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Autore: Ammie    10/09/2013    3 recensioni
Raccolta di importanti momenti tra Tadashi e Akira.
- Tadashi ha un incidente in moto e viene portato subito in ospedale. Le sue condizioni sembrano critiche. Quando il medico arriverà per annunciare l'esito dell'operazione, Akira potrà tirare un sospiro di sollievo?
- Karino Tadahi e la poesia sono due mondi completamente opposti. Troveranno un punto d'incontro? Forse... Akira?
Genere: Angst, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Todo, Tadashi Karino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un amore che insegna
 
 
 
-Ragazzi, aprite il libro al quinto capitolo. Oggi inizieremo William Shakespeare- disse la professoressa.
Sbuffai, le poesie non mi erano mai piaciute particolarmente. Girai lo sguardo annoiato verso sinistra, dov’era seduta Akira. Per un attimo rimasi sbalordito da quanto fosse bella: la luce del sole la colpiva in modo delizioso, creando così attorno a lei una sorta di aura luminosa. Rimasi a contemplarla per qualche secondo, finché lei non si girò verso di me.
-Tadashi…- mimò con la bocca. -Che c’è?- chiese.
Non sapendo cosa rispondere scossi la testa, aprendo finalmente il libro nella pagina giusta.
-William Shakespeare è considerato uno dei più importanti drammaturghi e poeti inglesi di sempre. È nato nel 1564 a…- iniziò a spiegare la prof.
Mi guardai intorno: Hikari stava prendendo appunti come una forsennata sotto lo sguardo divertito di Kei. Jun e Megumi stavano lanciando occhiatacce al koala che Ryuu aveva incontrato chissà dove. Infine mi concentrai di nuovo sulla mia ragazza, bella come non mai. Portava ancora i capelli corti, che le incorniciavano il viso perfetto. Abbassai gli occhi verso le gambe accavallate e scoperte dalla minigonna, restando affascinato dalla loro lunghezza; poi li alzai di nuovo verso l’alto, fissando con attenzione come mordeva piano la penna che aveva tra le labbra.
Che labbra.
Se fossero un’opera d’arte, quelle labbra sarebbero sicuramente esposte in una grande galleria. Erano così rosa, così delicate… Così morbide. Le avevo assaggiate ormai chissà quante volte, eppure quando le facevo mie rimanevo sempre stupito dalla loro perfezione. Per non parlare del suo odore. Akira sapeva di dolce, ma allo stesso tempo di frizzante e irraggiungibile.
Anzi, per me, solo per me, lei era raggiungibile.
Dopo attimi che mi parvero interminabili, mi passai le mani tra i capelli per calmarmi un po’. In questi ultimi mesi era sbocciata come una rosa, e mi risultava sempre più difficile tenere a bada certi pensieri.
Sì… Una rosa.
Profumata, elegante e allettante, con molte, ma molte spine. Solo io avevo i guanti per poterla raccogliere, e questo mi rendeva ancora più onorato di essere il suo ragazzo. Molti uomini, alcuni molto più facoltosi e ricchi di me, le avevano fatto la corte. Lei tuttavia li rifiutava con quel suo fare da donna orso che mi procurava i brividi d’emozione.
-…Sig. Karino, è tra noi?- chiese la prof a un tratto, risvegliandomi dai miei pensieri.
-Uhm…- mi schiarii la gola. -Certo- risposi.
-Le ho chiesto più volte di leggere la poesia- disse leggermente irritata, per poi passare a un tono più ironico. -Non sapevo che la sig. Todou fosse più interessante della mia lezione-
Divenni paonazzo, come del resto Akira.
-Ecco… Mi scusi…- biascicai imbarazzato.
-Legga- sospirò. - Per favore-
 
Le ragazze sono come le mele sugli alberi.
 
Le ragazze sono come le mele sugli alberi.
Le migliori sono sulla cima dell'albero.
Gli uomini non vogliono arrivare alle migliori, perché
hanno paura di cadere e ferirsi.
In cambio, prendono le mele marce che sono cadute
a terra, e che, pur non essendo così buone,
sono facili da raggiungere.
Perciò le mele che stanno sulla cima dell'albero, pensano
che qualcosa non vada in loro, mentre in realtà
"Esse sono grandiose". Semplicemente devono essere
pazienti e aspettare che l'uomo giusto arrivi, colui che sia
così coraggioso da arrampicarsi fino alla cima
dell'albero per esse.
Non dobbiamo cadere per essere raggiunte, chi avrà
bisogno di noi e ci ama farà
di tutto per raggiungerci.
La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per
essere calpestata, ne dalla testa per essere superiore.
Ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere
protetta, e accanto al cuore per essere amata.
 
W. Shakespeare
 
 
-Perfetto- concluse la professoressa, prima di tornare a spiegare.
Sospirai, mentre sentivo lo sguardo di Akira su di me. Mi voltai verso sinistra e ne ebbi la conferma: mi stava guardando intensamente, con quei suoi occhi da cerbiatta che riuscivano a incantare chiunque. Si rese conto che la stavo osservando anch’io, quindi un bellissimo color porpora colorò le sue guance, e subito dopo si girò. Posai la testa sul banco, chiudendo gli occhi e ascoltando il forte battito del mio cuore. Ripensai alle parole che avevo letto, rendendomi conto che in realtà non avevo prestato loro attenzione, e feci scorrere lo sguardo sulle parole stampate sulla pagina.
“Le ragazze sono come le mele sugli alberi.”
Già dal titolo non iniziamo bene.
“Le migliori sono sulla cima dell'albero. Gli uomini non vogliono arrivare alle migliori, perché hanno paura di cadere e ferirsi.”
Iniziai a riflettere su questa frase. Se Akira fosse stata una mela, sarebbe di sicura la più succulenta, senza dubbio. E anche se fosse la mela più alta dell’albero, non esiterei nemmeno un attimo per arrampicarmi e raggiungerla. Di sicuro non avrei paura di ferirmi, perché ne sarebbe comunque valsa la pena. Scalerei persino la montagna più alta del mondo pur di vederla solamente sorridere.
“In cambio, prendono le mele marce che sono cadute a terra, e che, pur non essendo così buone, sono facili da raggiungere.”
Che frase sciocca.
Perché dovrei accontentarmi di altre mele se la migliore la si può raggiungere sforzandosi solo un po’ di più? Perché non dovrei volere al mio fianco Akira, la ragazza perfetta? Con quei suoi movimenti fluenti e di classe farebbe girare la testa a chiunque. Per non parlare della sua voce vellutata quando sussurra con quel suo modo soave.
“Perciò le mele che stanno sulla cima dell'albero, pensano che qualcosa non vada in loro, mentre in realtà esse sono grandiose. Semplicemente devono essere pazienti e aspettare che l'uomo giusto arrivi, colui che sia così coraggioso da arrampicarsi fino alla cima dell'albero per esse.”
Grandiosa è l’aggettivo esatto per descriverla: dolce, premurosa, caparbia e affiatata, tenace, bellissima e grandiosa. Non c’è assolutamente niente che non vada in lei, nemmeno quel suo lato più violento.
Che ci vuoi fare, Tadashi. Sei un masochista pazzo d’amore.
Sì, sono coraggiosamente pazzo d’amore per la mela più alta dell’albero.
“Non dobbiamo cadere per essere raggiunte, chi avrà bisogno di noi e ci ama farà di tutto per raggiungerci.”
Questa frase si addice perfettamente alla mia ragazza: esprime forza, superbia e tra le righe si percepisce un bisogno di rassicurazione, che in verità non è necessario. Sa già di essere la ragazza più importante per me, che farei di tutto per lei.
“La donna uscì dalla costola dell'uomo, non dai piedi per essere calpestata, ne dalla testa per essere superiore. Ma dal lato per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, e accanto al cuore per essere amata.”
Poche volte mi ero trovato a riflettere su frasi profonde come questa. Una femminista come Sakura si sarebbe commossa di fronte a queste parole. Alzando per qualche secondo lo sguardo notai che la prof. stava ancora spiegando, quindi tornai a concentrarmi. Non calpesterei mai Akira, né permetterei a qualcuno di farlo. Patirebbe le pene dell’inferno per aver osato farle del male. A volte è saccente, questo è vero, ma quando si vanta lo fa con ironia. Non è altezzosa, è perfetta. Lei … Ha bisogno di essere protetta, nonostante sia troppo orgogliosa per ammetterlo. Tuttavia non ha bisogno di essere amata, perché ciò che provo io da molto tempo va oltre all’amore. Se non ci fosse, non riuscirei a vivere. Non sorriderei, non mangerei più. Mi perderei un piccolo dettaglio: la vita.
-Tadashi? Ehi…?- disse una voce.
Alzai la testa, trovandomi di fronte Akira, bella come  sempre. -La lezione?- domandai.
Mi accarezzò i capelli ridacchiando. -È finita da un pezzo. Non hai sentito la campana?-
Mi guardai attorno: eravamo gli unici in classe. Mi alzai di scatto, facendola sobbalzare. Presi i libri che teneva in mano e li posai sul mio banco, senza mai mollare il contatto con i suoi occhi da cerbiatta. Avvicinai le mei labbra alle sue, restando sbalordito per l’ennesima volta dal suo gusto unico e nuovo, anche se in realtà nuovo non era. La assaporai con lentezza, strappandole gemiti di piacere che portarono il mio sangue dritto al cervello.
-…A che stavi pensando?- chiese con la sua solita e morbida voce, una volta terminato il bacio.
-A te…- la abbracciai. -Ti amo, Akira-
Mi strinse più forte a sé. -Anch’io ti amo, Tadashi- sussurrò poi all’orecchio.
Forse le poesie non sono poi così male.

 
 
 
Fine
 
 
 
Grazie a chi ha letto questo mio nuovo racconto.
Mi sono messa d’impegno, e ciò è dovuto alle bellissime parole di SkyDream e Nadynana.
Se questo capitolo esiste, ringraziate loro.
Qui Tadashi si confronta con un mondo a lui completamente nuovo: la poesia. Tuttavia, nonostante sembri così distante dall’Inghilterra Shakespeariana, le parole per descrivere la sua amata Akira escono fluenti come non mai.
Adoro William S.
Ho letto molte delle sue meravigliose opere, perciò ci tenevo a inserire questo capolavoro tra i pensieri del nostro protagonista.
Spero mi lasciate una recensione per darmi il vostro parere. Anche se non sembra, il parere del pubblico è importante, perché da’ all’autore idee e suggerimenti per andare avanti.
Per non parlare di correzioni, aggiustamenti…
Grazie ancora una volta per avermi prestato attenzione.
Grazie, lettore, perché ci sei.
Con affetto,
Maddie.
  
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