Chapter 12
- Ele’s Pov –
Dopo pranzo io e Gaia torniamo in ospedale. Bisogna aspettare fino alle quattro per le visite, quindi aspettiamo. Probabilmente ritarderò, quindi scrivo a Jaja di non aspettarmi a cena e che mi arrangio. Finalmente possiamo entrare, stavolta vado prima io. È come se avessimo ripreso esattamente da dove eravamo stati interrotti, tutto è identico a prima. Anche la domanda senza risposta.
Liam: perché io faccio parte della tua storia, Elena?
Io: non è facile spiegartelo. Poi non voglio che tu abbia pensieri inutili adesso. Devi pensare a te, a te soltanto.
Liam mi guarda negli occhi e ho una paura matta che possa leggerli, vedere cosa c’è dentro di me e nella mia anima. Non ho fatto mai leggere i miei occhi, quello che penso lo tengo per me. Provo a leggere i suoi. Amo gli occhi scuri, sembra siano fatti apposta per coprire un’anima che cade a pezzi. Così scuri che oltre non si vede nulla, se non il proprio riflesso. E io mi vedo riflessa nei suoi occhi.
Liam: domani ho la prima operazione, l’inizio della mia battaglia. Vorrei che tu fossi al mio fianco.
Io: sarò sempre qui. Non potrò entrare, tu non mi vedrai. Però sarò qui fuori, vicino a te. Sempre.
Liam: grazie. Non so perché lo fai, ma è importante per me.
Io: cosa ti va di fare adesso?
Liam: non lo so, tu hai delle idee? Qui dentro la mia fantasia va un po’ a rotoli.
Io: cosa ti piace fare di solito?
Liam: giocare a football, andare a prendere un gelato in centro, accompagnare un’amica a fare shopping, viaggiare, guardare un film con tanti pop corn e.. no, niente.
Io: dimmi.
Liam: è una cosa che non voglio condividere. È una mia passione segreta, diciamo.
Io: allora resterà segreta. Aspettami un attimo qui.
Esco e prendo dalla poltroncina su cui ero seduta nell’ingresso il mio computer portatile. Poi rientro nella camera.
Liam: che fai?
Io: se vuoi possiamo fare una visita a Londra oggi. Io la adoro!
Liam: non posso alzarmi dal letto, ricordi?
Io: non devi. Basta cliccare un tasto e possiamo andare dall’altra parte del mondo.
Il ragazzo mi fa spazio sul suo lettino e mi siedo accanto a lui. Quel pomeriggio visitiamo Praga, New York, Berlino, Las Vegas, Mosca, Amsterdam, Roma, Parigi e Tokyo. I viaggi più belli della mia vita.
- Jaja’s Pov-
Tom: allora? Com’è andata?
Io: bene bene.
Tom: dai raccontami! È grazie a me se hai passato questo pomeriggio con lui!
Io: ti ho detto bene! Abbiamo passeggiato e mangiato da Nando’s.
Tom: ma che c’è? Cos’è che non puoi dirmi?
Io: niente, ti dico tutto.
Tom: menti.
Io: Louis che vuoi!? Non è giornata.
Tom: scusa se mi faccio in due per aiutarti e per vederti sorridere!
Io: non ti ho chiesto niente, non ti ho chiesto di aiutarmi.
Si alza e se ne va non so dove, io continuo a fissare la TV. Solo dopo qualche minuto mi rendo conto della cazzata che ho fatto, scatto in piedi e corro in camera sua. Spalanco la porta, mi butto sul suo letto e lo abbraccio strettissimo, più stretto che posso. Vorrei che capisse tutto senza dovergli spiegare. Lui mi accarezza la testa come se fossi un cucciolo e mi culla. Gli dico dell’enorme problema in cui mi sono cacciata: aiutare Niall. A parte che non so cosa fare, la felicità di Niall renderebbe triste me quindi sono completamente nella merda.
Tom: bel problema.. però devo capire una cosa per poterti aiutare: tu vuoi che Niall ed El risolvano tutto questo o no?
Eh, è questo il problema vero. La mia felicità o quella di Niall? Fare l’amica o la stronza?
Io: Niall potrebbe essere felice con me?
Tom: io questo non lo so, so solo che qualunque sarà la tua scelta io ti appoggerò sempre.
Lo abbraccio più stretto e nascondo la testa sul suo petto. Mi rassicura. So che non mi lascerà mai sola. In quel momento entra Haz e ci annuncia che la cena è pronta. Scendiamo e con sorpresa noto che c’è già un brutto clima tra Niall ed El. Infatti sono seduti agli angoli opposti del tavolo, mentre Zayn e Giuls sono vicini e ridono allegri. Lisa ci racconta che il pomeriggio in piscina è stato molto divertente, poi arriva Haz che la interrompe stampandole un bacio sulle labbra e sedendosi accanto a lei. Io sto vicino a Tom e alla fine della cena torna a casa Ele. Saluta tutti e dice solo che è molto stanca, poi si fionda a letto. Vado subito in camera nostra,non posso più sopportare di non parlarle: la trovo distesa a pancia in giù sul letto, cellulare in mano, portatile sotto il braccio, ancora vestita e già addormentata. Resto a guardarla appoggiata alla porta: come siamo cresciute in fretta, noi due. L’ho persa di vista e sta diventando una donna, lo vedo dai suoi lineamenti sempre più definiti e stanchi, ma costantemente morbidi e delicati. È la mia bambolina, anche se ha 18 anni. Non voglio che questo cambi. Mi sdraio affianco a lei e mi addormento abbracciata al suo corpo stanco e fragile.
- Bian’s Pov –
Che ragazzino stupido. La vita non è un film d’amore, poi chi lo conosce a quello? Io no di certo, e non tengo molto a conoscerlo. Mi manca solo un ragazzo a cui tener dietro adesso; l’unico ragazzo che mi interessa è a casa mia a baciare la sua fidanzata. E non lo posso sopportare! Mi fiondo in casa di Jenny e mangiamo le crepes sul divano guardando la TV. Jenny nota subito il numero di telefono scritto sul mio braccio e mi chiede spiegazioni. “Ah niente, un ragazzino esaltato. Pensa che mi ha chiesto di passare la vita con lui” e le racconto tutta la storia, divertita. Lei è rimasta impalata a fissarmi, anche quando finisco la storia è immobile a bocca aperta. Poi salta su e corre nell’altra stanza ritornando con un foglietto e una penna, poi trascrive il numero su di esso e se lo infila in tasca.
Jenny: Uno così non puoi lasciartelo scappare Bian! Sarà anche bruttino, ma è favoloso! È di una dolcezza indescrivibile!
La guardo storto, poi mi rimetto a guardare la TV. Ripenso alla faccia di quel bimbetto, così ingenua e infantile; non era neanche brutto, ma non sapeva davvero con chi aveva a che fare. E il mio cuore era concentrato solo sul mio migliore amico. Dopo un po’ mi alzo e saluto la mia amica tornando a casa. È già passata l’ora di cena e non ho nessun accenno di fame,meglio così. Giro le chiavi nella toppa ed entro nel salotto. Non c’è nessuno per fortuna, salgo in camera mia prendendo il pigiama poi vado a farmi una doccia. Lo schizzo gelido mi fa sobbalzare, ma poi mi rilassa e pian piano sbava i numeri scritti con il pennarello sopra al mio braccio. Io li guardo svanire, e insieme a loro la possibilità di rivedere quel ragazzo. Poi mi infilo sotto le coperte per cercare di dormire un paio d’ore, ma sento bussare alla porta insistentemente. Mi alzo scocciata e mi ritrovo davanti gli occhi verdi di Haz.
-Che vuoi?
-Parlare.
-Io no. Buona notte.
-Non ce la faccio più a starti lontano Bian! Perché fai così?
-Lasciami dormire o comincio ad urlare e sveglio tutto il condominio!
Gli richiudo la porta in faccia e mi butto sul letto. Dormo. Non so cos’ha fatto Haz quella notte, ma mi ha detto di essere rimasto appoggiato a quella porta a pregare, perché io uscissi di lì e lo abbracciassi.
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Scusate, lo so è cortissimo ma non ho molto tempo per scrivere adesso! in ogni caso, è un capitolo un po' "depresso" che rispecchia appieno la mia situazione attuale (biglietti, concerto, probabilmente non ci andrò..) quindi perdonatemi, il prossimo capitolo sarà molto migliore ♥ vi prego di continuare a seguirla perché siete il mio motivo per continuare a scrivere ♥
#Ele