Reverse.
[Dove
si
parla di fine, relazioni e morsi]
Ma c’è ancora
chi si ostina a chiamarlo Epilogo.
Alla
fine, tutta quell’assurda faccenda, sembrava essere esplosa
come una bolla
d’aria.
Una
stramaledetta sfera che conteneva quanto ancora non era stato liberato
da
Pandora.
Le
voci – sempre presenti, sempre pronte ad essere gonfiate
– si erano rincorse
per tutta la giornata in quel nido di pettegoli che era la migliore
scuola di
magia e stregoneria del Nord della Union, ingigantendosi fino a
raggiungere
dimensioni spropositate.
Tutti
sapevano, ma in realtà nessuno era a conoscenza di un bel
niente.
Da
quella famosa mattina passata ad agonizzare nell’ufficio
della Preside, la
notizia ufficiale che ne era trapelata era che i seguaci di
Colui-che-non-deve-essere-nominato-e-quindi-ne-parliamo-sempre e una
torma di
folletti, che riuscivano a mettere guerra sempre e ovunque, si erano
introdotti
furtivamente – ma come si fa a fare una guerra furtivamente?
– nei confini del
castello e avevano dato fondo alle scorte di Piton – motivo
per cui era sparito
dalla circolazione – per creare il Filtro Finale, che avrebbe
permesso la
riconquista del castello da parte dei Mangiamorte. Il piano consisteva
inoltre
nel recuperare il corpo del Bambino-che-è-sopravvissuto con
l’utilizzo di
quello del rampollo Malfoy e la suddetta pozione – per poi
utilizzarlo a
piacimento.
Perciò il pettegolezzo
più succulento dell’ultimo anno – Potter
e Malfoy – era presto diventato uno
sfondo sul nuovo piano di riconquista dell’ormai
definitivamente defunto ex
Signore Oscuro, pronto a tornare alla ribalta sfruttando il corpo
dell’erede
dei Malfoy come veicolo per un potente incantesimo oscuro, di modo da
farlo
entrare in contatto con Potter e trasmettere la sopracitata sconosciuta
e
malvagia fattura sul ragazzo-sopravvissuto-anche-troppe-volte.
E
ora potete pure
respirare.
Ovviamente,
l’ipotesi di sincero affetto interesse
tra i due non fu nemmeno
sfiorata.
Tra
l'altro, ad essere del tutto limpidi, non si era certi
dell’esatta dinamica
degli eventi – chi per primo avesse messo in giro quella
diceria, chi l’avesse
ingrossata a dismisura e chi, nella fattispecie, avesse avuto la
brillante idea
di spiattellarla a Draco Malfoy.
Secondo
voci di corridoio – non ben confermate – pare che
il suddetto Malfoy non ne
fosse stato molto felice e che, il sempre fantomatico qualcuno, si
fosse visto
costretto a sigillare il quadro posto all’ingresso della Sala
Comune Serpeverde
– costringendo non pochi studenti a trovarsi un letto
alternativo – Daphne ne
aveva requisito uno dall’infermeria, imitata da alcune sue
amiche, in compagnia
di una merendina marinara –; dormire in corridoio –
Tiger e Goyle, perché non
trovavano giusto allontanarsi troppo dal loro Principe (e dalle scorte
non
troppo segrete di Bolle Bollenti) –; lanciare epiteti,
maledizioni e caricare
imbufaliti il povero Harper (che non centrava nulla, reo unicamente di
non
essere in grado di spezzare la fattura del fantomatico
studente) per poi andarsene con un diavolo per capello e requisire la
Stanza
delle Necessità – Pansy – oppure
semplicemente scomparire dalla circolazione
nel letto di qualcun altro – Theo, tanto per fare un altro
esempio.
Fantomatico
studente che era rimasto chiuso dentro a sorbirsi le lagne del
principino.
Persona
che – incurante dello occhiate al vetriolo della Grifondoro
– continuava
imperterrita a sistemarsi un riccio ribelle (accidenti a lui a quando
aveva
lasciato lo specchio in Sala Comune – in balia della furia
del biondo, che lo
aveva lanciato contro una parete) dietro l’orecchio,
l’espressione beata di chi
sa di non avere altro problema se non quello di scegliere tra un
tortino al
limone o un krapfen alla mandorla vanigliata dal buffet
All’ennesimo sbuffo,
da parte di Hermione, ed ennesimo sorriso compiaciuto da parte del moro
Serpeverde – che non la stava affatto guardando, ma sapeva esattamente di avere i suoi occhi
piantati addosso – un movimento
inconsulto iniziò a prendere il largo dal capo visivo della
ragazza, mentre gli
studenti, compagni di casa, si allontanavano sempre meno
impercettibilmente.
I
Grifondoro, molto
meno stupidi di quanto le loro controparti verdeargento potessero
pensare,
avevano già da tempo imparato a catalogare i vari soffi
spazientiti della loro
Caposqualo-aehm, Caposcuola.
C’era il
soffio breve e stanco di quando si rendeva conto di aver sorpassato di
parecchio l’orario per andare a letto, troppo presa dalla
lettura di un libro o
da una ricerca. C’era quello per i ritardi degli studenti,
per i loro errori
ripetuti sullo stesso incantesimo e per i compiti dimenticati.
Poi
c’era quello sconsolato di quando perdeva il posto in
biblioteca, qualcuno le
soffiava un particolare volume da sotto il naso e i compagni di casa si
dimostravano estremamente stupidi riguardo al Quidditch.
C’era
il flebile respiro dell’attesa e quello ansioso degli esami.
E
poi quello.
Dedicato
ad Harry al sesto anno – in occasione dell’utilizzo
del libro del Principe
Mezzosangue – e per ogni volta in cui lui e il suo degno
compare finivano in
punizione – il più delle volte immersi fino al
gomito in disgustosi agglomerati
di intestini di animali magici, destinati alle pozioni.
Ognuno
dei quali richiedeva l’allontanamento immediato da parte di
chiunque nei primi
casi e una fuga precipitosa nell’ultimo.
Perciò,
non furono in pochi ad allontanarsi dal tavolino accanto cui era
ancorata la
ragazza, un piattino colmo di prelibatezze incapaci di addolcire il suo
umore
nero.
Ron
aveva saggiamente deciso di darsi alla macchia molto prima. Lo si
poteva vedere
ai margini opposti dell’improvvisata pista da ballo, un
bicchiere di sangria in
mano e lo sguardo perso tra le dame – come alla ricerca di
qualcuno.
Hermione
lo fulminò con lo sguardo per la sua codardia – e
lungimiranza, che le stavano
impedendo di sfogarsi come Morgana comandava – e strinse con
maggiore forza la
presa sul bicchiere.
«Dovrebbe
darsi un contegno, signorina Granger, oppure nessuno la
inviterà a ballare
questa sera» una voce calma e colorata solo da una punta di
acido naturale si
fece largo nel ronzio che erano diventate le orecchie della ragazza,
portandola
a smettere di cercare di frantumare il bicchiere e far evanescere Ron e
Zabini
a turno.
Se
era rimasta sorpresa di trovarsi Severus Piton, arrivatole di soppiatto
alle
spalle, durante la celebrazione del Natale, in una stanza piena di
studenti
testimoni, Hermione non lo diede a vedere.
«Non
accetterei comunque» disse invece, continuando a fissare
torvamente l'altra
parte della sala «il livello dei ballerini di questo posto
è penoso, non ne
varrebbe la pena. In più a questo tavolo servono le migliori
prelibatezze della
Sala».
Tavolo,
peraltro, rimasto vuoto e sguarnito dalla maggior parte degli studenti
– con
una sola ovvia eccezione.
«Vorrà
dire che ci faremo buona compagnia quindi» glissò
il Professore, affiancandola,
accompagnato unicamente da un calice pieno di quella che sembrava acqua
«siamo
d’accordo su qualcosa, me ne stupisco».
«Anche
lei ha una predilezione per le focaccine dolci?»
Il
ghigno tirato di Piton si distese fino a diventare quasi
un sorriso.
«Anche
io non desidero concludere la serata con i piedi doloranti a causa dei
tacchi
insulsi delle ballerine imbranate che hanno il coraggio di chiamare il
loro
muoversi ballare».
«È
solito danzare con le studentesse?»
s’informò Hermione un pizzico più
rilassata, osservando le coppie volteggiare più o meno
– meno, molto meno –
aggraziatamente per la pista.
Con
la coda dell’occhio vide il Professor Silente e la
Professoressa McGranitt
farsi strada nella ressa per tornare a sedersi e abbandonare la nuova
canzone
suonata, vivace e allegra, in favore alle più nuove
generazioni.
«Forse
le sfugge che non ci sono studentesse disposte a concedermi un
ballo» stava
dicendo intanto Piton «Minerva è la migliore
ballerina con cui abbia mai
rischiato di fare un giro di valzer, ma negli ultimi trent'anni è diventata
esclusiva del Preside».
Per
un qualche motivo la ragazza preferì non indagare oltre.
«Posso chiederle dove
è stato?» chiese invece, lasciando cadere la
domanda con fare casuale,
rigirandosi il bicchiere ancora mezzo pieno tra le dita, indecisa se
lasciarlo
sul tavolo o berne il contenuto.
«No, non può» sul
volto dell’insegnante si disegnò una seconda ombra
di espressione non ostile.
Nell’occhiata che si arrischiò di lanciargli,
Hermione ebbe la netta sensazione
che la stesse prendendo in giro.
«Capisco»
si limitò a dire.
«Non
può» rincarò la dose il professore, con
ben più di una punta di esasperazione
nella voce pacata «perché non verrò
certo a raccontarle di come il Preside mi
abbia biecamente allontanato dalla scuola con la patetica scusa di un
Mangiamorte redivivo e di una possibile ritorsione contro Hogwarts solo
per
lasciarvela cavare da soli e vedere come le cose si sarebbero
evolute».
Le
dita della ragazza si strinsero impercettibilmente sullo stelo del
calice.
«Facendomi
perdere tempo e pazienza» concluse il professore, guardandola
di sbieco, gli
occhi neri contenenti un più che chiaro messaggio.
Hermione
socchiuse gli occhi, scuotendo lievemente il capo, rassegnata.
Silente
sapeva. Aveva sempre saputo.
Ovviamente.
Rimasero
in silenzio a guardare studenti e insegnanti che si univano alla
mischia
quando, cambiata la musica e tornata la melodia lenta di un valzer a
fare da
padrona, il professor Vitious fece volteggiare una delle sue
studentesse tra le
coppie, guadagnandosi una cascata di fischi di apprezzamento per lo
stile
impeccabile.
Piton
li osservò più a lungo di quanto avesse voluto
prima di voltarsi verso Hermione
e notare il suo sguardo fisso sulle coppie e il piedino, calzato da
comode
scarpe dal tacco basso, che batteva lievemente a ritmo di musica.
In
fondo, pensò, che male poteva fare un giro di valzer?
«Vuole
ballare, signorina Granger?» le domandò
garbatamente, chinandosi leggermente in
avanti in quello che poteva essere l’imitazione beffarda di
un inchino, gli
occhi fissi in quelli della giovane.
Se
Hermione fosse rimasta stupita dalla richiesta dell'uomo, non lo diede
a
vedere.
«No,
non voglio» sorrise lei posando il bicchiere e posando la
propria mano su
quella tesa del Professore, avvicinandosi per mettersi in posizione.
E,
con una mano sulla spalla dell’insegnante e l’altra
intrecciata alle dita
lunghe del pozionista, Hermione si trovò a constatare che
Piton l’aveva presa
in giro ancora una volta.
Lui
non era capace di ballare.
Lui
era un eccellente ballerino.
«Si
vede che è Natale!» il commento di Dean, munito di
cioccolatini ripieni di
salsa al ribes attirò l’attenzione
dell’immancabile compagno di scorribande, Seamus,
e di un Neville seduto poco distante, apparentemente impegnato a
fissare il
vuoto, le guance più rosse del solito.
E
un bicchiere vuoto in mano.
«Cosa?»
domandò meccanicamente, posandolo con attenzione.
«Perché?»
aggiunse ingenuamente Seamus, scrutando tutt'intorno alla ricerca di
chissà
quale segno.
«Perché
sono tutti più buoni» rispose il primo, senza
aggiungere alcunché alle
conoscenze base della festa. E probabilmente se ne accorse,
perché le occhiate
impassibili dei due lo convinsero a proseguire.
«Ma
non avete visto?» cercò di spiegarsi, indicando la
pista da ballo «Vitious e Leanne,
Silente con la McGranitt. Piton con
Hermione!» pausa
necessaria
all'assorbimento di tale informazione scioccante «Persino
Harry e Malfoy… ormai
più nulla può essere in grado di
sconvolgermi!»
«Nulla?»
Finnegan si fermò un attimo a scrutare con attenzione
l'amico «Nulla, sul
serio?»
«Seam?»
sembrava allarmato dal tono calmo con cui gli aveva posto la domanda.
Dagli
occhi seri e l'espressione decisa «Tutto bene?»
«Bene»
annuì il biondo, voltandosi in direzione della pista da
ballo «benissimo,
grazie».
«Seamus?»
lo chiamò interrogativo Dean, vedendolo allontanarsi
«Dove stai andando?»
Ignorando
quale fosse stata la risposta, perché ancora troppo
impegnato a scrutare un
certo gruppetto Serpeverde, Neville sospirò per l'ennesima
volta.
La
mente rivolta a quanto successo la mattina precedente.
Quando Blaise aveva
chiuso la porta di quella stanza in disuso, Neville si era chiesto se
fosse
stato saggio, seguire quella
Serpe in particolare. Poi, dopo pochi minuti passati lì
dentro, si era
chiesto se effettivamente fosse il caso di sottrarsi al suo abbraccio – nato mentre faceva
finta di ascoltare il resoconto
di quanto successo in presidenza.
Alla fine, dopo un
buono quarto d'ora, risolse dicendosi – con quel poco che
riuscì a racimolare
della sua lucidità – che forse la cosa migliore
che avesse deciso di fare fosse
stato accettare il bacio di Blaise e rispondere a propria volta.
Blaise
rispose allo sguardo fisso del Grifondoro con un lieve sorriso, appena
accennato, del tutto dimentico del famoso ricciolo ribelle e della
gente lì
attorno.
Ignorò
tranquillamente Tiger e sorrise apertamente alzandosi per raggiungere
un certo
ragazzo, realizzando che forse quella era la situazione migliore
potesse
capitargli: Natale, un ballo e un principio di innamoramento.
Un imprecisato lasso
di tempo dopo, il giovane Zabini si ritrovò –
ancora con tutti i vestiti
addosso, fatto più unico che raro, prova forse di quanto
stava effettivamente
accadendo con Neville e che non era successo con altri – a
guardarlo andare il Sala
Grande, sorridendo come un ebete.
Poi, mentre ancora se
ne stava fermo al centro della stanza, Neville si voltò
un'ultima volta verso
di lui, sorridendogli timidamente. Un sorriso appena accennato,
nascosto da un
forte rossore non più così innocente e dall'ombra
di due profonde fossette.
Merlino, se le adorava.
Blaise non ce la fece
più e lo afferrò repentinamente per un braccio,
tornando a chiudere la porta
alle loro spalle.
«Neville»
Ginny era ferma alle loro spalle e non si accorsero di lei fino a
quando non
palesò la propria presenza afferrando l’amico per
una spalla e costringendolo a
voltarsi «quello che hai sul collo è il segno di
un morso?»
°°°
«Vuoi
assaggiare?» bofonchiò Goyle porgendogli una fetta
di torta al cioccolato e
sputacchiando i pochi rimasugli della propria, investendo in pieno
Astoria –
che aveva avuto la sfortuna di sedersi davanti a lui e al suo ingordo
compare.
Astoria
che, dopo essersi guardata la manica rovinata – con
un’espressione di palese
disgusto sul viso sottile – fece scivolare la bacchetta dal
mantello e, dando
prova di grande maestria e notevole buonsenso, schiantò
l’energumeno fino alla
tavolata dei Tassorosso – provocando un’ondata di
panico tra le povere e
innocenti creature.
Qualcuno
applaudì tra le grida di terrore.
«Non
penso ne mangerò mai più in vita mia»
declinò Blaise il modo disgustato, come
se tutta quella confusione non esistesse «se quella
è la fine che fanno nella
sua bocca».
«Concordo»
assentì Draco, spalmando con tutta calma il cioccolato fuso
sulla sua fetta di
pancake «assolutamente disgustoso».
«Ma
fanno sempre così?»
Giusto,
si erano dimenticati di un dettaglio non trascurabile – Pansy
e Blaise si
fissarono per un momento prima di voltarsi verso il proprietario della
voce.
Pochi
giorni da quando tutto il pasticcio della pozione Reverse e ovvie
conseguenze –
compresa la sessione di chiarimento
–
e quei due si comportavano come se non avessero mai fatto altro nella
vita se
non stare assieme.
Cosa,
effettivamente, vera, da un certo punto di vista.
Ora
era frequente vederli insieme – la maggior parte delle volte
impegnati in
discussioni senza capo né coda o, più raramente,
soli in silenzio a studiare.
Ed erano due notti che Harry non rientrava nel dormitorio Grifondoro
per stare
nella più spaziosa camera del loro
Caposcuola. Nella fattispecie, in quel preciso momento, in giovane
Golden Boy
era seduto alla tavola da loro requisita, la testa posata placidamente
alla
spalla del suo ragazzo – come suonava bene – e la
mano sempre pronta a rubare
uno o due pasticcini dal piatto gelosamente custodito dal sopracitato
ragazzo.
«Sì,
Potter, fanno sempre così» confermo Draco, con
appena una punta di acido «è il
loro modo per esprimere l’irrefrenabile passione che li
accomuna».
«Una
travolgente storia d’amore travagliata e contrastata dai
genitori di lui?»
s’informò educatamente Harry, per nulla toccato
dal tono del compagno, con pari
sarcasmo.
Pansy
sbuffò divertita.
Quei
due erano così tragicamente simili da farsi chiedere come
avessero fatto a non
accorgersene prima!
«Magari
potrei chiedere a Weasley di farmi ballare» esordì
alla fine, distratta,
lanciando quelle che le era sembrata un’occhiata puramente annoiata in direzione del
sopracitato ragazzo, che stava
effettivamente adocchiando nella loro direzione «sembra non
sia in grado di
trovare una dama adeguata».
Le
sopracciglia di Blaise si alzarono di colpo, interessate.
«Considerata
la figuraccia al Ballo del Ceppo la cosa non mi stupisce»
arricciò il naso
sdegnato il principino «non so se l’avete notato,
ma ha passato la metà del
tempo del Ballo del Ceppo a guardare male chiunque e l’altra
metà a far finta
di essere un umano con addosso quella sottospecie di-»
«Malfoy!»
Harry raddrizzò la schiena, interrompendo il contatto con il
biondo, girandosi
a guardarlo seccato «Smettila di insultare i miei
amici!»
«Amici
tuoi per l’appunto» confermò
l’altro serafico «sbaglio o abbiamo già
fatto
questo discorso?»
«Per
l’appunto» affermò Harry, imitando il
tono saccente dell'altro «e se non
ricordo male avevi detto che ci avresti convissuto».
«Beh,
se la tua memoria fa tanto schifo sono certo di non esserne
responsabile in
alcun modo!»
«Malfoy!»
«Potter!»
«Ma
guardatevi» s’intromise Pansy con un sorriso da
mamma chioccia degno dell’Oscar
«sembrate proprio una coppietta di vecchietti in
pensione».
Draco
la fulminò nell’immediato, regalando una gomitata
ad un certo grifone
ridacchiante.
«Quindi
perché vuoi andare a ballare con lui?» chiese
– sorvolando con garbo tipico della
nobiltà quale apparteneva – insistendo.
«Magari
è migliorato» alzo le spalle la mora, rimanendo
volutamente vaga.
«In
effetti ha preso qualche lezione per il matrimonio di suo
fratello» confermò
Harry, un sorriso nascosto sotto i baffi (che non aveva).
«E
tu lo sai perché?» indagò
immediatamente Malfoy.
«Perché
gli ho insegnato io» ammise innocentemente Harry alzando le
spalle.
«Tu
non sai ballare» lo smentì duramente
l’altro «e poi cosa significa che gli hai
insegnato tu? Hai fatto la parte della donna con la…
donnola?»
«Non
chiamare Ron in quel modo» lo rimbeccò stringendo
i pugni.
«Non
è certo colpa mia se Weasley è un
weasel» insistette Malfoy incrociando le
braccia «ma non è certo questa la parte
importante! Cosa diavolo vuol dire che
gli hai insegnato tu?»
«Io
so ballare! Sei tu che-»
«Hai
fatto ballare la donnola? L’hai abbracciato?» la
voce del principe aveva
raggiunto preoccupanti toni acuti mentre con una mano era corso a
spazzolarsi
invisibili granelli di polvere plebea dalla camicia «Potresti
avermi
infettato!»
«Piantala
di fare il cretino!»
«Hai
abbracciato weasel! Mi pare un giustificazione più che
buona!»
«Malfoy!»
alzò gli occhi al cielo Harry, al limite della sopportazione.
«E
quella specie di… quel Weasley» sputò
fuori il nome del Grifondoro come avrebbe
fatto con quello di una piattola particolarmente ripugnante trovata a
nascondersi tra le sue cravatte «ti ha abbracciato?»
«Che
domande! Non sai come si balla?»
«Certo
che lo so» ringhiò Draco arrabbiato, immaginando
il traditore del suo sangue
mettere quelle sue sudice mani sul suo
Harry «è proprio per questo che deve
pagare».
«Per
Merlino, sei geloso!» rise di gusto il suo Harry, centrando
finalmente il punto
della situazione.
«Non
dire idiozie Potter! Il tuo cervello ha subito troppi colpi, vai a
fartelo
revisionare!»
«Malfoy!»
«Da
quando sei così generosa?» Blaise
preferì sorvolare sui due – inascoltabili ora
più di prima – riportando l’attenzione
al filo principale della discussione.
Pansy,
se non altro, ebbe il buon gusto di arrossire almeno un filo, in zona
orecchie.
Premurosamente coperte dai capelli scuri, s’intende.
«Beh»
tentennò, cercando di non mostrare un minino di disagio
«perché non ne posso
più di stare qui a fare tappezzeria. Non lo faccio per lui,
lo faccio per me
ovviamente!»
Altro
sopracciglio sollevato di Zabini.
«E
poi non posso certo chiederlo a Finnegan» aggiunse lievemente
imbronciata,
indicando quella che era stata la recente passione del mese
«non più».
Seamus,
ignaro come sempre delle occhiate lanciate nella sua direzione dalla
mora, si
trovava in una certa difficoltà – notarono. Aveva,
evidentemente, lasciato la
sua posizione contro il muro dall'altra parte della Sala e si era
piazzato
davanti a un certo studente,
chiedendo con voce decisa - rosso come un pomodoro - un ballo.
Draco
cercò di ignorare i lampi di pura felicità che
poteva intravedere da dietro
l’aplomb di Theo – tipico dei Nott – alla
richiesta del Grifondoro. In fondo
era risaputo a tutti che il moro Serpeverde avesse intrapreso una
relazione,
curandosi di nasconderne l'identità.
In
fondo, nonostante le precauzioni, tutta la Casa Serpeverde sapeva che
il
fantomatico amante doveva per forza essere un Grifondoro - altrimenti
perché
tenerlo nascosto? - esattamente come sapevano che quei due non vedevano
l'ora
di uscire finalmente allo scoperto.
E
quale occasione migliore del coming out
di Potter e Malfoy?
Il
biondo intercettò lo sguardo neutro dell'amica.
Pansy
alzo le spalle.
«Avrei
dovuto capirlo, credo» ammise.
Blaise
ammiccò. Certo, come no…
«Io
sospettavo di Dean Thomas» ci tenne a far sapere Daphne,
spuntata da chissà
dove «in fondo gli lanciava di quelle
occhiate…»
«Probabilmente
perché temeva potesse portargli via il suo
Grifondoro» si limitò a commentare
Zabini, guardando i due allontanarsi dal gruppo e posizionarsi per la
danza. Tiger,
attirato dalla voce vicina del compagno, alzò la testa dal
piattino ricolmo di
dolci e pasticci per cercare la figura del ragazzo.
«Blaise,
vuoi-» tentò di allungargli una fetta di
millefoglie, perché se il moro aveva
tanto tempo per parlare, allora avrebbe dovuto impiegarlo meglio.
Mangiando,
magari.
Il
moro alzò una mano, prevenendo qualsiasi spettacolo di
dubbio gusto.
«Ho
assaggiato da poco una pietanza deliziosa»
ammiccò, passandosi allusivamente la
lingua sulle labbra piene «non penso la coprirò
con altro cibo per il momento».
«La
zuppa inglese?» domandò ingenuamente,
sputacchiando tutto intorno.
Il
sorriso di Zabini rimase impietrito mentre una briciola di
indistinguibile
miscuglio di dolci rischiava di macchiargli l'abito. Fortunatamente
cadde poco
distante, sfiorando le scarpe firmate - italiane.
Per
un momento tutti si chiesero che fine avessero fatto Astoria e le sue
pesanti
fatture.
«Credo
che andrò da Weasley» Pansy arricciò il
naso disgustata «o qui rischio di dare
di stomaco».
Dopo
una manciata interminabile di secondi, Blaise la imitò,
posando con grazia il
tovagliolo sul tavolo.
«E
tu dove stai andando?» s’informò Draco,
sospettoso, vedendolo dirigersi non
verso l'uscita - come aveva immaginato inizialmente - ma preparandosi a
fendere
la folla di ballerini.
«A
prenderne ancora» fu la risposta – piena di
sottointesi – che ricevette prima
di vederlo sparire nella massa danzante, diretto chissà dove.
«Non
hai impressione che Blaise ci stia nascondendo qualcosa?»
Pansy, che non si era
ancora allontanata a sufficienza per evitare di ascoltare la risposta
sibillina
dell'amico, tornò indietro e si piazzò discreta
accanto ad Harry «Questo suo
fare il vago e quella strana ossessione che sembra avere per quel
rammollito di
Paciock…»
Draco
la fissò sconcertato, gli occhi spalancati, mentre il moro
Grifondoro sembrava
scosso da un lieve tremito, che il compagno interpretò come
disgusto e assoluta
incredulità.
«Ma
cosa dici?» liquidò la questione il biondo
«Figurati».
Harry
non resistette più e scoppiò a ridere, gli occhi
socchiusi e il timbro alto di
una risata genuina e i denti scoperti. Malfoy lo squadrò per
un momento,
registrando a livello conscio le guance rosate, le sottili righe di
espressione
attorno agli occhi, uno sbaffo di zucchero a velo sul labbro superiore
e il capo
gettato indietro, lasciando scoperto il collo, con il pomo
d’Adamo che vibrava
voluttuoso (almeno secondo il modesto parere del Serpeverde) al ritmo
delle
risa.
Draco
non perse tempo a chiedergli perché
stesse ridendo. Si limitò ad affondargli una mano tra i
riccioli arruffati
della nuca e a tappargli la bocca con un bacio.
…
È finita.
Oddio, non riesco a
crederci…
…
…
…
Attimo di silenzio e
cordoglio.
Ho adorato questi
personaggi, sul
serio – sì, lo so che lo dico tutte le volte, ma
è vero!
In ogni caso sono
più che certa che
non ce l'avrei fatta a finirla senza di voi (che mi venivate a cercare
per
dirmi di darmi una mossa… vero animelover?). Ringrazio
inoltre il fatto che questa fic mi abbia permesso di incontrare la mia beta! (notare la
possessione).
Un grande bacio a 3ragon che si è
accollata l'incarico di aiutarmi con I'm
not a
Murderer – e
successivi, se riuscirò a non farla scappare a gambe
levate!
Baci e ringraziamenti a
tutti i
lettori, quelli che l'hanno messa tra i preferiti, da ricordare e da
seguire/recensire. Tutti insomma. Nessuno escluso!!!
E un grazie spaziale a
mamma Rowling
che ha creato questi adorabili
personaggi, giornalmente vittima delle nostre torture XD
Spero di vedervi
presto, anzi…
prestissimo!!!!
Un bacio
AliasNLH