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Autore: edwardandbellalove    10/09/2013    4 recensioni
AVVISO: questa è la mia prima ff quindi siate buoni.
Edward Cullen dirige il ristorante più famoso di New York e ha assunto una ragazza come cameriera: Isabella Swan. Cosa succederà tra i nostri due protagonisti? E se Edward portasse con se un segreto? E se Bella fosse attratta da lui? E se lui fosse già fidanzato con Tanya?
Non vi resta che iniziare a leggere!!!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Tanya, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciaoo ragazze/i.
Mi scuso per non aver postato prima, ancora non so quali saranno i giorni in cui posterò, ma se supero una settimana per me è ritardo :')
Quuuindi, sorry.
Umh... nelle recensioni ho letto qualche dubbio su Edward. Io ho scritto più volte che si sedeva su una sedia a rotelle, ma tranquille, non è quella che intendete voi, una semplice sedia con le rotelle che si muove, tutto qui. Non ha avuto alcun incidente Edward, tranquille xD
Comunque sia, eccovi il secondo capitolo. Buona lettura e...
RECENSITE!!!


 
                                      


                                                                                 
 
 
 
 
                                                      Capitolo 2


Cammino spedita verso l'entrata del ristorante. Dire che sono nervosa è un eufemismo. Sono più che nervosa!
Sono le otto e mezza, quindi, sono in anticipo. 
Non faccio altro mangiucchiarmi nervosamente le unghie e camminare avanti e indietro, senza una sosta. Oggi è il mio primo giorno di lavoro o... prova, come aveva detto il signor Cullen, e se non la supero, posso dire addio al mio posto di lavoro.
Entro nel Cupping Room Cafè e mi dirigo verso la stanza del capo, se è possibile, ancora più nervosa di prima.
"Ehi, dove credi di andare?", mi ferma Rosalie sull'uscio della porta.
"D-Dal signor Cullen", rispondo.
"Solo perchè ti ha assunta non significa che tu debba entrare ogni volta che vuoi nella sua stanza. Ho io la divisa, vieni", mi dice, come al solito, freddamente.
Sto per seguirla, ma la porta del signor Cullen si spalanca, spaventando entrambe.
"Oh, Isabella", dice mettendo il cellulare da parte. "Sei in anticipo".
"S-Si, emh... non volevo rischiare di ritardare, se... se ci sarebbe stato traff..."
"Sì, certo. Entra un attimo, ti devo parlare", dice girando le spalle e interrompendomi. Alzo gli occhi al cielo ed entro sotto lo sguardo stranulato di Rosalie. Ben ti sta!
"C-Cosa... cosa mi deve dire?"
"Innanzitutto... eccoti la divisa", dice tirando fuori da un cassetto una un abito unico, con tanto di pantalone. Ah, menomale che non mi ha dato una gonna! 
La afferro e la stringo tra le mani. "Rosalie me la stava per dare".
"Sì, ecco. A proposito... non.. non dare conto a Rose, è...", pronuncia quelle parole improvvisamente imbarazzato. Si passa una mano tra i capelli e continua. "Ha una cotta per me da anni, un'amica di famiglia, e mi hanno chiesto di assumerla perchè...", si ferma d'un tratto storcendo il naso. "Non capisco perchè ti sto raccontando queste cose", mormora scuotendo la testa e sedendosi. "Comuqnue, Isabella. Ti ho già dettato le regole ieri e spero che tu ancora te le ricordi. Inoltre, vorrei precisare altre cose: la prima, è quella di non fare teatrini nel locale. Se vengono ex, fidanzati gelosi o cose del genere, non voglio che facciano scena qui dentro. Se dovete discutere, fatelo fuori", dice sprezzante.
"Non ho fidanzati", rispondo quasi in dovere di dirglielo. Dirgli che sono single, magari, potrebbe servire in futuro! Sì, certo Bella. Aspetta e spera.

"Perfetto. Non avremmo nulla da discutere, su questo punto, allora. Poi... non voglio cadute, insulti ai clienti, caffè sopra le persone, litigi tra cameriere e personale... e basta. Credo d'aver detto tutto".
Annuisco flebile e giro le spalle pronta ad uscire.
"Isabella", mi ferma, esattamente come ieri. "Puoi anche dire "Grazie signor Cullen, farò del mio meglio" sai, mi sentirei più rassicurato".
"Emh... sì, scusi. La ringrazio e... cercherò di non inciampare".
Annuisce e mi indica la porta. Esco sospirando sollevata. Indosso la divisa nel mio camerino, e inizio a servire i clienti. Rosalie mi aiuta, seppur controvoglia, con alcuni particolari: ad esempio tenere sempre la testa alta e schiena dritta. Camminare piano, ma decisa. E soprattutto, non dimenticare mai il numero dell'ordinazione. Per fortuna, mi sono protata dietro una cartellina, dove posso segnare le ordinazioni.
Sto per servire la quinta ordinazione: un cappuccino caldo e cornetto al cioccolato. Cammino lentamente, verso il tavolo quattro, ma non appena arrivo, il ragazzo enorme che mi aveva chiesto del cappuccino e cornetto, si alza, facendo rovesciare il cappuccino su di entrambi. 

Emetto un urlo, per via del calore del cappuccino e mi affretto a ripulire a terra. Merda, ti prego fa che nessuno se ne sia accorto.
"Oddio, mi dispiace", esclama il cliente.
"N-No... non è colpa sua".
Il ragazzo robusto mi aiuta a raccogliere tutto e con del tovagliolo pulisce il pavimento. Dio, non sono mai caduta durante un'ordinazione, neanche nel locale precedente in cui lavoravo... proprio qui dovevo svolgere la mia prima volta? Accidenti a me!
"Adesso mi licenzia, lo so. Mi caccia via, cazzo", mormoro esasperata prendendomi i capelli fra le mani.
Il ragazzo sorride divertito e scuote la testa. "Mio fratello Edward vi fa spaventare così tanto?"
Suo fratello? Il ragazzo a cui ho rovesciato il cappuccino addosso è il fratello del mio capo? Sì, sono ufficialmente licenziata.
"La... La prego signore, non dica nulla a suo fratello. I-Io ci tengo davvero, è la prima volta che inciampo, n-non avrei vol..."
"Ehi, ehi", esclama alzando le mani. "Tranquilla, non dico nulla a nessuno".
"D-Davvero?".
"Certo. Comunque mi chiamo Emmett", dice porgendomi la mano.
La afferro seppur titubante e la stringo lievemente. Ritorno al mio posto e sospiro, ancora preoccupata. 
"Cosa diamine è successo?", grida Rosalie notando una montagna di tovaglioli sopra il tavolo, sporchi di caffè e la tazza rotta.
"E'... i-io..."
"Non è successo nulla. A dire il vero è stata colpa mia", mi difende il fratello del mio capo.
"Emmett, non assumerti colpe che ha la cameriera. Lo vado a riferire al signor Cullen", dice lei per poi sguizzare via. Io spalanco gli occhi, seguita a ruota da Emmett. La seguiamo e quando apre la porta, cerchiamo di infilarci anche noi.
Parliamo tutti e tre a raffica, dicendo ognuno cose diverse. Io mi assumo le colpe e chiedo scusa, Emmett si prende la colpa e Rosalie mi indica furiosamente dicendomele di tutti i colori.
"Silenzio!", urla il signor Cullen. "Dite un'altra parola e vi licenzio, eccetto te Emmett".
Lui sorride e prende parola. "Caro fratellino, dovresti rinchiudere questo iceberg", dice indicando Rosalie. "dentro uno stanzino, in modo che non possa sputare veleno ogni volta che vuole".
"Razza di...", cerca di dire Rosalie, ma viene fermata prontamente dal signor Cullen.
"Ditemi cosa cazzo è successo e la facciamo finita". 
Merda. "S-Signor Cullen... in realtà, Rosalie ed Emmett non centrano nulla. La colpa è mia".
Sospira prendendosi i capelli fra le mani. "Cosa hai combinato?".
"Non ne avevo alcuna intenzione... stavo servendo il tavolo quattro, quello di suo fratello e..."
"Ed io mi sono alzato per afferrare il telefono dalla tasca inferiore e accidentalmente le ho fatto cadere il vassoio", mi interrompe Emmett.
Sì, è andata davvero così, ma non poteva prendersi tutte le colpe! 
"Rosalie... esci per piacere?"
Lei scuote la testa risoluta. "No, signore. Mi dispiace, ma mi deve dare ascolto. Sin dall'inizio le ho detto che Isabella non sarebbe stata adatta per questo posto di lavoro e ancora adesso penso che..."
"Rosalie, so io cosa devo fare. Sono io il capo e da dovere, io prendo le decisioni. Non mi interessa se tra voi due non scorre buon sangue, fattene una ragione perchè lei resterà", dice infine facendo esplodere il mio cuore. Urlo internamente, felice di poter restare, ma lo sguardo freddo del signor Cullen, frena la mia felicità. "Esci. Devo parlare con loro".
Lei sbuffa contrariata ed esce. Io, insieme ad Emmett, mi siedo e aspetto che parli.
"Se solo capita un'altra volta, Isabella", ringhia. "Puoi scordarti di venire qui. Mi hai capito?".
Annuisco cercando di ricacciare in dentro le lacrime. "Sì, mi s-scus..."
"Questa l'ho fatta passare perchè il cliente in questione era mio fratello che... da sbadato com'è, sono sicuro ti abbia fatto cadere il vassoio", dice roteando gli occhi ed eliminando l'aria fredda. "Voglio che tu stia più attenta, però".
Annuisco decisa e gli sorrido grata. "Le prometto che non ricapiterà più".
"Dio, Edward, mi hai fatto venire la pelle d'oca", dice Emmett, mettendo sotto il naso del signor Cullen il suo braccio.
Il capo sbuffa, spostando malamente il suo braccio. "Puoi andare, Isabella".
Lo faccio. Mi alzo e sorridendo ad Emmett, esco fuori non prima di sentire un "ma tu mi spieghi perchè vieni sempre qui?" esasperato da parte del mio capo. Sorrido e ricomincio a lavorare, stavolta, stando più attenta.

Alla fine delle ore, vado nel mio camerino per togliere la divisa e rimetto i vestiti con cui ero venuta.
Esco e mi fermo davanti la porta del signor Cullen. Busso e dopo un "avanti", entro.
"Isabella... cosa ci fai qui? Dovresti già andartene, sono finite le tue ore".
"Sì, emh...", temporeggio torturandomi le mani. Se voglio stare più tempo con lui... devo prendere quella decisione. "Io... vorrei fare anche il serale, se è possibile".
Distoglie lo sguardo dal suo cellulare sempre con quel coso, accidenti e mi guarda per un paio di secondi. "Sai cosa facciamo nel serale, vero?".
"Emh... no".
"Ah, ecco", mormora sistemandosi nella sedia. "Diventa più un night club che un ristorante, dopo le nove e mezza. E come cameriere... sì, insomma. Non ci sarà Rosalie o Annabel (una sedicenne molto simpatica)".
"Ah... no? E... chi ci sarà?".
"Altre ragazze. Più... grandi e mature di voi".
"Anche io sono matura", protesto incrociando le braccia sotto il seno.
"Non ho dubbi a riguardo", dice divertito. "ma non intendo quello. Cioè... Isabella, di sera ci saranno più maschi che ragazze nel locale, sei davvero sicura di voler fare il serale? Daremo da bere, e ci saranno spettacoli... un pò spinti".
Cazzo. No, che non lo volevo fare ma... farlo significava stare più tempo con lui e guadagnare più soldi.
"E voi cameriere avrete divise diverse", continua divertito dalla mia faccia scioccata. "Più sexy".
"Cazzo", soffio roteando gli occhi esasperata. Qualcos'altro da aggiungere nella mia lista negativa?
"Lascia stare, Isabella", dice con un gesto della mano ri-afferrando il suo cellulare.
"No, no", dico fermandolo. "Davvero voglio farlo... m-mi servono soldi".
Lui rialza lo sguardo e sospira. "Va bene, farai il serale. Ma sarai la più piccola tra le cameriere".
"Quanti anni hanno le altre?" chiedo titubante.
"Sui 27 e 30".
"Perchè le assumi su questa età, nel serale?", chiedo incuriosita.
"Perchè, ripeto, loro sono più mature. Sanno cosa fanno e come comportarsi in certi casi, ed io sono ancora più convinto che tu non dovresti fare il serale".
"Ho davvero bisogno di soldi", e ho davvero bisogno di vederti di più. 
"Ed io ho già accettato. Dirò alle cameriere di farti servire meno tavoli, però. Starai alla cassa la maggior parte del tempo".
"O-Okay..."
"Adesso vai, è già tardi per te ed io devo togliere i tavoli per aprire il night club".
"Non inizio oggi?", chiedo.
"No, emh... stasera no. Non sarò disponibile per nessuno, e se tu ci saresti sono sicuro che verresti da me per qualcuno che ti perseguita".
"So cavarmela da sola".
"Ne dubito".
"Mi metta alla prova. Mi faccia lavorare stasera".
"Perchè vuole lavorare stasera?" perchè voglio vedere chi è quella che ti tiene impegnato.
"Non ho nulla da fare stasera", mi invento all'istante.
"Bene, ti riposerai per domani".
Sbuffo e, stanca, annuisco. Lo saluto cordialmente ed esco dal locale, andando a casa mia. Chiamo Alice e le racconto della giornata, poi, mi lancio letteralmente nel divano e resto a guardare le puntate di Spongebob, restando con la mente a Edward.
E se avesse una ragazza? Se fosse sposato ed io mi sto facendo film mentali per nulla? 
Sospiro e chiudo gli occhi, addormentandomi.


Edward Pov.

Alle 22:15, la sala è già piena. Come immaginavo, la maggior parte delle persone è costituita dai maschi e di femmine, probabilmente, neanche ce n'è.
"Britney", chiamo una delle cameriere, la più anziana. Penso avesse 30 anni circa.
"Sì?".
"Sono nel mio ufficio, di per favore che non ci sono per nessuno, eccetto per Tanya. Appena viene, le dica di entrare"
Lei annuisce ritorna al suo lavoro, sguizzando con la sua divisa succinta.
Entro nella mia stanza e mi siedo. Afferro il cellulare e scrivo un messaggio a mia madre:
"E' a letto?"
"Sì, tesoro. Sta dormendo"
, risponde.
Sorrido dolcemente pensando alla mia unica ragione di vita. E' solo per lui se sto 24 ore su 24 al cellulare ed è solo per lui se io continuo a sorridere.
Bussano alla porta e metto via il telefono. Non appena sento la voce di Tanya, le dico di entrare.
"Ehi", sussurra languidamente. Chiude la porta a chiave e si avvicina a me. Apre le gambe e si accomoda sopra il mio corpo, portando le sue braccia sul mio collo. "Mi sei mancato", sussurra per poi baciarmi.
Infilo la lingua nella sua bocca e tocco la sua più volte, mandando in tlit il cervello. Tanya è una bella ragazza e senz'altro seducente. E' la mia "fidanzata" se così si può definire, dato che il nostro rapporto è basato solo sul sesso. Ma per adesso, è quello che cerco. Solo sesso.
Le prendo i fianchi e la poggio sopra la scrivania. Percorro con la lingua il suo collo fino al seno. Lo espongo alla mia visuale e comincio a leccare e succhiare il capezzolo.
"Ah", strilla.
Le tolgo la maglietta e lei fa lo stesso con me.
In pochi minuti ci troviamo entrambi nudi.
Massaggia il mio membro duro ed io il suo clitoride, e nel mentre continuiamo a baciarci. Non appena siamo pronti, entro in lei brutalmente e comincio a spingere. Dopo qualche minuto, vengo sopra di lei, esausto.
Il telefono squilla, e mi tolgo immediatamente da sopra il suo corpo. "Pronto?" rispondo riacquistando il tono di voce normale.
"Edward... si è svegliato d'improvviso e... non smette di piangere, vuole te".
Sospiro passandomi una mano sul viso. "Arrivo".
"Ma... il lavoro?".
"Chiuderò prima, mamma".
"Va bene", sospira. "Ti aspetto."
Do un bacio a fior di labbra a Tanya e le dico poco gentilmente di andarsene, così come tutti i clienti. Poco me ne importava se non sarebbero venuti più... avevo altro a cui pensare.























 
  
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