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Autore: K a m i l a h    23/09/2013    2 recensioni
∙ Classificata 8° al concorso "La ragazza e il soldato" di darllenwr ∙
Luglio 1918.
Konstantin Fëdorovič Vasil'ijev è un bolscevico.
Presta servizio ad Ekaterinburg sotto il commissario Jurovskij.
La famiglia Romanov è sua prigioniera.
E Marija Nikolaevna tiene prigioniero lui.
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Non ti avrebbero riportato nessuno. Non avrebbero riportato in vita tua madre né tuo fratello, trucidati sui cancelli dell’Aleksandrovskij; ancora lo puoi vedere Kolja, morto là, e mama quattro giorni dopo. Mentre a Carskoe Selo si beveva vodka.
Lo guardi adesso il tuo Zar, che sulla sedia si gode gli ultimi bagliori del sole.
E sua figlia. Più bella di qualsiasi altro tramonto.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Periodo Zarista, Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Миф о Романовых ≡ Il mito dei Romanov'
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Война 
Guerra
 

«Kostja!».
C’è il miele in quella voce. L’oro. Quello che nemmeno il sole morente del pomeriggio può eguagliare; i suoi raggi non valgono quanto il bagliore di quel volto.
«Marija Nikolaevna» sussurri dopo aver deglutito; ancora non ti riesce di parlarle senza sentir cedere le ginocchia, abituate ad inchini sofferti davanti titoli vuoti per più di vent’anni. Ti si avvicina. È ironico come lei ignori che il sorriso che le abbraccia il viso è infinite volte più pericoloso e conturbante del fucile che hai in mano. «Dovete rientrare.»
Non sopporti di averla vicino. È sbagliato far avvicinare quell’essere alla tua abbietta figura.
«Tra un momento» ti supplica «Ho da restituirvi questo.»
Ti porge delle pagine sgualcite, arrotolate in un mucchio malforme. 
«È davvero bello. Grazie per avercelo prestato, papa l’ha molto gradito.»
Lo riprendi brusco, frugale, come sei tu, come ti hanno insegnato ad essere. 
«Buon per lui. Ora rientrate.»
Le dai le spalle e fai per andartene; niente inchini, neanche un cenno. Pochi anni prima questo gesto ti sarebbe costato caro.
«Konstantin Fëdorovič!». Di nuovo ti chiama, incurante, crudele come solo un’innocenza disarmante quanto la sua può esserlo, l’innocenza della primavera che lì in Russia sfocia fin nell’estate per stropicciare le gemme ancora intirizzite. Gemme che lì, a luglio, ancora non sbocciano. Si vergognano forse, di mostrarsi quando le gote di Mashka Romanova divampano, oscurando qualsiasi altro fulgore. Nessuna rosa oserebbe far capolino da sotto la brina per timore di esservi comparata. 
«Dite» smozzichi pur girandoti controvoglia. Vuoi toccarla. Scacci quel pensiero malato come un cancro e aumenti la stretta sulla canna ferrea.
«Potrei domandare… Mi chiedevo sì, ecco, se a voi è piaciuto. Il libro» conclude indicando i quattro stracci che ti svolazzano in mano. Devi avere un’aria veramente idiota. Ti senti un idiota.
«A me tanto» prosegue, occhi bassi «Ma continuo a preferire Dostoevskij e…» 
«Spiacente, non ne abbiamo» sputi atono. Lo sbigottimento che inonda quegli occhi ti colpisce come una frustata. 
«Non fa nulla» riesce tuttavia a rispondere «M’ha saziata a sufficienza per un po’». Sorride. Quando sorride è come se attorno ti calasse la notte e lei reggesse l’unica fiaccola che ti illumina nel giro di miglia.
«Grazie di nuovo, Kostja». Si volta e raggiunge il padre, aiutandolo ad alzarsi dalla sedia; ha cinquant’anni Nikolaj Aleksandrovič, ne dimostra dieci in più. Smunto e smagrito, cammina lentamente con lei a fianco. 
Se socchiudi le palpebre, la rivedi verso te, come tre giorni fa quando t’ha chiesto “qualcosa da leggere a papochka”. E senza pensarci le hai allungato Guerra e pace, Tolstoj. La sorte è bastarda. Il fato lo è. La tua vita. Tu nella tua guerra hai trovato la pace. La pace che ha sempre tardato ad arrivare, irraggiungibile e a te pressoché preclusa, ti è stata concessa quando t’hanno messo in mano quel fucile. E hai ammazzato. Oh, se hai ammazzato. E la quiete che provavi era indescrivibile. Ma poi arriva la pace, e tu sei di nuovo in guerra. Marija Nikolaevna ti offre la pace dietro quegli occhi. E tu sei in guerra. 
E rivuoi la tua pace.

  
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