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Autore: Lully Cullen    14/09/2013    3 recensioni
Dal secondo capitolo:
"- Come stai ? - domandò Isabella, guardando le ampie spalle del ragazzo. All'improvviso si domandò quanti anni avesse, di sicuro non poteva essere più grande di lei, perchè gli atteggiamenti che aveva rispecchiavano un adolescente immaturo.
- Bene. - Neanche un grazie, Bella non si aspettava molto, ma un minimo di cortesia gliela doveva! Si ritrovò a stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche, con l'improvvisa voglia di farlo ruzzolare per tutte le quattro rampe di scale che ieri aveva fatto portandolo su.
- Grazie, ragazza sconosciuta che mi hai gentilmente salvato e medicato, ti devo la mia vita, ti ringrazio per esserti quasi slogata una spalla, portandomi a peso morto per quattro rampe di scale in questo palazzo senza ascensore, non so proprio come sdebitarmi - Ironizzò Isabella, dicendogli quello che si era aspettata da lui.
- Non ti devo nessun ringraziamento, nessuno ti ha detto di aiutarmi. - La voce di Edward era atona, come se non gli importasse che fosse vivo in quel momento, come se non gli importasse di nulla.
- E a te, nessuno ti ha detto di venirti ad accasciare davanti la mia macchina..."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno ragazze! 
Eccomi ad aggiornare " Magnolia ", come promesso, sono ancora qui. Le storie in sospeso saranno riprese dopo il 20, dato che ho un esame quel giorno.
Inizierò ad aggiornare " Love in Progress " ;)
Ringrazio le due persone che hanno recensito, e le numerose lettrici che hanno messo la storia tra le seguite e i preferiti.
Recensite, mi fa piacere se lo fate, davvero.
Ah, ho cambiato la narrazione dalla prima alla terza persona, mi trovo meglio così, posso farvi capire gli stati d'animo di Bella ed Edward contemporaneamente, a me piace come soluzione, non so se per voi va bene, fatemi sapere!
Buona lettura.
a Sabato\Domenica prossima.
Lully.
Isabella si svegliò all'alba, con un dolore lancinante alla spalla sinistra, la luce mattutina entrava nel salone, riflettendo sulle pareti un colore aranciato, quasi corallo. Dalle sue labbra uscì un borbottìo quasi indefinito e si stiracchiò, digrignando i denti. Sicuramente dormire sul divano non era stato di aiuto, dopo aver portato per quattro rampe di scale quel giovane ragazzo a peso morto. Ad Isabella era quasi venuto il voltastomaco quando aveva dovuto ripulirgli la faccia totalmente tumefatta, ogni strato di sangue che rimaneva sul cotone impregnato di alcool era un conato di vomito che Bella sopprimeva. Non era colpa sua, era proprio la vista del sangue a renderla una femminuccia, infatti le veniva sempre il batticuore e poi finiva per svenire, anzi, questa volta era fiera di se stessa, aveva soccorso il ragazzo, Edward, senza finire come una pappamolle sul pavimento. 
Si alzò dal divano e si diresse in cucina, prese una tazza e ci versò del latte, domandandosi che problemi potesse avere Edward. La mattina prima, al bar,le era sembrato uno di quei soliti attaccabrighe, poi per un momento, aveva scorto qualcosa in quegli occhi color giada, una sofferenza che era uscita nel momento in cui la madre aveva parlato del padre ormai defunto. Era logico che ogni figlio, alla pedita di uno dei suoi genitori, si sentisse smarrito, erano dei punti di riferimento, e Dio solo sa cosa aveva provato Isabella quando Renèe era morta a causa di un tumore al seno.
Si era ritrovata a dover andare avanti da sola, con il padre a distanza di chilometri. Certo, Charlie le aveva più volte proposto di tornare lì da lui, a Forks, ma ad Isabella quella piccola cittidina dispersa nello stato di Washington, non piaceva proprio, troppo piccola, umida e fredda, da poter sopportare.
Così, con il cuore a pezzi, si era rimboccata le maniche, e ora eccola lì, a New York, pronta per iniziare il suo primo anno di college. 
Posò la sua tazza all'interno del lavandino e si diresse nella sua camera da letto, che al momento ospitava il ragazzo dai capelli rossicci.
Lo trovò sveglio, a fissare l'alba dalla finestra.
- Come stai ? - domandò Isabella, guardando le ampie spalle del ragazzo. All'improvviso si domandò quanti anni avesse, di sicuro non poteva essere più grande di lei, perchè gli atteggiamenti che aveva rispecchiavano un adolescente immaturo.
- Bene. -  
Neanche un grazie, Bella non si aspettava molto, ma un minimo di cortesia gliela doveva! Si ritrovò a stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche, con l'improvvisa voglia di farlo ruzzolare per tutte le quattro rampe di scale che ieri aveva fatto portandolo su.
- Grazie, ragazza sconosciuta che mi hai gentilmente salvato e medicato, ti devo la mia vita, ti ringrazio per esserti quasi slogata una spalla, portandomi a peso morto per quattro rampe di scale in questo palazzo senza ascensore, non so proprio come sdebitarmi - Ironizzò Isabella, dicendogli quello che si era aspettata da lui.
- Non ti devo nessun ringraziamento, nessuno ti ha detto di aiutarmi. - La voce di Edward era atona, come se non gli importasse che fosse vivo in quel momento, come se non gli importasse di nulla.
- E a te, nessuno ti ha detto di venirti ad accasciare davanti la mia macchina, se non lo avessi fatto, a quest'ora non dovrei arrabbiarmi con un ragazzino stupido e maleducato! - ribattè piccata. Altro che rampe di scale, lo avrebbe buttato giù dalla finestra.
- Bada a come parli, io non sono affatto un ragazzino. Per quanto ne so potresti essere una poppante in confronto a me. -
- Quanti anni hai? Sedici, diciassette? - Isabella non si sarebbe fatta di certo mettere i piedi in testa da un cretino con un dramma familiare, anche lei ne aveva avuti, eppure non si era messa ad imitare Roky Balboa in strada! Edward dal suo canto si stava innervosendo, se non fosse stata una ragazza, l'avrebbe già mandata al tappeto da un pezzo, anche se nelle condizioni in cui si trovava era piuttosto difficile che potesse centrare il bersaglio. 
- Diciannove - Abbaiò, in preda alla collera più nera. Ma perchè quella cretina non lo aveva lasciato a terra ed era andata via? Sarebbe stato meglio essere investito da un bus in corsa piuttosto che avere a che fare con lei. 
- Bene, complimenti! Non so se farti i complimenti per il fatto che non li dimostri mentalmente o se farti i complimenti perchè dalla tua faccia ora non si capisce. - Ironizzò Isabella, cavolo, era più grande di lei. Vabbè era più grande di lei di qualche mese, non era un problema.
- Senti, mi stai facendo perdere la pazienza. - Edward si voltò verso di lei e si diresse verso la porta, Isabella sentì solo un tonfo, segno che quello scorbutico aveva lasciato il suo appartamento, così si ritrovò a sospirare, mentre l'arancio dell'alba stava lasciando spazio a un colore più giallognolo. 
--
- Un cretino, davvero! - L'odore di cioccolato impregnava le mura della cucina della " Magnolia Bakery", mentre dai forni si estendeva un odore inebriante di pan di spagna, insomma, in quella cucina regnava la pace dei sensi, o almeno era questa l'atmosfera che Jeremy Parker sentiva ogni mattina mentre preparava le sue specialità. Quella mattina però a stonare con la dolcezza zuccherosa di quell'ambiente, c'era Isabella, che in quel momento di dolce non aveva proprio nulla.
- E a te chi ti ha detto di portarlo a casa? - Le dita di Jeremy erano impegnate a scrivere " Sacher " sulla torta, era talmente concentrato che Isabella si stupì che avesse ascoltato anche una delle sue parole.
- Cosa avrei dovuto fare, lasciarlo lì, ed essere preda dei sensi di colpa tutta la vita? - prese un altro cupcake alla fragola e lo morse, pensando a Edward e alla sua stronzaggine.
- Potresti smetterla di mangiare i miei cupcake? Non è mangiando che quel ragazzo ti diventerà più simpatico. - Isabella finì di mangiare il suo quarto cupcake e incenerì Jeremy con lo sguardo, afferrò la Sacher e si alzò pronta a portarla al bancone.
- Smettetela di farmi innervosire, ho il ciclo - sbottò,prima di tornare in sala.
La pasticceria era provvista anche di una grande libreria, che molti usavano, e ciò rendeva felice Isabella,anche lei adorava leggere libri, vivere situazioni e avventure che lei mai e poi mai avrebbe vissuto, così si accontentava di sfogliare migliaia di volte quelle pagine ormai ingiallite e sciupate.
- Buongiorno - una bambina con la coda da cavallo si sedette con non poca fatica al bancone, cercando di sedersi sullo sgabello. Isabella la riconobbe subito, era la stessa bambina che ieri era con quello spocchioso di Edward, avevano lo stesso colore di occhi, la stessa giada che caratterizzava gli occhi del fratello.
- Ciao - Un sorriso le nacque spontaneo, vedendo l'aria imbronciata della bambina. - Cosa posso portarti? - 
- Un cornetto pieno di cioccolata, ma proprio pieno, e poi un del latte freddo. -  Isabella prese un cornetto, e le versò in un bicchierone, mettendoglielo davanti, la bambina però continuava a guardare l'entrata, come se aspettasse con ansia qualcuno.
- Aspetti qualcuno ? - Non riuscì a tenere a freno la lingua, Bella non era impicciona, era solo genuinamente curiosa, ed inoltre era sinceramente interessata al motivo per cui la bambina era triste.
- Mio fratello, ma anche stamattina non verrà. - Cassandra afferrò il suo cornetto, e lo morse, mentre gli occhi le diventavano lucidi. Isabella ebbe una stretta al cuore e posò una sua mano su quella della bambina, così piccola rispetto alla sua.
- Sono sicura che arriverà a momenti - Disse per rincuorarla, anche se avendo avuto a che fare con il soggetto in questione, Isabella pensò che forse aveva ragione lei, e lui non si sarebbe fatto vedere. - Ma sei venuta da sola? -
- No, mi ha accompagnata Joseph - rispose lei, indicando un signore con il completo nero, che era fuori dalla porta come un bodyguard. - L'autista. - spiegò Cassandra vedendo l'espressione smarrita della cameriera.  
- Isabella, mi potresti preparare un caffè per il tavolo otto? - Isabella annuì e si scusò  con la bambina, afferrò una tazzina, e aspettò che il caffè fosse pronto, diede la tazzina ad Angela e sentì la bambina scoppiare a ridere. Si voltò e vide Edward farle il solletico, per poi stamparle un sonoro bacio sulla guancia.
- Eddi - disse contenta Cassandra con un enorme sorriso, sorriso che si spense vedendo la faccia tumefatta del fratello. - Hai fatto di nuovo a botte? - Edward sospirò e le scompigliò i capelli affettuosamente. - Avevi promesso che quella sarebbe stata l'ultima volta! - sbottò con le lacrime agli occhi.
- Cassie.. - Il ragazzo dai capelli ramati sospirò, cercando di trovare una scusa plausibile da poter dire alla sorellina.
- Avevi anche detto che non avresti fatto più ritardo quando era il tuo turno di accompagnarmi a scuola. - continuò, mentre le lacrime iniziavano a scendere copiose, - e che avresti aiutato la mamma. Sei un bugiardo, un bugiardo! - disse prima di scendere dalla sedia, e correre verso Joseph, fuori. 
Isabella osservò la scena, immobile, mentre Edward sospirava e si prendeva i capelli tra le dita innervosito, e forse arrabbiato con se stesso.
- Ti è piaciuto lo spettacolo? - domandò a Bella, immobile, nel suo angolino.
- Mi dispiace - non riuscì a dire altro, non riusciva a spiegarsi perchè quel ragazzo si comportasse così con le persone che gli volevano bene.
- Non me ne faccio niente del tuo dispiacere - Disse Edward lasciando una banconota da cinque dollari sul bancone, andandosene senza salutare, proprio come aveva fatto quella mattina a casa di Isabella.

Buongiorno ragazze! Eccomi ad aggiornare " Magnolia ", come promesso, sono ancora qui.

Le storie in sospeso saranno riprese dopo il 20, dato che ho un esame quel giorno.Inizierò ad aggiornare " Love in Progress " ;)

Ringrazio le due persone che hanno recensito, e le numerose lettrici che hanno messo la storia tra le ricordate, le seguite e i preferiti.Recensite, mi fa piacere se lo fate, davvero.

Ah, ho cambiato la narrazione dalla prima alla terza persona, mi trovo meglio così, posso farvi capire gli stati d'animo di Bella ed Edward contemporaneamente, a me piace come soluzione, non so se per voi va bene, fatemi sapere!

Buona lettura.

A Sabato\Domenica prossima.

Lully.





Isabella si svegliò all'alba, con un dolore lancinante alla spalla sinistra, la luce mattutina entrava nel salone, riflettendo sulle pareti un colore aranciato, quasi corallo. Dalle sue labbra uscì un borbottìo quasi indefinito e si stiracchiò, digrignando i denti. Sicuramente dormire sul divano non era stato di aiuto, dopo aver portato per quattro rampe di scale quel giovane ragazzo a peso morto.

Ad Isabella era quasi venuto il voltastomaco quando aveva dovuto ripulirgli la faccia totalmente tumefatta, ogni strato di sangue che rimaneva sul cotone impregnato di alcool era un conato di vomito che Bella sopprimeva. Non era colpa sua, era proprio la vista del sangue a renderla una femminuccia, infatti le veniva sempre il batticuore e poi finiva per svenire, anzi, questa volta era fiera di se stessa, aveva soccorso il ragazzo, Edward, senza finire come una pappamolle sul pavimento. Si alzò dal divano e si diresse in cucina, prese una tazza e ci versò del latte, domandandosi che problemi potesse avere Edward. La mattina prima, al bar,le era sembrato uno di quei soliti attaccabrighe, poi per un momento, aveva scorto qualcosa in quegli occhi color giada, una sofferenza che era uscita nel momento in cui la madre aveva parlato del padre ormai defunto.

Era logico che ogni figlio, alla pedita di uno dei suoi genitori, si sentisse smarrito, erano dei punti di riferimento, e Dio solo sa cosa aveva provato Isabella quando Renèe era morta a causa di un tumore al seno.Si era ritrovata a dover andare avanti da sola, con il padre a distanza di chilometri. Certo, Charlie le aveva più volte proposto di tornare lì da lui, a Forks, ma ad Isabella quella piccola cittidina dispersa nello stato di Washington, non piaceva proprio, troppo piccola, umida e fredda, da poter sopportare.Così, con il cuore a pezzi, si era rimboccata le maniche, e ora eccola lì, a New York, pronta per iniziare il suo primo anno di college. 

Posò la sua tazza all'interno del lavandino e si diresse nella sua camera da letto, che al momento ospitava il ragazzo dai capelli rossicci.Lo trovò sveglio, a fissare l'alba dalla finestra.

- Come stai ? - domandò Isabella, guardando le ampie spalle del ragazzo. All'improvviso si domandò quanti anni avesse, di sicuro non poteva essere più grande di lei, perchè gli atteggiamenti che aveva rispecchiavano un adolescente immaturo.

- Bene. -  Neanche un grazie, Bella non si aspettava molto, ma un minimo di cortesia gliela doveva! Si ritrovò a stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche, con l'improvvisa voglia di farlo ruzzolare per tutte le quattro rampe di scale che ieri aveva fatto portandolo su.

- Grazie, ragazza sconosciuta che mi hai gentilmente salvato e medicato, ti devo la mia vita, ti ringrazio per esserti quasi slogata una spalla, portandomi a peso morto per quattro rampe di scale in questo palazzo senza ascensore, non so proprio come sdebitarmi - Ironizzò Isabella, dicendogli quello che si era aspettata da lui.

- Non ti devo nessun ringraziamento, nessuno ti ha detto di aiutarmi. - La voce di Edward era atona, come se non gli importasse che fosse vivo in quel momento, come se non gli importasse di nulla.

- E a te, nessuno ti ha detto di venirti ad accasciare davanti la mia macchina, se non lo avessi fatto, a quest'ora non dovrei arrabbiarmi con un ragazzino stupido e maleducato! - ribattè piccata. Altro che rampe di scale, lo avrebbe buttato giù dalla finestra.

- Bada a come parli, io non sono affatto un ragazzino. Per quanto ne so potresti essere una poppante in confronto a me. -

- Quanti anni hai? Sedici, diciassette? - Isabella non si sarebbe fatta di certo mettere i piedi in testa da un cretino con un dramma familiare, anche lei ne aveva avuti, eppure non si era messa ad imitare Roky Balboa in strada! Edward dal suo canto si stava innervosendo, se non fosse stata una ragazza, l'avrebbe già mandata al tappeto da un pezzo, anche se nelle condizioni in cui si trovava era piuttosto difficile che potesse centrare il bersaglio. 

- Diciannove - Abbaiò, in preda alla collera più nera. Ma perchè quella cretina non lo aveva lasciato a terra ed era andata via? Sarebbe stato meglio essere investito da un bus in corsa piuttosto che avere a che fare con lei. - Bene, complimenti! Non so se farti i complimenti per il fatto che non li dimostri mentalmente o se farti i complimenti perchè dalla tua faccia ora non si capisce. - Ironizzò Isabella, cavolo, era più grande di lei. Vabbè era più grande di lei di qualche mese, non era un problema.

- Senti, mi stai facendo perdere la pazienza. - Edward si voltò verso di lei e si diresse verso la porta, Isabella sentì solo un tonfo, segno che quello scorbutico aveva lasciato il suo appartamento, così si ritrovò a sospirare, mentre l'arancio dell'alba stava lasciando spazio a un colore più giallognolo.

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- Un cretino, davvero! - L'odore di cioccolato impregnava le mura della cucina della " Magnolia Bakery", mentre dai forni si estendeva un odore inebriante di pan di spagna, insomma, in quella cucina regnava la pace dei sensi, o almeno era questa l'atmosfera che Jeremy Parker sentiva ogni mattina mentre preparava le sue specialità. Quella mattina però a stonare con la dolcezza zuccherosa di quell'ambiente, c'era Isabella, che in quel momento di dolce non aveva proprio nulla.

- E a te chi ti ha detto di portarlo a casa? - Le dita di Jeremy erano impegnate a scrivere " Sacher " sulla torta, era talmente concentrato che Isabella si stupì che avesse ascoltato anche una delle sue parole.

- Cosa avrei dovuto fare, lasciarlo lì, ed essere preda dei sensi di colpa tutta la vita? - prese un altro cupcake alla fragola e lo morse, pensando a Edward e alla sua stronzaggine.

- Potresti smetterla di mangiare i miei cupcake? Non è mangiando che quel ragazzo ti diventerà più simpatico. - Isabella finì di mangiare il suo quarto cupcake e incenerì Jeremy con lo sguardo, afferrò la Sacher e si alzò pronta a portarla al bancone.

- Smettetela di farmi innervosire, ho il ciclo - sbottò,prima di tornare in sala.


La pasticceria era provvista anche di una grande libreria, che molti usavano, e ciò rendeva felice Isabella,anche lei adorava leggere libri, vivere situazioni e avventure che lei mai e poi mai avrebbe vissuto, così si accontentava di sfogliare migliaia di volte quelle pagine ormai ingiallite e sciupate.

- Buongiorno - una bambina con la coda da cavallo si sedette con non poca fatica al bancone, cercando di sedersi sullo sgabello. Isabella la riconobbe subito, era la stessa bambina che ieri era con quello spocchioso di Edward, avevano lo stesso colore di occhi, la stessa giada che caratterizzava gli occhi del fratello.

- Ciao - Un sorriso le nacque spontaneo, vedendo l'aria imbronciata della bambina. - Cosa posso portarti? -

 - Un cornetto pieno di cioccolata, ma proprio pieno, e poi un del latte freddo. -  Isabella prese un cornetto, e le versò in un bicchierone, mettendoglielo davanti, la bambina però continuava a guardare l'entrata, come se aspettasse con ansia qualcuno.

- Aspetti qualcuno ? - Non riuscì a tenere a freno la lingua, Bella non era impicciona, era solo genuinamente curiosa, ed inoltre era sinceramente interessata al motivo per cui la bambina era triste.

- Mio fratello, ma anche stamattina non verrà. - Cassandra afferrò il suo cornetto, e lo morse, mentre gli occhi le diventavano lucidi. Isabella ebbe una stretta al cuore e posò una sua mano su quella della bambina, così piccola rispetto alla sua.

- Sono sicura che arriverà a momenti - Disse per rincuorarla, anche se avendo avuto a che fare con il soggetto in questione, Isabella pensò che forse aveva ragione lei, e lui non si sarebbe fatto vedere. - Ma sei venuta da sola? -

- No, mi ha accompagnata Joseph - rispose lei, indicando un signore con il completo nero, che era fuori dalla porta come un bodyguard. - L'autista. - spiegò Cassandra vedendo l'espressione smarrita della cameriera.

 - Isabella, mi potresti preparare un caffè per il tavolo otto? - Isabella annuì e si scusò  con la bambina, afferrò una tazzina, e aspettò che il caffè fosse pronto, diede la tazzina ad Angela e sentì la bambina scoppiare a ridere. Si voltò e vide Edward farle il solletico, per poi stamparle un sonoro bacio sulla guancia.

- Eddi - disse contenta Cassandra con un enorme sorriso, sorriso che si spense vedendo la faccia tumefatta del fratello. - Hai fatto di nuovo a botte? - Edward sospirò e le scompigliò i capelli affettuosamente. - Avevi promesso che quella sarebbe stata l'ultima volta! - sbottò con le lacrime agli occhi.

- Cassie.. - Il ragazzo dai capelli ramati sospirò, cercando di trovare una scusa plausibile da poter dire alla sorellina.- Avevi anche detto che non avresti fatto più ritardo quando era il tuo turno di accompagnarmi a scuola. - continuò, mentre le lacrime iniziavano a scendere copiose, - e che avresti aiutato la mamma. Sei un bugiardo, un bugiardo! - disse prima di scendere dalla sedia, e correre verso Joseph, fuori. Isabella osservò la scena, immobile, mentre Edward sospirava e si prendeva i capelli tra le dita innervosito, e forse arrabbiato con se stesso.

- Ti è piaciuto lo spettacolo? - domandò a Bella, immobile, nel suo angolino.

- Mi dispiace - non riuscì a dire altro, non riusciva a spiegarsi perchè quel ragazzo si comportasse così con le persone che gli volevano bene.

- Non me ne faccio niente del tuo dispiacere - Disse Edward lasciando una banconota da cinque dollari sul bancone, andandosene senza salutare, proprio come aveva fatto quella mattina a casa di Isabella.

 

 

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Un bacio.

 

   
 
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