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Autore: aliasNLH    26/09/2013    11 recensioni
«Mio padre era un Mangiamorte, Potter, e nel caso la cosa ti fosse sfuggita io sono stato scagionato da tutte le accuse» sibilò chiaramente alterato «sottospecie di Grifondoro ritardato. Cerca di pensare prima di aprire quella tua boccaccia».
«Hai un bel tatuaggio sul braccio, serpe rincoglionita, sempre se tu te ne sia reso conto ovviamente» storse il naso Potter, sorridendo come ad evidenziare l’ovvio.
«Chiedimi scusa prima che ti faccia rinchiudere per oltraggio alla pubblica decenza» Malfoy ringhiò quelle parole ad un niente dal naso del moro.
«Peter Parker indosserà una calzamaglia rosa shocking prima che io chieda scusa ad uno come te» ricambiò Harry con altrettanta veemenza, puntando le mani ai fianchi e piegandosi a propria volta per guardarlo negli occhi. Detestava quella parte da quando Malfoy era cresciuto in altezza più di lui.
«Chi diavolo è Peter Parker?»
«Una persona troppo importante perché tu la conosca, Mangiamorte».
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                     Reverse.
 
 
[Dove si parla di fine, relazioni e morsi]
Ma c’è ancora chi si ostina a chiamarlo Epilogo.
 
 
    Alla fine, tutta quell’assurda faccenda, sembrava essere esplosa come una bolla d’aria.
    Una stramaledetta sfera che conteneva quanto ancora non era stato liberato da Pandora.
    Le voci – sempre presenti, sempre pronte ad essere gonfiate – si erano rincorse per tutta la giornata in quel nido di pettegoli che era la migliore scuola di magia e stregoneria del Nord della Union, ingigantendosi fino a raggiungere dimensioni spropositate.
    Tutti sapevano, ma in realtà nessuno era a conoscenza di un bel niente.
    Da quella famosa mattina passata ad agonizzare nell’ufficio della Preside, la notizia ufficiale che ne era trapelata era che i seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato-e-quindi-ne-parliamo-sempre e una torma di folletti, che riuscivano a mettere guerra sempre e ovunque, si erano introdotti furtivamente – ma come si fa a fare una guerra furtivamente? – nei confini del castello e avevano dato fondo alle scorte di Piton – motivo per cui era sparito dalla circolazione – per creare il Filtro Finale, che avrebbe permesso la riconquista del castello da parte dei Mangiamorte. Il piano consisteva inoltre nel recuperare il corpo del Bambino-che-è-sopravvissuto con l’utilizzo di quello del rampollo Malfoy e la suddetta pozione – per poi utilizzarlo a piacimento.
    Perciò il pettegolezzo più succulento dell’ultimo anno – Potter e Malfoy – era presto diventato uno sfondo sul nuovo piano di riconquista dell’ormai definitivamente defunto ex Signore Oscuro, pronto a tornare alla ribalta sfruttando il corpo dell’erede dei Malfoy come veicolo per un potente incantesimo oscuro, di modo da farlo entrare in contatto con Potter e trasmettere la sopracitata sconosciuta e malvagia fattura sul ragazzo-sopravvissuto-anche-troppe-volte.
    E ora potete pure respirare.
    Ovviamente, l’ipotesi di sincero affetto interesse tra i due non fu nemmeno sfiorata.
    Tra l'altro, ad essere del tutto limpidi, non si era certi dell’esatta dinamica degli eventi – chi per primo avesse messo in giro quella diceria, chi l’avesse ingrossata a dismisura e chi, nella fattispecie, avesse avuto la brillante idea di spiattellarla a Draco Malfoy.
    Secondo voci di corridoio – non ben confermate – pare che il suddetto Malfoy non ne fosse stato molto felice e che, il sempre fantomatico qualcuno, si fosse visto costretto a sigillare il quadro posto all’ingresso della Sala Comune Serpeverde – costringendo non pochi studenti a trovarsi un letto alternativo – Daphne ne aveva requisito uno dall’infermeria, imitata da alcune sue amiche, in compagnia di una merendina marinara –; dormire in corridoio – Tiger e Goyle, perché non trovavano giusto allontanarsi troppo dal loro Principe (e dalle scorte non troppo segrete di Bolle Bollenti) –; lanciare epiteti, maledizioni e caricare imbufaliti il povero Harper (che non centrava nulla, reo unicamente di non essere in grado di spezzare la fattura del fantomatico studente) per poi andarsene con un diavolo per capello e requisire la Stanza delle Necessità – Pansy – oppure semplicemente scomparire dalla circolazione nel letto di qualcun altro – Theo, tanto per fare un altro esempio.
    Fantomatico studente che era rimasto chiuso dentro a sorbirsi le lagne del principino.
    Persona che – incurante dello occhiate al vetriolo della Grifondoro – continuava imperterrita a sistemarsi un riccio ribelle (accidenti a lui a quando aveva lasciato lo specchio in Sala Comune – in balia della furia del biondo, che lo aveva lanciato contro una parete) dietro l’orecchio, l’espressione beata di chi sa di non avere altro problema se non quello di scegliere tra un tortino al limone o un krapfen alla mandorla vanigliata dal buffet
    All’ennesimo sbuffo, da parte di Hermione, ed ennesimo sorriso compiaciuto da parte del moro Serpeverde – che non la stava affatto guardando, ma sapeva esattamente di avere i suoi occhi piantati addosso – un movimento inconsulto iniziò a prendere il largo dal capo visivo della ragazza, mentre gli studenti, compagni di casa, si allontanavano sempre meno impercettibilmente.
    I Grifondoro, molto meno stupidi di quanto le loro controparti verdeargento potessero pensare, avevano già da tempo imparato a catalogare i vari soffi spazientiti della loro Caposqualo-aehm, Caposcuola. C’era il soffio breve e stanco di quando si rendeva conto di aver sorpassato di parecchio l’orario per andare a letto, troppo presa dalla lettura di un libro o da una ricerca. C’era quello per i ritardi degli studenti, per i loro errori ripetuti sullo stesso incantesimo e per i compiti dimenticati.
    Poi c’era quello sconsolato di quando perdeva il posto in biblioteca, qualcuno le soffiava un particolare volume da sotto il naso e i compagni di casa si dimostravano estremamente stupidi riguardo al Quidditch.
    C’era il flebile respiro dell’attesa e quello ansioso degli esami.
    E poi quello.
    Dedicato ad Harry al sesto anno – in occasione dell’utilizzo del libro del Principe Mezzosangue – e per ogni volta in cui lui e il suo degno compare finivano in punizione – il più delle volte immersi fino al gomito in disgustosi agglomerati di intestini di animali magici, destinati alle pozioni.
    Ognuno dei quali richiedeva l’allontanamento immediato da parte di chiunque nei primi casi e una fuga precipitosa nell’ultimo.
    Perciò, non furono in pochi ad allontanarsi dal tavolino accanto cui era ancorata la ragazza, un piattino colmo di prelibatezze incapaci di addolcire il suo umore nero.
    Ron aveva saggiamente deciso di darsi alla macchia molto prima. Lo si poteva vedere ai margini opposti dell’improvvisata pista da ballo, un bicchiere di sangria in mano e lo sguardo perso tra le dame – come alla ricerca di qualcuno.
    Hermione lo fulminò con lo sguardo per la sua codardia – e lungimiranza, che le stavano impedendo di sfogarsi come Morgana comandava – e strinse con maggiore forza la presa sul bicchiere.
    «Dovrebbe darsi un contegno, signorina Granger, oppure nessuno la inviterà a ballare questa sera» una voce calma e colorata solo da una punta di acido naturale si fece largo nel ronzio che erano diventate le orecchie della ragazza, portandola a smettere di cercare di frantumare il bicchiere e far evanescere Ron e Zabini a turno.
    Se era rimasta sorpresa di trovarsi Severus Piton, arrivatole di soppiatto alle spalle, durante la celebrazione del Natale, in una stanza piena di studenti testimoni, Hermione non lo diede a vedere.
    «Non accetterei comunque» disse invece, continuando a fissare torvamente l'altra parte della sala «il livello dei ballerini di questo posto è penoso, non ne varrebbe la pena. In più a questo tavolo servono le migliori prelibatezze della Sala».
    Tavolo, peraltro, rimasto vuoto e sguarnito dalla maggior parte degli studenti – con una sola ovvia eccezione.
    «Vorrà dire che ci faremo buona compagnia quindi» glissò il Professore, affiancandola, accompagnato unicamente da un calice pieno di quella che sembrava acqua «siamo d’accordo su qualcosa, me ne stupisco».
    «Anche lei ha una predilezione per le focaccine dolci?»
    Il ghigno tirato di Piton si distese fino a diventare quasi un sorriso.
    «Anche io non desidero concludere la serata con i piedi doloranti a causa dei tacchi insulsi delle ballerine imbranate che hanno il coraggio di chiamare il loro muoversi ballare».
    «È solito danzare con le studentesse?» s’informò Hermione un pizzico più rilassata, osservando le coppie volteggiare più o meno – meno, molto meno – aggraziatamente per la pista.
    Con la coda dell’occhio vide il Professor Silente e la Professoressa McGranitt farsi strada nella ressa per tornare a sedersi e abbandonare la nuova canzone suonata, vivace e allegra, in favore alle più nuove generazioni.
    «Forse le sfugge che non ci sono studentesse disposte a concedermi un ballo» stava dicendo intanto Piton «Minerva è la migliore ballerina con cui abbia mai rischiato di fare un giro di valzer, ma negli ultimi trent'anni  è diventata esclusiva del Preside».
    Per un qualche motivo la ragazza preferì non indagare oltre.
    «Posso chiederle dove è stato?» chiese invece, lasciando cadere la domanda con fare casuale, rigirandosi il bicchiere ancora mezzo pieno tra le dita, indecisa se lasciarlo sul tavolo o berne il contenuto.
    «No, non può» sul volto dell’insegnante si disegnò una seconda ombra di espressione non ostile. Nell’occhiata che si arrischiò di lanciargli, Hermione ebbe la netta sensazione che la stesse prendendo in giro.
    «Capisco» si limitò a dire.
    «Non può» rincarò la dose il professore, con ben più di una punta di esasperazione nella voce pacata «perché non verrò certo a raccontarle di come il Preside mi abbia biecamente allontanato dalla scuola con la patetica scusa di un Mangiamorte redivivo e di una possibile ritorsione contro Hogwarts solo per lasciarvela cavare da soli e vedere come le cose si sarebbero evolute».
    Le dita della ragazza si strinsero impercettibilmente sullo stelo del calice.
    «Facendomi perdere tempo e pazienza» concluse il professore, guardandola di sbieco, gli occhi neri contenenti un più che chiaro messaggio.
    Hermione socchiuse gli occhi, scuotendo lievemente il capo, rassegnata.
    Silente sapeva. Aveva sempre saputo.
    Ovviamente.
    Rimasero in silenzio a guardare studenti e insegnanti che si univano alla mischia quando, cambiata la musica e tornata la melodia lenta di un valzer a fare da padrona, il professor Vitious fece volteggiare una delle sue studentesse tra le coppie, guadagnandosi una cascata di fischi di apprezzamento per lo stile impeccabile.
    Piton li osservò più a lungo di quanto avesse voluto prima di voltarsi verso Hermione e notare il suo sguardo fisso sulle coppie e il piedino, calzato da comode scarpe dal tacco basso, che batteva lievemente a ritmo di musica.
    In fondo, pensò, che male poteva fare un giro di valzer?
    «Vuole ballare, signorina Granger?» le domandò garbatamente, chinandosi leggermente in avanti in quello che poteva essere l’imitazione beffarda di un inchino, gli occhi fissi in quelli della giovane.
    Se Hermione fosse rimasta stupita dalla richiesta dell'uomo, non lo diede a vedere.
    «No, non voglio» sorrise lei posando il bicchiere e posando la propria mano su quella tesa del Professore, avvicinandosi per mettersi in posizione.
    E, con una mano sulla spalla dell’insegnante e l’altra intrecciata alle dita lunghe del pozionista, Hermione si trovò a constatare che Piton l’aveva presa in giro ancora una volta.
    Lui non era capace di ballare.
    Lui era un eccellente ballerino.
    «Si vede che è Natale!» il commento di Dean, munito di cioccolatini ripieni di salsa al ribes attirò l’attenzione dell’immancabile compagno di scorribande, Seamus, e di un Neville seduto poco distante, apparentemente impegnato a fissare il vuoto, le guance più rosse del solito.
    E un bicchiere vuoto in mano.
    «Cosa?» domandò meccanicamente, posandolo con attenzione.
    «Perché?» aggiunse ingenuamente Seamus, scrutando tutt'intorno alla ricerca di chissà quale segno.
    «Perché sono tutti più buoni» rispose il primo, senza aggiungere alcunché alle conoscenze base della festa. E probabilmente se ne accorse, perché le occhiate impassibili dei due lo convinsero a proseguire.
    «Ma non avete visto?» cercò di spiegarsi, indicando la pista da ballo «Vitious e Leanne, Silente con la McGranitt. Piton con Hermione!» pausa necessaria all'assorbimento di tale informazione scioccante «Persino Harry e Malfoy… ormai più nulla può essere in grado di sconvolgermi!»
    «Nulla?» Finnegan si fermò un attimo a scrutare con attenzione l'amico «Nulla, sul serio?»
    «Seam?» sembrava allarmato dal tono calmo con cui gli aveva posto la domanda. Dagli occhi seri e l'espressione decisa «Tutto bene?»
    «Bene» annuì il biondo, voltandosi in direzione della pista da ballo «benissimo, grazie».
    «Seamus?» lo chiamò interrogativo Dean, vedendolo allontanarsi «Dove stai andando?»
    Ignorando quale fosse stata la risposta, perché ancora troppo impegnato a scrutare un certo gruppetto Serpeverde, Neville sospirò per l'ennesima volta.
    La mente rivolta a quanto successo la mattina precedente.
 
    Quando Blaise aveva chiuso la porta di quella stanza in disuso, Neville si era chiesto se fosse stato saggio, seguire quella Serpe in particolare. Poi, dopo pochi minuti passati lì dentro, si era chiesto se effettivamente fosse il caso di sottrarsi al suo abbraccio – nato mentre faceva finta di ascoltare il resoconto di quanto successo in presidenza.
    Alla fine, dopo un buono quarto d'ora, risolse dicendosi – con quel poco che riuscì a racimolare della sua lucidità – che forse la cosa migliore che avesse deciso di fare fosse stato accettare il bacio di Blaise e rispondere a propria volta.
 
    Blaise rispose allo sguardo fisso del Grifondoro con un lieve sorriso, appena accennato, del tutto dimentico del famoso ricciolo ribelle e della gente lì attorno.
    Ignorò tranquillamente Tiger e sorrise apertamente alzandosi per raggiungere un certo ragazzo, realizzando che forse quella era la situazione migliore potesse capitargli: Natale, un ballo e un principio di innamoramento.
 
    Un imprecisato lasso di tempo dopo, il giovane Zabini si ritrovò – ancora con tutti i vestiti addosso, fatto più unico che raro, prova forse di quanto stava effettivamente accadendo con Neville e che non era successo con altri – a guardarlo andare il Sala Grande, sorridendo come un ebete.
    Poi, mentre ancora se ne stava fermo al centro della stanza, Neville si voltò un'ultima volta verso di lui, sorridendogli timidamente. Un sorriso appena accennato, nascosto da un forte rossore non più così innocente e dall'ombra di due profonde fossette.
    Merlino, se le adorava.
    Blaise non ce la fece più e lo afferrò repentinamente per un braccio, tornando a chiudere la porta alle loro spalle.
 
    «Neville» Ginny era ferma alle loro spalle e non si accorsero di lei fino a quando non palesò la propria presenza afferrando l’amico per una spalla e costringendolo a voltarsi «quello che hai sul collo è il segno di un morso?»

°°°

 
    «Vuoi assaggiare?» bofonchiò Goyle porgendogli una fetta di torta al cioccolato e sputacchiando i pochi rimasugli della propria, investendo in pieno Astoria – che aveva avuto la sfortuna di sedersi davanti a lui e al suo ingordo compare.
    Astoria che, dopo essersi guardata la manica rovinata – con un’espressione di palese disgusto sul viso sottile – fece scivolare la bacchetta dal mantello e, dando prova di grande maestria e notevole buonsenso, schiantò l’energumeno fino alla tavolata dei Tassorosso – provocando un’ondata di panico tra le povere e innocenti creature.
    Qualcuno applaudì tra le grida di terrore.
    «Non penso ne mangerò mai più in vita mia» declinò Blaise il modo disgustato, come se tutta quella confusione non esistesse «se quella è la fine che fanno nella sua bocca».
    «Concordo» assentì Draco, spalmando con tutta calma il cioccolato fuso sulla sua fetta di pancake «assolutamente disgustoso».
    «Ma fanno sempre così?»
    Giusto, si erano dimenticati di un dettaglio non trascurabile – Pansy e Blaise si fissarono per un momento prima di voltarsi verso il proprietario della voce.
    Pochi giorni da quando tutto il pasticcio della pozione Reverse e ovvie conseguenze – compresa la sessione di chiarimento – e quei due si comportavano come se non avessero mai fatto altro nella vita se non stare assieme.
    Cosa, effettivamente, vera, da un certo punto di vista.
    Ora era frequente vederli insieme – la maggior parte delle volte impegnati in discussioni senza capo né coda o, più raramente, soli in silenzio a studiare. Ed erano due notti che Harry non rientrava nel dormitorio Grifondoro per stare nella più spaziosa camera del loro Caposcuola. Nella fattispecie, in quel preciso momento, in giovane Golden Boy era seduto alla tavola da loro requisita, la testa posata placidamente alla spalla del suo ragazzo – come suonava bene – e la mano sempre pronta a rubare uno o due pasticcini dal piatto gelosamente custodito dal sopracitato ragazzo.
    «Sì, Potter, fanno sempre così» confermo Draco, con appena una punta di acido «è il loro modo per esprimere l’irrefrenabile passione che li accomuna».
    «Una travolgente storia d’amore travagliata e contrastata dai genitori di lui?» s’informò educatamente Harry, per nulla toccato dal tono del compagno, con pari sarcasmo.
    Pansy sbuffò divertita.
    Quei due erano così tragicamente simili da farsi chiedere come avessero fatto a non accorgersene prima!
    «Magari potrei chiedere a Weasley di farmi ballare» esordì alla fine, distratta, lanciando quelle che le era sembrata un’occhiata puramente annoiata in direzione del sopracitato ragazzo, che stava effettivamente adocchiando nella loro direzione «sembra non sia in grado di trovare una dama adeguata».
    Le sopracciglia di Blaise si alzarono di colpo, interessate.
    «Considerata la figuraccia al Ballo del Ceppo la cosa non mi stupisce» arricciò il naso sdegnato il principino «non so se l’avete notato, ma ha passato la metà del tempo del Ballo del Ceppo a guardare male chiunque e l’altra metà a far finta di essere un umano con addosso quella sottospecie di-»
    «Malfoy!» Harry raddrizzò la schiena, interrompendo il contatto con il biondo, girandosi a guardarlo seccato «Smettila di insultare i miei amici!»
    «Amici tuoi per l’appunto» confermò l’altro serafico «sbaglio o abbiamo già fatto questo discorso?»
    «Per l’appunto» affermò Harry, imitando il tono saccente dell'altro «e se non ricordo male avevi detto che ci avresti convissuto».
    «Beh, se la tua memoria fa tanto schifo sono certo di non esserne responsabile in alcun modo!»
    «Malfoy!»
    «Potter!»
    «Ma guardatevi» s’intromise Pansy con un sorriso da mamma chioccia degno dell’Oscar «sembrate proprio una coppietta di vecchietti in pensione».
    Draco la fulminò nell’immediato, regalando una gomitata ad un certo grifone ridacchiante.
    «Quindi perché vuoi andare a ballare con lui?» chiese – sorvolando con garbo tipico della nobiltà quale apparteneva – insistendo.
    «Magari è migliorato» alzo le spalle la mora, rimanendo volutamente vaga.
    «In effetti ha preso qualche lezione per il matrimonio di suo fratello» confermò Harry, un sorriso nascosto sotto i baffi (che non aveva).
    «E tu lo sai perché?» indagò immediatamente Malfoy.
    «Perché gli ho insegnato io» ammise innocentemente Harry alzando le spalle.
    «Tu non sai ballare» lo smentì duramente l’altro «e poi cosa significa che gli hai insegnato tu? Hai fatto la parte della donna con la… donnola?»
    «Non chiamare Ron in quel modo» lo rimbeccò stringendo i pugni.
    «Non è certo colpa mia se Weasley è un weasel» insistette Malfoy incrociando le braccia «ma non è certo questa la parte importante! Cosa diavolo vuol dire che gli hai insegnato tu?»
    «Io so ballare! Sei tu che-»
    «Hai fatto ballare la donnola? L’hai abbracciato?» la voce del principe aveva raggiunto preoccupanti toni acuti mentre con una mano era corso a spazzolarsi invisibili granelli di polvere plebea dalla camicia «Potresti avermi infettato!»
    «Piantala di fare il cretino!»
    «Hai abbracciato weasel! Mi pare un giustificazione più che buona!»
    «Malfoy!» alzò gli occhi al cielo Harry, al limite della sopportazione.
    «E quella specie di… quel Weasley» sputò fuori il nome del Grifondoro come avrebbe fatto con quello di una piattola particolarmente ripugnante trovata a nascondersi tra le sue cravatte «ti ha abbracciato?»
    «Che domande! Non sai come si balla?»
    «Certo che lo so» ringhiò Draco arrabbiato, immaginando il traditore del suo sangue mettere quelle sue sudice mani sul suo Harry «è proprio per questo che deve pagare».
    «Per Merlino, sei geloso!» rise di gusto il suo Harry, centrando finalmente il punto della situazione.
    «Non dire idiozie Potter! Il tuo cervello ha subito troppi colpi, vai a fartelo revisionare!»
    «Malfoy!»
    «Da quando sei così generosa?» Blaise preferì sorvolare sui due – inascoltabili ora più di prima – riportando l’attenzione al filo principale della discussione.
    Pansy, se non altro, ebbe il buon gusto di arrossire almeno un filo, in zona orecchie. Premurosamente coperte dai capelli scuri, s’intende.
    «Beh» tentennò, cercando di non mostrare un minino di disagio «perché non ne posso più di stare qui a fare tappezzeria. Non lo faccio per lui, lo faccio per me ovviamente!»
    Altro sopracciglio sollevato di Zabini.
    «E poi non posso certo chiederlo a Finnegan» aggiunse lievemente imbronciata, indicando quella che era stata la recente passione del mese «non più».
    Seamus, ignaro come sempre delle occhiate lanciate nella sua direzione dalla mora, si trovava in una certa difficoltà – notarono. Aveva, evidentemente, lasciato la sua posizione contro il muro dall'altra parte della Sala e si era piazzato davanti a un certo studente, chiedendo con voce decisa - rosso come un pomodoro - un ballo.
    Draco cercò di ignorare i lampi di pura felicità che poteva intravedere da dietro l’aplomb di Theo – tipico dei Nott – alla richiesta del Grifondoro. In fondo era risaputo a tutti che il moro Serpeverde avesse intrapreso una relazione, curandosi di nasconderne l'identità.
    In fondo, nonostante le precauzioni, tutta la Casa Serpeverde sapeva che il fantomatico amante doveva per forza essere un Grifondoro - altrimenti perché tenerlo nascosto? - esattamente come sapevano che quei due non vedevano l'ora di uscire finalmente allo scoperto.
    E quale occasione migliore del coming out di Potter e Malfoy?
    Il biondo intercettò lo sguardo neutro dell'amica.
    Pansy alzo le spalle.
    «Avrei dovuto capirlo, credo» ammise.
    Blaise ammiccò. Certo, come no…
    «Io sospettavo di Dean Thomas» ci tenne a far sapere Daphne, spuntata da chissà dove «in fondo gli lanciava di quelle occhiate…»
    «Probabilmente perché temeva potesse portargli via il suo Grifondoro» si limitò a commentare Zabini, guardando i due allontanarsi dal gruppo e posizionarsi per la danza. Tiger, attirato dalla voce vicina del compagno, alzò la testa dal piattino ricolmo di dolci e pasticci per cercare la figura del ragazzo.
    «Blaise, vuoi-» tentò di allungargli una fetta di millefoglie, perché se il moro aveva tanto tempo per parlare, allora avrebbe dovuto impiegarlo meglio. Mangiando, magari.
    Il moro alzò una mano, prevenendo qualsiasi spettacolo di dubbio gusto.
    «Ho assaggiato da poco una pietanza deliziosa» ammiccò, passandosi allusivamente la lingua sulle labbra piene «non penso la coprirò con altro cibo per il momento».
    «La zuppa inglese?» domandò ingenuamente, sputacchiando tutto intorno.
    Il sorriso di Zabini rimase impietrito mentre una briciola di indistinguibile miscuglio di dolci rischiava di macchiargli l'abito. Fortunatamente cadde poco distante, sfiorando le scarpe firmate - italiane.
    Per un momento tutti si chiesero che fine avessero fatto Astoria e le sue pesanti fatture.
    «Credo che andrò da Weasley» Pansy arricciò il naso disgustata «o qui rischio di dare di stomaco».
    Dopo una manciata interminabile di secondi, Blaise la imitò, posando con grazia il tovagliolo sul tavolo.
    «E tu dove stai andando?» s’informò Draco, sospettoso, vedendolo dirigersi non verso l'uscita - come aveva immaginato inizialmente - ma preparandosi a fendere la folla di ballerini.
    «A prenderne ancora» fu la risposta – piena di sottointesi – che ricevette prima di vederlo sparire nella massa danzante, diretto chissà dove.
    «Non hai impressione che Blaise ci stia nascondendo qualcosa?» Pansy, che non si era ancora allontanata a sufficienza per evitare di ascoltare la risposta sibillina dell'amico, tornò indietro e si piazzò discreta accanto ad Harry «Questo suo fare il vago e quella strana ossessione che sembra avere per quel rammollito di Paciock…»
    Draco la fissò sconcertato, gli occhi spalancati, mentre il moro Grifondoro sembrava scosso da un lieve tremito, che il compagno interpretò come disgusto e assoluta incredulità.
    «Ma cosa dici?» liquidò la questione il biondo «Figurati».
    Harry non resistette più e scoppiò a ridere, gli occhi socchiusi e il timbro alto di una risata genuina e i denti scoperti. Malfoy lo squadrò per un momento, registrando a livello conscio le guance rosate, le sottili righe di espressione attorno agli occhi, uno sbaffo di zucchero a velo sul labbro superiore e il capo gettato indietro, lasciando scoperto il collo, con il pomo d’Adamo che vibrava voluttuoso (almeno secondo il modesto parere del Serpeverde) al ritmo delle risa.
    Draco non perse tempo a chiedergli perché stesse ridendo. Si limitò ad affondargli una mano tra i riccioli arruffati della nuca e a tappargli la bocca con un bacio.
 
 
È finita.
Oddio, non riesco a crederci…
Attimo di silenzio e cordoglio.
Ho adorato questi personaggi, sul serio – sì, lo so che lo dico tutte le volte, ma è vero!
 
In ogni caso sono più che certa che non ce l'avrei fatta a finirla senza di voi (che mi venivate a cercare per dirmi di darmi una mossa… vero animelover?). Ringrazio inoltre il fatto che questa fic mi abbia permesso di incontrare la mia beta! (notare la possessione).
 
Un grande bacio a 3ragon che si è accollata l'incarico di aiutarmi con I'm not a Murderer – e successivi, se riuscirò a non farla scappare a gambe levate!
 
Baci e ringraziamenti a tutti i lettori, quelli che l'hanno messa tra i preferiti, da ricordare e da seguire/recensire. Tutti insomma. Nessuno escluso!!!
E un grazie spaziale a mamma Rowling che ha creato questi adorabili personaggi, giornalmente vittima delle nostre torture XD
 
Spero di vedervi presto, anzi… prestissimo!!!!
 
Un bacio
 
AliasNLH
 
  
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