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Autore: Lore Torri    09/09/2013    1 recensioni
Un'associazione segreta esistente dall'alba dei tempi ha rubato un misterioso oggetto trovato nell'Artide. Associazioni altrettanto segrete cercano disperatamente di scoprire cosa è stato rubato e perché, ma la risposta è tutt'altro che confortante... Ben presto, gli Arcangeli saranno costretti a schierarsi di nuovo tra Bene e Male. Ma questa volta, l'Angelo Traditore potrebbe non essere solo.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CONSIGLIO
 
Henry era innervosito a causa del viaggio. In una sola notte aveva dovuto viaggiare dall’Artide a Capo Nord in elicottero per poi prendere un aereo riservato verso Parigi. Ora si trovava a Montmartre e stava scendendo le ripide scalinate della metropolitana. Era atterrato all’aeroporto Charles De Gaulles e adesso si trovava nel diciottesimo quartiere.
Aveva comperato un nuovo cappotto all’aeroporto, più leggero ma con un colletto più alto, in modo che nascondesse il tatuaggio che lo identificava come figlio di Mikael.
 Si fece strada tra la folla e acquistò un biglietto di sola andata verso Les Champs-Élisées, l’ottavo quartiere. La metropolitana era abbastanza pulita, ma la puzza di sudore non si poteva sopportare. Fulminò con lo sguardo un venditore di rose che si allontanò immediatamente.
Quando scese dalla metropolitana, estrasse un pass speciale che inserì in una fessura accanto ad una porta ermetica con la scritta “C’est interdit d’entrer”. Una luce verde si accese ed Henry entrò dalla porta ermetica ritirando il pass. Una volta all’interno, percorse un corridoio lungo e stretto fino a raggiungere una grande sala. Sulla porta, Lorena e Jerry stavano parlando animatamente: loro erano partiti due giorni prima ed erano a Parigi già da parecchie ore.
«Ciao, ragazzi» disse, sorridendo stancamente.
«Ciao, Harry» rispose Lorena «Mancavi solo tu. Ora possiamo iniziare.»
Jerry si limitò a fargli un cenno con il capo. Poi, tutti e tre entrarono nella sala. La sala era enorme ed era divisa in dieci settori, ognuno dei quali comprendeva due troni di diverse dimensioni con uno stemma e un colore che variavano a seconda del settore. Dove le linee divisori dei diversi settori si congiungevano sorgeva un alto trono che era decorato dei colori degli altri dieci e che aveva come stemma un libro aperto dal quale sorgeva un occhio.
Henry andò a sedersi nel settore azzurro, il cui simbolo era uguale a quello del suo elicottero: una “M” che sovrastava uno scudo e una spada. Jerry andò nel settore verde, con la “R” in risalto su uno scudo e Lorena andò nel settore rosso, con la “U” infiammata. Ora, tutti i posti a sedere erano occupati, eccetto i due che stavano di fronte ad Henry, che non venivano occupati ormai da miliardi di anni.
Henry fece scorrere lo sguardo sulla stanza che conosceva bene, dove si riuniva il Consiglio.
Il primo settore era quello rosso di Lorena.
Il secondo era viola ed il suo stemma presentava una “Z” che spezzava una catena.
Il terzo era quello, appunto, di Henry.
Il quarto era giallo ed il suo simbolo era una “J” che toglieva un velo rivelando un piccolo sole sotto di esso.
Il quinto era rosa e mostrava una “S” con un pugno chiuso.
Il sesto era bianco con una “G” e una colomba.
Il settimo era quello di Jerry.
L’ottavo, quello che stava esattamente dalla parte opposta di quello di Jerry, era grigio e presentava una “L” lievemente illuminata. Era chiaro che era inutilizzato da tanto tempo perché nessuno l’aveva mai ripulito e polvere e ragnatele vi dominavano.
Il nono era  dorato e presentava una “T” i cui bracci diventavano quelli di una bilancia.
Il decimo era nero e presentava una “A” sopra un teschio.
L’uomo che stava seduto al centro, vestito sfarzosamente, si alzò in piedi. Era alto e i capelli bianchi gli scendevano fino alle spalle coprendo la fronte corrugata che lo faceva sembrare ben più vecchio dei suoi settanta anni.
«Fratelli» cominciò «nel nome dell’anima di Metatron che porto in corpo, dichiaro aperto il Consiglio Angelico.»
A quel punto, gli uomini seduti dovevano alzarsi ed acconsentire.
Il primo fu quello che sedeva a fianco a Lorena, che disse: «Nel nome dell’anima di Uriel che porto in corpo, io e mia figlia acconsentiamo.»
Dopo di lui, il giro riprese seguendo l’ordine dei settori.
«Nel nome dell’anima di Zadkiel che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
«Nel nome dell’anima di Mikael che porto in corpo, io ed il mio figliastro acconsentiamo.»
Henry strinse il pugno. Detestava che gli venisse ricordata la morte dei suoi genitori. Perché diavolo Mikael doveva ricordare che Henry in realtà non era che il suo figliastro?
«Nel nome dell’anima di Jophiel che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
«Nel nome dell’anima di Samael che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
«Nel nome dell’anima di Gabriel che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
«Nel nome dell’anima di Raphael che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
Mentre l’uomo che sedeva accanto a Jerry parlava, lo sguardo di Henry cadde sull’amico: come sempre, era annoiato da quell’antico rituale che trovava inutile.
A quel punto, l’uomo al centro si alzò di nuovo e levò entrambe le mani verso i due scranni dell’ottavo settore, quello grigio, e disse:
«Portatore dell’anima di Lucifer, anche questa volta hai rifiutato di sederti in Consiglio e non ce ne rammarichiamo.»
Come Henry sapeva bene, dopo la Guerra Angelica, durante la quale Lucifer si era ribellato, colui che portava nel corpo l’anima dell’Angelo Caduto non aveva mai seduto in Consiglio. Il rito riprese con gli ultimi due settori:
«Nel nome dell’anima di Tyrael che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
«Nel nome dell’anima di Azrael che porto in corpo, io e mio figlio acconsentiamo.»
A fianco dell’ultimo uomo che aveva parlato, Marco sorrise lugubremente.
Il rituale era finito. Harry sapeva bene che i nomi pronunciati da quelle persone in realtà erano i nomi originali degli Arcangeli, le cui anime venivano passate di padre in figlio quando chi portava la portava in corpo acconsentiva. Harry, quando il suo patrigno l’avesse deciso, sarebbe diventato Mikael. Riprendendosi da questi pensieri, si alzò.
«Faccio rapporto sulla missione che il Consiglio ci ha mandato a compiere nell’Artide, sospettando che un’azione dettata dal Satan abbia avuto luogo là. Siamo stati mandati io, Lorena, la primogenita di Uriel e Jerry, il primogenito di Raphael. Nel luogo che ci avete indicato, come vi ho comunicato in precedenza, sorgeva un laboratorio russo, che è stato completamente distrutto. Non abbiamo ottenuto successo nelle ricerche, ma durante l’ultimo giorno siamo riusciti a trovare un file che potrebbe essere importante. Il nostro miglior tecnico, Baiko, si sta occupando di riuscire ad aprirlo. Dice che tra qualche giorno potrebbe essere pronto. Non ci sono altre novità.»
Henry si sedette e Metatron si alzò di nuovo.
«Qualcuno desidera aggiungere qualcosa?»
Nessuno rispose.
«Qualcuno è a conoscenza di altre faccende di cui discutere?»
Di nuovo, tutti tacquero.
«Nel nome dell’anima di Metatron che porto in corpo, dichiaro chiuso il Consiglio Angelico. Quando il tecnico avrà completato il suo lavoro, vi richiamerò di nuovo. Se non avete questioni urgenti per cui necessitate di andare altrove, vi prego di rimanere qui, nelle vicinanze di Parigi, per evitare tempi di attesa troppo lunghi prima del prossimo Consiglio.»
Tutti si alzarono ed uscirono dalla stanza.
 
Marco uscì nell’aria fredda di Parigi immerso nelle sue preoccupazioni. Come avevano fatto a trovare quel file? Era certo di aver fatto esplodere tutto... evidentemente gli scienziati avevano pensato a un’efficiente sistema di protezione, ma, in tal caso, come avevano fatto i figli di Mikael ha superarlo?
Il primogenito di Azrael si fermò e trasse un lungo respiro per calmarsi. Non doveva pensare ad incognite inutili: non l’avrebbe aiutato sapere come avevano fatto a trovare quel file. Piuttosto, cosa conteneva? Se avessero scoperto cosa era stato rubato dal laboratorio, si sarebbe scatenato un putiferio.
In quel momento, una figura incappucciata lo trascinò in un vicolo, gli mise una mano sulla bocca e lo tenne fermo contro il muro, sfiorandogli il collo con un coltello affilatissimo.
«Come hai potuto commettere un simile errore?» sibilò l’aggressore. Marco riconobbe la voce: era suo padre.
«Cercherò di risolverlo. Eliminerò lo scienziato.»
«No!» disse Azrael «Se lo fai, risaliranno subito a noi. Devi dire al contatto di accelerare i tempi di preparazione e prepararsi a colpire prima dell’inizio del prossimo mese.»
«Sarà fatto, Azrael.»
«Mi aspetto il meglio da te, figlio mio.» disse, poi si dileguò nella ventosa notte parigina.
Marco uscì dal vicolo e si diresse verso l’aeroporto: doveva tornare a Bergamo.
   
 
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