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Autore: Martolinsss    26/09/2013    8 recensioni
-Non mi toccare!- aveva urlato Harry con tutta la voce che aveva nel suo debole corpo, un misto di paura e incomprensione, e disgusto, dipinto sul volto.
-Harry sono io, sono qui ora, va tutto bene!- Louis sussurrò, avvicinandosi per dargli un bacio. I suoi baci l’avevano sempre calmato, sempre. Ma questa volta Harry si scansò, inorridito alla prospettiva dell’imminente contatto e quasi cadde dal letto, nel disperato tentativo di mettere quanto più spazio possibile tra se stesso e le braccia protese di Louis.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II


Louis spense il motore della macchina nel parcheggio sotto casa. Tolse le chiavi dal cruscotto, appoggiò la testa contro il volante e pianse.

Pianse perché era tutto il giorno che non vedeva l’ora di farlo, ma era riuscito a trattenersi davanti agli altri all’ospedale.

Pianse perché era solo nella sua auto, al buio, mentre la pioggia cadeva colpendo ripetutamente il parabrezza, senza pietà.

E soprattutto pianse perché aveva parlato con Harry, quel pomeriggio, e rispondere alle più innocue domande da parte sua era stata la cosa più dolorosa che Louis si fosse mai trovato a dover affrontare. Forse ancora di più del coming out, perché quella volta aveva avuto il mondo contro ma c’era Harry al suo fianco.

Questa volta invece Louis era solo, non riusciva a levarsi l’odore del disinfettante dalle narici e la pioggia non la smetteva di rovesciarsi su di lui e sul suo dolore.

“Da quanto stavamo insieme? Avevamo intenzione di sposarci? In che città vivevamo?” e soprattutto “Chi sapeva di noi?”.

Louis aveva risposto a tutto ciò che gli veniva chiesto, dicendosi che era normale che Harry volesse sapere. E fece anche del suo meglio per ignorare come ogni domanda venisse formulata al passato.

Gli disse che poteva guardare il video della Twitcam in cui avevano detto la verità, ma non si offrì di restare a guardarlo con lui e Harry non glielo chiese. In effetti Louis era rimasto sorpreso che Harry non avesse cercato informazioni su di loro dopo che gli altri ragazzi gli avevano detto della loro relazione. Forse aveva voluto prima parlarne con lui, forse l’aveva fatto ma non gliel’aveva detto, o forse aveva rimandato quanto più possibile il momento di affrontare lo stato delle cose.



Dopo quella che gli parve un’eternità, Louis rialzò la testa e gli non riuscì di preoccuparsi del dolore al collo, per essere stato in quella posizione per troppo tempo. Il dolore fisico, ormai, era quasi diventato un sollievo in confronto a come si sentiva dentro. Si stropicciò gli occhi, un’ultima volta, e senza nemmeno allacciarsi la giacca o aprire l’ombrello, uscì dalla macchina e si avviò verso il portone del condominio.

Entrò nel suo, nel loro appartamento, senza fare rumore, perché dopo il peso di tutte quelle parole che aveva rovesciato su Harry, aveva bisogno di silenzio.

Si cucinò un piatto di pasta, che finì per gettare intatto nella spazzatura, dopo le prime due forchettate. Si spogliò dei suoi vestiti per infilarsi un maglione di Harry, color nocciola e che gli arrivava quasi alle ginocchia. Si infilò a letto, cercando di ignorare l’altra parte fredda e vuota del materasso.Il suo telefono vibrò distrattamente sul comodino e Louis lo afferrò controvoglia, mettendo a tacere la speranza che fosse Harry.

Il punto era che Louis aveva creduto che quel pomeriggio si sarebbe potuto risolvere tutto. La persona seduta su quel letto, dopotutto, era Harry, lo stesso Harry che si era innamorato di lui sette anni prima, quando ancora non sapevano nulla dell’altro. Louis aveva sperato che quel giorno fra di loro potesse scattare qualcosa, come quella volta, una scintilla per cui Harry tornasse a sentire qualcosa per lui, anche se non era capace di riconoscerlo.

Ma le cose non erano andate così, perché Harry non si era re innamorato all’istante di lui e Louis, rabbrividendo, solo in quel letto enorme, si chiese se, dopotutto, sarebbe mai stato in grado di farlo.

Il messaggio era di Liam, che gli augurava la buona notte e gli diceva di non disperarsi.

Louis non rispose e spense la luce.



I giorni successivi passarono in un turbinio di attese in corridoio, esami e controlli.I medici dicevano che Harry si stava riprendendo in fretta e Louis non poteva dare loro torto. La sua pelle aveva ripreso il suo colorito normale e ormai riusciva a mangiare da solo.

Stava bene, a parte il fatto che Louis per lui era ancora un estraneo.

Lo salutava con un sorriso quando andava a trovarlo e un paio di volte gli rivolse lui per primo la parola, come quando gli chiese se poteva portargli un po’ di vestiti da casa o quando gli domandò se poteva scendere al bar a comprargli delle patatine. Si dimenticò di dirgli che ci voleva sopra la maionese, ma Louis lo sapeva già e Harry lo ringraziò sorpreso quando gliele porse.

La maggior parte del tempo però Louis la passava in un angolo della stanza dell’ospedale, ad ascoltare le chiacchiere e le risate di Harry e delle mille persone che ogni giorno lo passavano a trovare. Non era esattamente il massimo e un paio di volte se ne andò perfino senza salutare, tanto nessuno si era accorto in ogni caso della sua presenza. In generale però era contento che ci fossero altre persone, perché tremava all’idea del silenzio che si sarebbe creato se mai si fossero ritrovati in quella stanza da soli.

Tutto cambiò un mercoledì mattina, circa una settimana dopo il risveglio di Harry. Dopo l’ennesimo controllo della pressione, la dottoressa si dichiarò soddisfatta dei suoi progressi e annunciò che non c’era più motivo che lui rimanesse lì.

Harry sorrise felice, ma Louis e Anne si scambiarono uno sguardo preoccupato. Che cosa sarebbe successo ora? Harry sarebbe dovuto tornare con lei a Holmes Chapel o continuare a vivere con Louis? Chiesero a tutti di uscire e rimasero solo loro due con Harry.

-Tesoro lo so che non è facile e capisco benissimo se senti che è ancora presto e vuoi venire a casa con noi, ma penso che andare, voglio dire tornare a vivere con Louis sarebbe la scelta migliore per te. La dottoressa dice che per il recupero totale della memoria è importante che torni a vivere quanto più possibile nella maniera in cui vivevi prima dell’incidente.-

Harry non rispose e Louis non trovò la forza per aprire bocca.

Come avrebbe fatto a convincerlo a tornare a casa con lui quando non era neanche sicuro che fosse la cosa giusta per Harry? Era ovvio che Louis lo rivolesse tutto per sé, ma sempre più spesso in quei giorni mentre se ne stava da parte, appoggiato alla finestra, si era ritrovato a chiedersi se tutto quello non fosse un segno che il loro amore era sbagliato. Era vero, si erano messi contro gli interessi di una casa discografica, e avevano vinto, ma Louis non era sicuro che ce l’avrebbero fatta anche contro il loro destino, ormai palesemente avverso.

-Va bene- rispose lentamente Harry, strappando Louis dai suoi pensieri e parlando direttamente a lui -però andiamoci piano, okay?- ed era tutto così dannatamente inaspettato e assurdo che Louis quasi non ci credeva.

Per una qualche ragione, qualunque essa fosse, Harry aveva accettato di tornare a vivere con lui, con un estraneo, e più niente ora agli occhi di Louis sembrava irrecuperabile.



Un’ora dopo erano sotto casa loro. Louis nel posto di guida, Harry di fianco a lui e le sue valigie nel baule della macchina.

Si erano scambiati solo un paio di parole durante il viaggio, per sapere se il riscaldamento era sufficientemente alto o se la canzone che stavano passando in quel momento alla radio piaceva a entrambi.

-Vuoi sapere perché ho accettato di tornare a casa tua nonostante io sappia a malapena chi sei?- gli chiese Harry, giocherellando con il polsino della sua giacca. Louis si limitò ad annuire, la voce persa da qualche parte nella gola, tra un singhiozzo strozzato e un respiro di sollievo.

-Perché ho guardato il video che mi hai detto tu, quello del coming out, e sembravo davvero felice con te- gli disse sincero.

-Credimi, lo eri- Louis rispose e senza un’altra parola aprì la portiera e uscì, per non far vedere a Harry le lacrime che minacciavano di cadergli sulle guance.

Prese la valigia per lui e fece strada quando si accorse che Harry non aveva idea di dove andare. Gli si strinse il cuore nel vedere che aveva dimenticato anche casa loro, ma non poteva fargliene una colpa, così si stampò in faccia un sorriso e gli aprì la porta.

Il fatto che mentre lo fece pensò alla prima volta che Harry l’aveva portato lì anni prima, per fargli vedere l’appartamento che di nascosto aveva comprato per loro, era completamente un altro discorso.

Mentre Louis si fiondò in cucina alla ricerca di qualcosa da preparare per cena (maledicendosi per non essersi nemmeno preoccupato di andare a fare la spesa) Harry si fermò nervosamente nell’ingresso, non del tutto sicuro di dove appendere il cappotto. Alla fine decise di appoggiarlo sul divano e raggiunse Louis in cucina, con occhi che sembravano vedere tutto per la prima volta.

-Che bello il frigorifero a due ante!- disse mentre passava la mano sul marmo delle mensole e il legno delle sedie, assaporandone la sensazione delicata sotto i polpastrelli delle dita. Si offrì di mettere la tavola, mentre Louis tagliava la pancetta a cubetti e faceva bollire le uova.

Harry ci mise un sacco di tempo, ogni volta aprendo mille cassetti sbagliati prima di capire dov’era la tovaglia, le posate e infine i bicchieri. Louis non si lamentò per il ritardo, commosso di rivederlo aggirarsi tra quelle pareti. Un paio di volte si scontrarono per sbaglio e seguirono sguardi imbarazzati e sorrisi a mezza voce.

Dopo cena Louis accese quasi senza pensarci la televisione in salotto, perché era l’ora del telefilm preferito di Harry e si sedettero entrambi sul divano a guardarlo, mormorando ogni tanto un timido “Scusa” quando le loro ginocchia o le loro mani si sfioravano per sbaglio. Quando la puntata finì erano da poco passate le nove, ma Harry già sbadigliava, probabilmente ancora sotto l’effetto dei farmaci presi quella mattina.

Louis si alzò e lo accompagnò nella loro camera da letto, facendogli vedere dove teneva il pigiama pulito e afferrando il suo, prima di tornare in salotto.

-Dove stai andando?- gli chiese Harry quando lo vide in cerca di altre coperte nell’armadio.

-Penso che sia meglio che io dorma sul divano, almeno per un po’. Sono già fortunato che tu sia qui e non voglio affrettare troppo le cose.-

Harry annuì educatamente, ma Louis poteva vedere che, sotto sotto, ne era sollevato.

-Buonanotte allora..- gli disse con voce esitante.

-Buonanotte Harry..- rispose Louis prima di lasciarlo solo nella stanza dove, anche se lui non se lo ricordava, avevano condiviso tutto.



Louis non dormì per niente bene quella notte.

Non riusciva a prendere sonno sapendo che per la prima volta dopo mesi Harry era soltanto a qualche metro da lui, immerso in chissà quali sogni. C’è da dire poi che non era abituato a dormire sul divano, perché ogni volta che avevano litigato, Harry gli aveva sempre lasciato il letto, sapendo che altrimenti il giorno dopo Louis si sarebbe svegliato con il mal di schiena.

Verso le sette si arrese e si alzò, barcollando fino in cucina, dove si versò un bicchiere di latte freddo. Decise poi di andare a correre, perché non voleva rischiare di svegliare Harry facendo le pulizie, di cui l’appartamento aveva un disperato bisogno.

Non aveva ancora smesso di piovere e Louis corse sotto l’acqua gelata, facendo per due volte il giro dell’isolato e senza mai averne abbastanza del bruciore ai polpacci o della sensazione tagliente dell’ossigeno che gli entrava a forza nei polmoni.

Sulla via del ritorno si fermò a comprare due caffè, sapendo che in casa non ce n’era più da un bel pezzo. Rientrò piano, nel caso Harry dormisse. Era ancora in camera sua, ma era già sveglio e stava parlando al telefono. La porta era socchiusa e Louis riuscì a catturare qualche brandello della conversazione.

-No, non è qui ora, penso sia uscito. È stato gentilissimo con me ieri sera, no non mi è saltato addosso, figurati. Non lo so, mi è ancora difficile stargli vicino, ma credo che questo sia l’unico modo per tornare alla normalità.-

Louis si allontanò e tornò in cucina, un po’ perché voleva dare ad Harry la sua privacy e un po’ perché aveva paura di quello che avrebbe potuto sentirgli dire. Venti minuti dopo Harry si presentò in cucina, completamente vestito e in ordine.

Louis dopo averlo salutato finse di cercare qualcosa nel frigo vuoto, per non ripensare a come invece Harry era solito scendere in cucina quando ancora non erano due estranei forzati a vivere insieme e non si vergognava di mostrare il suo corpo. Riusciva ancora a vedere i capelli arruffati, la maglietta infilata al contrario, i pantaloni del pigiama raggrinziti e gli occhi gonfi di sonno, rimpiazzati ora da un volto sveglio e riposato.

-Mi sento in gran forma! Pensavo che mi sarei svegliato col mal di schiena e invece ho dormito benissimo!- disse Harry, afferrando uno dei due caffè sul tavolo.

È perché sei già abituato a dormire in quel letto, anche se non te lo ricordi.

Gli sorrise prendendo l’altro caffè e poi sorseggiandolo piano, scaldandosi le mani avvolgendole strette intorno al contenitore ancora bollente.

-Quindi, cosa facciamo noi di solito tutto il giorno?- gli chiese Harry poco dopo e la domanda colse Louis completamente di sorpresa, perché loro ultimamente non avevano mai programmi o orari da rispettare. Dopo tre anni sempre in tour, ora si limitavano a fare ciò che avevano voglia quando si svegliavano.

-Beh diciamo che dall’anno scorso ce la stiamo prendendo un po’ comoda. Non siamo più sempre in giro, con gli altri ragazzi, uno stato diverso al giorno, quindi di solito ci alziamo abbastanza tardi, poi io pulisco un po’ mentre tu cucini. Il pomeriggio o usciamo per andare a trovare qualcuno oppure stiamo a casa. Non so, ultimamente dicevi che volevi imparare a suonare la chitarra e ne hai anche comprata una con un asta su Ebay, è nell’armadio in camera.-

-Capisco, chitarra dunque. E tu che fai di solito? Quando non usciamo intendo..- gli chiese Harry.

Sto tutto il giorno attaccato a te fino a che non riesci più a concentrarti in quello che stavi facendo e mi baci fino a quando entrambi non respiriamo più.

-Di solito scrivo, canzoni per la maggior parte..-

-Oh capisco, tu scrivi e io imparo a suonare quindi- rispose Harry in tono pratico, e Louis odiò come quella frase sembrasse ridurre, quasi semplificare, la loro vita insieme.

Allo stesso tempo però come poteva dirgli che la loro relazione era giudicata quasi come noiosa dagli altri, vista e considerata la quantità di tempo che passavano in compagnia dell’altro, senza fare nulla di rilevante, beandosi solo della reciproca presenza e vicinanza, dopo così tanti anni di forzato distacco.

-Questa mattina però c’è assolutamente bisogno di andare a fare la spesa o moriremo di fame nel giro di due giorni!- disse Louis con voce divertita ma sincera.

-Va bene!- rispose Harry entusiasta -Mi metto le scarpe e sono pronto!-

-Davvero lo faresti?- Louis chiese commosso.

-Certo, perché di solito non vengo?- chiese Harry aggrottando le sopracciglia e con la tazza di caffè a qualche centimetro dalle labbra.

-Sì, andiamo sempre insieme! Solo.. pensavo volessi stare un po’ da solo dopo che hai dovuto stare ininterrottamente con me da ieri sera!-

-No, va bene! Voglio dire, devo starti vicino se voglio capire perché mi sono innamorato di te, no?- e forse lo stava solo prendendo in giro, ma a Louis si formò un groppo in gola e seguì Harry nell’ingresso, infilandosi il cappotto.

Impiegarono tutta la mattina a fare la spesa, perché andarono in un supermercato lontano dal centro di Londra, dove erano sicuri che nessuno li avrebbe riconosciuti.

Harry afferrava con sicurezza dei prodotti dagli scaffali e Louis ne aggiungeva altri di nascosto nel carrello che era sicuro a Harry piacessero, anche se ora sembrava essersene dimenticato.

Tornando a Londra decisero di andare a trovare Niall che abitava non molto lontano da lì. Louis sapeva che era importante che Harry continuasse a vedere anche gli altri ragazzi regolarmente, perché erano gli unici punti di riferimento che aveva al di fuori di lui. Niall li invitò a fermarsi a cena, chiamando anche Zayn e Liam.

Quando si sedettero tutti e cinque intorno al tavolo, per un attimo a Louis sembrò che fosse tornato tutto come prima, poi però realizzò che non c’era il piede di Harry a sfiorarsi continuamente contro il suo e non c’era la sua mano ad accarezzargli il ginocchio di nascosto, sotto la tovaglia. Ma soprattutto mancavano gli occhi di Harry, che non cercavano continuamente i suoi dall’altro lato del tavolo, mentre gli altri ridevano di qualcosa che loro due non avevano nemmeno ascoltato.



Un paio d’ore dopo erano tornati a casa loro e, mentre si levava le scarpe, Louis si chiese se anche quella sera Harry avrebbe voluto andare a letto presto. Era fermo in salotto, guardandosi in giro in cerca di qualcosa da dire, ed era così palesemente a disagio che a Louis ricordò un grosso soprammobile fuori posto.

-Ti va di guardare un film?- Louis gli chiese rompendo quel silenzio soffocante.

Harry sospirò, raddrizzando un cuscino sul divano.

Ora mi dice che si è stancato e che se ne vuole andare. Ha capito che non si potrà mai ricordare di me e che è meglio che torni a casa sua immediatamente.

-Se non ti dispiace preferirei parlare un po’.-

-Va bene..- rispose Louis, cercando di tenere a freno il terrore di trovarsi a rispondere ad altre innocenti, ma dolorose, domande. -Cosa vuoi sapere?-

-Niente di rilevante. Voglio dire, nei giorni dopo il mio risveglio ho avuto parecchio tempo libero e dopo che ci siamo parlati la prima volta, sono andato a cercare un po’ di cose su di noi. Sai.. foto, video, racconti.. Non che non mi fidassi di quello che mi avevi detto tu, ma avevo bisogno di sentire altri punti di vista, per farmi una mia idea e capire perché stavo così bene con te come tutti continuano a ripetermi- e dicendo queste ultime parole Harry arrossì lievemente, ma Louis non trovò la forza di riderne, impegnato com’era a cercare di non mettersi a singhiozzare davanti a lui, pregandolo di stringerlo tra le sue braccia.

Voleva più di ogni altra cosa al mondo che Harry annullasse la distanza tra di loro e lo tenesse vicino, sul suo petto, e che lasciasse che i capelli di Louis gli solleticassero il mento. Anche se sapeva che per lui non avrebbe avuto nessun significato, anche se sapeva che non avrebbe riconosciuto il profumo del suo shampoo, Louis voleva solo essere cullato da quella voce, e da quegli occhi, per iniziare a credere che sarebbe andato tutto bene.

-Ho trovato dei blog fatti benissimo, che mi hanno detto davvero tutto quello che c’era da sapere su di noi- continuò Harry -ed è stato bello leggerli, dico davvero, anche se sembrava la vita di qualcun altro. Ho parlato anche un po’ con mia mamma, Gemma e gli altri ragazzi e ognuno di loro mi ha raccontato qualcosa che mi ha fatto capire quanto era unico il nostro rapporto.-

Era.

Concluso. Archiviato. Da buttare.

-Che cosa ti hanno raccontato?- chiese Louis, quasi in imbarazzo.

-Liam per esempio mi ha detto che ci sono stati dei periodi in cui facevano giorni e giorni senza uscire di casa e senza vedere nessuno perché volevano stare per contro nostro. Niall invece mi ha raccontato che a volte non riusciva a starci dietro, perché eravamo come in una bolla di sapone, sempre a ridere di qualcosa solo nostro, che lui e gli altri non potevano capire.-

-È vero!- rispose Louis sorridendogli -Per quanto volessimo loro bene, abbiamo sempre avuto bisogno di stare da soli, avere momenti in cui potevamo essere solo io e te.-

-Ed è per questo che volevo parlarti stasera. Se davvero voglio capire perché stavo con te, perché ho accettato il rischio di distruggere la band pur di non rinunciare a noi, l’unica persona con cui devo parlare sei tu. Gli altri possono raccontarmi tutto ciò che vogliono, ma solo tu sai com’era vivere insieme ogni giorno ed è importante che tu me lo dica, concretamente, non quelle cavolate della chitarra e dello scrivere canzoni!-

-Non volevo prenderti in giro, Harry. È solo che è così difficile per me trovare le parole per farti capire davvero cosa significava stare insieme. Siamo stati insieme, giorno dopo giorno, per otto anni, e non me lo ricordo nemmeno più com’è stare senza di te. Sei diventato piano piano una parte così importante della mia vita che a volte mi sembra che tu ci sia stato da sempre, fin dall’inizio. Facevamo tutto insieme, Harry, da quando ci svegliavamo al mattino a quando andavamo a letto la sera. Andare a fare la spesa, fare la doccia, lavare i piatti, cambiare i vestiti nell’armadio, comprare le lenzuola e gli asciugamani, mettere la carta nei cassetti della cucina, semplicemente tutto. E anche quando non facevamo niente, eravamo sempre vicini, attaccati, incapaci di separarci da quel calore che solo il corpo dell’altro sapeva darci. So che a dirlo così sembra sdolcinato, forse anche morboso, ma era così per noi, Harry, io ero il tuo tutto e tu eri il mio, ci veniva naturale fare qualsiasi cosa insieme. Litigavamo però spesso per questo, una volta me ne sono pure andato di casa per una settimana, pur di dimostrare che potevamo stare lontani. E ce l’abbiamo fatta, voglio dire siamo sopravvissuti alla lontananza, ma eravamo vuoti, soli, spenti. Fu lì che capimmo che avremmo potuto condurre vite più separate, se avessimo voluto, ma perché farlo se ogni volta che eravamo lontani finivamo per imbruttirci e diventare delle personepeggiori? Le cose poi sono un po’ migliorate durante l’ultimo anno, non dovevamo più nasconderci e quindi era bello passare più tempo anche con gli altri, sentire sulla nostra pelle il loro affetto e supporto. Non siamo mai stati asociali, Harry,è solo che quello che avevamo era unico, e l’avevano accettato tutti quelli che ci volevano bene. Era diventato la normalità: se uno dei due veniva invitato a una festa era scontato che l’invito valesse anche per l’altro, se tu decidevi di andare a trovare i tuoi genitori automaticamente venivo anche io e lo stesso per la mia famiglia. Era assurdo, ma normale per noi, ecco perché è così imbarazzante per me ora spiegartelo.-

-Non devi essere in imbarazzo. Se sono rimasto per otto anni con te immagino che vivere in quel modo non dovesse dispiacermi molto!- Harry rispose, guardandolo negli occhi.

Louis lo guardava a sua volta ma non c’era contatto, una connessione, perché gli occhi di Louis erano schiacciati sotto il peso di ricordi che quelli di Harry, anche se spalancati, non potevano vedere.

-Raccontami qualcos’altro, qualcosa che nessun’altro sa, mi piace starti a sentire- e Harry si accoccolò sul divano, pronto ad ascoltare.

Louis lo guardò ancora, colpito da quelle parole, e per un attimo gli passò per la mente l’idea folle di tirarlo verso di lui e stringerlo, senza più paure, senza più domande.

Poi prese un respiro profondo, cercando tra i mille ricordi che portavano il nome di Harry quelli più belli da condividere, così che forse, sentendoli, Harry avrebbe potuto rendersi conto di quanto rara, e delicata, la loro storia fosse.

Chiuse gli occhi un istante per calmarsi, lì riaprì, vide Harry che gli sorrideva incoraggiante, e iniziò a raccontare.


 

Spazio autrice:

Buon pomeriggio a tutti!!
Dopo una decina di giorni, eccomi qui con il secondo capitolo. Il primo ha avuto un riscontro sufficientemente positivo, perciò ho deciso di mettere il continuo. A tal proposito, ci tengo come sempre a ringraziare tutti coloro che hanno già messo la storia nelle preferite, seguite e da ricordare o anche chi solo legge in silenzio. Un grazie particolare però va alle mie fedelissime Maleficent, Cherryblossomgirl9, GiulsEchelon, Boo_Haz, simply_alice_, gloria horan, Gingerhair_, Wamphy Blackstorm, In_love_with_you e sheisyle!
Personalmente sono contenta di come sia venuto fuori questo capitolo, perchè aveva il compito di sciogliere, almeno in parte, i tanti nodi e dubbi presentati nel primo. Ovviamente siamo ancora lontani dalla soluzione ma, alle tante persone che mi hanno chiesto perchè Harry non ricorda solo lui, dico di non preoccuparvi perchè a tempo debito avrete tutte le risposte di cui avete bisogno!
Sto già lavorando alla scrittura del terzo capitolo perchè, data la tipologia che poi scoprirete, ci sono molto affezionata e mi piacerebbe molto che leggendolo poteste sentire le stesse emozioni che sto sentendo io scrivendo. Feels, feels, everywhere. Qui in Inghilterra è ancora peggio, perchè tra libro, cd, film e profumo, ci sono immagini di Harry e Louis praticamente in un negozio su due e tutto questo non mi fa bene, perchè mi vengono troppe idee che poi non ho tempo di approfondire e provare a scrivere.
Come sempre ricordo che la mia inbox è aperta per qualsiasi dubbio, commento o critica e mi trovate anche su twitter! @martolinsss
Spero la storia continui a piacervi e a interessarvi, se così fosse ci ritroviamo la settimana prossima con la terza parte!!
Un bacione a tutti!

Marta
   
 
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