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Autore: MaraLPB    14/09/2013    0 recensioni
Questa non è la storia di due persone che si incontrano per caso e che buttandosi il caffè addosso si scambiano quegli sguardi che sono fatali. Questa non è un storia fatta di frasi dolci, di momenti romantici, di frasi epiche, di tensione sessuale, di baci da brivido. Ryan e Rosalie non si sono conosciuti per caso. Ryan ha conosciuto Rosalie perché lo voleva. Perché voleva lei. E non c’era cosa più naturale di questa..
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
 
Quella notte era stata meravigliosa. Era stato sesso puro, di quello più passionale, crudo e forte. Amavo fare sesso, amavo farlo senza coinvolgimenti, senza complicazioni.
Amavo le donne.
Anche se non ero assolutamente il tipo che ne cambiava una ogni sera. Ma le amavo comunque.
Le donne sono fonte d’ispirazione, sono belle, complicate, sono da interpretare. Le donne sono i diavoli che rovinano la vita di un uomo e che la rendono dannatamente bella. Le donne, anche quelle più noiose, sono da amare.
E anche se ci vai solo a letto, fanno sì che quelle ora della notte siano spese bene.
Kimberly o Dianna, sinceramente non ricordavo il suo nome, avrà avuto massimo 21 anni ma aveva di certo già provato di tutto e aveva già fatto sesso con davvero tanti uomini. O almeno era così che diceva ieri in quel locale.
La mattina dopo non c’era più. Ma aveva lasciato un caffè e due ciambelle. Mi scappò un sorriso, di quelli più sinceri. Anche per questo amo le donne. Riescono a sorprenderti quando meno te lo aspetti.
Una ragazza bionda, con scuri come le montagne del nord e un fisico prorompente, con cui aveva fatto del sesso stupendo, aveva avuto l’accortenza di lasciarti la colazione.
Erano passati tre giorni da quando avevo scritto l’ultima volta. Ed erano anche tre giorni che no vedevo Rosalie. Si poteva essere stupido e probabilmente lo era, ma era stata un chiodo fisso. E sono stato ora in quel ad aspettarla, durante il tempo libero.
Era quasi come quei fantasmi che leggi in un libro scadente scritto da un patetico uomo di paese che non aveva mai messo il naso fuori.
La chiamata ancora non era arrivata e questo mi uccideva. Perché l’ansia e l’attesa per la maggior parte delle volte ti ammazzano dentro, distruggendoti piano piano.
Era sabato pomeriggio, il cielo era meno cupo del solito.
Il caffè nero bollente fumava dalla tazza, come sempre, ma era suggestivo.
Sarei rimasto ore a fissare il traffico di uomini, donne e bambini che camminavano troppo veloci. Troppo anche per il ritmo frenetico di Londra.
Entrarono tantissime persone in quel bar e altrettante ne uscirono, ma lei era l’unica che poteva distogliere la mia attenzione, il mio studio ossessivo.
Rosalie..Rosalie di cui non sapevo il cognome, di cui non sapevo nulla, ma che avrei riconosciuto ad occhi chiusi volendo.
Mi sorrise e mi mancò un battito. Mi leccai le labbra. Immaginavo quanto potessi desiderarla, ma ora il bisogno era aumentato, forse troppo.
Si spostò una ciocca di capelli dietro i capelli, si abbassò e posò la borsa sulla sedia accanto alla mia.
-Un caffè macchiato con aroma al caramello grazie. –
Disse togliendosi tranquillamente il bomberino e la sciarpa che la coprivano.
Ancora non ero riuscito a realizzare che lei si era seduta accanto a me. Nonostante gli altri tavoli liberi.
Si appoggiò con il gomito al tavolo guardando me che la scrutavo.
-Allora, Ryan..- prese la tazza di caffè tra le mani e ne bevve un sorso. – sempre qui? Questo è diventato il nostro ritrovo. Due volte in una settimana non è molto ma è abbastanza per due sconosciuti. –
Non sapevo che dire e mi limitai ad emettere un suono non ben specificato.
Lei si ricordava di me e del mio nome. E per una che quasi non mi aveva calcolato era strano, ma piacevole.
Presi coraggio e le sorrisi.
-Beh, non speravo più di incontrarti.- dissi quasi malinconico.
-Sono passati solo tre giorni Ryan – disse dolcemente. –Già sei innamorato di me?-
Il suo tono era scherzoso e mi faceva impazzire la sua voce. Innamorato? Non ci avevo mai pensato prima. Ma no, non ero innamorato. La volevo, la desideravo, la cercavo, la studiavo.
Continuammo a parlare.
Ed io ero incantato dalle sue labbra.
Erano perfette e non riuscivo a distogliere lo sguardo. O meglio, appena lo facevo mi perdevo in quegli occhi che erano così intensi, forse anche di più rispetto alla prima volta che la vidi.
Non c’era più nessuno per me in quel bar, c’era solo lei.
La mia mente era sgombra, per la prima volta nella giornata. Era libera e stava semplicemente assimilando quello che diceva.
Informazioni molto superficiali, niente di personale o privato. Quello che scriveresti nella biografia di MySpace o qualche sito simile.
Ma io ero talento preso che non m’importava sapere di più, non al momento.
Il pomeriggio era andato, ma ne era valsa la pena.
Perché più passavano i minuti accanto a lei, più ero in sua compagnia, più mi parlava e mi faceva domande, più ero eccitato al pensiero di poterla avere.
   
 
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