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Autore: N a s h i r a    22/09/2013    1 recensioni
Harry, Ron ed Hermione sono prigionieri a Villa Malfoy, quando Dobby giunge in loro soccorso, ma qualcosa va storto nella fuga. Hermione rimane indietro. Imprigionata e torturata da Bellatrix, viene ridotta ad una pallida ombra di quella che era un tempo. Dopo le terribili sevizie subite, però, ecco il contrordine: la Mezzosangue deve vivere. Così a Draco Malfoy viene ordinato di prendersi cura di lei, e quello che per Hermione era stato, fino a poco prima, un nemico, diviene il suo unico contatto umano, colui che (volente o nolente) veglia su di lei. Un Draco diverso dal tracotante serpeverde che spadroneggiava per i corridoi di Hogwarts, un ragazzo che, suo malgrado, ha scoperto che il mondo è molto diverso da come gli era stato dipinto che nella guerra, nell'infliggere morte e seminare distruzione, non c'è niente di glorioso.
Ma perché Voldemort decide di tenere in vita Hermione?
Che piani ha in serbo per la giovane Mezzosangue?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Prologo

Parte seconda

 

La tua compassione è una debolezza che i tuoi nemici non ricambieranno.”
È per questa ragione che è importante. Perché ci distinguerà sempre da loro.”


 

Batman Begins


 

Draco Malfoy non era più un bambino.

Si era abituato alle cose orribili e alle urla strazianti che avvenivano nella casa che, ormai, solo di nome apparteneva alla sua famiglia.

Si era abituato alla sofferenza e alla morte, senza trarne più alcun piacere né dolore. Come si era abituato al Marchio Nero tatuato sull'avambraccio.

Non era più il giovane e promettente rampollo di una delle famiglie più influenti del mondo magico: era un mangiamorte, figlio di mangiamorte. Caduti in disgrazia.

Vedeva, con sempre maggiore chiarezza, che le cose erano diverse da come gliele avevano sempre dipinte. Che uccidere non era poi così esaltante, non era un atto liberatorio. Non era sinonimo di coraggio. Non era un Grifondoro ma, quella notte, sulla torre, aveva esitato non per mancanza di coraggio.

Nonostante ciò il suo sangue puro lo condannava a nuotare in mezzo alla tempesta, trascinato dalla corrente, senza poter decidere nulla della rotta che stava intraprendendo. Tutto quello che poteva fare, ormai, era dimenarsi per restare a galla.

Aveva imparato a non lasciarsi prendere dalle emozioni: se gli avessero chiesto nuovamente di uccidere qualcuno avrebbe dovuto farlo. Ne andava non solo della sua vita, ma anche di quella dei suoi genitori.

Era preparato ad affrontare molte cose, ma lo spettacolo che gli si parò davanti quando, sordo alle proteste della ragazza, illuminò la segreta, quello no, non avrebbe mai creduto di poterlo, o doverlo vedere.

La bacchetta cadde, ma la luce prepotente non si spense.

Hermione Granger, la perfettina, snervante, odiosa so-tutto-io Grifondoro, era incatenata nell'angolo più remoto di quella fetida cella. I polsi erano saldamente ancorati alla parete dietro di lei, in modo che non potesse muovere le braccia di un solo millimetro. Ma anche se le catene glielo avessero permesso, probabilmente non ne avrebbe avuto la forza.

Era dimagrita molto dal giorno del suo arrivo al maniero. Le guance erano scavate, gambe e braccia spuntavano, magrissime e coperte di tagli disordinati, da vestiti laceri.

Aveva lividi ovunque. Un'incisione, “Mudblood” sull'avambraccio, che sembrava essere stata ripassata più volte, e di fresco. Un rivolo di sangue colava sulle labbra, screpolate dalla sete e dal freddo.

I capelli, lunghi e crespi, per cui tanto l'aveva presa in giro, erano spariti. Corte ciocche sporche e disordinate erano tutto quello che rimaneva, come se glieli avessero strappati e tagliuzzati con violenza.

Il suo respiro era poco più di un rantolo.

Sua zia Bellatrix era una professionista nel fiaccare lo spirito delle persone, ma non si sarebbe mai aspettato di vedere in questo stato quella Mezzosangue che aveva tanto detestato, per la sua intelligenza e per la sua fierezza, perché gli era stato insegnato che i sanguesporco non erano altro che feccia inferiore, e lei si rifiutava prepotentemente di esserlo ed anzi, non faceva altro che mettere lui, Draco Malfoy, discendete di una nobile stirpe, in ridicolo.

Nei suoi occhi c'era ancora uno scintillio di quell'antica fierezza, ma il serpeverde intuì che non era la luce del fuoco allegro quando scoppietta nei camini, bensì delle braci quando sono sul punto di spegnersi.

Vedendola iniziò a dubitare di poter portare a termine il suo compito.

Come è possibile che sia ridotta così? Sono passate settimane dall'ultima volta che l'abbiamo sentita urlare. E anche se avesse continuato a torturarla...come è riuscita a ridurla in questo stato senza ucciderla?” si chiese Draco. “Che queste ferite se le sia procurate da sola? Ha detto di voler morire.”

-La tua cara zia si è premurata di imperturbare la stanza.- rantolò la ragazza, come se avesse letto i suoi pensieri.

Il ragazzo non rispose.

Raccolse la bacchetta ed evocò un globo di luce perché non ci fosse necessità di tenerne accesa la punta. Si avvicinò con passo leggero alla Mezzosangue e si sedette accanto a lei.

-Vulnera sanentur...vulnera sanentur..- iniziò a mormorare, oscillando la bacchetta intorno alle ferite più gravi. Era sempre stato particolarmente bravo con gli incantesimi curativi. Ovviamente non era la più utile delle doti, se eri un mangiamorte.

Hermione alzò la testa e lo fissò con i suoi occhi grandi e scuri.

-Cercherò di non morire ora, se posso, Malfoy. Sono in debito con te per aver finto di non essere sicuro di riconoscerci. Questo ha fatto guadagnare del tempo ai ragazzi e gli ha permesso di andarsene- mormorò. -Ma non garantisco niente- aggiunse, concludendo la frase con quella che sembrava una risata.

Draco la guardò e il suo gelido cuore Malfoy si strinse.

-Una volta era tutto più semplice, vero Granger? Chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe toccato imboccarti e imbrattarmi le mani di tutto il tuo lurido sangue? Se tu non ti fossi comportata come il solito testardo mulo babbano e avessi parlato, a quest'ora tu non staresti qui a tossirti via i polmoni e io non dovrei farmi in quattro per salvare la tua inutile vita!- disse lui, nel tentativo di ritornare alle loro vecchie parti, schernendola. Ma la ragazza sembrava aver esaurito le sue energie e non diede in alcun modo segno di aver sentito, nè di voler rispondere.

Pazientemente, Malfoy richiuse tutte le sue ferite. La imboccò, assicurandosi che mangiasse né troppo né troppo poco. Non sapeva quanto fosse denutrita e, se fosse morta per un blocco intestinale, perché lui l'aveva fatta ingozzare sarebbe stato veramente il colmo. Evocò una coperta per fare sì che non morisse di freddo e dei cuscini. Questi senza un particolare perché. In ogni caso lo fece e glieli sistemò come meglio potè, vista la scomoda posizione. In realtà non doveva stare comoda, bastava che fosse viva. E non gli era nemmeno mai stata simpatica. Nemmeno lontanamente. Tuttavia, istintivamente, lo aveva fatto.

Quando uscì dalla cella la ragazza sembrava assopita.

Si guardò le mani imbrattate e seppe perché aveva cercato di farla stare comoda.

Quel sangue era esattamente uguale al suo.

Lei era una persona. Come i suoi genitori. Come lui.

 

Spazio Autrice

Carissimi, vorrei intanto ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite (e due ragazze addirittura tra le preferite! Vi adoro!) già dalla prima parte del prologo. Spero che il seguito non vi abbia deluse. Vi avverto inoltre di aver apportato piccole modifiche alla parte prima.

E' solo l'inizio e non abbiamo ancora nemmeno sfiorato la parte centrale della storia che sto progettando (e che mi auguro possa piacervi), ma abbiamo gettato le basi.

Per qualsiasi chiarimento o commento o suggerimento non esitate a scrivermi, sarò felicissima di rispondervi.

I miei migliori saluti a tutti voi!

  
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