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Autore: Licia Parisi    15/09/2013    1 recensioni
Michele è un giovane ragazzo che lavora nella biblioteca di famiglia. Un giorno, come cliente, arriva una fanciulla di nome Elena ed è colpo di fulmine. Ritrovarla non sarà difficile ma un terribile legame che non si potrà spezzare stravolgerà le carte in gioco.
Dedicato a tutti quelli che hanno amato qualcuno e che, nonostante tutto, continuano a farlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualche mese prima... Michele aveva 19 anni, un fisico esile e asciutto con dei capelli neri, contrapposti all’azzurro accecante dell’iride dei suoi occhi. Un sorriso timido e impacciato, dei modi gentili e cortesi, e delle gote quasi sempre rosse dettate dall’imbarazzo. Lavorava nella biblioteca del paese da qualche mese, dopo essersi diplomato al Liceo Classico. Fare l’università sarebbe stato il coronamento di quegli studi, ma aveva preferito non continuare per andare ad aiutare lo zio Armando in quel luogo così tanto frequentato. Era un’attività di famiglia, uno di quei lavori che si trasmettono da generazione in generazione, da padre a figlio, o, come in questo caso, da zio a nipote. Già, Michele non aveva più un padre, o meglio non l’aveva mai avuto. Pochi anni fa gli era stata raccontata la verità, che era molto lontana da quella che sapeva da bambino. Armando da poco gli aveva rivelato che suo fratello Salvatore era scappato poco prima della sua nascita ed era andato in Brasile, mentre precedentemente gli aveva raccontato che doveva partire per la Germania e rimanervi due o tre anni per seguire la sua indole di pilota di aerei. Aveva una doppia vita, ecco cosa c’era sotto. Una moglie brasiliana, Maria, e una fidanzata italiana, Concetta, la madre di Michele. Due figli nel Sud America, e un figlio che stava per arrivare in Italia. Così non riusciva più a reggere quella sua vita e decise di andarsene per sempre dall’Italia e fare da padre a quei due bambini che avevano riempito la sua vita al di là dell’Oceano Atlantico. La madre di Michele, Concetta, all’epoca aveva 18 anni, era una ragazza madre e dopo 15 mesi dalla nascita di quel figlio poco voluto si ammalò gravemente a causa delle sostanze stupefacenti di cui faceva uso ormai da qualche tempo. Armando era l’unico che poteva occuparsi di lui, e aveva cercato di crescerlo così come poteva, con quei pochi soldi che la sua modesta paga di falegname poteva garantirgli. Dopo molto tempo erano arrivati gli anni della riscossa, la biblioteca del padre, una moglie, e tutto il resto, e Michele aveva finalmente ritrovato quel clima d’amore e di affetto di una famiglia; ora era diventato grande, e per lui incominciava la vita vera, le prime preoccupazioni e le prime grandi scelte. Era una persona semplice, che non sognava un futuro in America o dall’altra parte del mondo. Certo, avrebbe voluto fare l’attore, ma si accontentava di quello che la vita gli stava offrendo, dopo avergli tolto tutto il resto. Quel giorno la biblioteca era piena e la gente andava e veniva come al solito. Era una di quelle giornate uguali a quelle precedenti, e simili a quelle successive, non accadeva mai niente di nuovo. Le solite voci, i soliti volti. Gli stessi “buongiorno” e “arrivederci” stavano iniziando a far capire a Michele che quella non era la vita che aveva sempre sognato. << Buongiorno, sa dove posso trovare i racconti di Conan Doyle? >> gli chiese una cliente. << Certo, primo piano subito sulla destra >> << Grazie >> Aveva una voce angelica e un aspetto da bambola. Dei lunghi capelli biondi le incorniciavano il chiarore del suo viso; e degli occhi verdi smeraldo erano come gemme incastonate in quel volto. Le labbra rosse accese erano del colore complementare dell’abito senza pieghe che le scendeva fino al ginocchio e permetteva di vedere quelle gambe slanciate da un tacco 12. Dopo poco tornò con due libri in mano e li posò sul bancone dove c’era Michele. Lui impacciato prese i libri e la tessera della ragazza leggendola ad alta voce: << Elena, che bel nome >> << Un bel nome il mio? Ma dai >> << Se non fosse stato così non sarebbe appartenuto alla donna più bella. Paride non l’avrebbe rapita e non sarebbe scoppiata alcuna guerra. Bella e proibita, Lei è la sua reincarnazione? >> << La risposta serve per il prestito dei libri? >> << No…ha ragione, mi scusi >> La vide allontanarsi in tutta tranquillità con quel sacchetto di plastica in mano che le aveva dato poco prima. Se fosse stato per lui, sarebbe andato subito a vedere sul pc i dati di quella ragazza e in meno di un minuto avrebbe trovato: nome, cognome, indirizzo e numero di telefono; ma la password per accedere a tutto ciò ce l’aveva solo e unicamente il proprietario, Armando, suo zio. Provò a inserire la sua data di nascita, ma tutto risultò inutile e fu solo un altro buco nell’acqua. Non c’era da perdersi d’animo però, tra 30 giorni massimo lei sarebbe tornata, e lui si sarebbe di certo fatto trovare in negozio. Bastava solo aspettare, ma almeno sapeva già il suo nome e questo non era mica cosa da poco per lui. Perso com’era nei suoi pensieri non si accorse che aveva decine di occhi puntati addosso, quelli delle persone in fila che si erano accalcate e bisticciavano per chi dovesse andare per primo. Così prese un altro sacchetto, sfoderò il classico sorriso finto da commerciante e continuò il suo lavoro. << Michele! >> urlò la voce dello zio proveniente dalla stanzetta dietro di lui << vieni a darmi una mano, sono arrivati due pacchi imballati da aprire >> << Non posso, c’è gente >> Armando uscì fuori per vedere se il ragazzo gli stava mentendo, ma in effetti non aveva tutti i torti. Gli diede una pacca sulla spalla e gli disse di andare, che lì avrebbe proseguito lui, ci voleva una persona giovane e forte per mettere sugli scaffali tutte quelle novità e poi alla sua età non poteva più permettersi di andare su una scala; giramenti di testa, nausea, vertigini…ecco cosa significava avere 60 anni. Michele senza battere ciglio si chiuse la porta alle spalle e lo sbattere fece innalzare in un istante un soffio di polvere. Si vedeva che mancava la mano di una donna. Premette l’interruttore e una lampadina penzolante dal soffitto emise una luce fioca. Già da tempo aveva cercato di fargli comprare qualcosa di più decente, che so, un piccolo lampadario, una lampada a soffitto, e invece niente. Da più di 10 anni quel filo penzolava giù con qualche cavo che si intravedeva e pezzi di scotch marrone che li trattenevano a fatica, ormai consumati da tempo. “Tanto qui non entra nessuno” gli aveva sempre detto “a noi non serve un lampadario di cristallo. Ci vedo benissimo con questa luce”. Armando risparmiava su tutto. Non era proprio da considerare una persona con la testa a posto, che, pensando al futuro, metteva da parte i soldi, era proprio tirchio. E questo lo dicevano tutti in paese. Se ne andava in giro con un orologio da bambini col cinturino anch’esso bordato di nastro adesivo, che aveva comprato su una bancarella e pagato cinque euro. Non gli passava nemmeno per la testa l’idea di guardare le vetrine dei negozi in cerca di qualcosa di un po’ meglio. La funzione di un orologio era quella di indicare l’ora, lo fa sia quello da cinque euro, che quello da duecento. Michele prese in mano un paio di forbici arrugginite e aprì con cautela gli scatoloni. Avevano un peso inimmaginabile, chili e chili di carta che contenevano storie, mondi infiniti. << Zio, cosa ce ne facciamo di questa roba? Non sono libri, qui ci sono solo fogli >> << Aspetta >> gli disse precipitandosi nello stanzino non appena ebbe finito con i clienti << non mescolarli per carità di Dio, questi sono i racconti per il concorso letterario che il Comune ci finanzia, mettili in quelle buste che trovi sullo scaffale >> << Ho capito, ma chi è che li legge tutti quanti? Saranno un casino di pagine >> << Nessuno, il vincitore c’è già >> << Come? E chi l’avrebbe deciso? >> << Partecipa la figlia del Sindaco, si chiama Anita, vuoi che non facciamo vincere lei? >> << Ma è un concorso truccato >> << Shhh, non urlare prima che ci sentano. Senti, vuoi mandarla avanti tu questa biblioteca che sta diventando un rottame? Se vince lei a noi sai quanti soldi arrivano? 200 euro tondi tondi, promessi direttamente dal Primo cittadino, non potevo rifiutare >> << Ma la figlia ne vince 800 di euro, a noi va solo meno della metà della vincita…un quarto. Se dobbiamo fare le cose disoneste facciamole bene >> << Ragazzino, che ne vuoi capire tu di affari? Stai zitto e lavora >>
  
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