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Autore: Stay away_00    19/09/2013    0 recensioni
KlausxNuovo personaggio.
E' una storia tratta da un GDR, così come la coppia, ideata da me e una mia amica.
Si ambienta appena dopo la terza stagione, soltanto che Elena è morta, ma Klaus ha sempre un asso nella manica. :')
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2.

 -Conosco molti modi per convincerti, amore. –
Furono quelle le parole pronunciate dall’ibrido, con aria sadica e un sorriso quasi compiaciuto sul suo volto.
Ma quell’espressione così calma e tranquilla si andò trasformando in una intimidatoria, mentre con un gesto che poteva definirsi – addirittura – delicato, rompeva il bicchiere, ricavandone una scheggia grande quasi quanto il palmo della sua mano, la strinse nel pugno e sentii il sangue colargli sul pavimento, sino a quando non avvicinò la ferita alle labbra della ragazza, facendola sfiorare con essere.
Quando involontariamente gli occhi della ragazza si sgranarono lui si concesse di nuovo quell’aria compiaciuta, infine, mise il restante del sangue che colava dalla ferita in un bicchiere di cristallo, posato su quello stesso tavolino, poi lo porse a Hèloise e le diede una scheggia nella mano destra, mentre l’altra reggeva il bicchiere.
-Pugnalati con quella scheggia, cercando di non colpire punti vitali, poi bevi un piccolo sorso del mio sangue e continua così fino a quando non hai terminato fino all’ultima goccia. –
Era uno dei suoi giochetti preferiti, quelli, anche se lo aveva un po’ modificato in onore della strega. Lo aveva imparato da Stefan, nei ruggenti anni ’20, quando tutto poteva definirsi di gran lunga molto più semplice. Quando sua sorella si fidava ancora di lui e quando c’era davvero qualcosa per cui lottare, non semplicemente qualche ibrido, ma la sua famiglia, sua sorella. Ma era finito tutto in un battito di ciglia, era finito come un bel sogno cominciato durante una brutta giornata, come la pioggia estiva, tutto quello era semplicemente stato spiacevole e sorprendente.
Ricordava con dolorosa chiarezza il modo in cui Rebekah aveva pronunciato quelle parole.

 -Scegli, lui o me. –
Disse Niklaus in tono serio, sicuro di quale sarebbe stata la scelta di sua sorella, sicuro che il mondo della donna girava intorno al suo, come era sicuro che per lei lui avrebbe dato la vita.
Loro non si sarebbero mai abbandonati. Sua sorella glielo aveva promesso: Sempre e per sempre.
Non l’avrebbe mai dimenticato.
E per tanto tempo quelle parole erano state l’appiglio a cui si era aggrappato per non cedere all’oscurità e ai suoi demoni, l’appiglio per sentirsi bene, solo una volta
-Addio, Nik. –
Addio, Nik. Addio, Nik.
Lo aveva ferito tante altre volte in passato, per colpa dei suoi soliti capricci passeggeri. Quella volta era sicuro di aver mandato via Stefan, come aveva fatto con Alexander tempo addietro e tanti altri pretendenti, ma quella era soltanto la seconda volta che lei era disposta ad abbandonarlo e si sentì disorientato.
Arrabbiato.
Il sentimento dominante che lo aveva schiacciato in tutti quei secoli, era la rabbia ad avere sempre il controllo di tutto.
Rabbia e solo rabbia.

 -Klaus… -
A distrarlo dai suoi pensieri fu la voce della ragazza, che si stava preparando a colpirsi. L’uomo non si fece il minimo scrupolo e si lasciò andare contro la spalliera del divano, accavallando le gambe e prendendo un terzo bicchiere, per versarsi dell’altro bourbon.
Adorava quelle scene, le trovava deliziose. Anche se di solito odiava far del male a delle streghe, se non era davvero necessario. Rivedeva in loro sua madre e per quanto cercasse di non lasciarsi andare ai sentimenti, lo faceva, lo faceva fin troppo spesso.
-Sei una delle poche streghe che conosco che è tanto stupida da non assumere verbena. –
Disse in tono divertito, mentre inclinava il capo di lato e la osservava incuriosito. Sospirando in modo quasi teatrale al primo urlo di dolore della donna.
-Mi… mi hai… insegnato… a non farlo… -
Rispose quasi a fatica mentre estraeva la scheggia insanguinata dal suo corpo.
La strega doveva ammettere di avere paura, solo uno stolto non l’avrebbe avuta in quel momento e lei di certo era coraggiosa, ma non stupida e Klaus… con il tempo le aveva impartito varie lezioni, ma quelle fisiche erano sempre le più spiacevoli; la costringeva a farsi del male da sola, la portava quasi alla morte, la minacciava e c’erano alcune minacce che erano realmente efficaci. E la cosa che più disgustava la ragazza, era lo sguardo che scorgeva negli occhi di ghiaccio dell’uomo. Uno sguardo sereno e tranquillo, come se fare del male fosse la sua medicina quotidiana e lui ne avesse assolutamente bisogno, come se quello servisse a distrarlo e a calmarlo.
Ma Niklaus sapeva che quel metodo era efficace soltanto per alcuni secondi, ma che poi tutto il dolore che custodiva nel suo animo e nella sua mente tornava a galla, come il più brutto degli avvenimenti e la più significativa delle perdite.
Quando la donna terminò quello che gli aveva detto di fare lui le si avvicinò e le scostò lentamente i capelli dal collo, avvicinando le labbra alla giugulare e sentendo il sangue pulsare dentro quell’attraente vena, come il più dolce dei richiami, si leccò le labbra e le schiuse, mostrando di poco i canini.
-No! –
Urlò Hèloise poco prima che lui la mordesse, scuotendo il capo e cominciando a piangere. O almeno le sembrava di piangere, ma forse quelle lacrime erano presenti soltanto nella sua testa, non c’era niente di reale in quel mondo.
Soltanto tutto frutto della sua mente malata, come diceva sua madre. Ma sua madre si sbagliava.
-Va bene, va bene, lo farò. –

   
 
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