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Autore: kannuki    18/09/2013    1 recensioni
Non ha alcuna arma con se, non può difendersi e non può neppure replicare il giochetto che ha fatto con Rose a suo tempo. Ora che Katherine ha assunto la cura per l'immortalità, non è certa che torni indietro, una volta morta... ed è piena di verbena, fattore che rende nullo qualsiasi tentativo di salvarla! Resisterà, farà quello che ha sempre fatto con Klaus: ignorerà Marcel e scapperà alla prima occasione... e se proverà a morderla, avrà una bella sorpresa.
Comincia come la seconda parte di 'Meet EM at 2:00 pm', incrocia 'Hannibal' e Will Graham a Baltimora e prosegue con 'The Originals' a New Orleans. Nessun Elijah è stato pugnalato in questa storia. ^^
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Katherine, Pierce, Klaus
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Backover'
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Il computer fa bip e si blocca. Katherine spinge tre volte il dito sul tasto enter e la schermata diventa nera, mentre la ventola smette di girare. La lucina lampeggia segnalando la batteria scarica e un 'oh' imbarazzato si forma nella sua mente. Infila il laptop nella custodia nuova di zecca, lascia tre dollari sul tavolo dello Starbucks di Baltimora ed esce in strada. L'estate sta arrivando, la temperatura è ancora piacevole ma la donna sente caldo nei suoi abitini da mezza stagione. Si ferma davanti al cinema e controlla la programmazione pomeridiana. Niente più papponi sentimentali, solo commedie allegre. Soddisfatta, entra in libreria. Ha una buona scorta di libri sul comodino. Aveva appena finito di leggere 'The Help' quando è balenata l'assurda idea di scrivere la sua storia sotto forma di racconto. Una fiaba horror dal finale aperto. Poteva funzionare, perché no?

Si era consumata gli occhi fino a tarda notte, scrollando la mano dolorante e massaggiando le spalle curve più e più volte, prima di acquistare il notebook per velocizzare la faccenda. Se leggere era un modo elegante per isolarsi dal pubblico – e dalla vita - scrivere la risucchiava in un mondo parallelo. Ogni riga era un esorcismo indiretto, l'aiutava a distanziarsi dal passato, da Klaus, da Elijah e le consentiva di vedere le cose in maniera oggettiva. Sì, era stata affrettata nello sbarazzarsi di Elijah, al supermercato. Sì, il suo abbandono era stato come una ferita ma poco profonda e non mortale, non mortale. No, non avrebbe mai più permesso a Klaus di avvicinarsi a lei. Era guarita dall'innamoramento, era cambiata. Solo la notte ci pensava un po' - solo un poco - abbandonandosi al gorgo del sonno con la certezza che non l'avrebbe più rivisto. Solo la virgola di delusione per la promessa mantenuta il giorno dopo, rovinava parte del buonumore.

Ora Katherine cammina osservando la fila ordinata di macchine che fiancheggia l'uscita di una scuola materna. Si ferma a pochi passi dal vespaio di bimbi che corre, urla e ride incontro ai genitori. Katherine pensa che ora può averne quanti ne vuole. Stringe la cinghia dura della borsa col portatile e calcola i mesi che sono passati dall'acquisizione della cura. Ne conta sette. Il suo corpo ha ripreso a funzionare? Stupita da quel pensiero estraneo al personaggio che interpreta, volta per la propria abitazione, guardandosi le spalle per abitudine. A Baltimora non succede mai niente.

Katherine raccoglie la posta – pubblicità e bollette – e fa il giro del giardino. Non usa mai l'entrata principale. Non lo fa più da...

Il SUV nero è parcheggiato nel vialetto attiguo e un bimbo di circa due anni sta giocando a strappare l'erba del prato, raccogliendo piccole margherite bianche che la falciatrice doveva recidere il giorno precedente.

Non capisce cosa la spaventi di più. Se il mostro nero e lucido o l'essere minuscolo di fronte a lei. Il bimbo solleva lo sguardo e due occhioni azzurri spaziano sul suo viso. Katherine ingoia, sentendo le ginocchia traballare. Il bambino le mostra un fiorellino, si alza sulle gambine grassocce, ondeggia e puntella le mani a terra. Corre verso di lei. Katherine non sa come comportarsi. Esitante, posa la valigetta col pc in terra e si inginocchia.

Quando arriva a toccarla, la donna trasale e perde leggermente l'equilibrio. Il bimbo punta un piedino calzato dalla scarpetta sulla coscia piegata e cerca di arrampicarsi. Katherine lo afferra prima che crolli indietro. Lo tiene discosto da se e lo scruta ferocemente.

Sorride. Agita le braccia. Afferra una ciocca di capelli di Katherine e la porta alle bocca farfugliando. La donna lo sbircia, imbarazzata dal calore che si sta espandendo dal cuore.

Aaa...”

Non può essere suo figlio, è troppo grande! Dovrebbe avere pochi mesi e questo ne dimostra due o tre. Eppure, Katherine è certa che avesse quell'aspetto lì, alla sua età. Intontita, fruga in tasca cercando le chiavi e si accorge solo in quel momento dell'odore meraviglioso che proviene dalla cucina. Un sommesso fischiettio si somma al battito opprimente del suo cuore. Tipico di Klaus infilarsi in casa tua dopo mesi di silenzio e senza neanche una telefonata di avvertimento!

Il moccioso agita le braccia e le tira un po' i capelli. Katherine stringe gli occhi come muto avvertimento di non farlo più, ma rimedia solo un sorriso, un'altra esclamazione felice e uno sguardo sottile e birichino. Katherine sospira e lo carica su un fianco. Il bimbo la guarda con gli occhioni spalancati, poi la testina scava una nicchia contro il suo collo. O l'ha scambiato per la madre, o è l'esserino più affettuoso e dolce che abbia mai incontrato... oppure ha un padre terribile che lo lascia giocare tutto solo e non si cura di lui, pensa aprendo la porta con un calcio. Deve sopravvivere, povero cucciolo!

Un enorme mazzo di rose bianche troneggia sul tavolo del salotto. Katherine le osserva con la fronte aggrottata, si sbarazza del pc e sospira di nuovo. Vuole qualcosa da lei. Il messaggio le arriva quando è ormai ferma sulla porta della cucina. No, non ha comprato il burro perché ingrassa e lei deve stare attenta alla linea, ora. Nessuno gli ha chiesto di cucinare, che si arrangi con quelle quattro verdure che campeggiano nel suo frigorifero! Il malumore cresce. “A cosa dobbiamo l'inattesa visita?”

Il vampiro si volta con un movimento repentino. Per un lunghissimo momento, Katherine si sente pervadere dal vecchio panico ma lo manda giù e cambia gamba d'appoggio. “L'ho trovato che giocava in giardino privo della supervisione di un adulto. E' tuo o devo chiamare i servizi sociali?”

Ehi, sei già qui!”

Katherine lo fissa inorridita mentre Klaus pulisce le mani su uno straccetto, le sorride e al contempo si avvicina con un'espressione dolce che non gli ha mai visto indosso. Il peso scompare dall'anca, un bacio si stampa sulla sua guancia insieme ad una carezza sui capelli e Katherine spalanca gli occhi, ammutolita.

Aaaa...”

Ahhh” ribatte accarezzando col pollice il visetto del bimbo. “Prima o poi scopriremo cosa vuol dire?”

Il moccioso scuote la testa e gli si aggrappa al collo. Il vampiro lo bacia sulla fronte e sussurra qualcosa sottovoce, prima di rivolgersi a Katherine che è rimasta impietrita a guardarli.

Come stai, matta? Te l'hanno fatto, l'elettroshock?”

Ho smesso la terapia...” sussurra umettando le labbra. Ha difficoltà a parlare. “Come va la vita matrimoniale?”

Klaus irrigidisce i muscoli della faccia e Mikeal abbandona il suo collo per stravaccarsi sulla spalla e sbavargli sulla maglietta.

E' adorabile, pensa attratta dagli occhioni spalancati. Katherine lo fissa per un attimo di troppo, poi distoglie lo sguardo.

Andata senza pensarci due volte.”

Si è già trasformato?”

E' presto.”

E' come il canto della sirena, non può fare a meno di guardarlo: i pugnetti chiusi, le gambine grassocce e la magliettina chiara che indossa che contrasta violentemente con la t-shirt nera di Klaus...

Il bimbo stringe gli occhi, nascondendo il faccino contro la spalla del padre. Un umore indefinibile la pervade tutta. “E come...”

Mikeal.”

L'ha chiamato Mikeal come il padre che odiava?!

Hai fame, mh?”

Un po', sì.

Non parlavo con te.”

Oh, scusa.

Sarà un casino farlo mangiare” borbotta occhieggiando Katherine che sta scrutando il vuoto. “Tu che sei una donna...”

Arrangiati” soffia sedendo alla tavola ingombra di ciotole e piattini. Sono la caricatura grottesca del rapporto genitoriale.

Mh? Che c'è? Che vuoi dirmi?”

Sentilo, tutto affettuoso! Katherine li sbircia, le labbra leggermente socchiuse. E' ipnotizzante vederlo comportarsi così. E' una di quelle cose che non pensi accadranno mai, nella vita...

Ha una cotta per te. E' una cosa di famiglia, allora...”

L'ha buttata lì per vedere l'effetto, ma Katherine è raggelata e non riesce a rispondere a tono. Una voce le urla di fuggire a gambe levate senza voltarsi indietro. E' insopportabile il suo sguardo addosso e il pugnetto che agita nella sua direzione. Ma che vuole da lei?!

Prendilo, sennò qui facciamo notte..”

Non sono brava con i bambini...”

Loro sanno cosa fare, tu prendilo e basta.”

Katherine si avvicina lentamente, tenendo d'occhio il piccoletto che non riesce a stare fermo. Continua a sorridere e a vocalizzare. “Declino ogni responsabilità in caso di caduta!” esclama afferrandolo sotto le ascelle e sistemandolo contro di se. “E tu fa il bravo, non mi piacciono i bambini!”

Klaus solleva un sopracciglio, mugola di gola e le rivolge un'occhiata di derisoria superficialità. Mikeal batte le manine e le poggia sul suo viso. Ora le molla uno schiaffo, pensa socchiudendo una palpebra e preparandosi al colpo. Invece, il moccioso si riappropria della ciocca preferita e la tira verso la bocca. Katherine storce la sua. “Perché fa così?”

Così come?”

Klaus si volta, il mestolo in mano e una ciotola colma di pasta nell'altra. Osserva il piccolo impiastrarle i capelli di saliva e abbassa leggermente le spalle. “Gli manca la mamma.”

Katherine sente il calore nel cuore allargarsi. Le rughe che si sono formate sulla fronte si spiano lentamente e la sua voce è meno decisa quando si rivolge al vampiro. “Non hai idea di quanto lo rimpiangerà, quella stupida...”

***

Potrai prendermi in giro una volta che l'avrò messo a letto.”

Non riesce a prenderlo in giro. Le si incolla la lingua al palato quando lo vede parlare col figlio. Il piccoletto dormirà comodo nel suo passeggino reclinabile e appena chiude la porta della stanza di Katherine, Klaus sospira e torna quello di sempre. “C'è dell'alcool in questa catapecchia?”

In salotto.”

Il vampiro si schianta sul divano e chiude gli occhi, esausto. “Versamene uno, donna.”

Aver preparato la cena gli da il diritto di impartire ordini?

Per favore.”

Meglio. Katherine obbedisce solo per capire a che livello di stress è arrivato. Il primo bicchiere lo manda giù di colpo, il secondo impiega più tempo a percorrere la via. “E' una visita di cortesia o ti fermi qualche giorno?”

Dipende da te e dal tuo desiderio di avermi fra i piedi.”

E' curiosa di conoscere tutti i retroscena e il rinnovato Klaus ad elevato contenuto glicemico, ma fa spallucce, come a dire che non le interessa.

Esci ancora con quell'uomo?”

Allude alla cena con l'analista? Qualcosa le dice che farebbe bene a mentire. Non risponde, così non può accusarla di mentire.

Pensi ancora ad Elijah?”

A volte.

Sei felice?”

Ne felice, ne infelice...” mugugna muovendo il liquore nel bicchiere che finisce ancora pieno sul tavolino.

Riformulo la domanda: sei felice di vedermi?”

Katherine si schiarisce la voce e tira indietro i capelli, ignorandolo.

Il robusto silenzio dietro cui si cela, può essere scalfito solo da una domanda. “Mi ami ancora?”

No.”

Klaus non sa dire se è una bugia o meno perché il battito del suo cuore non è cambiato. E' costantemente elevato da quando è arrivata. “Io ti amo ancora. Mi sei mancata per mesi.”

Katherine si abbandona contro il cucino del divano attiguo e incrocia le braccia, fissando lo sguardo nel vuoto. “Non posso dire la stessa cosa.”

Mesi fa, quando aveva varcato la soglia di casa per andare incontro ad un altro uomo, il suo orgoglio si era ribellato e aveva detto 'basta'. Aveva provato a dimenticarla, aveva impegnato il corpo e la mente, si era concentrato sui 'doveri' ma ogni notte il pensiero tornava su Katherine. Katherine sola, libera, umana.

Ricompari dopo mesi e mi sbatti in faccia tutto quello che io non potrò mai avere. Per quanto ancora dovrai punirmi per essere viva?” domanda con una leggerezza nella voce che è lungi dal provare.

Punirti?” Klaus la guarda, sorpreso.

Non meriti di essere felice.”

Oh, se lo merita eccome!

Katherine afferra la giacchetta dall'appendiabiti e la infila, tirando indietro i capelli che frustano sontuosi il lino amaranto. “Metti a posto la cucina, prima di andartene.”

Mi attribuisci la colpa della decisione di Elijah ma io non ho mai voluto che ti lasciasse! Non gli ho chiesto niente, ha fatto tutto da solo! Lo conosci, per lui l'onore e la famiglia vengono prima di tutto!”

Perché l'hai portato in casa mia?”

Affidare il figlio alle streghe? Impensabile! “La babysitter era in vacanza.”

Elijah non poteva...”

E' partito, non so quando tornerà.”

Ha risposto troppo in fretta. Sta omettendo una verità. “Sta cercando Hayley, vero?”

Klaus non risponde ma un guizzo della mascella lo tradisce. Katherine soffia dal naso e sorride, sarcastica. Sogghigna e apre la porta, scomparendo nella notte.

Gli sembra di aver udito un 'pagliacci, tutti e due!' ma non è proprio certo...



  
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