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Autore: Black_Gaunt    14/09/2013    0 recensioni
Due individui.
Lei luce e lui ombra.
Lei dolcezza e lui rancore.
Lei amore e lui odio...
Una ragazza che disprezza il suo passato e che cercherà di rifarsi una vita; un ragazzo che non può avere ne presente ne futuro. Due anime vuote destinate a completarsi. Sette anni tra guerra e pace per cercare di capire di appartenersi...
Attenzione: La storia è stata modificata e ripubblicata su un nuovo account condiviso!
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
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 L'impossibile desiderio...



 
                                                                       
Draco Dormiens Numquam Titillandus
 

Espresso per Hogwarts

Una debole luce filtrava dalla finestra semi aperta, illuminando la piccola stanza e le sue pareti  tinte di quello stucchevole rosa pallido. Sul  letto di ferro battuto, le coperte completamente disfatte di un odioso color pesca avvolgevano dolci e protettive un baule nero ed aperto, nel quale erano stati solamente pochi minuti prima,buttati alla rinfusa ogni genere di vestiti; di lato affianco al grande letto, si stagliava un comodino di ciliegio, sul quale erano posti una catasta di libri dai titoli particolari e stravaganti ed una bacchetta di legno del medesimo materiale  anch'essa deposta delicatamente in una custodia ricoperta all'interno di velluto. A completare quell'ambiente quasi pittoresco e... adolescenziale  vi era la dolce melodia degli uccelli, che indisturbati e soprattutto ignari del pericolo che correvano davano voce alla loro gioia con entusiasmo ed ingenuità. E se non fosse stato per le urla spropositate delle due donne che abitavano la deliziosa villetta, l'atmosfera si sarebbe potuta definire certamente tranquilla.

Tranquilla come il sonno pomeridiano di un bambino.
Tranquilla come il rumore del mare.
Tranquilla come la risata leggere e divertita di una madre che osserva i propri figli.

 
Un ' atmosfera del tutto diversa da quella che era presente nel salone di casa Dows, dove  gli imbarazzati spettatori di quella colossale litigata fra madre e figlia erano il signore e la signora Granger, accompagnati dalla loro preoccupata e seccata figlia. Quest'ultima seguiva attenta con i suoi grandi e dorati occhi da cerbiatta, i movimenti isterici ed affannati di una ragazza della sua età che non staccava gli occhi scuri e fieri, da quelli della madre che livida di rabbia guardava con rancore e disperazione la sua unica figlia. Uno sbuffo esasperato fuoriuscì dalle labbra dell'undicenne, che con insistenza riportava lo sguardo all'orologio che segnava con quelle lancette che le sembravano andar a mille le 9:30; sentì  l'irritazione chiuderle lo stomaco, mentre la preoccupazione le stava facendo sudare le piccole mani bianche ancorate in un modo quasi possessivo alla borsa di cuoio.

-Alle undici in punto dovremmo partire e ce ne stiamo ancora qui-pensò la piccola Granger riportando l'attenzione sulle due donne, che si accanivano l'una contro l'altra irrefrenabili.

Chiariamoci, non era la prima volta che la bimba assisteva a scene del genere; non era la prima volta in cui Hermione Granger si era ritrovata in casa della migliore amica per appoggiarla e sostenerla.Ma quella volta sembrava tutto diverso. Diverso da quella volta che entrambe avevano spostato il gatto della loro vicina con delle occhiate truci, su un albero a quattro anni; diverso da quella volta che si erano dichiarate ufficialmente sorelle davanti alla loro insegnate d'asilo; diverso da quando il padre di Artemis, quello che lei chiamava ingenuamente zio con l'eccezionale  candore di una bambina, aveva abbandonato madre e figlia per fuggire chissà dove due anni fa; diverso come loro che si distinguevano dalla gente comune, per le loro strabilianti capacità.Adesso era tutto più complicato, esasperante...differente. Sembrava che il rapporto fra madre e figlia si fosse totalmente incrinato e spezzato con l'arrivo della lettera di Hogwarts; sembrava  che la madre reputasse per quella lettera ,la figlia responsabile dell'abbandono del padre e che le stesse sputando addosso con parole velenose ed occhi accusatori la sua disapprovazione e il suo dolore.
-Del resto è troppo facile incolpare se stessi non è vero Cate?-pensò la giovane streghetta osservando gli occhi di sua sorella; si sorella, perché solo così poteva esser definita quello splendido angelo di nome Artemis. Sorella perché aveva vissuto più in casa con lei e i suoi genitori che con la madre distrutta ed abbandonata a se stessa; perché entrambe avevano condiviso il dolore dell'abbandono di Nick,stanco della vita familiare; perché entrambe con la lettera per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts avevano scoperto di esser speciali, avevano scoperto di esser magiche. Si ricordava ancora il momento in cui era entrata correndo nel salone di casa Dows e aveva trovato una Cate svuotata a fissare insistentemente le parole del foglio ingiallito ed una Artemis rilassata e...felice. Si erano abbracciate, avevano riso e pianto contemporaneamente, l'una per la gioia e l'altra per l'entusiasmo di lasciare la sua vecchia vita alle spalle. Solo quando la porta del salone era stata chiusa furiosamente entrambe si erano staccate per fissare la lettera stracciata e buttata per terra. E adesso a distanza di poche settimane erano pronte per partire, pronte per cercare di esser speciali e pronte per una nuova vita.Hermione si riscosse dai dolci e dolorosi pensieri, quando sentì la voce di suo padre sussurrare all'orecchio di sua madre: " Vado a prendere su il baule ed i libri, tu resta qui", disse il signor Granger voltandosi e salendo le scale. Hermione riportò lo sguardo sulle due donne ascoltando la conversazione.
"Ti proibisco di andare Artemis, quello non è posto per te" sibilò la madre, furiosa come una gatta, mentre guardava gli occhi della figlia indurirsi e diventare spietati.
" Non sei nessuno per impedirmelo" ribatté sicura la ragazza, alzando il mento come era solita a fare quando sfidava qualcuno.
" Sono tua madre e mi devi obbedire" la freddò Cate con uno sguardo...omicida?
" Davvero?" si finse stupita per poi dire con cattiveria"Non me ne ero accorta sai? Ed io che pensavo che fungessi da soprammobile";Cate in tutta risposta boccheggiò incredula, ma prima che potesse formulare una risposta sensata, la figlia ritornò all'attacco:"E' comodo dire che sei mia madre quando ti serve e quando vuoi! Saresti dovuta esser una madre sempre in ogni momento della mia vita. Avresti dovuto combattere per te...per noi; saresti dovuta esser forte e avresti dovuto interessarti  a me invece di crogiolarti qui dalla mattina alla sera con alcol e anti-depressivi. L'unica cosa che mi hai dimostrato è stata quella della tua completa indifferenza nei miei confronti e del tuo odio per la vita. Tu non ti sei comportata da madre....Tu non sei mia madre!" aggiunse dura e glaciale, prima di girarsi verso i Granger e avviarsi con loro per la porta del salone, prendendo il baule e guardando la foto rotta di suo padre un'ultima volta, prima di sbattere la porta di casa e di lasciarsi indietro la sua vecchia e subdola vita.
                                                                                                   ***  
Artemis guardò per l'ennesima volta l'amica sbuffare irritata e torturarsi le mani. Con occhi attenti seguì la direzione dello sguardo di Hermione, che ritmicamente andava a posarsi sul grande orologio dorato che segnava le 10:30. La vide tirare con un gesto secco della testa i capelli crespi ,gonfi e riccioluti, mentre con i grandi  incisivi si torturava l'unghia di un dito.
"Dio, Artemis, sono le 10:30 !" disse con tono esasperato la brunetta, facendo corrugare dolcemente le soppracciglia scure e folte all'amica.
"E allora?" rispose con indifferenza spostando lo sguardo azzurro verso Mike e Jane Granger concentrati sulla cartina ed il controllo dei numeri dei binari.
"E allora?" la scimmiottò Hermione attirando di nuovo il suo sguardo su di se " Ti devo forse ricordare che l'espresso per Hogwarts parte fra mezz'ora?" disse con il solito tono saccente che la gente odiava. La gente appunto, lei non era la gente e nonostante non le avrebbe mai detto una cosa del genere lei adorava quel tono da saputella prima della classe.
"Oh no!" esclamo la Dows " Sono già abbastanza informata sull'argomento dato che mi hai praticamente torturato  per tutta la durata del viaggio" aggiunse con un sorrisetto malandrino facendo sbuffare la migliore amica.
"Invece di perderti nei ricordi" disse facendo inarcare un sopracciglio e borbottare divertita  la parola "ricordi" ad Artemis" Dai una mano e vedi di guardare attorno a te se c'è qualcosa di strano"
"Agli ordini" sbuffò esasperata  sentendo le paranoie di sua  sorella  e analizzando l'ambiente circostante.
La stazione di King Cross era completamente sommersa di gente: c'era chi correva a perdifiato per prendere il treno, chi aspettava guardando l'orologio con aria rilassata, chi invece si guardava intorno sperando di trovare il binario giusto, c'era chi invece correva con una carrello con dentro grossi bauli ed una civetta,c'era chi...
-Un momento! Grossi bauli ed una civetta?- pensò allarmata ed entusiasta Artemis, girandosi verso l'amica ed i Granger.
"Hey! Mi sa che ho trovato qualcuno di sospetto!" disse con il solito brillio malizioso negli occhi , attirando l'attenzione della famiglia.
"Qualcuno di sospetto?" chiese turbato Mike Granger osservando la ragazza. Che il litigio con la madre le avesse procurato qualche trauma?
"Si, civette , bauli...! disse gesticolando mentre un sorrisetto d'aspettativa le si formava sul volto di porcellana. Si, sicuramente il litigio l'aveva mandata fuori di testa.
"Dove sono andati?" esclamò Hermione, scendendo con un saltello dalla panchina e guardando con gli occhi lucidi di emozione la migliore amica.
-Anche la mia bambina- pensò sconsolato Mike Granger, che guardava con compassione le due undicenni. Quest'ultime prendendo i propri carrelli e dirigendosi a gran velocità nella direzione presa dai  presunti maghi, fecero  correre Jane Granger, che non era rimasta sconvolta come il marito e quindi non era paralizzata e risvegliarono dallo stato comatoso l'uomo, che corse dietro alle tre donne.
Mentre quindi, Mike correva disperato e affaticato, Artemis, Jane e Hermione sembravano a dir poco euforiche, mentre seguivano quel gruppo di ragazzi lentigginosi e dai folti capelli rossi.
" Mi raccomando non perderli!" disse affaticata Hermione ad Artemis, che correva davanti. Quest'ultima diede l'impressione di non sentirla nemmeno, mentre si dirigeva  veloce fra la gente nel luogo in cui  quei sei individui si erano appostati. Così dopo essersi fermata ed aver preso un bel respiro si affacciò leggermente oltre la colonna per seguire la conversazione. O almeno per cercare di seguire.
"Che stanno facendo?"chiese Hermione impaziente strattonandole la giacca. Artemis portò per una frazione di secondo gli occhi chiari su di lei, per poi rispondere con voce secca  ed irritata " Se mi fai sentire!". Molto irritata.
Hermione in tutta risposta  sbuffò sconcertata cominciando a borbottare una sequela di filippiche sul fatto di "Esser amica di una maleducata come questa qui", mentre Artemis si dedicava nell'ascolto della conversazione.
"Siamo in ritardo come al solito!" esclamò furibonda una donna dai ricci rossi e dall'espressione materna e severa.
"Non è colpa nostra"disse un ragazzo alto dai corti capelli rossi e due grandi occhi azzurri.
"Già non è colpa nostra se Percy ci mette una vita per lavarsi!" rispose la copia del ragazzo precedente.Gemelli...
 "Ed ha una voce sgradevole oltre l'immaginabile"continuò l'altro facendo ridacchiare una piccola bambina dai grandi occhi scuri.
"Smettetela adesso!" li sgridò la matrona lanciando un occhiataccia alla figlia ancora ridacchiante"Intanto Percy è già passato quindi Fred , George muovetevi"li rimproverò dura , ma era chiaro che nelle sue parole vi era un velato e leggero divertimento.
"Ma come mamma non mi riconosci? Io sono George!" esclamò indignato uno dei gemelli, facendo subito sentire in colpa la madre che disse con una nota di dolcezza " Oddio scusa George!" mentre i gemelli si apprestavano a correre verso la colonna, ma prima che uno dei due potesse andarsi a schiantare contro un muro,   George girandosi per un solo secondo verso la madre gridò "Fregata, io sono Fred!" per poi venir inghiottito dalla colonna insieme al gemello.
La madre esasperata non riuscì a rimproverarli, perché interrotta da una voce insicura e titubante .
"Ehm, mi scusi?" disse una bambino di circa undic'anni con due grandi occhi verde smeraldo " S-saprebbe dirmi come si raggiunge il treno per Hogwarts'" chiese imbarazzato.
"Oh certo caro!" esclamò la donna guardandolo con dolcezza " Sai è anche il primo anno per Ronald" aggiunse , indicando un ragazzo alto e  con una buffa zazzera rossa, che sentendosi nominare rispose allo sguardo dell'altro con una smorfietta.
"Devi solo correre verso la colonna e ti ritroverai nel binario 9 e tre quarti" riprese interrompendo gli sguardi fra i due. In tutta risposta il ragazzo sbiancò per poi posizionarsi bene verso il muro e correre perdifiato fino ad esser inghiottito. Quando anche il rosso si addentrò, Artemis si girò entusiasta verso l'amica  scambiandosi con quest'ultima uno sguardo fra l'eccitato e spaventato, per poi salutare i signori Granger ed avviarsi insieme verso il passaggio.

                                                                                                  ***

L'ennesimo sbuffo usci dalle labbra di Artemis, mentre gli occhi chiari fissavano con sdegno quella che stava per diventare da li a poco la sua ex-migliore amica .
Proprio quest'ultima infatti dopo esser salita sul treno ed essersi seduta in uno scompartimento insieme ad un paio di ragazze ed ad un bambino di nome Neville, si era offerta con orgoglio di recuperare il rospo perduto di quest'ultimo trascinandola con se, sotto lo sguardo ammirato del bambino.
-Esibizionista- pensò irritata la Dows che stava fissando in cagnesco i riccioli ribelli dei Hermione.Quest'ultima, ignara della furia omicida dell'amica,aprì l'ennesimo scompartimento ponendo la stessa identica domanda, ovvero " Scusate avete per caso visto un rospo? L'ha perso un ragazzo di nome Neville!" disse la riccia con tono saccente, per poi aggiungere qualcos'altro che Artemis non recepì, troppo occupata a fissare un paio di occhi di un verde brillante...
 


                                                                                                         ***


Aveva, fin da piccolo, avuto l'ambigua  abitudine di dormire poco. A quell'ora Salazar era, infatti, già in piedi nonostante fossero solo le cinque del mattino e cercava di fare meno rumore possibile, finendo di ordinare i libri scolastici e  ritrovandosi poi a camminare per la stanza.

 
Cercava di non pensare, di non ascoltare quel brivido di gioia che gli stava attraversando la spina dorsale; stava tentando, inutilmente, di sopprimere quel senso di tensione che gli aveva attanagliato l'anima.

Si concentrò, cercando di ascoltare altro, oltre al tamburellare veloce del suo cuore; cercò di estraniarsi dal mondo, ascoltare con maniacale attenzione i rumori provenienti dall'oscuro maniero. Gli elfi si spostavano laboriosi per la casa, cercando di non fare rumore e di non attirare le ire dei padroni; il ritratto di Abraxas Malfoy confabulava altero con quello di Cygnus Black, che  con tono calmo cercava di placare l'uomo.
-Come se fosse possibile- pensò il ragazzo con un sorriso strafottente, mentre  le lunghe ciglia nere si schiudevano per rivelare due specchi di giada.
Draco, nella stanza accanto, dormiva sicuramente e non era il caso di andarlo a svegliare.L'ultima volta si era sorbito non solo i suoi infantili capricci, ma anche una serie di rimproveri, da parte della ligia Narcissa.
Sbuffando,si diresse verso la scrivania , afferrando un piccolo portafotografie lavorato in argento e sorridendo appena davanti all’immagine in movimento.

 
Smeraldi incastonati  in un volto di raffinata porcellana; dolci ciliege al posto delle labbra, sorridenti e materne. Piccole braccia ancorate ad un corpicino infagottato.Viso d'alabastro, capelli neri e un sorrisetto strafottente...

Era  uno dei pochi ritratti della sua famiglia. Forse l'unico che gli dava quel calore di cui era sempre stato privato. Si ricompose, posando  poi  la cornice e  riprendendo a camminare.
Verso le cinque e un quarto sentì  Dobbie, l'elfo di famiglia, entrare nella  stanza, inchinarsi  e pronunciare  a voce bassa “ Padroncino Gaunt, desiderate che  Dobbie vi porti la colazione, oppure preferite aspettare i Padroni Malfoy, Signorino ?”
Il ragazzo, dopo aver squadrato con disgusto la creatura, rispose laconico: “ Aspetterò i miei zii. Inizia a portare le  valige giù e assicurati di non far sgualcire la divisa.”
L’elfo si esibì in un profondo inchino , arrivando quasi a toccare il pavimento in marmo con il lungo naso. Salazar, dopo aver sentito la porta chiudersi, lasciò vagare lo sguardo in torno, cercando di calmare lo strano formicolio alle mani.
Spazzatura, feccia immonda, sozzura che si permetteva di camminare sul suo stesso suolo...
La stanza era a dir poco enorme: le pareti erano state pitturate  di un verde scuro, illuminato da ampie finestre, da cui ricadevano soffici e delicate  tende di un particolare velluto argentato. Il letto a baldacchino era in legno scuro,  intagliato e lucido; le coperte erano in cotone egiziano verde smeraldo e i drappi del letto, del medesimo colore, erano  decorati con fantasie d'argento.
Tutto era assolutamente perfetto in quella stanza, esattamente come nella vita di un purosangue. Perfettamente calcolato e prestabilito al momento della nascita.

 
Come se quella ricchezza potesse nascondere l'anima nera, dei suoi padroni. Schiavi del loro potere, ingordi di quell'essenza fatta d'oro e di stoffe pregiate; animali che vivevano nel lusso e nella lussuria, destreggiandosi come vere persone...
 
Perso nei suoi pensieri non si accorse dell’elfo che, dopo essersi materializzato in camera,  gli disse  “ Padroncino Gaunt, i padroni Malfoy vi attendono nel salottino privato, per la prima colazione.” Sparì col capo chino. Salazar si alzò e  prese i vestiti che gli avevano preparato la sera precedente. Indossò i pantaloni neri di tessuto e la camicia bianca con bottoni di madreperla , il gilet nero a giromanica; si infilò le scarpe a mezzo collo interamente nere e si diresse verso il bagno, pettinandosi all’indietro i capelli ricci, sistemandoli con cura dietro le orecchie. Uscendo dalla stanza vide Draco ,che lo aspettava accanto alle scale, e sorridendo salutò con cortesia il cugino “ Buon giorno Draco, dormito bene?”
Un ghigno strafottente affiorò sul viso spigoloso del ragazzo, che mellifluo rispose “ Si Salazar, tu?”
L'interpellato gli lanciò uno sguardo distratto, prima di annuire distrattamente e dirigersi verso il salottino privato.Camminarono fianco a fianco, col medesimo passo e con la stessa andatura rigida e composta- se non fossero stati così diversi qualcuno li avrebbe potuti scambiare per gemelli.
Un’elfa domestica aprì loro la porta, dopo averli salutati con un inchino,  ed i due ragazzi entrarono nella sala dove i signori Malfoy li attendevano. Erano seduti composti ad un tavolo riccamente imbandito; Lucius e Narcissa sembravano essere appena usciti da una cartolina d’epoca. La signora Malfoy indossava un abito lungo verde, in perfetto abbinamento con il fazzoletto che spuntava dalla giacca del marito.

 
Composta di quella bellezza poetica, così algida e gelida, così diversa ed introvabile. La bellezza  di un angelo della morte! 

Salutarono i ragazzi e  li invitarono a prendere posto a tavola ,mentre degli elfi domestici cominciarono a versare  loro due tazze di latte e miele. Lucius posò il giornale accanto a sé e , con tono austero, iniziò a parlare “ Oggi è un grande giorno per voi, state per andare ad Hogwarts. Come ben sapete sarete smistati nella casata Serpeverde e mi auguro che portiate sempre onore al nostro stemma. Incontrerete sicuramente molti altri ragazzi purosangue, infatti se la memoria non mi inganna quest’anno arriveranno anche Vincent Tiger e Gregory Goyle, insieme a Theodore Nott, Blaise Zabini , Daphne Greengrass ed ovviamente la signorina Parkinson . Inutile che vi dica che loro saranno certamente vostri compagni, ma vi chiedo di non lasciarvi prendere dall’entusiasmo e di comportarvi sempre come confà al vostro rango. Quest’anno il professor Piton sarà vostro insegnante di pozioni, nonché vostro Capo Casa e mi auguro che non gli causiate nessun problema. Un’ultima cosa, mi sembra scontato dirvi che non vi dovete in alcun modo mischiare con Babbani e feccia simile.” concluse , mentre una smorfia di puro disgusto gli deformava il bel volto.
Salazar e Draco chinarono il capo ed annuirono,iniziando così a sorseggiare il latte, mentre Narcissa disse zuccherina “ Ho dato ordine agli elfi di andare a prendere i vostri libri e di sistemarli nel baule a cui è stato applicato logicamente un Adduco Maxima, i vostri gufi sono arrivati oggi e ho insistito personalmente affinché fossero esaminati dai migliori medimagi.” I due ragazzi, a quelle parole, sorrisero appena e terminarono in fretta la colazione. Tutti e quattro si diressero verso uno dei camini della sala e tre elfi li precedettero smaterializzandosi con le valige. I signori Malfoy gettarono della  metro polvere all'interno di un maestoso camino.
 Salazar e Draco li imitarono ritrovandosi nei pressi del caotico binario nove e tre quarti. Immersi nella folla i due purosangue si sforzarono di trattenere i sorrisi e seguirono i coniugi che procedevano a passo svelto. Arrivati nei pressi del binario videro la numerosa comitiva dei Weasley che con gran confusione cercava di raccattare i propri bagagli di seconda mano e si avviava verso il treno. Videro le altre famiglie purosangue avvicinarsi per  scambiarsi sterili e formali saluti. Tiger e Goyle si muovevano in simbiosi, ridendo allo stesso tempo e facendo insieme battutine prontamente stroncate dai rispettivi genitori.
Theodore Nott arrivò insieme a Blaise ,che come suo tipico si stava già facendo riconoscere, a differenza dell’amico che restava a capo chino in silenzio. Daphne e Astoria invece parlottavano tra loro, fasciate nei loro completi molto simili che differivano tra loro solo per il colore. Salazar decise di eclissare qualunque futile discorso dei suoi “amici” alzando lo sguardo al cielo e fissando le nuvole. Tutti i genitori guardavano i loro figli con occhi carichi di orgoglio, perfino i Weasley erano uniti e ridevano chiassosamente tra loro. Sospirando immaginò di avere di nuovo i suoi genitori , di sentire dalla voce cauta di sua madre le solite assurde raccomandazioni; immaginò suo fratello che ridendo, lo aiutava a portare i bagagli sul treno.

 
Immaginò il calore di quella famiglia mai esistita,mai conosciuta, strappatagli per sempre! Immaginò l'abbraccio di sua madre , gli occhi ricchi d'orgoglio di suo padre e il sorriso perenne di suo fratello...

Non si accorse che Astoria gli si era avvicinata , sottile e graziosa, avvolta in quell'abito rosa che la rendeva ancor più gracile “ Salazar, io ti vorrei augurare buon anno” disse, mentre un candido rossore le imporporava le guance.
-Sei così ingenua!- pensò il ragazzo ghignando crudele.
Le rispose con una voce che vagava fra il cortese ed il disinteressato “ Grazie mille, Astoria ”
La ragazza alzò lo sguardo con timidezza, accennando poi un piccolo sorriso. Ma non riusci a dir altro, perchè interrotta dal fischio stridulo del treno. Salazar le sorrise nuovamente e si avviò verso  il grande Espresso , seguito a ruota dagli altri. Salirono a bordo, mascherando con la freddezza ed il disprezzo, il loro entusiasmo e si avviarono alla ricerca di un vagone vuoto.
Quando si furono sistemati,Salazar uscì in corridoio per prendere un’ultima boccata d’aria e fu quasi sbalzato a terra da una furia che gli si abbatté addosso.
Incontrò due meravigliosi occhi azzurri, incastonati in un viso angelico, deformato dall'imbarazzo e dalla preoccupazione “ Oh, scusa! Non ti avevo visto.”  disse la sconosciuta, mentre  con una mano gli toccò il braccio.
Una scarica elettrica lo percorse da capo a piedi,facendolo boccheggiare leggermente; si perse per un momento in quei due specchi d'acqua, che lo fissavano curiosi.
Si sentì risucchiato, perso per sempre dentro di lei, dentro quell'anima che sembrava così dannatamente pura.
Purtroppo il tutto durò un'attimo,l' allontanò bruscamente e riacquisendo la sua usuale postura vide uno dei Weasley accompagnato da un ragazzino con gli occhiali tondi ed  una ragazza dai capelli lunghi e ricci .
Infine, Salazar  guardò il piccolo ciclone  e sibilò “ Giù le mani ,Lurida Sangue sporco.”  


Eccoci qui! Scusate l'imperdonabile ritardo, non ci sono davvero scusanti! Col fatto che praticamente adesso rinizia la scuola, siamo certe che non avremo poi tanto tempo per aggiornare, ma vogliamo portare avanti la nostra idea quindi...
Passando alla storia, non vorremmo anticiparvi niente, soprattutto  per il fatto che i personaggi sono stati appena inseriti all'interno della storia, quindi sarebbe  strano  anticiparvi qualcosa che scoprirete presto!
Ringraziamo le meravigliose persone che hanno inserito la storia fra le preferite /seguite/ ricordate ed anche i lettori che sono rimasti nel silenzio..grazie di tutto!
Speriamo che il capitolo vi piaccia e di trovare questa volta qualche recensione! Quindi non fatevi scrupoli nel commentare!
A presto
Black-Gaunt


 
  
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