati ai cancelli del Brady Street Cemetry, videro le figure dei quattro ragazzi in attesa del loro arrivo; con loro c’era anche El.
In religioso silenzio Zayn fece un cenno di saluto col capo, e i ragazzi si unirono alla processione.
Arrivati al luogo dove avrebbero poi seppellito Lulù i presenti formarono una specie di semicerchio, e tutti rivolsero le loro attenzioni al parroco, che avrebbe fatto un altro piccolo discorso.
Il viso di Natalie era dimagrito, triste, e gli occhi gonfi dal pianto non miglioravano certo il suo aspetto.
Zayn cercava di trattenersi, e anche gli altri si davano un contegno. I familiari di Lucrezia invece erano quasi tutti in lacrime, e venivano scossi da qualche singhiozzi rumoroso.
Le compagne di classe delle due ragazze, invece, avevano notato e riconosciuto il gruppo, e sembravano molto più interessate a loro che a quello che stava dicendo il parroco.
La piccola lastra di marmo bianco riportava la seguente incisione.
 
 
Lucrezia Occhielli
27.04.1995 ~ 03.09.2012
 
 
Sotto la scritta una piccola foto della ragazza. Era di qualche anno prima, ma era sempre lei, sempre bellissima.
-Lulù era una ragazza davvero speciale- cominciò il parroco, in tono solenne –venuta a mancare prematuramente. Tutti quanti sentiremo la sua grande mancanza..- continuò a parlare ma Natalie non lo ascoltava più.
Si era bloccata su quella frase: tutti sentiremo la sua grande mancanza.
No, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza come l’avrebbe sentita lei, forse nemmeno Zayn per quanto le rincresceva dirlo.
Lulù era la sua migliore amica, era il suo punto fisso, c’era sempre stata per lei, nei momenti felici, e in quelli tristi. Anche lei c’era sempre stata per la sua amica; quando era arrivata in Inghilterra, lei l’aveva aiutata ad ambientarsi. Quando i suoi erano divorziati, lei era li a consolarla. Quando Adrian l’aveva tratta male, e l’aveva lasciata, lei era lì ad asciugare le sue lacrime. Quando aveva saputo di essere rimandata, lei le aveva fatto il culo, ma solo perché non avrebbe resistito senza di lei in quella classe. Quando pensava che la sua relazione con Zayn non potesse avere un futuro, lei era li a dirle di non scoraggiarsi. C’era sempre stata, sempre.
E adesso lei si ritrovava senza l’amica migliore che avesse mai avuto, senza il suo appiglio. Senza nessuno che le dicesse cosa fare nei momenti bui, senza nessuno a farla ridere quando ne aveva meno voglia, senza nessuno che le desse consigli sui vestiti, o sul trucco. Si sentiva persa, abbandonata.
Sentiva le lacrime rigarle in viso, come un fiume in piena, come se le dighe di quel fiume immaginario di fossero rotte improvvisamente.
Si strinse ad Harry e appoggiò la testa sul suo petto, continuando a singhiozzare, mentre lui le passava dolcemente una mano sulla schiena.
Il discorso del parroco finì e la bara fu messa nel buco scavato apposta per essa. Il padre di Lulù prese la vanga e coprì la bara con la prima manciata di terra, poi, in lacrime, lasciò il lavoro a chi di dovere.
Pian piano tutti si diressero fuori, chi più velocemente, chi indugiando.
Fuori dai cancelli, le compagne di classe di Natalie, si erano fermate a chiacchierare tra loro, e appena uscirono i ragazzi li fermarono.
Cominciarono a parlare come se niente fosse, come se la loro amica non fosse appena morta.
Natalie si sentiva disgustata da quel comportamento, non sopportava quelle ochette. Sapeva che erano venute fin lì solo per provarci con loro.
Guardò Harry che la stava fissando preoccupato; doveva avere una cera orribile.
-Andiamocene- mimò con le labbra, e lui sembrò capire la sua disperazione in quel momento. Non voleva vedere né sentire nessuno, voleva solo andarsene lontano da tutti, lontano, per gestire il suo dolore in santa pace.
Senza aspettare gli altri Natalie si sedette al posto del passeggero della macchina di Harry, e ben presto tutti quanti furono nelle due auto. Nei sedili posteriori c’erano Niall e Zayn, mentre nell’altra macchina i restanti quattro. Era tutti un po’ spaesati, non capendo cosa volesse fare la ragazza.
-Dove vuoi andare?- domandò Harry accendendo la macchina.
-Via da qui- rispose con un filo di voce Nat, -voglio respirare aria nuova- le parole furono quasi un sussurro, e dubitò che il riccio le avesse sentite. Ma si sbagliava.
Harry partì, e Louis, seguendolo con la macchina, si lasciò portare, ignaro di dove stessero andando. Solo Harry lo sapeva. Sperava di fare la cosa giusta, sperava che Natalie si sentisse meglio una volta là.
La ragazza si rannicchiò sul sedile, mentre la mano grande del suo ragazzo raggiunse la sua. Le loro dita si incrociarono, e lei, senza parlare, gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine. Non le aveva domandato niente di più, stava solo facendo ciò che gli aveva chiesto, e voleva farle sapere che lui c’era. Con questi pensieri, si lasciò abbandonare sul sedile, sopraffatta dalla tristezza e dalla stanchezza, e si addormentò.
 

In uno stato di dormiveglia, Natalie riuscì a captare pezzi di un discorso tra i tre ragazzi in macchina con lei.
-Mi sento terribilmente in colpa a volte. Se non avessi avuto l’idea della festa, non sarebbe successo niente- si lamentava Harry.
-E se io non avessi scelto quel locale, adesso lei sarebbe ancora qui con noi- continuò Niall.
-E io cosa dovrei dire?- intervenne Zayn. –Io stavo ballando con lei nella balconata, io la stava baciando, io non mi sono accorto di niente. Sarei dovuto stare più attento- parlò con un groppo in gola.
Natalie si svegliò abbastanza da capire tutto ciò che stavano dicendo, e si tirò su di scatto. Parlò con una lucidità e una sicurezza che non le appartenevano.
-Nessuno di noi ha una colpa. È successo, punto. Vuol dire che doveva succedere. Questo non vuol dire che faccia meno male, ma che non dobbiamo pensare di essere noi la causa della morte di Lulù- dichiarò decisa.
Gli altri la guardarono e si scambiarono un sorriso tirato; dopotutto aveva ragione.
 
Il viaggio durò poco più di un’ora e mezza, arrivando a destinazione alle sette di sera, circa, quando il sole stava già calando.
Fermarono le macchina su un parcheggio sterrato, davanti a delle staccionate.
Natalie scese immediatamente, e si appoggiò al legno con le mani. Guardò davanti a sé, mentre un leggero vento le accarezzò il viso, portando con sé l’odore del mare di Brighton. La distesa di acqua era illuminata dai pochi raggi solari che ancora filtravano dall’orizzonte, ed era uno spettacolo magnifico.
Harry le si avvicinò da dietro, cingendole i fianchi.
-Grazie- sussurrò la ragazza, ancora incredula di quanto Harry fosse riuscito a comprenderla così bene. Il mare era il posto ideale in un momento del genere.
-Allora, vogliamo approfittarne?- domandò Louis indicando la spiaggia e il mare sotto di loro.
Ben presto tutti affondarono i piedi nella sabbia fresca, e si diressero a riva. A quell’ora non c’era nessuno; sia perché era ora di cena, sia perché il sole era ormai sparito, sia perché settembre non era proprio il mese adatto per farsi un bagno.
Si fermarono tutti ad una decina di metri dall’acqua, ma non Natalie. Sembrava come in trance, e continuò a camminare. Le ballerine le aveva già lasciate cadere sulla sabbia, ma non poteva entrare in acqua vestita, soprattutto non con un vestito così costoso addosso. Sfilò le braccia dalle maniche e poi lasciò scivolare il vestito a terra, ai suoi piedi, rimanendo in intimo e con un passo se lo lasciò alle spalle.
Gli altri intanto si guardavano confusi, e Harry seguiva con gli occhi tutti i movimenti della sua ragazza. Vide le sue spalle irrigidirsi un attimo; stava ripensando a qualcosa.
E in effetti era così.
Natalie stava ripensando a tutte le volte che era andata al mare con Lulù, tutte le volte che l’amica entrava in acqua diretta, senza preoccuparsi della temperatura dell’acqua, mentre lei stava delle ore a riva, per ambientarsi. Si ricordava di quanto nuotasse bene la bionda, come sembrasse perfettamente a suo agio in acqua, mentre lei era abbastanza impedita.
Ma voleva farlo per lei, anche se non c’era più. Doveva farlo per lei.
Guardò un’onda arrivarle poco davanti alle dita dei piedi, senza bagnarle. Prese un respiro profondo e fece un passo avanti. Non si fermò come suo solito, non le importò dell’acqua fredda che le imprigionò le caviglie. Corse leggermente e poi si tuffò in acqua, di getto.
Come faceva Lulù di solito, e come lei non era mai riuscita a fare.
Riemerse fuori dall’acqua e guardò il cielo con un groppo in gola e gli occhi lucidi.
-Questo è per te, amica mia. Mi manchi già, ma cosa posso farci?- parlò da sola, ormai con le lacrime che si mischiavano all’acqua salata del mare. –Ora tu sei lassù, ma spero che tu mi stia guardando. L’ho fatto solo per te- sussurrò ancora. Si coprì il viso con le mani, e ascoltò il suono dei suoi singhiozzi che si confondeva con le onde che si infrangevano a riva.
Ad un tratto sentì l’acqua intorno a lei muoversi. Si guardò in giro e vide gli altri sette affiancarla ai due lati, anche loro in intimo.
Guardarono tutti Natalie con un sorriso dolce, e poi rivolsero i loro sguardi alle prime stelle nel cielo.
-Ti vogliamo bene Lulù- disse Liam, per tutti.
In quel esatto momento, nel cielo ormai scuro, si vide un lampo di luce.
Una stella cadente esattamente sopra di loro.
E quella stella, non poteva che essere Lulù.
Lulù che sarebbe sempre stata con loro. 



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Holaa, ragazze. 

Allora, che dire? 
La storia è finalmente finita, e sinceramente, non vedevo l'ora di finirla. 
Era da un sacco che la continuavo, dovevo trovare una fine e basta. 
Credo di averne trovata una abbastanza decente, ma se non vi ha 
soddisfatto siete liberissime di dirmelo. 

Lasciatemi una recensione, pleasee. 

Ringrazio tutte quelle che hanno sempre recensito la storia, 
ringrazio quelle che leggevano senza recensire, 
ringrazio tutti insomma. 

E un grazie particolare, anche se non se lo aspetta, va a 
 E J Styles Robinson.
Le tue recensioni erano le migliori, davvero, mi facevano un sacco piacere, 
sei fantastica :))

Vostra, 
Sunshine. 

 
 
  
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