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Autore: Lea_z_98    21/09/2013    4 recensioni
Ah, l’amour… un sentimento bellissimo quanto struggente, grazie al quale anche gli animi più razionali finiscono con l’ammattire… Ah, l’amour!
~ ~ ~
Raccolta dedicata a un Don Jouan di nostra conoscenza, che, pur di conquistare una certa cartografa aguzzina, si farà in mille parti e si butterà nelle imprese più impossibili!
Riuscirà Sanji a far breccia nel cuore di una Nami apparentemente apatica? O Cupido se la riderà con mille tiri mancini?
Ah, l’amour…
~ ~ ~
#1 - Ammalata; “Perché, se solo lei ne avesse avuto il bisogno, le avrebbe donato il cuore.”
#2 - Borsetta; “Per quanto un uomo potesse adorare ed amare una donzella, infatti, il suo peggior nemico rimaneva sempre e solo uno: lo shopping.”
#3 - Cerotto; “- Grazie, Nami-san.-”
#4 - Decaffeinato; “- CAFFÈ!!! CAFFÈ, DANNAZIONE, CAFFÈ!!! HAI BISOGNO DI UNA LAUREA IN LETTERE PER CAPIRE!?!? CAFFÈ!!!-”
 
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Victim of Love ~ go to the rescue!

( Sanji and Nami’s collection )

 

 

 

#4 ~ Decaffeinato

 



 

 

Urla, sconforto, disperazione.

Paura.

Suppliche, giri, litigi, angoscia, sgomento.

Terrore.

Puro terrore…

 

- SANJI!!!-

- AH! C-che… che succede?-

- Porta qualcosa da bere.-

- Certo, cariss…-

- SUBITO!!!-

Il cuoco sgranò gli occhi a dismisura, per poi fuggire letteralmente in cucina e chiudere la porta a chiave.

Un giro, due, tre.

Si guardò attorno, alla ricerca di una spranga, un lampadario, un divano, un’incudine, un lucchetto per la cassaforte…

Poiché purtroppo si trovava solamente in una cucina, e non in un soggiorno o una fortezza navale, dovette accontentarsi delle pentole, delle seggiole, del frigorifero e dei coltelli.

Quando ne prese in mano un paio, si fermò un attimo sul posto, meditabondo.

- … Meglio i cucchiai.- decretò infine, riponendoli sul paniere.

Con velocità repentina, accumulò il tutto davanti all’ingresso, bilanciando la catasta di oggetti come meglio poteva.

Constatando che tutte quelle cose sarebbero sempre rimaste in un equilibrio precario, prese le distanze di sicurezza, addossandosi alla parete.

Attese un istante in silenzio, tendendo le orecchie come mai aveva fatto prima.

I palpiti del cuore acceleravano ad ogni ansimo, e ad ogni palpito gli ansimi aumentavano.

Era un circolo vizioso che non si sarebbe facilmente fermato.

Almeno fino a sera.

Il motivo di tale spavento?

Semplice: la cara navigatrice era un po’ più nervosa del solito.

E con un po’ intendo dire molto, molto più nervosa del solito.

Era una sorta di misto tra un dittatore spietato, una tigre affamata e un grizzly svegliato male. Durante l’inverno.

… e affamato anche lui.

Sanji si sedette a terra ed accese una sigaretta.

Pensò al perché di quel mutamento; in fondo, nulla gli costava. Anzi, gli interessava assai saperlo.

L’unico modo per arrivarci, tuttavia, erano le ipotesi e le congetture.

Meglio non chiederlo alla diretta interessata…

Vediamo: si è alzata di buon ora, prima di tutti, ha disegnato, ha letto, ha parlato con Nico Robin… poi è venuta a fare colazione… e poi si è infuriata. Non è successo altro.  

E allora?

Sputò una nuvola di fumo con irritazione.

Voleva saperlo, diamine! Come avrebbe fatto ad evitare la morte certa, altrimenti?

Tacque a lungo, ascoltando le grida ovattate, ma melodiose, provenire dal ponte, le risate di uno stupido capitano, i rantolii di un’irritante testa d’alga, gli scalpicci dei piedi di coloro che scappavano. Riuscì a percepire persino il tranquillo voltare di pagine di un’elegante archeologa.

Poi, d’improvviso, ogni rumore cessò.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio…

Allarmato, il cuoco si rimise in piedi, movendosi a passo svelto verso la porta.

Impiegò un attimo – e sì, sono ironica – a smontare il cumulo di cianfrusaglie. Finita l’operazione, spalancò la porta con foga.

La scena che gli si presentò davanti lo lasciò sbigottito.

I membri della ciurma erano disposti in cerchio attorno ad una familiare ed amata ragazza dai capelli arancioni; tutti preoccupati, tutti basiti, tutti confusi.

- N… Nami…-

La navigatrice era mutata in un istante: un paio di grosse, mastodontiche occhiaia solcavano le guance; la sottile e bella bocca tramutata in una smorfia; il corpo tremante, esausto, quasi flaccido, ricurvo su se stesso.

Sanji ne fu terrorizzato.

Senza attendere un altro attimo si gettò di corsa a sorreggerla, impedendole di svenire.

- Santo Cielo, Nami, che ti è successo!?- la interrogò con tono sconvolto.

L’aveva già vista una volta malata. E gli era più che sufficiente.

L’altra non rispose subito; respirò affannata, poi gli rivolse uno sguardo languido, sull’orlo di una crisi di lacrime.

- Caffè…-

Silenzio.

- … Come, scusa…?-

- Caffè…-

- … Non… credo di aver capito…-

- Ca… caffè…-

Sanji ingigantì le orbite, ancora dubbioso - … Caffè…?-

- CAFFÈ!!! CAFFÈ, DANNAZIONE, CAFFÈ!!! HAI BISOGNO DI UNA LAUREA IN LETTERE PER CAPIRE!?!? CAFFÈ!!!-

I presenti si allontanarono in preda al panico assoluto.

Nami spostò su tutti degli sguardi di fuoco, tali da farti bruciare e gelare al tempo stesso.

- Vedete,- iniziò, quasi sibilando - a prescindere dal fatto che Rufy e Zoro russavano peggio di un martello pneumatico, questa notte ho dormito ben poco. Mi sono alzata presto per lavorare, sapendo che voi non potete fare a meno di me per la navigazione. Sono distrutta. Quindi, se non volete che diventi cattiva, ma veramente cattiva, PORTATEMI QUEL MALEDETTO CAFFÈ!!!-

I compagni scattarono immediatamente a quel grido, chi correndo ai ripari, chi andando a cercare un sedativo, chi correndo in cucina per preparare un caffè con i fiocchi.

I chi che corsero in cucina, però, stavolta erano ben in tre: Usop, Zoro, e – incredibile ma vero – Sanji.

- Si preannuncia una luuunga giornata…- mugugnò Usop, chiudendo la porta.

- Non immagini quanto…- commentò Sanji, accendendo i fornelli.

Lo spadaccino aprì la credenza, imbronciato, ne tirò fuori una ciotola contenente una polverina scura e lo richiuse.

- Se vuoi un consiglio, cuoco,- disse, volgendosi - non fare un caffè.-

Gli altri lo scrutarono senza capire.

Zoro ghignò, appoggiando la ciotola sul tavolo.

- Preparale un decaffeinato.-

 

 

 

 

 

 

Angolino sclerotico dell’autrice in ritardo

 

*Entra Lea tutta contenta*

Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve, gente! Sono tornata! ^w^

… Che c’è? È per il ritardo? O per la fanfiction? AAAH! NO, VI PREGO!!! GIÙ I POMODORIIIIIII!!! *schiva una raffica dei suddetti pomodori*

Scusate… sì, sono in ritardo, e non è proprio il massimo questo capitolo, ma cercate di capire… sono lenta, sono pigra e sono impegnata T^T

Per non parlare del fatto che ho un sacco di storie in sospeso… *damn*

Non ho molto da dire su questo prompt. Ho deciso di scegliere il “decaffeinato” perché mi è successa la stessa cosa che è successa a Nami…

… non sto scherzando. Uguale uguale °-°

Quel giorno mi ero svegliata proprio male…

Bene! Scusate, ma devo scappare.

Buon fine settimana a tutti! *sparisce evitando l’ennesima raffica di carote (?)*

 

Lea

  
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