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Autore: Lore Torri    09/09/2013    1 recensioni
Un'associazione segreta esistente dall'alba dei tempi ha rubato un misterioso oggetto trovato nell'Artide. Associazioni altrettanto segrete cercano disperatamente di scoprire cosa è stato rubato e perché, ma la risposta è tutt'altro che confortante... Ben presto, gli Arcangeli saranno costretti a schierarsi di nuovo tra Bene e Male. Ma questa volta, l'Angelo Traditore potrebbe non essere solo.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FALLIMENTO
 
La vigilia di Natale. Finalmente.
Elisa si alzò dal letto e si spogliò velocemente, poi si buttò sotto l’acqua bollente della doccia. Insieme al vapore che usciva dal bagno, se ne andava anche lo stress delle ultime settimane di scuola.
Quando scese al piano di sotto per fare colazione mandò uno sguardo all’orologio: le dieci meno un quarto. Aveva già recuperato la pigrizia che era rimasta sopita durante il periodo scolastico. Quando arrivo al tavolo, i suoi genitori erano già seduti e stavano bevendo il loro caffé.
«Buon mattino, pa’» salutò.
Il padre scostò lo sguardo dal giornale che stava sfogliando.
«Ciao, Elisa!» praticamente urlò.
Elisa salutò anche la madre, poi si rivolse di nuovo al padre.
«Allora, avete deciso dove andare?»
«Veramente, no. La Russia è troppo fredda, la mamma ha ragione. Penso che ti lasceremo partire con Marta, però.»
Elisa abbracciò forte il padre e lo baciò sulle guance.
«Grazie, grazie, grazie!»
Il padre sorrise bonariamente, poi tornò alla lettura del suo giornale. Elisa fece colazione di fretta, poi chiamò il cellulare di Marta.
«Ciao, Marta! Vengo con te a Parigi!» urlò nella cornetta.
Gli strilli dall’altra parte fecero intuire che all’amica non dispiaceva affatto. La conversazione continuò animatamente mentre le amiche si scambiavano pensieri sognanti di quello che avrebbero potuto fare nella città dell’amore e capitale della moda, concludendosi poi quando Elisa invitò Marta a fare un giro per le strade innevate.
«Certo!» rispose l’amica «Penso io ad avvisare Giulio»
Poco dopo, Marta e Giulio suonarono il campanello.
 
Marco entrò nella stanza segreta nel seminterrato del suo nuovo quartier generale decadente facendo un lungo respiro. Era pronto.
Otto pareti erano state abbattute per congiungere tutte le stanze del seminterrato, così ora un’ampia stanza prendeva il loro posto. All’interno, quattro uomini in camice bianco, tutti con il simbolo dei figli di Azrael sul collo, stavano lavorando continuamente ai loro computer, guardando con espressioni diverse la grande colonna di vetro che stava al centro.
All’interno della colonna, che era una riproduzione di quella trovata nel laboratorio russo, galleggiava una sfera di luce dal colore indefinibile. Guardandola si rimaneva ipnotizzati.
Marco si avvicinò alla colonna ed entrò, passando da una porta costruita appositamente per lui. Non appena fu dentro alla stanza, la testa incominciò a vorticargli e dovette concentrarsi al massimo delle energie per non crollare a terra svenuto. Fortunatamente, aveva seguito un addestramento ferreo e riuscì a resistere.
Aprì i palmi e fece fluire tutta l’energia che aveva in corpo verso la sfera che volteggiava al centro, mandandole precise istruzioni. Dalle sue mani partirono raggi neri che andavano a confluire nel centro della sfera. Incominciò ad ingrandirsi, finché non raggiunse una dimensione abbastanza grande e Marco non vide più niente, solo la luce di quel colore indefinibile in ogni direzione.
 
I tre amici vennero colpiti simultaneamente dall’onda d’urto che partì dal seminterrato del rudere di fronte alla casa di Elisa e caddero a terra, a faccia in giù nella neve.
Elisa si rivoltò quasi subito e si portò le mani al cuore, come a cercare di estrarne qualcosa, il viso contratto in una smorfia di terrore. Marta e Giulio si alzarono e guardarono l’amica terrorizzata che scalciava e si contorceva per terra.
Improvvisamente, Elisa divenne calmissima e il suo sguardo assunse un’espressione tranquilla come non l’avevano mai vista prima mentre chiudeva gli occhi. Marta si gettò sull’amica e la scossa, ma la ragazza non si rianimò.
Giulio provò a chiamarla ripetutamente, ma invano. Reprimendo imbarazzo ed eccitazione, le posò una mano sul petto e sentì il suo cuore battere regolarmente... anzi, i suoi cuori. Sembrava che Elisa avesse due battiti che rimbombavano all’unisono. Terrorizzati, i due amici afferrarono Elisa, Marta dalle braccia e Giulio dai piedi, e la portarono a casa.
 
All’interno del laboratorio, Marco si riprese. Si guardò intorno: gran parte delle boccette erano fracassate e i quattro scienziati erano a terra, divisi a metà, le budella sanguinanti che fuoriuscivano dalle due parti.
Marco aveva visto ben di peggio e non si preoccupò, ma puntò lo sguardo verso la luce che brillava al centro della colonna ormai infranta.
La sfera si stava rimpicciolendo velocemente, finché non scomparve del tutto. Marco fissò, un po’ preoccupato e un po’ speranzoso, il punto in cui era scomparsa.
Aspettò così per parecchi minuti, mentre l’ansia e la preoccupazione nel suo petto crescevano. Quando capì che non sarebbe apparso nulla nel punto che stava fissando, urlò di furore e i suoi muscoli si gonfiarono, afferrò tutto quello che gli capitava per le mani e lo distrusse o lo scaraventò contro le pareti del laboratorio, riducendo a una stanza devastata quello che era stato il laboratorio. Quando si riprese, notò di avere le mani sporche di sangue e si accorse di aver fracassato anche le teste degli scienziati, nell’impeto incontrollabile. Strinse i pugni e salì verso il garage, ancora furente.
   
 
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