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Autore: rupertinasora    19/03/2008    1 recensioni
La storia della famiglia Weasley alla fine della battaglia con il Signore Oscuro. George è rammaricato dalla perdita del fratello e non riesce a sorridere. Riusciranno i familiari, soprattutto Ginny, a ridargli il sorriso?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 3-

 La strada per la felicità

 

 

 

 

 

Mi sono svegliata senza piangere, Fred! Che bello!

Mi corrucciai subito.

Allora questo vuol dire che sto dimenticando mio fratello. Sto cercando di vivere, di sorridere, e che faccio? Dimentico parte di quel che è stato la mia vita?

No, Ginny. Ipocrita! Cattiva! Non puoi fare questo, non a tuo fratello!

Mi diedi un pugno sulla testa e piansi. Piansi umiliata per il solo fatto di essermi svegliata non triste. Col risultato di essere più triste di prima. Sì, perchè il ricordo di Fred mi era tornato prepotentemente nella testa.

Mi illudevo di riuscire a combattere. Sicuramente la morte è più facile. Non hai nulla con cui fare i conti.

Mi tirai le coperte fin sopra la testa.

Le lacrime continuavano a scivolare copiose, ma ormai non singhiozzavo più. Ancora una settimana era passata. Una settimana in più in cui il dolore si attenuava.

Ci stavamo dimenticando di Fred?

No, non voglio assolutamente dimenticarlo.

Volevo irrimediabilmente Harry accanto a me. Lui, che con quei suoi grandi occhi verdi sapeva capirmi al volo. Lui, che con le sue grandi mani ruvide mi asciugava le guance, bagnandosi i palmi. Lui, che mi baciava con dolcezza. Lo volevo, lo volevo, lo volevo!

Volevo solo lui.

...e Fred.

Ma ero consapevole che non sarebbe tornato più.

- Ma perchè?- mi chiesi a voce alta.

Stavo andando in tilt, davvero! Ormai parlavo da sola come se nulla fosse. I miei ritmi erano ancora scombussolati.

Mi sfilai da sotto le coperte, e poggiai i piedi a terra. Avevo la schiena inarcata, stanca. Mi passai una mano sul viso, e poi la passai tra i capelli. Sospirai e mi passai il dorso della mano destra su entrambi gli occhi. Mi grattai sul sopracciglio e mi alzai, con fatica.

Raggiunsi, portandomi dietro i piedi, la cucina. Quando vi entrai, trovai mamma accasciata sulla poltrona a dondolo, con gli occhi chiusi e la testa piegata in avanti, che tendeva a sinistra. Le braccia erano abbandonate sui braccioli della sedia.

Ma che ore erano?

Voltai di scatto il viso verso il nostro orologio. Quasi tutte le lancette erano sulla casa, tranne un paio.

Quella di Charlie indicava il lavoro. Evidentemente in Romania, il lavoro coi draghi iniziava presto. E quella di Fred, costantemente sul segnale di morte.

Quella di George? mi chiesi.

La vidi, stava spostata verso casa. Perchè? Non aveva intenzione di morire? Meglio così...

Bloccai il respiro quando la vidi oscillare tra il teschio nero e casa, fermarsi qualche secondo sul teschio, per poi tornare sulla casa.

Che stava succedendo?

- Ginny..- sentii sussurrare.

Mi voltai di scatto verso mamma.

- Mamma!- dissi, e le corsi subito incontro, sedendomi sui talloni. - Come va, mamma?- chiesi.

Ero preoccupata per le occhiaia e le borse che le erano terribilmente cresciute durante questo pericodo.

Mi liquidò con un: - Sto bene, grazie-

Si alzò e si avvicinò ai fornelli, pronta a preparare per la mattina.

- Mamma...-

Lei prese la bacchetta e la fece roteare. Le pentole iniziarono a mettersi sul fuoco.

Rimasi molto estasiata quando vidi quella scena, ma poi mi resi conto che per me era cosa quotidiana.

- Mamma...- la chiamai ancora.

Stavolta emise un grugnito.

Mi si bloccò qualcosa. Chiusi gli occhi e lo vidi lì, accasciato per terra, senza vita, con gli occhi appannati e sul viso ancora il sorriso dell'ultima risata, la stessa che mostrava al funerale.

Una scena totalmente diversa a quella a cui avrei dovuto assistere. Mia mamma che iniziava a cucinare.

- Perchè ti sei svegliata a quest'ora?- mi chiese lei, approfittando del mio silenzio.

Le guardai la schiena, con le spalle ricurve.

I capelli erano gettati tutti all'indietro. Mentre era intenta ad osservare i fornelli, si raccolse i capelli in una piccola coda. Poi si posò i pugni sui fianchi e si voltò verso di me.

Io le sorrisi imbarazzata e mi sedetti su una sedia, accanto al tavolo. La sedia dove mi siedo di solito.

- Ginny...- fece mia madre, sedendosi su una sedia accanto alla mia, voltandosi verso di me. - Capisco che la morte di tuo fratello ti abbia scioccato a tal punto, ma non puoi buttarti giù-

Mi guardò negli occhi. Avrei tanto voluto risponderle che non era per lui, ora stavo bene. Mi preoccupavo di chi avrebbe volentieri abbandonato la vita, sogno di chi l'ha persa.

- So bene che perdere qualche familiare a quest'età è difficile, ma tutti ci dobbiamo passare. A me è dispiaciuto che è morto un mio figlio...un tuo fratello...-

Mi guardò negli occhi. Stava piangendo. Nemmeno mi ero accorta che mi aveva messo una mano sulla spalla. La stava stringendo, come se non avesse voluto mai lasciarmi andare.

Mia madre stava piangendo davanti a me.

Sentii un senso di vuoto e disagio che mi avevano messo nella condizione di sentirmi ancora peggio con me stessa. Tutti ancora lo piangevano, e io no. Io ero l'unica. Mi sarei volentieri picchiata per la mia superficialità.

- Mamma...- dissi con voce rotta. Volevo piangere, ma mi dicevo di essere forte. Avevo quasi 17 anni, ero quasi maggiorenne. Non dovevo piangere.

Lei ancora mi interruppe.

- Il dolore di una madre è enorme, Ginevra- mi accarezzò una guancia con una mano. Sentii le lacrime spostarsi dalle mie guance alle sue mani. Stavo piangendo. Piangevo per Fred, piangevo per il mio non essere triste e nemmeno felice, piangevo per mamma che aveva perso un figlio. Ma più di tutto piangevo per la paura di perdere un figlio.

Dovevo dirlo a mamma.

Basta commiserarci addosso. Fred non c'è più, vero. Fa male, vero. Ma che ne dite di farcene una ragione? A volte mi chiedo ancora oggi come possa davvero non importarmene. Avevo immaginato tante notti una vita tutti uniti, per la vita. Ma la vita di uno era finita. Morto. Sepolto. Carne per vermi.

Tremai sotto la mia severità. Volevo essere meno cattiva con me.

Mi sporsi verso mamma e la strinsi a me.

Pianse come una bambina. E il sole ancora non era alto in cielo in quel tempo.

Iniziava una nuova giornata, una giornata all'insegna della disperazione, del combattere contro la morte, che sia un pericolo o un ricordo. E per questo bisogno di combattere, sentivo gonfiarsi qualcosa nel petto. Orgoglio, fierezza, combattività. Doti di un Grifondoro. Doti di un Weasley. Mai da dimenticare, non fa bene. Sono regole di vita. Vita che è un dono prezioso da preservare.

Dissi a mamma di quello che mi aveva detto George. Di come avrebbe voluto essere con Fred, di come la sua mancanza lo spingeva a emulare il fratello.

Lessi nei suoi occhi paura e ancora disperazione, e ancora, e ancora, e ancora.

Siamo la sua vita. Se muore uno di noi, muore una parte di lei. Lo so, lo so. Sono una ragazza anche io, posso bene immaginare come ci si possa sentire.

- Dobbiamo aiutarlo- insistetti. Mamma annuì con vigore.

Si asciugò le lacrime e si alzò velocemente. Andò a cuocere il bacon.

Ecco quella forza che cerco per donarla a George, anche solo una piccola: superare e continuare a vivere.

Fred era morto.

Piano piano il sole si alzò in cielo, e arrivarono papà e Percy. Entrambi sarebbero tornati al lavoro.

La mamma riferì loro quello che le avevo detto di George.

Percy strinse così forte il bicchiere di acqua e lo mandò in frantumi. Papà ebbe gli occhi lucidi.

- Dobbiamo fare qualcosa!- si scladò mio fratello.

Non sapevo che avesse questa forza, questa volontà.

Mi sentii protetta. E in quel momento seppi che se qualcuno mi avesse fatto qualcosa, mi avrebbe difeso. E l'avrebbe fatto anche se avessi torto, anche se poi avrebbe detto che l'altro aveva ragione.

- E' quello che pensavo anche io!- convenni immediatamente.

Ci guardammo tra gli occhi e sapemmo cosa fare.

Aiutarlo.

Aiutare George a ritrovare la strada per la felicità.

A dimenticare Fred.

Perchè è morto.

 

...Fred, Fred, Fred...sempre nei nostri pensieri...ma sei davvero morto?

A volte provo qualche dubbio.

Ma poi tu non ci sei più e mi rispondo.

Sì, è morto, Ginny. Morto. Non ritornerà, mai più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

Volevo ringraziare chi con tanto calore ha  commentato non solo questa, ma anche tutte le altre mie fan fiction. Grazie davvero a tutti, perchè mi aiutate a mandare avanti le storie, a modificarle, a migliorarle.

Continuate a farlo. Io ho bisogno di voi.

   
 
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