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Autore: LoonyW    18/09/2013    3 recensioni
Prima di essere arrestato per una strage non commessa, Sirius ha visto tra la folla il volto di una persona scomparsa da molto tempo, la sua Stella Polare. Tra salti avanti e indietro negli anni è ambientata la complicata storia di un amore nato in guerra, che resiste sebbene i chilometri e le vicende gli siano contro. Riuscirà l’amore di Sirius e Mary a camminare ancora agli albori di una seconda guerra, nonostante gli anni di lontananza, le calunnie, e un futuro nebuloso?
"Ti troverò. Dovessi cercarti dalla Stella Polare all’infinito."
«Sirius rimane qualche minuto a fissare quel nome, perso in tutto ciò che significa per lui: che Mary è viva, che è in Inghilterra, che è diventata una giornalista. Ha mantenuto la sua promessa a metà, eppure non riesce a portarle rancore.
Una nuvola gentile si sposta leggera nel cielo notturno, e la Stella Polare finalmente appare, quieta e immobile dove è sempre stata, segnando il Nord.»
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Ya’aburnee
 
 
 
“Ya’aburnee” è una parola araba il cui significato è:
speranza che la persona che ami
possa vivere più a lungo di te,
così da risparmiarti il dolore di vivere senza di lei.
 
 
 
 
18 Giugno 1996, Inghilterra
 
Il senso di nausea l’aveva accompagnata per tutta la mattina. Non riusciva a spiegarselo. Sarà l’agitazione e il nervosismo per la missione, si era detta più volte Mary per tranquillizzarsi. Ma nonostante questo, non poteva ignorare la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. Il presentimento di qualcosa di brutto, che avvertiva come un ronzio in sottofondo.
Mentre camminava a passo svelto, fu costretta a fermarsi, in preda ai conati. Il giorno dopo, avrebbe capito che nel suo profondo sapeva cosa stava succedendo a qualche chilometro di distanza. La parte più profonda di sé, quella legata a filo doppio con Sirius, lo sentiva.
Perché, come affermava l’equazione di Dirac, se due sistemi interagiscono tra di loro e poi sono separati, continueranno a influenzarsi a vicenda anche a chilometri di distanza.
Mentre Mary era appoggiata ad un muretto per riposare e riprendere fiato, il suo cellulare squillò.
«Pronto, Em?»
«Mary» esclamò la voce di Emmeline Vance, membro dell’Ordine della Fenice.
«Cos’è successo?» chiese immediatamente Mary, allarmata. Le comunicazioni tramite telefono erano solo per i casi di emergenza o pericolo.
«Mary, c’è una battaglia all’Ufficio Misteri, devi correre lì ad aiutare» gridò la voce di Emmeline, inframmezzata dall’interferenza. «Mangiamorte… Harry Potter… Sirius..» riuscì a cogliere Mary, il cui telefono ronzava.
«Arrivo subito» rispose Mary, con il cuore in gola. Sirius e Mangiamorte nella stessa battaglia non prometteva bene come notizia.
È passato più di un anno e mezzo da quando Mary e Sirius hanno preso la folle decisione di tornare in Inghilterra e lasciare la tranquillità della Grecia. I primi tempi sono stati duri: Sirius si nascondeva a Hogsmeade sottoforma di Animagus per poter essere più vicino a Harry, mentre Mary, con la protezione di Silente, è riuscita a trovare casa nello stesso paesino, mantenendosi con un lavoro in anonimato.
Ma dopo il ritorno di Voldemort, le cose sono cambiate. Pur rientrando nell’Ordine, Sirius è stato costretto alla reclusione in casa e al “riposo forzato”, che lo ha reso frustrato e nervoso. Mary, di ritorno dalle missioni dell’Ordine, ha anche avuto l’occasione di conoscere Harry –naturalmente senza presentarsi come fidanzata di Sirius, ma come semplice membro dell’Ordine. Sirius aveva insistito per dire la verità a Harry, ma Mary lo aveva convinto a desistere. Quando sarà il momento giusto, gli diceva, lo saprà.
Mentre correva tra i corridoi del Ministero Magico, Mary rimpianse di non aver dato ascolto a Sirius. Avrebbe potuto non esserci mai più un “momento giusto”.
Si rese conto di essere arrivata a destinazione quando i lampi degli incantesimi e le urla cominciarono a diventare forti. E capì di essere arrivata troppo tardi quando incrociò lo sguardo vuoto di Sirius, il cui corpo cadde lievemente a terra, oltrepassando il velo di un arco.
In quel momento, i suoi occhi registrarono la mano tesa di Bellatrix Lestrange e le sue orecchie sentirono come in lontananza un urlo a malapena soffocato. Ma Mary non volle crederci comunque. La parte più piccola di lei, quella che aveva già capito, sollevò la bacchetta senza nemmeno pensare.
Successe tutto troppo in fretta, perché Mary potesse capire ogni passaggio dell’azione. Avrebbe ricordato solo i capelli di Silente che si muovevano veloci mentre si voltava verso di lei, l’espressione sorpresa di Bellatrix quando venne colpita dal Cruciatus che lei stessa aveva lanciato, e l’incantesimo in risposta che la colpì prima che potesse accorgersene.
Riuscì a vedere la chioma scomposta di Bellatrix che si allontanava, dopo aver lottato con Kingsley, inseguita da Harry.
Vendicalo, Harry, pensò Mary prima di svenire, vendicalo da parte di entrambi.
 
Nei giorni che seguirono, quello che più non la fece dormire fu il senso di colpa. La consapevolezza che non era lì quando lui più aveva bisogno di essere protetto, né di averlo difeso. Mary sapeva di essere stata inutile. Sirius era morto davanti ai suoi occhi e lei non aveva fatto niente per evitarlo.
Ma ciò che la preoccupava di più, dopo aver speso quasi vent’anni in cerca di una soluzione per poter stare con Sirius, era: cosa farò, adesso?
Dopo giorni di vuoto, la sua domanda trovò una risposta. La più bella che avrebbe potuto ricevere.
 
 
***
 
 
13 Maggio 2000, Godric’s Hollow
 
Fa particolarmente freddo quella mattina. Il vento si insinua anche sotto i cappotti e le sciarpe, facendola rabbrividire, e il Sole sembra essersene andato in vacanza, nascosto dietro il grigiore compatto delle nuvole.
Il cancello del cimitero di Godric’s Hollow cigola lamentoso, aprendosi e chiudendosi sotto la forza del vento.
Mary cammina senza fretta; è il suo giorno libero, non dovrà correre per andare a posare un fiore nuovo sulla tomba di Sirius, oggi. È stata lei a chiedere, alla fine della guerra, che anche Sirius potesse avere un lapide, una pietra su cui piangere o salutare, nonostante non ci fosse un corpo da seppellire. Il funerale è stato il riscatto di Sirius: in molti, anche sconosciuti, si sono presentati per scusarsi, dichiarando di essere dispiaciuti per non aver creduto alla sua innocenza e averlo condannato con sbagliati giudizi. Harry ha tenuto il discorso e Mary ha aggiunto una piccola conclusione, un “addio personale”, come lei lo aveva definito. A quel tempo la piccola Stella si reggeva a malapena sulle gambe.
Adesso la bambina stringe la mano della madre e sgambetta avvolta nel cappotto giallo e nella sciarpa che la ripara dal vento. Ha compiuto da poco tre anni.
Mary la guida con stretta forte lungo le file delle tombe grigie, tenendola d’occhio per assicurarsi che non inciampi. Ancora una volta, Mary si sorprende di notare quanto la bambina assomigli al padre, sebbene sia ancora molto piccola. Ha ereditato i capelli neri da lui, ma gli occhi castani della madre. I lineamenti del viso, però, sono tutti di Sirius.
Mary ricorda di aver avuto la nausea per tutta la giornata, quando Sirius morì nell’Ufficio Misteri. Solo quando scoprì di essere incinta, ricollegò quei sintomi alla scoperta fatta poco dopo.
«Eccoci qua» sussurra Mary, fermandosi davanti alla lapide nera e ancora lucida, che reca scritto il nome e i dati anagrafici di Sirius.
«Ciao, papà» trilla la piccola Stella, salutando con la manina.
Mary non riesce ad evitare la commozione, ogni volta che sua figlia –la loro figlia- saluta il padre con allegria, nonostante non l’abbia mai conosciuto.
«Mamma, papà mi sente quando lo saluto?» chiede Stella con la voce che ancora inciampa nelle sillabe più difficili.
«Certo che sì» le risponde Mary, chinandosi alla sua altezza e stampandole un bacio sulla fronte «Per questo veniamo qui ogni giorno. Per salutarlo e dirgli che ci manca»
«Mamma, papà ti sente anche quando parli con lui mentre dormi?» chiede ancora la bambina, con la curiosità dei suoi tre anni.
Mary sorride triste, e annuisce «Lui ci sente sempre. Puoi parlargli quando vuoi, e sai che è lì ad ascoltarti»
Stella sorride e si accovaccia davanti la lapide, giocando con i fili d’erba. Spesso la piccola le chiede il motivo del suo nome, e Mary le racconta la storia come se fosse una fiaba.
Tu ti chiamo Stella Polaris MacDonald, le diceva Mary, come la stella che nel cielo indica sempre il Nord. Il punto di riferimento dei viaggiatori e di chi è perso.
«Tu ti senti persa, mamma?» aveva chiesto una volta.
«Non più» aveva risposto Mary «perché ho te».
Come Sirius era stato la sua Stella Polare, ora la bambina era il centro della sua esistenza, il suo vero punto di riferimento. Non rimpiangeva la vita difficile e disastrosa che aveva avuto, se poi l’aveva portata a lei, il cui viso le ricordava Sirius ogni giorno, aiutandola ad andare avanti. Senza lei non ce l’avrebbe fatta, lo sapeva: Mary doveva a sua figlia la forza di vivere che aveva ritrovato. In nessun altro modo avrebbe potuto andare avanti e convivere con la morte di Sirius. Il suo amore per entrambi era diverso, e spesso si chiedeva come sarebbe stato essere una famiglia intera e non mutilata, ma sapeva che rimuginare sui “se” era inutile quanto una bottiglia bucata. Ringraziava la vita e chi la governava per averla lasciata vivere e, soprattutto, per averle dato un dono che ogni giorno la faceva sentire viva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: ebbene sì, questa è la fine. Immagino che a molti come finale non piacerà, ma penso che sia la conclusione più adatta. Sirius è morto, e l’unica cosa che avrebbe potuto sollevare l’animo distrutto di Mary era un ultimo legame con lui, la Stella Polare di cui la bambina porta il nome. (A proposito, la scelta del nome ha poco a che fare con il fatto che anche io mi chiamo Stella, e so che NON esiste affatto come nome “Stella, Polaris”, ma capirete che sono esigenze di trama :P)
Infine, voglio ringraziare tutti voi che avete letto, recensito e apprezzato anche in silenzio!
  
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