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Autore: BaByIcYBlUeS    23/03/2008    1 recensioni
"Sai… dicono anche che le vittime siano state trovate tutte col sorriso sulle labbra…." Lui aveva sempre vissuto nella più profonda solitudine per paura degli altri; Lei era totalmente contaminata dall'essenza stessa della solitudine...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All! To! Blame!

Sto ripetutamente litigando con questo programma per i codici html, perchè ogni volta che vado da capo mi lascia ben un rigo di spazio... e la cosa non mi piace affatto! Uff... sono negata con i computer ._.

Eccolooo di nuovo luiiii il rigo maledetto >_< (questa presentazione sta degenerando). Ricomponiamoci... Allora, dicevo... Spero che questo capitolo vi piaccia, ci stavo pensando da tempo e l'ho scritto tra ieri notte e oggi pom (sisi perchè io mi sono salvata dal pranzo coi parenti) mentre scrivevo un'altra ff su Mello di Death Note (e infatti, priva di idee su come chiamare i due protagonisti di questo capitolo... ho optato per Mel e Matt xD chi conosce Death Note capirà). Mi ha preso molto scrivere questa parte... e spero di ricevere qualche commento, anche se negativo del tipo: "smettila di scrivere che non è cosa tua" così la smetto davvero (dato che al secondo capitolo nessuno ha commentato sob ç_ç)

Err... dimenticavo che in questo capitolo ho finalmente deciso i nomi dei due protagonisti

I'm the ripper

Sangue...

Le mie mani, piene di sangue...

e i miei capelli, i miei vestiti, il mio viso...

le mie lacrime....

e la mia bocca, zuppa di quel sapore amaro

ma allo stesso tempo tanto allettante...

 

-Ricordi quand'eri umana

tu adoravi la cioccolata fondente,

e ne portavi una barretta sempre con te, ne eri totalmente dipendente...

Non trovi che il sangue abbia un sapore incredibilmente simile?

Io lo trovo affascinante: che sia questo il motivo per cui agli uomini piaccia tanto la cioccolata?

Perchè, anche se inconsciamente, ricorda loro il sapore del sangue?-

Julian comparve dinanzi a me dal nulla, e io mi ritrassi piena di vergogna nel mostrarmi a lui in quello stato.

Mi strinzi in me stessa, lo sguardo fisso verso quel cadavere:

-Cosa...cos'ho fatto?-

-Pensaci bene... so che ricordi tutto..adesso...- sbuffò lui, con tono annoiato.

 

Ricordare...

 

mi impegnai a cercare di ricordare

mentre ancora tremavo dalla paura

e cospicue lacrime mi solcavano il viso.

 

Ricordare...

 

mi concentraii più che poteii

sotto l'incitazione di Julian,

e il tempo si ripiegò su se stesso

comprimento il mio essere

e annebbiando i miei sensi....

 

 

-Matt...-

sussurrai il suo nome, gettandomi per l'ennesima volta l'acqua fresca del lavandino in faccia

ma non riuscivo a fermarmi dal piangere

-Matt...Matt...MATT!- urlai in fine

accasciandomi a terra, la testa china appoggiata al muro

-Melanie... torna in te!- la voce della mamma che ignoravo

-Matt.. perchè...perchè...- che senso aveva la vita senza di lui? Non potevo neanche immaginare un mondo senza di lui...

 

-..dicono che non ricordi nulla...-

-..poverina, deve essere stato un trauma insostebile.... mi hanno detto che li hanno trovati in un lago di sangue, e che lei sia sopravvisuta per miracolo...-

-...si si, l'ho sentito anch'io... dicono che sia stato un pazzo, un serial killer... -

quelle voci sussuravvano frasi di questo tipo continuamente intorno a me,

convinti che io non potessi sentirli,

erano un incubo. Non faceva altro che evocare scene d'orrore nella mia mente,

di Matt in un lago di sangue.... e io ero lì accanto a lui incapace di aiutarlo,

incapace anche di morire insieme a lui...

e poi incapace di ricordare il volto di quell'essere per avere vendetta:

era un incubo, vivere con quell'angoscia, quel senso di colpa:

un terribile, insopportabile incubo.

-Matt...- continuavo a piangere,

nel letto di quello squallido ospedale,

invocando, invano, il suo nome

sperando invano di ritrovarmelo accanto

col suo solito sorriso,

quel sorriso tanto bello e confortante...

 

...mai...

 

non l'avrei rivisto mai più:

quanto può essere crudele la parola MAI,

era un qualcosa di cui non me n'ero mai resa conto.

Fino a quel giorno la mia vita era sempre stata tranquilla, relativamente serena, non avevo mai affrontato la vera sofferenza

quella che ti si materializza di fronte accompagnata a braccetto con la Morte.

 

Tornare alla vita voleva dire tornare anche a frequentare l'università,

fu qualcosa di difficilissimo ma mi impegnai a fondo per riuscirci,

perchè sapevo che era ciò che Matt avrebbe voluto:

il nostro sogno,

il Giappone,

almeno uno di noi avrebbe dovuto riuscirci.

Eppure camminare per quei luoghi, quei palazzi, quelle aule,

dove un tempo eravamo sempre insieme

era davvero ciò che di più triste potesse esserci....

 

-Non ce la faccio! Non ce la faccio!- ripetevo sottovoce, sbattendo i pugni contro il muro del bagno

mentre copiose lacrime mi rigavano il viso assieme al nero della matita ormai sciolta in esse.

-Non voglio... da sola... non ha più senso...-

mi asciugai il viso con la carta igienica

-...non ho neanche uno specchietto...-sussurrai rammaricata, ignorando le condizioni in cui il mio viso versava uscendo dal bagno.

Con gran stupore mi imbatteri nel mio prof di giapponese,

faccia a faccia,

e subito arrossii per la figuraccia

"cosa penserà di me.. vedendomi così?"

-Mel stai bene?-

Lui era sempre gentile con me, anche se non parlavo mai a lezione

e mi nascondevo sempre dietro Matt,

Nobu-sensei mi interrogava spesso lodandomi sempre,

e mi chiamava Mel esattamente come facevano Matt e i miei genitori:

insomma, potevo quasi considerarlo come un amico anche se io non avevo amici,

a parte Matt avevo sempre avuto problemi a socializzare.

-Mel stai bene?-

ripetè lui.

No, era ovvio, aveva appena finito di piangere e per quando avessi potuto pulirmi

con un misero pezzetto di carta igienica,

il rossore degli occhi era comunque una prova più che sufficiente.

Scossi la testa, non riuscivo a rispondere perchè avevo nuovamente il bisogno di piangere.

Lui mi abbracciò, consapevole del dolore che mi lacerava dentro:

-è bene che ti sfoghi con qualcuno, non sentirsi soli in situazioni come queste è importantissimo...-

-Grazie... sensei...- sussurrai tra i singhiozzi -..ma...c'è una cosa molto importante che... non riesco più a tenermi dentro... è un peso troppo grande...-

-Capisco..- annuì lui -...senti io ora sto tornando a casa, ti va di venire con me? Posso cucinare qualcosa di buono da mangiare insieme mentre mi spieghi tutto...-

Così, andammo a casa sua.

Viveva in una villa in periferiva, un posto abbastanza solitario

quasi inquietante: sembrava una casa delle streghe.

Mi fece accomodare in salotto, luogo in cui regnava la penombra:

l'unica luce era quella soffusa del sole che penetrava dagli spiragli delle grandi finstre aperte solo di pochi centimetri.

Lo stile era quello classico occidentale, cosa che mi parve abbastanza strana per un orientale.

Mi portò del the verde nell'attesa che finisse di riscaldare il ramen.

-Allora... cosa dovevi dirmi?-

-Io...- iniziai, gli occhi fissi sulla mia scodella di ramen: dalla morte di Matt facevo una gran fatica a mangiare, e mi chiedevo se davvero avessi voglia di quel cibo che un tempo tanto adoravo.

-...io credo....di aver ucciso Matt...-

Nobu sgranò gli occhi.

Nella mia mente tornarono quelle immagini che per tanto tempo avevano ossessionato i miei sogni: i miei denti conficcati nel suo collo,

il suo sangue nella mia bocca.

Mi venne la nausea.

-Allora davvero non ricordi più nulla...- sussurrò il prof, poggiandomi una mano sulla spalla.

I miei occhi pieni di lascrime si voltarono verso di lui, pieni di stupore:

-Cosa?-

-Tu e Matt vi eravate lasciati...e lui ha tentato di ucciderti... tu ti sei solo difesa...- diceva lui, accarezzandomi il viso.

Sgranai gli occhi: era vero, l'avevo ucciso io.. quale essere immondo ero, come avevo potuto? Io avrei preferito venire uccisa da lui anzicchè ucciderlo...

-..perchè?...- scuotevo la testa, sotto shock, per me era troppo assurdo tutto ciò: Matt non mi avremme mai fatto del male.

-Tu l'avevi lasciato... perchè non l'amavi più...ma davvero non ricordi?- continuava lui, con tono preoccupato.

-No...- scossi la testa -...è troppo assurdo...-

Nobu mi accarezzò le labbra, ero pietrificata: -..davvero non ricordi? Tu mi amavi... ed è per questo che hai lasciato Matt, e per questo che Matt ha tentato di ucciderti...-

dicendo ciò, iniziò a baciarmi sul collo, mentre la sua mano destra percorse la mia schiena dolcemente, per poi giungere sul mio seno, accarezzandolo

e io rimanevo lì, immobile, con le lacrime agli occhi -..no... tu...tu stai mentendo...- ma lui si impose su di me, facendomi sdraiare sul divano:

-è la verità.. noi ci amavamo tantissimo e Matt era impazzito dalla gelosia...- disse, baciandomi sulle labbra ripetutamente per poi insinuare la sua lingua nella mia bocca.

E fu in quell'istante che lo rividi....

 

Matt...

 

Matt, con le lacrime agli occhi...

 

-Lasciami!!! Ti prego NO!!- urlavo, mentre Nobu mi stringeva a sè così forte che non riuscivo a liberarmi:

-Ma io ti amo.... ti amo da morire, perchè non lo capisci?-

-Ti prego...lasciami...- lo imploravo io, piangendo.

-Se non vuoi capirlo...allora ti ucciderò...-

-Lasciala stare!- urlò una voce alle spalle di Nobu

Una voce tanto familiare e rassicurante: era Matt...

Matt con le lacrime agli occhi, puntando una pistola dietro la testa del nostro professore..

-Matt...- sussurrai, mentre Nobu mi lascia andare e io cadevo a terra.

-Tu... cosa vuoi fare tu?! Bastardo!!- urlò il professore, girandosi di scatto contro Matt rifilandogli un pugno.

Matt indietreggiò di qualche passo, barcollando. Fu così che il prof estrasse un pugnale dalla tasca destre del suo giubbotto e si avventò contro di lui,

ma io mi lanciai a proteggere Matt, finendo per essere colpita al petto.

Un dolore profondo, lacerante, insopportabile: la vista mi si offuscò e caddi a terra, in un lago di sangue.

Svenuta? Morta?

Mi aveva infilzato il cuore, certamente ero morta...o stato morendo...

Eppure riuscivo a vederli ancora:

Matt che urlò, un grido disperato, nel vedermi in quello stato

e corse a prendermi tra le sue braccia: il mio caro Matt, piangeva stringendomi a sè.

Era strano, assurdo: in quel momento tutto ciò che pensavo

era che l'amavo tanto e che avrei voluto trovare le forze e la voce per poterlo ringraziare del suo amore:

sapendo di essere stata amata tanto in vita, sapevo di poter morire in pace....

Ma accadde qualcosa.

-è morta... per colpa tua!!!- urlò disperato il prof, accasciandosi a terra.

-Mel... ti prego....- balbettava Matt, terrorizzato -Mel non lasciarmi...-

e io volevo urlare per fermarlo, perchè non lo facesse, perchè lo sentivo, perchè sapevo...

Matt prese la sua pistola, puntandosela in testa, mentre il professore correva via spaventato da qualcos'altro:

occhi rossi splendendi che lo minacciavano nell'ombra.

Matt NO! NO! NO! avrei voluto urlare, ma non potevo, paralizzata nella morte.

E Matt premette il grilletto.

-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!- urla, sentii la mia anima che esplodeva nelle mie corde vocali mentre si spezzavano

e i miei occhi spalancarsi lasciando cadere fiumi di sangue,

ma Matt giaceva su di me, il sangue che colava dalla testa.

Lo strinsi a me, piangendo ancora sangue e cullandolo versando tetri lamenti.

Ma di nuovo quegli occhi rossi comparvero ad illuminare le ombre intorno a noi, e pian piano di fecero più grandi

avvicinandosi,

e dall'ombra comparve una ragazzina, dai lunghi boccoli neri

e la pelle candida quanto la ceramica.

Stava tremando, e camminava barcollando ripentendo, sibilando:

-...ss..ssanguue...saan...sannguee....-

Nonstante i suoi occhi brillassero nel buio, era certamente cieca

e lo dimostrava il fatto che inciampasse ovunque.

Ma più si avvicinava a noi, più sembrava un cane che avidamte annusava l'aria in cerca di cibo,

anzi, aveva certamente trovato ciò che desiderava e i suoi sibili diventavano sempre più frequenti e affannati:

iniziò a correre verso di noi, incapade di tenere una postura eretta, si mise a quattro zampe.

Appariva così grottesca, nonostante il suo viso fosse di una belleza inumana, quasi divina.

Si scaraventò su di me e iniziò a leccarmi il viso rigato dalle lacrime di sangue

e io la lasciavo fare, continuando a piangere e stringendo forte la mano destra di Matt nella mia.

-Piangi?- si fermò lei, all'improvviso, mostrando di non essere solo una bestia ma di esser capace anche di parlare.

-Matt...- fu l'unica cosa che riuscii a dire, tremando.

Lei si voltò, come se avesse capito, osservando il cadavere di Matt. Prese il volto di lui tra le sue mani e sospirò rammaricata.

Poi si voltò verso di me: -Per ringraziarti del sangue che mi hai fatto dono... ti vendicherò...- e così dicendo mi baciò, dolcemente, sulle labbra

e sentii un profondo senso di pace accanto alla di lei immensa malinconia.

E fu il vuoto....

 

Tornai alla realtà.

La mano di Nobu, dal mio seno, percorse la mia pancia, per poi insinuarsi nei miei pantaloni, nelle mie mutande. Fui presa dall'ira, strinsi forte le sua braccia tra le mie mani, così tanto da conficcargli le unghi nella pelle, e mi allungai verso il suo collo. Urlò di dolore nell'avvertire il mio morso, violento, pieno d'odio: succhiai avidamente il suo sangue ma non lo bevvi, troppo era il ribrezzo che provavo verso quell'essere.

Prima che perdesse i sensi mi staccai da lui per sputarglielo in faccia, e lui piangeva terrorizzato.

-Abbietto! Abbietto! Sei solo un essere abbietto!- urlai e una alla volta gli morsi i polsi con tanta violenza da strapparglieli via: fu così che cadde svenuto in una pozza di sangue, il suo sangue. E fu così che compresi con orrore che sarebbe presto morto dissanguato. Avevo ucciso, per la prima volta, avevo ucciso... ed ero totalmente terrorizzata.

 

-Ambrosia... torna in te!- urlò Julian, mentre tremando contemplavo il sangue che ricopriva le mie mani.

-Quel corpo non ti appartiene, e lo sai... è ora di tornare in te!-

-...i ricordi di Mel...- sussurrai a Julian tra le lacrime

lui annuì: -Il tuo primo pasto...e mi combini tutto questo casino?!- si sedette in ginocchio sulla gamba destra per avvicinarsi a me, che giacevo a terra accanto al cadavere di Nobu.

Allungò una mano per accarezzarmi il viso sporco di sangue, mentre sorrideva malizioso e beffardo: un sorriso che mi irritò alla follia e d'istinto provai a modergli quella maledetta mano che sembrava prendersi gioco di me. Ma lui, di tutta risposta, scoppiò a ridere.

Maledetto... mi aveva lasciata sola dopo avermi resa una vampira, sola a vagare nel buio della notte alla disperata ricerca di sangue, eppur ancora incapace di uccidere: non ne avevo il coraggio!

Sarei presto morta di sete se non avessi trovato Mel sul mio cammino: Mel che era già morta eppure incapace di abbandonare il suo corpo. Mi nutrii del suo sangue, senza paura, e in cambio entrai nel suo corpo per portare a termine la vendetta che la imprigionava ancora su questo mondo.

-Sei davvero maldestra!- ripetè ridendo Julian, per poi porgermi nuovamente la sua mano destra: -Sù, vieni Ambrosia, esci da quel corpo e andiamo via da 'sto casino che hai creato!- disse, facendomi l'occhiolino.

E feci come mi disse, in fondo non potevo obbiettare: non sapevo cos'altro fare....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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