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Autore: MaggieMary    11/09/2013    9 recensioni
Due ragazzi.
Il primo è alto, bello e perfetto; il secondo è un giovane dal viso effeminato.
Un amore a prima vista.
L'unico ostacolo?
Un imbarazzante costume da panda!
[MyungJong ≈♥ con accenni WooGyu. Più altre OTP] ≈
[SONO 55 I CAPITOLI! Non 56 come c'è scritto ] [COMPLETA] ; n ;
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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[Sungjong POV]
 

C’è un limite alla perfezione?
 
Qual’è la risposta più ovvia se non si?
 
Siamo umani e come tali abbiamo dei limiti. E lo stesso vale per ciò che facciamo, per le azione che svolgiamo.
 
Per quanto sia buona una torta, avrà sempre un limite, non andrà mai oltre un determinato limite di perfezione. Un limite che è come una linea disegnata. Come quelle strisce bianche e rosse che segnano il confine tra noi e qualcos’altro, a cui non possiamo avvicinarci.
 
Sono strisce sottili, che facilmente potremmo tagliare o oltrepassare, eppure non lo facciamo. Non lo facciamo perché siamo stati istruiti a non farlo.
 
Famiglia e società ci hanno insegnato che non è possibile fare tutto.
 
Non possiamo restare ore e ore sottoacqua, senza correre il rischio di affogare. Non possiamo leggere nel pensiero. Non possiamo volare. Non possiamo compiere quelle azioni che andrebbero oltre ai limiti umani.
 
Perché tutto nella vita di un umano ha un limite, e a volte è bene che lo abbia.
 
Se non ci fosse un limite al dolore, soffriremmo anche per un semplice livido. Se non ci fosse un limite durante i pasti, non smetteremmo mai di mangiare.
 
Ma può esserci anche un limite alla perfezione? Una persona non potrebbe andare ben oltre quel limite? Una storia d’amore non potrebbe essere più perfetta della perfezione?
 
Non si tratta di giochi di parole, ma di semplici osservazioni.
 
Perché i sentimenti che provavo in quel momento, stretto in un forte e dolce abbraccio, erano troppo profondi.
 
E mentre accarezzavo gli zigomi del suo volto non potevo non reputare la sua bellezza più che perfetta.
 
Erano passati mesi, erano passati giorni, erano passati secondi. Eppure ancora pensavo. Pensavo nello stesso modo in cui riflettevo alla fine dell’anno scorso, quando ancora le nostre vite erano separate da qualcosa di astratto.
 
Quando ancora osservavo Myungsoo come un essere troppo perfetto per anche solo avvicinarmi.
 
Eppure, ancora non conscio di come o perché, ero io la persona che ora lo stava stringendo, mezzo addormentato in quella mattina di inizio estate.
 
Ero sempre più curioso di sapere quale sorta di buona azione avevo mai compiuto nella mia vita passata per essermi meritato una simile storia d’amore.
 
Una storia d’amore che, si, era troppo perfetta per essere perfetta.
 
Avevamo avuto anche noi i nostri momenti di instabilità, eppure eravamo ritornati ad essere un unico equilibrio stabile.
 
E ora al mio fianco avevo un ragazzo alto, bello e assolutamente perfetto. Mentre io non ero altro che un panda.
 
Anche se Myungsoo ancora non lo sapeva.
 
--
 
Era Giugno ed erano passati più di qualche mese da quando avevo incontrato Myungsoo.
 
Ora la mia poteva tranquillamente non definirsi più una semplice cotta passeggera. Sapevo che le mie emozioni si erano trasformate in sentimenti profondi, che difficilmente sarebbero scomparsi.
 
Non sapevo ciò che provava, ma da come mi teneva stretta la mano, mentre camminavamo tranquilli in quelle strade, sapevo che valeva lo stesso per lui.
 
O così volevo egoisticamente credere.
 
Come quanto egoista sia pensare che la nostra storia d’amore non sarebbe mai scomparsa.
 
Era trascorso meno di un anno, però allo stesso tempo mi sembrava che fosse già passato sufficiente tempo. Sufficiente tempo per dichiarare che si, Myungsoo era la persona con cui avrei voluto passare il resto della mia vita.
 
Una vita che era ancora tutta da vivere.
 
A differenza di chi aveva definito la nostra come una semplice cotta o infatuazione momentanea, io e Myungsoo eravamo ancora insieme.
 
Ogni giorno, il sorriso sul mio volto si faceva più largo e sereno, e spesso nemmeno mi rendevo conto di avere costantemente un espressione felice, in qualsiasi momento della giornata.
 
Era qualcosa di assolutamente incontrollabile ed ero felice che fosse così.
 
Ero felice e volevo farlo sapere alla gente.
 
Più di tutti, avrei voluto farlo capire alla mia famiglia.
 
Una mattina di fine primavera, avevo ricevuto dal nulla una chiamata da parte di mia madre e da quelle ne erano seguite tante altre.
 
Così, le telefonate con la mia famiglia erano diventate sempre più frequenti, fino a diventare qualcosa di abituale, all’ordine del giorno.
 
Parlavamo del più e del meno, spesso finivamo solo per chiederci come avevamo trascorso la giornata.
 
A volte, avevamo pure parlato di Myungsoo, ma superficialmente e senza scendere in particolari.
 
Forse si, quello era semplice un inizio.
 
Forse si, ci sarebbero voluti molti altri mesi prima di far accettare pienamente ai miei quella storia.
 
Ma io avevo tutto il tempo.
 
--
 
Il sole batteva leggere sulle nostre parti del corpo scoperte.
 
Era mattina e Myungsoo ed io stavamo uscendo dal nostro appartamento per andare a lavorare, come sempre.
 
Quelle azioni abituali non erano assolutamente monotone, anzi davano un forte senso di sicurezza.
 
Era estate, ma Myungsoo ancora stringeva forte la mia mano con la sua e non faceva altro che far avvicinare di più il suo corpo al mio, mentre camminavamo tranquilli.
 
-Fa già caldo di suo … Se poi mi stai attaccato tipo koala, mi sciolgo sul marciapiede!
 
Myungsoo sorrise e si strinse ancora di più a me, portando un braccio intorno alle mie spalle.
 
-Togli quel braccio che a momenti nemmeno ci arrivi alla mia spalla.
 
-Non sei un grattacielo!
 
-Ma sono comunque più alto io.
 
Da quando quella minima differenza d’altezza, quasi invisibile, si era fatta sentire, non passava giorno che non lo prendessi in giro.
 
Quando ci ero incontrati, Myungsoo mi superava di poco in altezza, ma ci avevo messo solo qualche mese per raggiungerlo.
 
-Non è colpa mia se continui a crescere.
 
-Ma per i giovani è normale.
 
Myungsoo mi guardò con una smorfia – Mi stai dando del vecchio?
 
-Uhm, si. Dopotutto sei un mio hyung.
 
Il ragazzo affianco a me si ritrovò a riflettere per qualche istante, prima di rispondere.
 
-Hyung eh? Sai che non mi hai mai chiamato così?
 
-Ah no? – esclamai, pensando a ciò solo in quel momento – Non me ne sono mai reso conto.
 
Ed era vero.
 
Il nostro primo incontro era avvenuto per caso, da completi sconosciuti – o quasi -, però non lo avevo mai apostrofato in quel modo.
 
Eravamo subito entrati in confidenza e ci eravamo sempre chiamati per nome.
 
-Allora sei sicuro per stasera? Guarda che posso benissimo aspettarti se non vuoi tornare a casa da solo …
 
Appoggiai la testa sulla sua spalla.
 
-Non ti preoccupare, vai pure a casa per primo. Non dovrei metterci troppo comunque.
 
Myungsoo annuì, ma non sembrava del tutto convinto.
 
Quel pomeriggio l’avrei passato a raccontare qualche fiaba ai bambini nel retro del negozio di giocattoli, e poi avrei dovuto chiudere io il negozio.
 
-Che succede?
 
Myungsoo scrollò le spalle – Nulla. Mi da solo fastidio che tutti sappiano che lavoro tu faccia … tranne me. Certe volte mi chiedo davvero cosa ti spinga a nascondermelo dopo tutto questo tempo …
 
Mi torturai un labbro a suon di morsi.
 
Pensavo che sarei riuscito a nascondere quella doppia identità di panda per sempre .. ma chi voleva darla a bere?!
 
Prima o poi l’argomento sarebbe saltato fuori, in un modo o nell’altro.
 
Non sapevo perché ancora glielo stessi nascondendo.
 
Forse perché oramai era diventata una cosa normale. Forse perché era davvero troppo ridicolo come lavoro. O forse, più probabilmente, perché non volevo passare per lo stalker di turno.
 
Quando ancora Myungsoo era solo una figura lontana, un’anima tranquilla che sorseggiava caffè nel bar di fronte al mio negozio, mi ero ritrovato più volte a fissarlo.
 
A perdermi nei suoi occhi scuri che spesso avevano incontrato la mia testa di panda.
 
Non volevo che L si rendesse conto che lo avevo sempre osservato da lontano. Che era sempre stato oggetto delle mie attenzione, seppur ancora non lo sapesse.
 
Volevo che Myungsoo pensasse al nostro primo incontro come a quella sera in quei per poco non mi ero fatto investire.
 
Non era un bel ricordo e ancora la figuraccia era un’immagine chiara. Però aveva anche un non so ché di romantico.
 
Faceva molto drama e, nonostante il mio amore per i film horror, non potevo non farmi prendere dalla dolcezza di certe storie d’amore.
 
Era meglio così. Era meglio che Myungsoo non sapesse che l’avevo sempre “stalkerizzato”.
 
Il nostro primo incontro era avvenuto in quel quasi incedente, punto. Quasi fosse stato destino.
 
La nostra relazione partiva da lì. E da lì partivano nuove ramificazione. Nuovi giochi del destino.
 
Perché il destino mi aveva portato da lui alla fine.
 
--
 
In quella pasticceria, dai calmi colori pastello, situata poco lontano dal centro della città, si potevano udire il suono dei cucchiaini di ceramica che sbattevano contro le tazze bianche splendenti.
 
L’odore di dolci diversi si mischiavano tra di loro, creando una perfetta armonia di profumi che subito ti facevano venire l’acquolina in bocca.
 
Era un profumo così intenso che si poteva già sentire all’inizio della via e per questo, nonostante le dimensione del locale fossero limitate, numerosi clienti entravano da quella porta di legno chiaro.
 
Ogni volta, il campanello arrugginito, appeso sopra l’ingresso, tintinnava, mischiandosi agli altri delicati rumori della pasticceria.
 
Era un locale talmente gradevole da poterci passare anche tutta la giornata …
 
-Hai intenzione di stare qui tutto il giorno o prima o poi ritornerai a fare il panda?
 
Una squillante voce arrivò alle mie orecchie, mentre un alta figura si era piantata davanti al mio tavolo.
 
-Prima eri tu che venivi sempre a trovarmi al negozio, ora permettimi di passare la pausa pranzo nella pasticceria dove lavori!
 
Sungyeol roteò gli occhi in cielo.
 
-Lo sai che non è questo che mi da fastidio … - commentò, prima di avvicinarsi di più al mio viso e borbottare all’orecchio – E’ che ogni volta ti seguono TUTTI. – spiegò, indicando poi col mento tutti i miei hyung seduti al mio stesso tavolo.
 
-Guarda che ti abbiamo sentito. – lo avvertì Sunggyu, mentre esaminava una fetta di torta nel piatto di Woohyun.
 
-Ma non avete un lavoro anche voi altri?! Mi occupate metà pasticceria tutti insieme!
 
Hoya si appoggiò allo schienale della sedia – Pff, se ci tratti così, quando io e Dongwoo hyung diventeremo famosi non ti daremo un soldo.
 
Quest’ultimo scoppiò a ridere, come sempre, quasi finendo a strozzarmi con la propria bevanda.
 
-Famosi .. ? Voi due?? – esclamò un sorpreso Woohyun – Con quelle vostre canzoncine e balletti?!
 
Howon mugugnò un qualcosa del tipo “Staremo a vedere chi ha ragione”.
 
Da un po’ di tempo ormai, avevamo preso tutti l’abitudine di passare le nostre pause pranzo in quella pasticceria o nel bar di Myungsoo. Anche se il suo capo non era mai tanto felice di veder entrare un simile branco di persone come noi nel suo adorato locale.
 
Mentre i miei hyung erano impegnati, una faccia felice ticchettò sul vetro della vetrina, attaccato al nostro tavolo.
 
Sungyeol cercò di reprimere un sorriso mentre ricambiava il saluto del giovane dall’altra parte del vetro.
 
-Min-jun è proprio un ragazzo carino ~ - cantilenò l’eterna coppietta di isterici.
 
-A-Ah .. ehm .. si. – concordò l’alto ragazzo, spostando il peso da una gamba all’altra.
 
-Sei solare da quando lo hai incontrato. – commentò Dongwoo con un sincero sorriso.
 
-Lo sono sempre stato!
 
-Ma ora lo sei di più ~ - mi ritrovai a parlare anche io, unendomi alle opinione dei miei hyung.
 
Gli angoli della bocca di Sungyeol si alzarono in un sorriso.
 
Sunggyu arricciò il naso – Dovremmo invitarlo ad uscire con tutti noi insieme una volta ... – buttò lì l’idea.
 
-Non mi sembra una buona idea … - cercò di ribattere l’alto ragazzo.
 
Woohyun annuì – Oh siii ~ E’ da tanto che non facciamo una cena tutti insieme! Omo, il mio Gyu è un genio ~ - commentò, cominciando a lanciargli dei cuori a ‘mo di fan service.
 
Si, oramai era certo: solo loro due potevano sopportarsi a vicenda.
 
Sungyeol si portò una mano alla fronte – Non ci penso nemmeno ad invitarlo a cena con voi altri! Già è tanto che vi abbia visti di sfuggita una decina di volte, … non vorrei traumatizzarlo del tutto.
 
Tutti e cinque storcemmo il naso, in disaccordo con la sua affermazione.
 
Non è che fosse messo mentalmente meglio di noi.
 
Di sicuro lui contribuiva col suo disagio.
 
Perché si, noi sette non eravamo un semplice gruppo di normali amici.
 
Eravamo una famiglia.
 
Una famiglia molto disagiata.
 
--
 
Erano le prime luci del pomeriggio ed una decina di bambini occupavano quel retro del negozi di giocattoli.
 
Alcune erano facce familiari, altri erano un nuovo paio di occhi.
 
Da quando il vecchietto isterico aveva avviato quel progetto, quel posto era diventato piuttosto rinomato e popolare.
 
Ben pochi negozi di giocattoli, da quelle parti, avevano un commesso che leggeva favole e fiabe ai bambini.
 
Non per prendermi tutto il merito, ma era soprattutto grazie a me se la popolarità era salita.
 
Però mi toccavano ore extra di lavoro, anche se più di tanto non mi dispiaceva dover sfaticare di più.
 
Avevo sempre avuto una particolare empatia con i bambini e stare in loro compagnia era un piacere.
 
Vederli immersi in una particolare storia, osservare il mutamento delle loro espressioni a seconda del proseguo del racconto … era qualcosa di magico.
 
Forse ero troppo preso da quel lavoro. O forse quello era davvero il lavoro perfetto per me.
 
Chi poteva dirlo, sapevo solo che non c’era niente di meglio.
 
Quante volte mi ero lamentato di quella occupazione? Quante volte avevo odiato quel ridicolo costume da panda che non lasciava un briciolo di virilità?
 
Tante, fin troppe volte.
 
Eppure, man mano che andava avanti il tempo cominciavo ad apprezzarne i lati positivi.
 
Magari sarei anche riuscito a rilevare il mio lavoro a Myungsoo. Più avanti si …
 
--
 
Seduto atterra, circondato da quei visi giovani, con solo la parte inferiore del costume da panda addosso, stavo raccontando l’ennesima fiaba.
 
Tutte le parole che uscivano dalla mia bocca erano come importanti pezzi di un puzzle che completavano la loro visione mentale della storia.
 
Era sorprendente come i bambini avessero la capacità di distrarsi con poco. E come riuscivano a farsi prendere da certe fiabe comuni, che avevano sentito oramai .. tante tante volte.
 
L’affascinante semplicità dei bambini era una cosa stupenda.
 
Il pomeriggio stava trascorrendo e io continuavo a narrare storie a quei bambini che mai distoglievano l’attenzione da me.
 
Quando arrivò la voce del vecchietto di quel negozio che annunciava che se ne sarebbe tornato a casa.
 
Era la prima volta che avrei dovuto chiudere io il negozio e tornarmene a casa da solo.
 
L’idea di dover far tutto quel tragitto a piedi, da solo, proprio non mi faceva fare i salti di gioia.
 
Non avevo chiesto Myungsoo di aspettarmi, per tornare a casa insieme. Mi sembrava una richiesta troppo egoistica da parte mia.
 
Anche perché, prima di conoscerlo, ero sempre ritornato a casa da solo.
 
Ma ora era una cosa di routine fare quel tragitto con lui.
 
Dovevo ammetterlo, ci si adeguava facilmente alle belle abitudine. E avere Myungsoo era sempre una bella cosa.
 
Immerso in quei pensieri che sempre, da un paio di mesi, occupavano la mia mente, non mi resi conto di aver smesso di leggere così inaspettatamente.
 
Solo quando la voce di quei piccoli bambini arrivò alle mie orecchie me ne resi conto.
 
Mi scusai con loro, finendo con una risata. Ma prima che potessi tornare a leggere, il campanello della porta d’entrata suonò, segno che era entrato qualcuno.
 
Senza avere il tempo di potermi accertare dell’identità di quella persona, un bambino dagli scuri capelli a scodella scattò in piedi.
 
-E’ la mamma! – esclamò sicuro, conoscendo ormai gli orari in cui tornavano a prenderlo da quel negozio di giocattoli.
 
Gli scompigliai appena i capelli, prima di lasciarlo andare via con la madre.
 
Ma subito ecco che un oggetto in particolare attirò la mia attenzione.
 
-Oppa, ha dimenticato il cappellino! – annunciò una delle bambine del gruppo, prendendo in mano quell’oggetto che anche i miei occhi prima avevano incontrato.
 
Sorrisi – Se lo dimentica tutte le volte! Sarà meglio che glielo riporti prima che se ne ritorni a casa. Bambini, aspettate qui, ritorno subito. E non uscite per nulla al mondo dal negozio o la strega cattiva verrà tutti a prendervi! – li avvertì, restando in tema con la favola che poco prima stavamo leggendo.
 
Gli occhi di quei piccoli si sgranarono, segno che avevano recepito il concetto.
 
Riservai un’ultima occhiata a tutti, prima di avviarmi verso la strada con quel capellino rosso in mano.
 
Fortunatamente, non impiegai molto tempo a trovare il proprietario di quel cappello: aveva solo attraversato l’altra parte della strada.
 
Gli allungai l’indumento di sua proprietà, facendo poi per ritornare nel negozio dove avevo lasciato il resto dei bambini.
 
Ma mi bloccai, prima di attraversare tutta quella strada, poco frequentata.
 
I raggi caldi di quel sole del pomeriggio, illuminavano le vetrine del bar. Un bar che ormai conoscevo bene.
 
Era meno affollato del solito, così riuscì a vedere bene chi lo occupasse e a notare la mancanza di qualcuno.
 
Myungsoo non c’era, segno che era già ritornato a casa.
 
Sospirai.
 
Avrei voluto rivedere anche solo per qualche secondo i tratti del suo bel volto.
 
Per colpa di quel mio lavoro che mi ostinavo a nascondergli, quella mattina ci eravamo separati freddamente e tutto ciò che desideravo era stringermi a lui, nella speranza che dimenticasse quella storia e non mi facesse nessuna nuova domanda.
 
Gli avrei rivelato il mio lavoro, si, ma in un altro momento.
 
Con la testa costantemente tra le nuvole e i miei occhi occupati ad osservare quel bar, non mi resi conto di dove mi trovavo.
 
Solo quando vidi due fari illuminarmi il volto e sentire qualcosa cadermi a dosso, ritornai alla realtà.


Tenevo gli occhi stretti, non volendo osservare ciò che stava succedendo.
 
Quella era la mia morte?


Sarei dovuto morire in quel assurdo incidente, quasi più ridicolo del costume da panda che indossavo quotidianamente?
 
Tutto questo mi faceva provare uno strano senso di dejà vu, ma ero troppo occupato ad ascoltare i battiti del mio cuore spaventato per riuscire a fare girare più velocemente le rotelle del mio cervello.
 
Prima che potessi fare nient’altro, come sbattere le palpebre, una voce arrivò chiara alle mie orecchie riportandomi alla realtà.
 
-Ma che … sei cretino?! – cominciò a rimproverami la persona sopra di me che mi aveva salvato da quel possibile incidente – Nessuno ti ha insegnato ad attraversare la strada?! Io credo di essere diventato una specie di eroe! E’ la seconda volta in meno di un anno che salvo la vita a qualcuno!
 
Sgranai gli occhi che avevo tenuto serrato fino a quel momento.
 
Tra il senso di dejà vu che continuava ad assillarmi e quella voce, qualcuno sarebbe presto morto d’infarto.
 
E quel qualcuno ero io, nel caso non si fosse capito.
 
A differenza dell’ultima volta, quando era stato uno “sconosciuto” a salvarmi, ora non era stato propriamente qualcuno di non familiare a salvarmi.
 
Il ragazzo sopra di me borbottò ancora qualcosa, ma le mie orecchie erano troppo ovattati dai miei pensieri per poterlo sentire.
 
Quando il giovane sopra di me fece girare il mio corpo ancora steso, osservando così il mio volto, i miei sospetti si rivelarono fondati.
 
Appena incontrai quel volto, quegli occhi, quelle labbra, il mio cuore cominciò a battere velocemente.

Se poco prima ero scampato alla morte, questa volte nessuno sarebbe riuscito a salvarmi da un infarto!
 
Quello era il ragazzo che conoscevo meglio di chiunque altro.

Quel ragazzo era colui che occupava i miei pensieri, i miei sogni e il mio cuore.

Era il ragazzo perfetto del bar di fronte al negozio dove lavoravo.

 
Quello era Myungsoo.
 
Se sgranò più gli occhi per aver appena dato del cretino al suo fidanzato o dopo aver visto il mio costume da panda? Non sapevo dare una risposta.
 
Potevo solo dire che i nostri occhi erano ugualmente sgranati e nessuno riusciva a proferire parola.
 
Myungsoo continuava a rimanere a cavalcioni su di me, che intanto ero sdraiato su quel marciapiede.
 
Balbettai qualcosa di totalmente sconnesso, mentre i battiti del mio cuore questa volta si che si potevano udire anche dall’altra parte delle strada.
 
Perché Myungsoo era ancora in giro e non a casa? Perché accidenti io non stavo mai attento ad attraversare la strada?
 
Mille domande mi frullavano nella testa, ma in particolare una era quella che più martellava fortemente.
 
Perché Myungsoo era dovuto venire a conoscenza del mio lavoro proprio in quel modo?
 
Volevo dire qualcosa del tipo “Ta-Dah! Questa è la mia doppia identità da panda!”. Qualcosa che sdrammatizzasse quella situazione carica di silenzi incompleti.
 
Ma non ero abbastanza preparato a quella scena improvvisa per riuscire a proferire parola.
 
Cosa stava pensando Myungsoo? Nella sua mente stava prendendo in giro il mio costume? Si era reso conto che io ero il suo cosiddetto “panda stalker”?
 
“Sungjong, … quante pare ti stai facendo?! Probabilmente nemmeno sapeva dell’esistenza di un panda in quel negozio di giocattoli!” – pensai, e magari la vocina nella mia mente aveva davvero ragione.
 
Si, magari nemmeno sapeva chi fossi.
 
-Allora … - aprì finalmente bocca Myungsoo - … eri tu. Eri tu quel panda.
 
Boccheggiai, mandando a quel paese la vocina della mia testa che mi aveva sgridato inutilmente.
 
Le mie paure erano davvero fondate.
 
Myungsoo si era sempre accorto che c’era un panda a fissarlo.
 
Cercai di aprire bocca per dire qualcosa, ma in realtà nemmeno io sapevo che dire.
 
Ma ecco che la sua voce tornò a farsi sentire.
 
-Sai una cosa? Sai perché amavo così tanto quel bar? Sai perché ci passavo così tante ore?
 
Scossi la testa, tenendo la bocca socchiusa, non comprendendo dove volesse arrivare a parare.
 
-Per te.
 
I miei occhi tornarono ad aprirsi, forse diventando più grandi del normale.
 
-C-Come … ? – balbettai.
 
Non gli avevo mai rivelato quale fosse il mio lavoro. Nemmeno ci conoscevamo quando Myungsoo aveva preso l’abitudine di trascorrere le giornate in quel bar.
 
Allora cosa voleva dire?
 
-Da quando mi sono trasferito in questa città, ho sempre trascorso il mio tempo da solo. Non avevo un lavoro vero e proprio, e vivevo da solo in quello che è ora il nostro appartamento. Sono una persona che ama stare da solo, … ma a lungo andare, non avere contatti con nessuno, diventa noioso, quasi malinconico. Così pensavo che passare del tempo in quel bar, in mezzo a così tanta gente, riuscisse a darmi un qualche senso di compagnia. – le sue parole erano chiare e semplice, ma allo stesso tempo così profonde, quasi da farmi venire un groppo in gola – Ma, nonostante tutta la gente che lo frequentasse, quel bar mi continuava a dare solitudine. Sai Sungjongie? Una volta ho pure pensato di ritornarmene a casa e a dire il vero l’ho pure fatto. Ma quando ho visto  la mia famiglia così felice … mi sono sentito un egoista e ho preferito tornarmene qui. La mattina seguente sono tornato in quel bar, ma quando ho buttato gli occhi verso l’altra parte della strada … un panda mi ha guardato con una faccia sorridendo stampata su quel pelo sintetico .. e d’improvviso un po’ di malinconia se n’è andata. Ho ripensato a quando, da bambino, mio padre mi portava sempre in un negozio di giocattoli dove c’era un panda simile ad accoglierti all’entrata … Mi sono sentito improvvisamente in famiglia, si, ed è per questo che quando mi hanno offerto un lavoro al bar ho subito accettato.
 
Myungsoo continuava a parlare e, nonostante le parole scorressero veloci ed irrefrenabili, ero riuscito a cogliere tutto.
 
I miei occhi erano tornati della loro forma originale e avevano cominciato a brillare, nel vano tentativo di reprimere le lacrime.
 
Allungò una mano verso di me, passandomi una mano tra i capelli e sorridendomi – Certe volte mi sono sentito davvero male. Mi sentivo come se ti stessi tradendo perché, nonostante l’amore per te, quel panda mi faceva sempre sorridere quando arrivavo a lavoro. Era costantemente maldestro e ogni volta che lo fissavo faceva qualche danno. Mi ricordava te per molti versi, ma non credevo possibile che potessi fare un simile lavoro. Ma soprattutto, non mi capacitavo che fossi sempre stato a pochi metri di distanza da me e non ti avessi mai notato.
 
I secondi trascorrevano e la gente attraversava quella strada. Il tempo non si era fermato, eppure a me così sembrava.
 
Avevo sempre fissato Myungsoo, convinto che lui nemmeno si fosse accorto della mia presenza.
 
E invece eravamo sempre stati legati, anche solo da uno scambio di sguardi.
 
-E ora, scoprire che sei tu, mi fa immensamente felice. Non puoi nemmeno capire la mia felicità in questo momento.
 
E invece eccome se potevo perché, se non fossi stato ancora sdraiato su quel marciapiede e schiacciato dal peso di Myungsoo, avrei fatto i salti di gioia per tutta la città ed oltre.
 
Mi sembrava tutto troppo perfetto ed ecco che un paio di labbra che ormai conoscevo più delle mie si poggiarono prima sulla mia guancia, fino ad arrivare alla mia bocca.
 
Tutto ciò era troppo perfetto per essere perfetto.
 
-Ti amo. – sussurrò Myungsoo, una volta che ebbe preso fiato da quel bacio sentito e dolce.
 
Gli sorrisi, pronto a ricambiare, ma una piccola e squillante voce mi sorpasso.
 
-O-Oppa … ?
 
Sobbalzai, spostando poi lo sguardo verso l’entrata del negozio.
 
-Che ci fate fuori?! Non vi avevo detto di rimanere dentro, bambini?!
 
Tutti quegli occhietti giovani mi osservavano, senza fiatare.
 
E solo dopo mi resi conto della posizione in cui ancora ero … e del fatto che probabilmente mi avevano appena visto baciare appassionatamente Myungsoo.
 
La mia faccia diventò paonazza.
 
Che cosa stavano pensando quei bambini? Avrebbero provato disgusto nei miei confronti da quel momento?
 
Cercai di parlare quando, solo dopo, notai che la persona che stavano fissando accigliati non ero io ma Myungsoo.
 
Quest’ultimo, dal canto suo, sbatteva le palpebre, spostando lo sguardo da me ai bambini, non comprendendo come mai i bambini fossero in un qualche modo arrabbiati con lui.
 
-OPPA! – gridò una bambina dai capelli raccolti in due codine e gli occhi ridotti ad una fessura, indicando il ragazzo ancora seduto sopra di me.
 
Myungsoo mi guardò nuovamente prima di rispondere –S-Si?
 
-IL PANDA E’ NOSTRO!
 
Sia io che L strabuzzammo gli occhi.
 
Di certo ci eravamo aspettati di tutto, tranne quello naturalmente.
 
Myungsoo boccheggiò, non trovando nulla con cui ribattere.
 
Non era un ragazzo che si faceva facilmente mettere i piedi in testa, ma quei bambini lo avevano appena ammutolito.
 
Intervenni, trattenendo una risata.
 
-Ma certo ~ Voi siete i miei adorati orsacchiotti ~ Ma oppa ama anche un’altra persona.
 
Tutti spostarono lo sguardo verso Myungsoo.
 
-Oppa, … lui è il tuo principe azzurro?
 
-Certo ~ E voi siete i miei 10 nani.
 
Si sentì una giovane risata.
 
-Ma oppa! I nani sono 7! Non si è mai sentita una storia con 10 nani!
 
-Non importa, voi siete dieci! Se è per questo non si è nemmeno mai sentita una storia con due principi.
 
-Ma voi non siete due principi!
 
Piegai la testa verso di loro – Come no?
 
-Oppa … - cominciò a dire la stessa bambina di prima, ridacchiando – Tu sei una principessa!
 
Il resto dei piccoli scoppiò in una rumorosa risata, mentre avevo solo voglia di tirare i capelli a tutti loro.
 
-Tornatevene subito dentro!! O divento io una strega cattiv—Uno stregone volevo dire .. Ma insomma! DENTRO!
 
Dopo qualche nuova risata, tornarono tutti educatamente dentro il negozio di giocattoli, così potei tornarmi a concentrare su Myungsoo, che aveva un’insolita faccia paonazza.
 
-Non.Osare.Ridere. – lo avvertì, fulminando con lo sguardo, ma fu tutto inutile.
 
Anche Myungsoo scoppiò a ridere, prima di accoccolarsi sul mio petto.
 
-Basta ridere e a-alzati! Ti pare che stiamo sdraiati in un marciapiedi?! Sol chi ci vede …!
 
-Non mi importa .. sto bene così.
 
Sospirai, finalmente non importandomene più degli sguardi sempre più confusi della gente che passava e ci schivava.
 
Volevo solo rimanere a stringere Myungsoo in quell’abbraccio e ad ascoltare i nostri battiti del cuore che andavano in perfetta sincronia.
 
Come in una melodia perfetta. Più perfetta della perfezione.
 
-Sungjongie?
 
-Uhm? – mugugnai, tenendo gli occhi chiusi, mentre la voce di Myungsoo arrivava alle mie orecchie ovattata, dal momento che aveva il viso affondato nell’incavo del mio collo.
 
-Tu sei la mia principessa .. La mia principessa pandosa.
 
Aprì gli occhi, spostandoli verso di lui.
 
Era per caso impazzito? Forse era colpa del caldo.
 
Myungsoo appoggiò le mani ai lati della mia testa, prima di chinarsi su di me e appoggiare le labbra sulle mie, di nuovo e di nuovo ancora. In quel bacio che mai si sarebbe concluso.
 
Proprio come la nostra storia d’amore.
 
-Sungjong … tu sei il mio panda ~


 
 
F I N E
 




~ Note dell’autrice ~

Ok, al momento non so che scrivere. Ma aspettatevi un romanzo, ancora più lungo di questo capitolo (30 pagine di Word, gnè.). Allora, da dove iniziare, beh .. si, “You’re my panda” è ufficialmente finito. Con una fine diversa da quella che mi ero sempre aspettata, ma sono soddisfatta anche di questo, si. All’inizio, avevo immaginato questa ff come una breve, lunga al massimo 5 capitoli, ed invece sia arrivati a quota 55. Questa è la mia prima vera long fic e dopotutto ci sono affezionata. Ringrazio Ringrazio e Ringrazio fino alla fine dei tempi tutti voi splendidi lettori. Non trovo parole per esprimere tutta la mia gratitudine nei vostri confronti. Senza di voi questa ff non sarebbe mai andata avanti. Durante questo anno e poco più, siete stati il mio sostegno e la mia energia; siete sempre stati al mio fianco (?) anche se spesso e volentieri vi ho fatti dannare. Non sono una scrittrice, ma voi mi avete fatto sentire tale. Un giorno spero di diventarlo davvero e trovare meravigliosi lettori come voi. Ogni volta che leggo le vostre recensioni mi commuovo, … non ci credo ancora che ci sia stata davvero gente che ha commentato e recensito anche ogni capitoli. Avete sprecato del tempo per me, e per questo non posso che ringraziarvi ulteriormente. Ad inizio fan fiction eravate appena 5 lettori e già facevo i salti di gioia. Ora siete più di 80. Senza contare i lettori che magari non hanno mai inserito la storia nelle preferite/ricordate/seguite. Molti lettori sono diventati parte fondamentale della mia vita e ora li sento su fb o social network vari, anche quotidianamente. Molti, davvero tanti, mi hanno ritrovata anche su facebook (è così facile smascherare la mia identità? xD). Io boh, la devo smettere, vorrei ringraziarvi uno ad uno e spupazzarvi fino alla fine dei tempi. Oggi non ringrazio nessuno in particolare, perché siete davvero tutti speciali e sempre lo siete stati.
Vi amo. Siete i miei PandaShipper (?).
Per quanto riguarda la fan fiction, è vero che è finita, ma in caso già sentiate la mancanza del panda (????) ……………………….. vi aspetto in “You’re my Destined Panda” (non sfottete per il nome ; n ; Volevo metterci sia il panda che Destiny, … e comunque è ancora in fase di revisione e.e) Si, c’è un sequel .. oh beh, non aspettatevi un’altra long fic! Sarà solo una raccolta di 4 one shot (o capitoli, come volete chiamarli voi) più il prologo che ho già scritto. Ho già buttato giù la scaletta per tutte e quattro, quindi ci terrei a pubblicarle … però, come volete voi insomma ^^
Nulla più, a momenti piango. Sono matta, aiuto. Normale piangere per la fine di una fan fiction? ; n ;
I dunno, sono matta e basta.
Ma comunque, aigoo … quanto vi amo, miei PandaShipper. (?)
Meglio che me ne vada ora.
SIETE LETTORI PIU’ PERFETTAMENTE PERFETTI DELLA PERFEZIONE.
Ognuno di voi ha rubato un pezzo del mio cuore e aumentato la mia autostima. Quindi ora ho un’autostima a mille, ma sono senza cuore (?)
Ma continuo ad amarvi, non vi preoccupate.
GRAZIE DI TUTTO.
 
Tantissimi chu ~
La vostra pazza Maggie
  

 
   
 
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