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Autore: ChandersonLover    11/09/2013    3 recensioni
Ship: Grant Gustin - Nuovo Personaggio
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
"Se non fosse che io sia distesa per terra, nel bel mezzo di un’autostrada, ricoperta di sangue e con la vista annebbiata, nel punto più vicino alla morte di quanto io non abbia mai raggiunto, potrei persino essere felice.
Lui.
La persona per la quale io per ben 4 anni sono stata ossessionata.
Colui per il quale non ho quasi avuto vita sociale, se non tramite manufatti elettronici. Colui che ha reso la mia adolescenza un vero delirio…
E’ qui, mi tiene la testa, cercando di fermare il fiume di sangue che parte dalla mia tempia e… Sta piangendo.
Lui sta piangendo per me.
Grant Gustin.
Grant sta piangendo per me. "
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Grant Gustin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Epilogo
 
 
 
 
 
 
 
 
A volte le cose non vanno come vorresti.
 
A volte semplicemente non vanno e basta.
 
E a volte l’unica cosa che puoi fare è arrenderti.
 
 
 
 
 
 
 
“Sei-Sei sicura? Io voglio restare. Io posso-”
 
“Grant sto bene. Sono passati due mesi ed io sono stanca di vederti soffrire. Ti manca la tua famiglia ed io non voglio che resti ancorato qui per tutta l’estate o la vita. Tu... Tu devi andare.”
 
 
 
 
Lasciarsi andare alla persona che ami, a volte può essere estremamente difficile.
 
Puoi pensare di non farcela. Puoi avere dubbi sulla tua stessa possibilità di riuscita.
 
Hai paura di soffrire. Hai paura di restare sola col cuore spezzato. Hai paura che odierai l’istante in cui hai permesso che accadesse e spesso preferisci scappare piuttosto che provare ad essere felice, almeno per un istante.
 
Ma poi, quando l’amore chiama, è difficile non rispondere.
 
E senza nemmeno saperlo, lo fai... Rispondi.
 
 Ed è totalizzante.
 
L’amore ti prende, t’innalza verso il cielo, lasciandoti in bilico in ogni istante.
 
Hai sempre paura di cadere, ma preferiresti morire, pur di restare in quel piccolo angolo di paradiso, che ti sei creato al fianco della persona, al quale hai donato il tuo cuore.
 
E potrai cadere un giorno, ma la realtà è che non t’importa.
 
Perché quando cadi, se il tuo cuore batte nel modo giusto, puoi provare a rialzarti.
 
Sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
“Betta. Piccola sei... Sei sveglia.”
 
 
 
 
 
 
 
Aprire gli occhi.
 
Mettere a fuoco un’anonima bianca camera d’ospedale. Inalarne ogni minimo dettaglio. Imparare di nuovo a guardare.
 
Credevo che quello fosse stato il momento più indimenticabile della mia vita.
 
Ma mi sbagliavo.
 
Voltarmi col volto spiaccicato e pallido contro il cuscino, dall’altro lato, per trovare due meravigliosi occhi colmi di lacrime di gioia... Quello è stato il momento più incredibile, meraviglioso e indimenticabile della mia vita.
 
 
“Sei svegli-... Oh cazzo devo chiamare un dottore.”
 
“A-Aspetta.”
 
 
E prima che avesse potuto correre fuori per chiamare un medico, l’ho bloccato a mezz’aria tra la sedia e l’essere in piedi, avendo bisogno di un altro istante per guardarlo.
 
 
“Ti-ti senti bene? Betta de-devo chiamar-”
 
“Sei rimasto.”
 
E guardarlo tirare un sospiro di sollievo, mentre si risiede, portando la sedia più vicino possibile al mio letto, mi ha aperto il cuore.
 
Non avevo sognato.
 
Non era tutto dovuto agli antidolorifici, al coma e al fatto che avessi battuto la testa e fossi stata scaraventata sul ciglio di un’autostrada a 130 chilometri orari.
 
Era rimasto davvero.
 
Grant era rimasto. Per me.
 
 
Annuì, prendendo con cura e delicatezza la mia mano, massaggiandone il dorso come se avesse paura che avrebbe potuto rompersi da un istante all’altro.
 
“Non potevo lasciarti sola... I-io... Non potevo. Eri... tu eri...”
 
E vedere di nuovo i suoi meravigliosi occhi, riempirsi di lacrime, ha iniziato ad inondare anche i miei, consapevoli finalmente di ciò che mi si parava davanti...
 
Un miracolo.
 
Avevo davanti un meraviglioso miracolo, fatto di occhi verdi, occhiaie e una scia interminabile di lacrime versate una ad una, soltanto per me.
 
 
 
“Tu... Tu Potevi morire a causa mia. Io... Ti prego perdonami.”
 
 
“Non è colpa tua.”
 
 
Quattro parole.
 
Quattro semplici parole che forse, riusciranno a salvare l’anima di una persona.
 
L’anima di una persona logorata, fatta a pezzi da un errore che avrebbe rischiato di lasciargli un orribile peso sul petto che mai, mai nella vita avrebbe potuto cancellare.
 
L’anima di quella persona che senza volerlo, avrebbe rischiato di uccidere anche se stesso, se avesse continuato a pensare che ogni cosa era andata a pezzi a causa sua.
 
Ma non è stato così.
 
Lo avevo capito nell’istante esatto in cui i suoi occhi avevano brillato di felicità del vedermi sveglia.
 
Lo avevo capito sentendo la sua voce cantare.
 
Lo avevo capito dal primo istante in cui l’ho sentito implorare, su quella strada, di restare con lui.
 
 
Non viva. Semplicemente... Con lui.
 
 
“Sì che è colpa mia! Tu... Io ti ho convinto a stare con me, sapendo di cos’era capace. Non pensavo che fosse pericolosa e anche se la odio da morire, non credo che volesse questo. Voleva soltanto... spezzarti il cuore e c’è riuscita.
Ma io... Io volevo il tuo cuore e lei me l’ha portato via.
Perdonami, Betta. Non... Io non avrei dovuto metterti in gioco. Non ne valeva la pena ed invece? Come sempre ho pensato a me stesso e ho fatto di tutto per avert-”
 
 
 
E la tua testa pulsava così forte, da avere soltanto voglia di tornare a dormire. Le sue parole colpivano il tuo petto, rischiando di farti venire un infarto, accompagnato dallo stato semi-cosciente del post-coma nel quale ti trovavi.
 
E avresti voluto chiudere gli occhi, provando a cacciar via quel dolore che, senza l’aiuto di un medico, non sarebbe scomparso così facilmente.
 
Ma hai resistito, perché nulla poteva essere più importante che far parlare finalmente il tuo cuore.
 
 
Non è mai troppo tardi per aprire il tuo cuore.
 
 
Ma, avrebbe potuto essere troppo tardi. Avresti potuto lasciare che le parole restassero al suo interno, lì su quell’autostrada, scappando via dall’unico istante di felicità che ha accompagnato la tua vita.
 
Ma non l’hai fatto.
 
Hai lottato per continuare a vivere quell’istante, perché a volte... Il seguito di una favola, è anche meglio della fine.
 
Così lo hai fatto.
 
Hai lasciato che la tua testa pulsasse. Hai lasciato che il tuo cuore andasse in tachicardia. Hai lasciato che il tuo respiro ti mancasse... e non t’importava.
 
L’importante in quell’istante era donargli il tuo amore. Prima che fosse di nuovo troppo tardi.
 
“Tu lo hai.”
 
“C-come?”
 
“Il mio cuore. Non l’hai perso. Lo hai.”
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
E passano i giorni, settimane e senza rendertene conto mesi.
 
E, grazie a Dio, sei viva, più viva che mai.
 
Vedere la morte da così vicino riesce a darti quella scarica di vita che non credevi avresti mai avuto in tutta la tua esistenza.
 
E vivere quell’adrenalina nel riuscire a rialzarti e sorridere al fianco di qualcuno che non aspettava altro... è ciò che ti farà ringraziare per sempre, di avere avuto la tua personale seconda chance.
 
 
Questi due mesi al fianco di Grant sono stati, senza alcun dubbio, i più belli, dolorosi e meravigliosi mai vissuti.
 
Alzarmi dalla sedia a rotelle è stato facile. Camminare sulle mie gambe non lo è stato così tanto.
 
Il coma ha portato ad uno scoordinamento iniziale, nel quale non riuscivo a camminare per più di trenta minuti soltanto con l’ausilio del bastone. Dopo, avrei avuto bisogno di qualcuno e il mio salvatore era sempre lì, a sorreggermi.
 
Non ha mai voluto dirmi se avesse disdetto impegni lavorativi, i quali sono certa lo stessero aspettando. Non ha mai menzionato al fatto di voler lasciare l’Italia. Non mi ha mai chiesto se avessi bisogno di lui.
 
Semplicemente c’è stato e semplicemente ha fatto in modo che io... m’innamorassi di lui.
 
Nel vero, puro e semplice senso della parola.
 
Non di una persona famosa. Non di quel tipo che ucciderebbe chiunque col suo sguardo penetrante e con una voce da far sciogliere ogni iceberg.
 
Semplicemente... di Grant.
 
Mi sono innamorata del sorriso che portava sul volto, quel primo periodo d’ospedale, dopo che finalmente mi avevano dichiarata stabile e in via di guarigione.
 
Mi sono innamorata di quando fischiettava sottovoce, non volendo che la sua voce desse fastidio alle frequenti fitte iniziali alla mia testa, avendo però bisogno di produrre musica in qualche modo.
 
Mi sono innamorata delle sue mani che sempre erano pronte a tenermi, evitando una sicura caduta.
 
Mi sono innamorata, di nuovo, dei suoi occhi perché... quando hanno iniziato a guardare soltanto me, se possibile, sono diventati ancora più meravigliosi.
 
E mi sono innamorata del suo cuore.
 
Ha un cuore immenso, un cuore pronto a donarsi agli altri, senza aver bisogno di battere per se stesso.
 
Batte soltanto per spirito di sopravvivenza ma io so che, da quando ha deciso di regalarlo a me... non ha fatto altro che pulsare, ogni istante, per me.
 
E da allora sono convinta che quello al quale ho assisto non è stato un miracolo.
 
E’ stato semplicemente Lui.
 
 
Lui che aveva paura di aprirmi il suo cuore. Lui che non mi avrebbe nemmeno baciato, di nuovo, se non glielo avessi chiesto. Lui che avrebbe ucciso pur di vedermi di nuovo sveglia. Lui che ha lasciato ogni cosa all’altro capo del mondo, soltanto per essere sicuro che io resti viva.
 
Lui che si è preso il mio cuore nell’istante esatto in cui ha capito che poteva prenderselo.
 
E mi sta bene.
 
Non ho bisogno del mio cuore, quando ne ho avuto in cambio uno migliore.
 
Anche se non ci sarà più. Anche se cadrò... Non importa.
 
Avrò sempre il ricordo di quest’attimo di pura, incredibile e impossibile felicità, che mi ricorderà che è successo.
 
 
 
Lasciarsi andare alla persona che ami, a volte può essere estremamente difficile, è vero.
 
Ma a volte lasciarla andare è anche peggio.
 
 
 
 
“Tu... Tu devi andare.”
 
“Perché vuoi che me ne vada? I-io credevo che stessimo bene, insieme. Stai... Stai appena iniziando a camminare senza bisogno del bastone. Io voglio aiutart-”
 
“Ti amo.”
 
E guardare i suoi occhi risplendere di una bellezza esasperante alle parole che mai prima d’ora avevo avuto il coraggio di dire, mi porta davvero ad aver bisogno di un supporto. E non sono le gambe a cedere. Ma è lui a farmi cedere.
 
 
Non so perché l’ho detto. Non so nemmeno come sia riuscito a farlo ma... Era giusto.
 
Sono ore che cerco di convincerlo di accettare il biglietto che i miei gli hanno regalato per il suo compleanno.
 
American Airlines. Solo andata. Milano Linate - Los Angeles.
 
E’ stata la mia unica richiesta.
 
So che hanno speso molto ma non ce la facevo più a vederlo in questo stato.
 
Sembra felice ma io... Lo vedo.
 
Vedo come guarda i suoi colleghi in tv, pronti per la prossima sfilata. Lo vedo quando sente i suoi amici “usignoli”, con i quali passa le giornate, quando è casa. E vedo quanto stia soffrendo per questo periodo di stallo.
 
Non è così famoso in Italia. Non troverà lavoro così presto e intanto resta qui a fare l’infermiere. E... non mi sta bene.
 
Odio che debba andare via ma... Non può restare. Mi fa male vederlo così ed io non posso vederlo spegnersi a causa mia.
 
 
 
 
Si blocca guardandomi a bocca spalancata, fissandomi come se non avesse mai visto nient’altro prima d’ora in vita sua.
 
Poi mi bacia.
 
Senza parole, non ne ho bisogno.
 
So già cosa prova per me, non ho bisogno che lo dica ad alta voce, ma...
 
 
“Ti amo anch’io.”
 
 
... Ma sentirlo dire, ancora, è meraviglioso.
 
 
La prima volta è successo in ospedale. L’ha detto in un momento di frustrazione, di stanchezza e di voglia di ricominciare. L’ha detto perché lo pensava, ma io... stavo dormendo.
 
Mi ha sussurrato all’orecchio, convinto che non avrei mai ricordato, che non aveva mai capito i suoi amici che s’innamoravano così in fretta, che aveva sempre riso di loro e poi? Era successo anche a lui.
 
E se n’era accorto soltanto quando io stavo per andare.
 
Poi...?
 
Poi qualche giorno fa, finalmente, abbiamo rifatto l’amore e quando credeva che mi fossi addormentata me l’ha sussurrato tra i capelli, tra un bacio e l’altro e sono stata così stupida, da fingere che non sia successo, soltanto perché avevo paura di ricambiare.
 
E invece?
 
Quelle due parole hanno preso il sopravvento di me come una bomba ad orologeria e sono uscite da sole dalla mia bocca, senza nemmeno provare a pronunciarle.
 
E lui?
 
Anche se non avevo bisogno che lo facesse, ha ricambiato.
 
Può sembrare impossibile.
 
Magari è tutto come in un meraviglioso sogno... Come in uno stupido sogno, da ragazzina, ma è cosi.
 
Grant mi ama ed io... non ho fatto nulla, per far sì che accadesse.
 
 
Ci stacchiamo dopo lunghi minuti dal bacio più meraviglioso e vero che mi avesse mai dato. Fatto di cuori, di bocche di anima. Fatto di noi. Fatto di consapevolezza. Fatto d’amore.
 
“Mi ami sul serio?”
 
Sospiro, compressa contro la sua fronte, riprendendo fiato, annuendo ad occhi chiusi.
 
“Sì. Per questo voglio che tu te ne vada... Non posso più vederti così.”
 
Annuisce, sbuffando, allungandosi per catturare di nuovo velocemente le mie labbra.
 
“Ma starò comunque male senza di te. Sono tre mesi che vivo solo di te e ora...”
 
“Ora devi pensare alla tua carriera. Hai fatto tanto per arrivare dove sei e... Se io non avessi avuto quell’incidente-”
 
“Sarei tornato a prenderti.”
 
Sbarro gli occhi, allontanandomi per fissarlo completamente basita nei suoi. “Cosa?”
 
“Sì. Avevo un piano. Sarei tornato per passare l’estate qui, dopo aver lasciato... bhè lo sai, e se le cose fossero andate bene tra noi... Ti-ti avrei chiesto di stare con me.”
 
Abbasso lo sguardo immaginando la mia felicità nel vederlo tornare soltanto per me. Nell’implorarmi di andare via con lui. Nel lasciare tutto soltanto per lui.
 
Lo avrei fatto? Non lo so.
 
“Ve-Verresti?”
 
Lo farei?
 
“Con... Con te?”
 
“Sì. Puoi studiare moda in America. Sai a Los Angeles quante scuole di giornalismo ci sono? Centinaia. Tu... Tu potresti diplomarti lì ed io ho conoscenze e potrei farti avere un lavoro part-time e potresti vivere da me, se vuoi o dormire in un dormitori-”
 
Ascolto il suo delirio ad occhi completamente sbarrati, pensando seriamente che sia impazzito.
 
Ma in fondo l’amore è folle e a volte bisogna soltanto avere il coraggio di afferrarlo.
 
Ma la realtà è che, a volte non è poi così semplice.
 
 
“Grant, fermati. Ti prego.” Lo blocco, prendendogli la mano, baciandone il dorso per calmarlo. “Mi manca soltanto un anno. Uno e sarò via da questo posto. Io... non posso mollare adesso.”
 
Guardo i suoi occhi che stavano vibrando di un fuoco meraviglioso, spegnersi all’istante, scalfendo un pezzo del mio cuore, sentendolo spezzarsi a poco a poco.
 
E non posso permetterlo. Non voglio più vederlo triste a causa mia.
 
“... Però poi avrò bisogno di un lavoro e il Cosmo di Los Angeles è una delle sedi più grandi...”
 
“Quindi... Verrai?”
 
E... .
 
E’ quella la luce che voglio nei suoi occhi, sempre. E’ di quella luce che oramai vivo e non potrei più farne a meno.
 
 
 
“Soltanto se tu prometti che in quest’anno tornerai da me.”
 
“Sempre Betta. Tornerò sempre da te.”
 
 
 
Forse io e Grant non staremo insieme. Forse invece sì. Forse troverà qualcun altro che gli ruberà il cuore o forse resterà fedele alla sua promessa.
 
Forse semplicemente se siamo destinati, oggi, tra un anno o tra dieci, staremo insieme... ma per ora...
 
E’ il presente che conta. Ed è il presente più bello che avessi mai potuto desiderare.
 
 
 
 
 
 
 
A volte le cose non vanno come vorresti.
 
A volte semplicemente non vanno e basta.
 
E a volte l’unica cosa che puoi fare è arrenderti.
 
 
 
 
Ma se cerchi di resistere forse... Vanno anche meglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccoci qua.
 
Probabilmente non era ciò che ti aspettavi.
 
Anzi, sicuramente non è ciò che ti aspettavi.
 
Quasi un anno fa, ti dissi: “E se scrivessi una Brant Hot?”
 
Bhè di Hot non ne è uscito nulla, perché mi è venuta in mente questa trama, mentre iniziavo il prologo e la storia ha preso tutta un’altra piega, ma sai cosa? Sono contenta.
 
Perché non c’è stato smut. C’è stata soltanto una storia che può sembrare impossibile, ma credimi... Non lo è.
 
Lui sa che esisti, io So che lo sa.
 
Mi dispiace per Hannah perché sembra una brava ragazza e mi dispiace di averle fatto fare la parte della stronza, ma... Lo meritava, almeno nella storia. Perché eri tu la sua anima gemella.
 
Tu che sei permalosa, lunatica e autoironica come lui. Tu che vivresti di lui, se solo te ne desse la possibilità e ... lo vedremo.
 
Perché un giorno, quando sarà un famoso attore e indossatore come in questa ff... tu lo incontrerai e lì... Li cambierà tutto.
 
Sperando solo che tu non rischi di morire come qui, però. :P
 
E’ impossibile ciò che ho scritto? Forse.
 
Ma Grant stesso ci ha insegnato che nulla è impossibile.
 
Credeva di non farcela e ha girato un film ed ha fatto parte di Glee. Pensava di non uscire da Norfolk e invece? Invece è a Los Angeles cercando il suo posto che io sono certa troverà.
 
Ti adoro e sono strafelice... E’ il nostro anno questo.
 
Ne abbiamo passato uno ad imparare a conoscersi e a volerci bene, ora dobbiamo soltanto continuare a farlo.
 
E mi dispiace se forse non è ciò che volevi, ma credimi... quando inizio a scrivere non ho il potere, sono le mie mani a farlo.
 
Spero che questo piccolo viaggio, ti sia piaciuto... A me è piaciuto raccontarti.
 
Grazie a Monica per aver non-betato e grazie a chi Inaspettatamente si è aggiunto a questa storia, seguendola, seppur sia totalmente personale e fuori-tema Glee.
 
E grazie a te per avermi ispirato.
 
 
Ti voglio bene Betta.
 
Vale <3
   
 
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