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Autore: morane18    26/09/2013    7 recensioni
-"Bella, cosa c'è?"- Le sussurai roco.
-"C'è che questo profumo... questo sapore... Sa di caffè, sa di te..."-
E la baciai. Baciai la sua pelle, baciai le sue labbra succhiando il suo sapore unico, dissetante, mio.
.
E' una storia senza pretese, spera solo di riuscire a far sorridere qualcuno di voi, per cui se volete, è vostra!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Scusatemi infinitamente per questo enorme ritardo, ma tra le vacanze ed imprevisti vari, non ho fatto in tempo ad aggiornare prima.
Spero che qualcuna di voi ci sia ancora, e che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ricordo che ho mantenuto il rating arancione perché nonostante tutto, le scene calienti descritte non sono poi così esplicite.
Tuttavia se ci fosse qualcuno che dovesse sentirsi in imbarazzo leggendo particolari scene di questa storia, vi prego di dirmelo così da poter correre ai ripari.
Ci vediamo giù!
Buona Lettura!
 
 
CAPITOLO 8
 
 
Inattese Sorprese
 
 
 
-“Allora, mi sta guardando?”-
 
-“No”-
 
-“E adesso?”-
 
-“No Alice, neanche adesso.”-
 
-“Ma sei sicura? Perché ho visto con la coda dell’occhio che stava proprio guardando verso di noi”-
 
-“Forse la tua coda si è sbagliata…”- Grugnii guardandola torva –“Inoltre ci terrei ad informarti che otterresti sicuramente una visuale migliore se fossero entrambi i tuoi occhi a guardare verso la sua direzione. Anzi, ancora meglio sarebbe se ti decidessi a muovere quel tuo sederino palestrato e andassi finalmente a parlargli.”-
 
-“Parlargli? Parlargli?! Bella, ma sei seria? Ti ricordo che l’ho beccato il giorno dopo il nostro primo appuntamento con un'altra! Uno come lui non merita neanche mezza ulteriore chance”-
 
Dunque care amiche, i fatti erano questi: dopo aver trascorso, a detta di Alice, la più bella serata della sua vita e la più bella notte di sesso di tutti i tempi con Jasper, o più comunemente conosciuto come il mio supereroe-salva-tazzine-da-caffè, la mia amica lo aveva purtroppo beccato il giorno seguente in compagnia di una dolce donzella. A detta sua, il traditore sopra menzionato, stava nei pressi di un bar non lontano dalla H & C a sorseggiare non si sa quale drink mentre scambiava dolci effusioni con una ragazza misteriosa.
Certo, il più comune dei clichè penserete voi, ma la cosa strana qui, stava nel fatto che Alice non fosse partita in quarta a spaccargli l’osso occipitale della parte destra del viso…
 
Da che la conosco, non aveva mai lasciato impunito chiunque avesse osato anche solo lontanamente mancargli di rispetto, figuriamoci se questo qualcuno si fosse poi rivelato essere il ragazzo con il quale aveva appena trascorso momenti di grande intimità, e che le era subito apparso come il tanto sospirato e atteso principe azzurro che avrebbe dovuto sposare nel giro di sei mesi al massimo.
E se c’era una cosa in cui Alice non sbagliava mai, era quella di riuscire a radiografare con precisione chirurgica la personalità di un individuo solo guardandolo negli occhi.
 
Per cui mi sembrava alquanto bizzarro che si fosse così tanto sbagliata proprio con Jasper, ed inutili erano stati i miei tentativi nel cercare di persuaderla a chiedergli spiegazioni, specialmente dopo che il nostro povero supereroe aveva provato a rintracciarla in tutti i modi possibili ed immaginabili.
 
Quel venerdì sera quindi, io ed Alice avevamo deciso di abbuffarci di calorie al McDonald’s, lei per superare la delusione subita di recente, ed io perché… Beh, perché non sentivo Edward da quasi due lunghissimi giorni e perché al lavoro la presenza di James si stava facendo stranamente sempre più soffocante.
Se era vero che di Edward, dopo le notevoli volte in cui mi aveva fatto intendere di essere particolarmente interessato alla sottoscritta, non avrei dovuto farmi troppe paranoie nonostante avessi inutilmente cercato di rintracciarlo nell’arco delle ultime ventiquattro ore, quello del mio capo reparto era un problema un tantino diverso.
 
Infatti, dopo il tanto agognato chiarimento avuto con Jessica al lavoro qualche giorno prima, James aveva preso la cattiva abitudine di depositare ogni mattina sul mio tavolo un involucro rosa contenente ciambelle calde di dubbio gusto, accompagnato ogni singola volta da messaggini un po’ strambi e non particolarmente chiari.
L’ultimo di quella mattina per esempio diceva:
 
‘Date alle donne occasioni adeguate ed esse possono fare tutto. (Oscar Wilde)’.
 
Di primo acchito, ero a stento riuscita a trattenermi dallo scoppiare in una fragorosa risata.
 
James che cita Oscar Wilde?
 
Poi però, avevo riletto la frase ed il sorriso era andato pian piano scemando.
 
Occasioni adeguate?
Fare tutto?
 
Cioè?
Cosa voleva intendere con quelle parole?
 
Per prima cosa non mi sembrava che mi avesse mai offerto chissà quali occasioni lavorative particolari, e seconda cosa se credeva di poter ottenere dalla sottoscritta qualcosa di diverso dal semplice rapporto tra colleghi, beh, poteva pure andare a fanc…
 
Ma restiamo calmi.
Non dovevo stupirmi più di tanto dopo ciò che Jessica mi aveva raccontato.
La cosa più nauseante era il dover sorbirmi i suoi sorrisini maliziosi per intere giornate senza poter andare da lui e spaccargli il muso.
Però avevo promesso alla mia collega e amica che l’avrei aiutata a smascherare i loschi piani di James, e se questo voleva dire sopportare in silenzio le sue inutili e sgradite attenzioni, lo avrei fatto senza perdere la calma.
 
Tuttavia, come ho accennato prima, nessuno poteva impedirmi di sfogare le mie frustrazioni rimpinzandomi di schifezze di ogni genere, e nessuno avrebbe mai pensato che proprio in quel fast-food avremmo incontrato la persona che stava rendendo gli ultimi giorni di vita di Alice un vero inferno.
Jasper era seduto a qualche tavolo di distanza dal nostro, e benché la mia amica cercasse in tutti i modi possibili di mostrarsi completamente disinteressata, non smetteva un attimo di chiedermi cosa stesse o non stesse facendo il nostro presunto traditore. Si vedeva lontano un miglio che la rabbia per quanto accaduto non le era minimamente passata, e non riuscivo ancora a credere che si fosse arresa così facilmente, ripiegando in un cassetto in fondo all’armadio quel suo carattere combattivo e sicuro che ne aveva fatto di lei la mia eroina preferita.
 
Sospirai pesantemente, e fu con la bocca piena di patatine unte e salaticce che parlai ad Alice con tutta l’onesta di questo mondo.
 
-“Sei proprio una cretina coi fiocchi mia cara Alice: predichi bene e razzoli male…”-
 
Per tutta risposta la mia migliore amica iniziò a tossicchiare con poca eleganza, sputacchiando qua e la parti non ben identificate di gelato dopo che uno Smarties del suo McFlurry le era finito di traverso.
 
 -“Da brava Alice, guarda l’uccellino!”- Le suggerii sbattendole più volte una mano tra le scapole ed indicandole le luci accecanti appese al soffitto.
 
-“Isabella Swan, sei una stupida stronza scurrile!”-
 
-“Io?! Ma ti sei appena sentita?! Comunque non devi prendertela tanto, visto che di fatto, ho tutte le ragioni del mondo per averti appellato in questo modo. Mi hai sempre detto di accertarmi della realtà effettiva dei fatti prima di giungere a conclusioni affrettate, e adesso tu ti stai comportando esattamente nello stesso modo per il quale mi hai sempre rimproverato! Non puoi sapere veramente chi era quella ragazza seduta al bar con lui se non provi nemmeno a parlarci!”-
 
-“Non c’è alcun bisogno di parlarne! I miei occhi ci vedono ancora benissimo Bella, e sicuramente quei due non stavano affatto prendendosi un semplice caffè!”-
 
Caffè. Caffè. Caffè.
Ultimamente questa bevanda stava terremotando la vita della sottoscritta e di chi mi stava intorno in un modo alquanto preoccupante…
 
-“Dio Alice! Sei davvero convinta di quello che dici? Ti ricordo che fino all’altro giorno credevo che la tipa che anni fa avevo visto insieme a Cullen fosse una sua nuova fiamma, quando invece sono venuta solo adesso a sapere che era solo sua cugina… Non può essere che anche la ragazza che era con Jasper fosse una sua qualche lontana parente?”-
 
-“No, non può.”-
 
-“Perché?!”- Esclamai spazientita, iniziando ad infervorarmi.
 
-“PERCHE’… perché… perché lui…”- Iniziò con sempre meno flemma – “Perché lui mi piace veramente, ecco perché! Ed ho paura che se gli chiedessi spiegazioni e lui ammettesse tutto, sarebbe ancora più complicato e doloroso riuscire a dimenticarmi di lui…”- Terminò puntando lo sguardo su un punto imprecisato del tavolo.
 
-“Oh Alice…”- Spostai la mia sedia facendola stridere sul pavimento ed avvicinandomi a lei. – “Tutto ciò che la tua testolina si è immaginata su Jasper non è e non può essere vero, e sai perché?”- Fece segno di no con la testa, ed io continuai –“Perché lui non potrebbe mai desiderare nessun’altra dopo aver trascorso indimenticabili momenti romantici, allegri e particolarmente scottanti con te. Sei bella, solare e strepitosa, mi spieghi come potrebbe ormai anche solo lontanamente pensare di stare con un’altra ragazza che non sia tu?”-
 
La mia migliora amica si voltò verso di me, guardandomi con quegli occhioni da Gatto con gli stivali e sporgendo all’infuori il suo labbrone tremante. Erano rari i momenti in cui mostrava il suo lato più debole, ma tuttavia ero contenta di sapere che nelle poche altre volte in cui era successo, io ero sempre stata li per lei, cercando di aiutarla nello stesso modo in cui lei stessa mi aveva sempre soccorso nei miei innumerevoli momenti di sconforto.
La abbracciai, stringendola forte tra le braccia, ma ad interrompere quel momento di affetto fraterno, fu il suono di un insistente tossicchiare.
Spalancai gli occhi quando notai Jasper proprio dietro ad Alice, la quale ancora appoggiata con la testa sulla mia spalla non si era accorta di nulla.
 
-“Alice…”- Le sussurrai dolcemente all’orecchio.
 
-“Alice, dovresti riprenderti nel giro di due secondi netti, ce la fai?”- Le bisbigliai ancora, allontanandola piano da me e guardandola in modo inequivocabile negli occhi.
 
Mi lanciò uno sguardo dapprima confuso, e solo quando udì la voce inconfondibile dietro di lei sembrò ridestarsi del tutto, ricomponendo la sua faccia in una perfetta maschera di bronzo.
 
-“Ciao Isabella, Alice…”- Disse lui, forse un poco… Imbarazzato?
 
-“Alice, io volevo chiederti… posso –“-
 
-“NO”- Asserì la mia amica decisa, senza nemmeno girarsi per guardarlo in faccia.
 
Per tutta risposta io le mollai un calcio alla Holly & Banji direttamente sul suo delicatissimo polpaccio.
Imprecò a denti stretti fulminandomi con gli occhi, per poi voltarsi scocciatissima verso il povero e sgomento Jasper che fortunatamente non aveva notato nulla del mio gesto di poco prima.
 
-“Ti prego Alice, io non capisco perché-“-
 
-“Non c’è niente da capire Jasper, non voglio parlarti”-
 
-“Ma dammi almeno-“-
 
-“Certo che te la da!”- Lo interruppi questa volta io, alzandomi in pedi e trascinando la mia amica con me. Poi come colta da un’improvvisa illuminazione, ripensai che forse quell’ultima mia uscita poteva essere stata tragicamente fuorviata, per cui mi premunii di correggerla subito dopo –“Volevo dire che è ovvio che voi due avete un sacco di cose da chiarire, per cui facciamo così, io prendo queste due cosucce-“ Proseguii, riempendo il sacchettino di carta del McDonald’s con una buona parte dell’immensa quantità di cibo ancora sparsa sul tavolo –“E vado a casa perché sono davvero, davvero molto, moltissimo stanchissima” – Terminai, accompagnando le mie ultime parole con una mano appoggiata sulla fronte ed una sulla schiena, manco avessi appena compiuto una delle dodici fatiche di Ercole.
Per chi mi stava osservando in quel momento, potevo benissimo apparire come un’allucinata zitella affamata, con la faccia da pessima attrice ed il sacchetto stracolmo di roba sicuramente molto poco salutare.
Però era una figuraccia che per la mia migliore amica, avrei fatto e rifatto davvero molto volentieri.
 
-“Tu Alice, resta pure qui, io prendo un taxi qui fuori, ok?”- Ma non le diedi neanche il tempo di replicare che subito mi affrettai a salutarla con un bacino sulla guancia ed un veloce arrivederci a Jasper, il quale mi guardava con una faccia alquanto stupita.
Se era per la quantità di cibo esagerata che stavo trasportando, o per la commedia appena inscenata, non saprò mai dirvelo con certezza.
 
Comunque, in pochi secondi fui fuori dal locale, esultando per essere stranamente riuscita a scampare alle maledizioni della strega-Alice, e sperando che quei due si chiarissero finalmente una volta per tutte.
L’unica nota negativa di quel momento idilliaco, fu che di taxi non ne vidi neppure l’ombra durante quei dieci minuti buoni di attesa successivi alla mia meravigliosa uscita da star di poco prima. Per cui dopo essermi rassegnata al fatto di dover affrontare la strada per il rientro a piedi, cominciai ad avviarmi verso casa con l’aria fredda della sera che pian piano rendeva sempre più scura ed inquietante la città intorno a me.
 
Nonostante la caviglia non mi dolesse più quasi del tutto, e sebbene i tacchi che indossassi non fossero nulla di così spaventosamente alto, percorsi gli ultimi duecento metri di strada che mi separavano dalla mia abitazioni con un mal di piedi da guinness dei primati.
Non vedevo l’ora di arrivare a casa, lanciare le scarpe una a destra e l’altra a sinistra sperando che Rocky non le trovasse, e buttarmi sul divano per finire la mia cena in santa pace facendo zapping in tv.
Ormai anche per quel giorno avevo rinunciato a sperare in una chiamata di Edward, e pensai che quasi sicuramente si sarebbe fatto sentire lui non appena ne avesse avuto la possibilità.
 
Raggiunsi il cancella d’entrata della villetta un poco sudaticcia e dolorante, e quasi mi venne un colpo quando nel momento in cui mi accinsi ad aprire la serratura del portoncino dell’abitazione, percepii una mano grande e calda posarsi sulla mia
 
Dico quasi perché il mio corpo prima ancora del mio cervello, aveva riconosciuto quel calore come un qualcosa di estremamente familiare ed a lungo atteso. Più precisamente registrò che quelle mani non potevano appartenere a nessun altro se non a lui.
 
-“Ciao Isabella”-
 
E anche quella voce, anche quello sguardo, e quel profumo, e quella massa di capelli bronzei e perennemente stravolti erano di proprietà di una sola ed unica persona.
Edward era li, vicino a me, e tutto quello che riuscivo a pensare era che il troppo cibo del McDonald’s mi aveva portato alle allucinazioni.
 
-“Mr-Mr Cu-Cullen?”-
 
-“Siamo tornati al Mr Cullen?”-
 
-“No. Cioè sì. Voglio dire, no.”-
 
Oddio Bella, deciditi una buona volta!
 
-“Co-cosa ci fai qui?”-
 
-“Non lo immagini? Sono venuto a prenderti.”- E quel sorrisetto furbo sul suo viso voleva dire tutto e non voleva dire niente.
 
-“A… A prendermi?”-
 
Giuro che se balbetti ancora una volta darò a Rocky anche il tuo ultimo paio di scarpe nuove.
 
-“Non ricordi? Ti avevo chiesto di trascorrere il fine settimana con me, e mi sembrava di aver capito che avessi accettato…”-
 
-“Ma… ma… ma tu…”-
 
Ok Bella, di addio alle tue belle decolleté blu notte!!
 
-“Io?”-
 
-“Pensavo fossi ancora via per lavoro.”-
 
-“Isabella, ho preso il primo volo disponibile ieri sera non appena ho avuto l’occasione di liberarmi dei miei doveri. Adesso sono qui, ti ho aspettata per circa un’ora nel parcheggio qui fuori, e adesso vuoi forse dirmi che non vuoi venire?”-
 
-“NO! I-io voglio venire!”-
 
Un altro ghigno sul suo viso, ed io divenni rossa coma l’insegna del McDonald’s stampata sul sacchetto di carta che ancora tenevo in mano.
 
-“Mi fa davvero piacere sentirtelo dire Isabella...”- Mi disse suadente, avvicinandosi di un passo verso di me.
 
Solo allora i suoi occhi registrarono l’enorme pacco dal contenuto mostruosamente calorico che stavo quasi stritolando tra le braccia, e notando la sua espressione confusa e meravigliata, pregai ingenuamente che non si accorgesse di ciò che conteneva al suo interno.
 
-“McDonald’s?”- Mi chiese infine inesorabilmente e leggermente… disgustato.
 
Ecco, come non detto.
 
-“Già…”-
 
-“E tutta questa roba… E’ tua?”-
 
Era mia? Beh, si certo che era mia. Avevo preventivato di strafogarmi di schifezze per tutta la sera, magari mettendomi pure a guardare qualche telenovelas Argentina dalla trama scontatissima e strappalacrime…
Tutto questo ovviamente non potevo dirglielo però, a meno che non desiderassi concludere quella serata con una delle più imbarazzanti brutte figure di tutta la mia vita.
 
-“Noooo”- Gli risposi infatti, sperando non si accorgesse dell’enorme balla che gli stavo propinando.
 
-“Non è tua?”-
 
Scossi la testa forse un po’ troppo energicamente, e pensai che se non mi fossi inventata una buona scusa nel giro di mezzo secondo, mi sarei ritrovata seriamente nei guai.
 
-“Sono... pe-per i miei… vicini. Sì, i miei vicini di casa. Sai loro hanno taaanti figli e allora… Facciamo che adesso io glieli porto, i panini e…“-
 
-“Ed il gelato?”- Aggiunse sbirciando all’interno del sacchetto.
 
-“Si, anche il gelato”-
 
-“E le patatine?”-
 
-“Si anche quelle…”-
 
-“E i Nuggets?”- Continuò lui divertito.
 
-“Insomma Edward, vuoi finirla di sbirciare?”- Replicai stizzita, allontanando il sacchetto dal suo sguardo inquisitore. –“Lo sai che i bambini hanno sempre fame e poi-“-
 
Ma non riuscii a terminare la frase, perché all’improvviso le mie labbra furono risucchiate dalle sue e la mia lingua si era ritrovata a danzare famelica contro la sua.
Il bacio non durò tanto, ma quei pochi secondi bastarono a mandarmi a fuoco gli ormoni.
 
-“Vai Bella. Fai in fretta, io ti aspetto qui…”- Sussurrò parlandomi direttamente sulle labbra, e dalla sua voce roca capii che ne era rimasto sconvolto tanto quanto me.
 
Barcollante e disorientata, arrancai fino alla porta di casa, e mi ci volle almeno un intero minuto per riuscire a trovare le chiavi e ad inserirle all’interno del buco della serratura.
 
Abbandonai precipitosamente la busta sul tavolo e mi piombai nuovamente sull’uscio di casa.
 
Solo quando stavo per richiudere la porta alle mie spalle il mio cervello mi mostrò una possibile immagine di Rocky che trafugava il cibo del McDonald’s spargendolo per tutta casa, e così pensai bene di rientrare e spingere a fatica tutto quel cibo al sicuro all’interno del frigorifero.
 
Ad opera compiuta, mi avviai nuovamente verso l’uscita un po’ più tranquilla, ma più mi avvicinavo, e più ripensavo al fatto che sicuramente il mio alito doveva aver assunto un sapore non proprio idilliaco dopo la mia recente abbuffata.
Chissà che cosa aveva pensato Edward dopo il bacio di poco prima.
Magari la sua faccia sconvolta era dovuta al fatto che aveva percepito direttamente con la sua lingua il retrogusto abbastanza nauseante del cibo del McDonald’s.
 
Per questo motivo corsi subito in bagno, afferrando spazzolino e dentifricio e strofinandomi i denti manco avessi appena ingerito l’intera busta di cipolle contenuta nella dispensa di casa.
A lavaggio concluso, non potei non notare il modo in cui i miei capelli avessero assunto una forma orribile, ed il trucco leggermente colato dopo un’intera giornata lavorativa, mi faceva assomigliare più ad una qualche parente di Bill Kaulitz dei Tokio Hotel…
In meno di cinque secondi mi ritrovai nuda sotto la doccia, cercando di profumare i miei capelli ed il mio corpo con il doccia schiuma di Chanel regalatomi da Alice qualche mese prima.
Fu molto probabilmente la doccia più veloce della mia vita, ma quando uscii finalmente dal bagno ancora gocciolante e con un misero asciugamano legato alla bene e meglio a coprirmi il corpo, dei rumori sospetti provenienti dal soggiorno mi fecero raggelare sul posto.
Non poteva essere Alice. Ero sicura che lei e Jasper ci avrebbero impiegato come minimo tutta la notte per cercare di chiarirsi a vicenda, e quindi la prima cosa che mi venne in mente era che fosse appena entrato un pericolosissimo ladro feroce.
Sicuramente con la mia consueta sbadataggine, avevo lasciato la porta di casa aperta, ma la cosa che mi sorprendeva di più era che Rocky non stava abbaiando. Magari lo avevano drogato, o bastonato, o chissà cosa, ed in men che non si dica, mi ritrovai con in mano la dea della fertilità portata da Alice da uno dei suoi innumerevoli viaggi per il mondo, pronta a colpire qualsiasi cosa respirasse mi fossi ritrovata davanti.
 
Più mi avvicinavo al soggiorno, e più sentivo riecheggiare nell’aria quel rumore di passi all’interno della stanza. Il cuore mi batteva all’impazzata ed il panico si impossessò di me nel momento in cui pensai che con la mira assolutamente inesistente che possedevo, non sarei stata in grado di colpire il presunto ladro neanche se lo avessi ritrovato legato ed imbavagliato su una sedia.
 
Per cui quando entrando nel salone mi accorsi di una figura imponente nascosta nell’ombra, pensai furbescamente di provare a spaventarlo attraverso qualche intimidazione vocale.
 
-“Stai fermo o giuro che ti ammazzo!”- Strillai con voce strozzata, portando le dea sopra la mia testa e cercando di prendere la giusta mira per scagliargliela addosso.
 
-“Isabella, ferma!”- Mi gridò di rimando l’uomo, che solo in quel momento riconobbi come Edward.
 
-“Edward?”- Farfugliai sorpresa, abbassando l’arma che ancora tenevo stretta tra le dita.
 
-“E chi pensavi che fossi?”- Mi chiese, uscendo finalmente dall’ombra nel quale era immerso. –“Non arrivavi più, e quando sono venuto a bussare alla tua porta, l’ho trovata spalancata e mi sono preoccupato. Scusami se sono entrato così, ma volevo solo assicurarmi che fosse tutto… apposto…”- L’ultima parola l’aveva pronunciata in modo alquanto… strascicato.
 
-“Oh…”- Fù l’unica cosa che riuscii a pronunciare.
 
Lui era entrato per me.
Perché si era preoccupato.
Perché voleva salvarmi…
 
Oh, Edward il salvatore…
 
-“Bella…”- Si era avvicinato ancora, lentamente, come un predatore che tenta di sedurre la propria preda prima dell’attacco finale.
Solo che non si era ancora reso conto di avermi già completamente sedotta sin dal primo giorno in cui lo avevo rivisto.
 
-“Tu…”- Soffiò dalle sue labbra, guardandomi con una strana luce negli occhi.
 
-“I-io?”- Balbettai, imbarazzata dal suo sguardo sempre più pressante e… famelico.
 
-“Ti rendi conto di stare indossando solamente un ridicolo asciugamano che praticamente non lascia nulla all’immaginazione, vero?”-
 
Davvero?
Oh porco cazzo, si che è vero!
Ecco il perché di quello sguardo insistente!
 
Abbassai immediatamente gli occhi, rendendomi effettivamente conto delle mie cosce scoperte e del mio seno sinistro quasi completamente privo di qualsiasi costrizione.
Edward mi aveva già vista nuda, lo sapevo io e lo sapeva lui, ma tutta quella situazione, aggiunta al fatto che non lo vedevo da parecchi giorni e che era venuto a prendermi proprio per portarmi a casa sua e fare… fare… beh sì, quella cosa lì… Insomma, l’insieme di tutti questi fattori fecero scattare la parte più pudica di me che mi fece balzare all’indietro e tentare di prendere la via per la stanza più vicina.
Tentativo che ovviamente fallì non appena le sue grandi mani bloccarono ogni mio possibile movimento afferrandomi per le braccia.
 
-“Bella, non andartene. Non scappare via. Ricordi cosa ti ho detto l’ultima volta che sono stato qui?”-
 
Veramente della sua ultima visita in casa mia, ricordavo ben altri dettagli, ma comunque cominciavo a capire a che cosa si stesse riferendo.
 
-“Vorrei vederti ancora spensierata come quella sera, senza pensieri assurdi ad affollarti la mente e soprattutto vorrei sentirti dire di persona che non ti sei pentita di quanto accaduto…”-
 
-“Non mi sono pentita!”- Risposi prontamente, senza quasi rifletterci nemmeno. Non ero affatto pentita, e anzi, avevo atteso anch’ io con ansia il momento in cui ci saremmo rivisti.
Solo che avevo sperato in un qualcosa un po’ meno… d’impatto.
 
-“Vuoi ancora venire a casa mia Bella?”-
 
Assentii con la testa, mordendomi forte il labbro inferiore e affondando il mio sguardo in quelle pozze verdi e fiammeggianti che erano i suoi occhi.
 
Un angolo della sua magnifica bocca si sollevò, trasformando quel semplice gesto in un sorriso tremendamente sexy ed irresistibile.
 
-“Non morderti il labbro Isabella…”- Mi chiese suadente, liberandomelo poi delicatamente con il pollice –“Perché voglio farlo io e sto cercando di trattenermi solo per permetterti di andare a prepararti… Perciò mia piccola, provocante ed ingenua Isabella… Per favore, vatti a vestire e andiamocene da qui una volta per tutte.”-
 
In un attimo si staccò da me, lasciandomi infreddolita ed accaldata e spossata e vogliosa di possedere qualsiasi tipo di attenzione che quelle mani, quelle labbra e quel corpo sapevo potevano regalarmi.
Corsi in camera mia, indossando la prima biancheria non troppo casta che mi capitò a tiro, ed infilandomi un vestitino blu di cotone  leggero che accarezzava le mie forme senza tuttavia mostrare niente di troppo e di volgare.
Mi truccai leggermente, lasciando i capelli sciolti e ancora bagnati a coprirmi le spalle scoperte e spruzzandomi sul collo un velo di quel profumo leggermente fruttato che ero solita indossare fin da quando ero ragazzina.
In meno di dieci minuti ero pronta in tutti i sensi, e mi fiondai da Edward con una foga che non credevo avrei mai provato in vita mia.
 
-“Andiamo?”-
 
Sembrava stranamente molto più impaziente di me, e quando finalmente raggiungemmo la sua auto, immergendoci subito nelle strade notturne di Los Angeles, mi domandai come quest’uomo potesse apparire così controllato, tranquillo e con ancora tutto quel fascino irresistibile addosso nonostante non dormisse da chissà quante ore.
Aveva attraversato una marea di continenti solo per venire subito da me, e un po’ mi rabbuiai pensando che magari aveva fatto tutto questo solo per portarmi a letto…
Certo, anche io non vedevo l’ora di vederlo tutto completamente, interamente, magnificamente denudato, più precisamente era da quando con Alice avevamo trovato su internet quella foto che lo ritraeva praticamente nudo, che me lo ero immaginata in tutte le posizioni possibili…
Però ecco… io avevo atteso con ansia il suo ritorno soprattutto perché volevo cercare di conoscere più cose possibili del suo carattere…
 
Certo Bella, come no. Ci stanno credendo tutti, davvero…
 
Ok, ok, forse avevo una gran voglia di rivivere quelle fantastiche sensazioni che mi aveva regalato l’ultima volta, però davvero, la voglia di riscoprirlo interamente era fortissima.
 
-“Va tutto bene?”- Mi chiese Edward tranquillo, riportandomi con i pensieri al presente.
 
-“Sì… sì, tutto bene… Mi stavo solo chiedendo se tu non fossi un pochino stanco…”-
 
-“Sei preoccupata per le mie prestazioni?”-
 
Prestazioni?
 
Oh…
 
Oh…
 
-“Sto scherzando Bella”- Ridacchiò lui notando la mia espressione da ebete –“Sono stanco, sì. Ma ho pensato a te così tanto in questi giorni che ho preferito non perdere altro tempo e venire subito da te. Ti dispiace?”-
 
-“NO! No, non mi dispiace. Io sono contenta, molto, di essere qui con te…”-
 
-“Lo sono anch’io Bella, lo sono anch’io…”- Terminò, prendendo una mia mano e portandola sul cambio con la sua.
 
_______________
 
 
Casa di Edward non era affatto come me l’ero immaginata.
 
Voglio dire, era si lussuosissima e oserei dire perfetta sotto ogni punto di vista, ma avrei immaginato che un tipo come lui abitasse all'ultimo piano di un qualche immenso e imponente grattacielo, lontano dal mondo ma occupando una posizione strategica che gli permettesse di controllarlo anche se distante.
Invece la sua casa consisteva in una enorme e bianchissima villa circondata da alberi secolari e giardini verdeggianti, sempre lontano dal resto del mondo certo, ma in mezzo alla natura più viva e rigogliosa. 
 
Varcato i cancelli di villa Cullen e raggiunta l'imponente abitazione , sembrava quasi di trovarsi sul cucuzzolo di una qualche bella e maestosa montagna, e non mi sarei di certo stupita se da un momento all'altro mi fosse apparsa davanti Heidì in compagnia di Belle e Sebastienne.
 
-"Tutto bene?"-
 
-"Come?"-
 
-"Dicevo, è tutto ok? Sei silenziosa da un pò"-
 
Beh, dire silenziosa era un eufemismo. Diciamo proprio che mi ero ammutolita del tutto, soprattutto perchè tutto quel verde indomito e quel bianco accecante mi avevano disorientata non poco. Non sapevo spiegarne esattamente il motivo, ma era come se per l'ennesima volta ero stata costretta ad imbattermi in una realtà di Edward che non mi sarei mai immaginata.
 
-"Sì... Sì, va tutto benissimo... Solo che..."-
 
-"Cosa? Non ti piace la casa?"-
 
Casa?
 
Quell'edificio non poteva essere definito semplicemente casa.
Quella era una mega villa. Un castello incantato. Una reggia immacolata...
 
-"Forza, vieni dentro. Ho una voglia matta di..."-
 
Di?
Di farmi impazzire?
Di ribaltarmi come un calzino?
Di COSA?!
 
-"...  farmi una bella tazza di caffè!"-
 
Eh?
 
-"Non ne bevo uno decente da giorni, e sto morendo dalla voglia di farmene una come si deve"-
 
Ma di farsi cosa?
 
Forse ero io che , accesa dalla voglia sempre più pressante di farmi lui, trovavo uno strano doppio senso in tutte le sue frasi, anche se dallo strano sorrisino che aleggiava sulle sue labbra mentre scendeva dalla macchina per venire ad aprirmi lo sportello, quei famosi doppi sensi sembravano molto più che voluti.
 
Tuttavia, dovetti mantenere ancora una volta un certo contegno perchè quando finalmente entrammo nell'abitazione, fummo immediatamente assaliti da quella che supposi essere una governante in piena regola.
 
-"Buonasera Sig.Cullen!"-
 
-"Buonasera Angela"-
 
-"Ha fatto buon viaggio?"-
 
-"Non c'è male, ma l'arrivo è stato sicuramente più piacevole"-  Aggiunse lui con nonchalance, lanciandomi l'ennesima occhiatina maliziosa atta a farmi ribollire il sangue nelle vene.
 
Un ribollimento che, ripensando ai suoi baci e alle sue carezze, era certamente più che piacevole...
 
-"Desidera cenare Mr Cullen?"-
 
-"Si, ti ringrazio Angela."-
 
-"Ha qualche preferenza, signore?"-
 
-"Bella, tu cosa desideri?"-
 
Solo in quel momento Angela volse lo sguardo verso di me, guardandomi dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi in modo tutt'altro che benevolo, e lanciandomi  anch'ella un'occhiatina, che però non aveva nulla a  che vedere con quella di puro desiderio di Edward di poco prima.
 
Che avevo che non andava? Avevo forse indossato l'abito al contrario?
 
-"Buonasera"- Salutai un pò impacciata, facendo ciao ciao con la manina manco fossi una dodicenne alle prese con la sua prima cotta adolescenziale.
 
Angela mi squadrò di nuovo interamente e dopo un accenno di saluto appena sussurrato, tornò a guardarmi torva in attesa di una risposta.
 
-"A dire il vero io non ho... Molta fame..."- Aggiunsi, spostando il mio sguardo su quello di Edward che mi guardava con un punto interrogativo stampato in fronte.
 
Possibile che non avesse notato tutto quell'astio che la sua governante provava nei miei confronti?
 
-"Non vuoi cenare?"- Mi chiese ancora più confuso.
 
Negai nuovamente con la testa, questa volta leggermente infastidita.
 
Cosa c'era di tanto strano?
 
Credeva forse che dato la ciccetta che mi portavo addosso, dovessi essere sempre perennemente affamata?
E poi, avevo mangiato così tanta di quella roba al Mc Donalds, che se avessi ingurgitato anche solo una piccola forchettata di un qualsiasi altro genere di cibo, sarei esplosa come i fuochi d'artificio a capodanno.
 
Edward ordinò così ad Angela un semplice panino  al formaggio e subito dopo  la donna si congedò, lasciando finalmente la stanza e facendomi tirare così un sospiro di sollievo che purtroppo non passò inosservato agli occhi di Edward.
 
-"Cosa c'è?"-
 
-"Non credo di piacerle molto..."- Ammisi, indicando con la testa la porta dalla quale era appena uscita la sua governante.
 
-"Ti riferisci ad Angela?"-
 
Annuii un po’ turbata.
 
-"Bella, sono sicuro che non è come credi e comunque, del suo giudizio non ti deve importare niente. Non è a lei che devi piacere, non è a lei che la tua testolina deve pensare, e non è per lei che le tue belle labbra si devono muovere, mi hai capito?"-
 
Mi guardò intensamente negli occhi e nel tempo che impiegò ad articolare quella frase, l'aria intorno a noi divenne talmente elettrica e carica di desiderio che rischiai di avere un infarto semplicemente guardando la sua lingua guizzare fluidamente dalla sua bocca per pronunciare quelle parole.
 
-"Ora vieni con me. Non ho fame solo di cibo, e benchè per il primo posso risolvere la questione abbastanza velocemente, per placare l’altro mio insistente appetito avrò bisogno di molto, molto più tempo..."-
 
E mi condusse con lui verso la sala da pranzo, tirandomi senza esitazione per un braccio e lasciandomi con dolorosi crampi di desiderio a divorarmi lo stomaco.
 
___________________
 
 
La prima cosa mi resi conto di non sopportare particolarmente in Edward, era la sua parlantina.
 
Infatti, dopo quel momento intenso e scottante dove avevo disperatamente agognato un suo bacio mai arrivato, aveva iniziato a parlare e parlare, raccontandomi aneddoti sul suo recente viaggio ed informandosi su come mi fossi trovata a riprendere finalmente le mie mansioni in azienda.
Il tutto ovviamente accompagnato da occhiatine languide e per nulla mascherate al mio fondoschiena o al mio decolté, che avevano messo a durissima prova il mio povero autocontrollo.
 
Benchè a inizio serata avessi avuto un pò di timore nel trascorrere del tempo a casa sua e avessi ammesso di volerlo conoscere soprattutto caratterialmente, in quel momento l'unica cosa che il mio cervellino era in grado di produrre erano valangate di ormoni impazziti, i quali poverini, data la presunta intenzione di Edward di non smettere mai di parlare e raccontare, sembravano non riuscire ad ottenere il tanto agognato sfogo sessuale
 
La seconda cosa che quella sera mi resi conto non apprezzare particolarmente nel mio capo, era rappresentata dalla sua innata capacità di mantenere la calma anche durante quelle situazioni in cui volente o nolente, il desiderio di saltare addosso all'altra persona e farla tua in tutti i modi possibili ed immaginabili, è talmente potente che se misurabile in metri, potrebbe tranquillamente superare l’altezza della montagna più alta del mondo.
 
Come faceva a guardarmi come mi guardava e fingere che nulla stesse accadendo?
 
Più volte nell'arco di tempo che impiegò per mangiare, bere il suo preziosissimo caffè, e farmi fare il giro completo di villa Cullen, eravamo incappati in situazioni involontariamente equivoche, come la volta in cui mostrandomi una delle tante stanze per gli ospiti, ero inciampata sul piccolo gradino che si ergeva ai bordi del letto, ed Edward per evitare di farmi cadere rovinosamente a terra, mi aveva afferrato per i fianchi, sbattendo il suo bacino contro il mio fondoschiena e ritrovandomi così piegata in avanti in una situazione davvero molto, molto imbarazzante, soprattutto visto che dalla vergogna, ero rimasta in quella posizione per parecchi ed interminabili secondi.
 
Oppure c'erano state piccole frecciatine verbali, atte a risvegliare i più primitivi e carnali istinti , ma dalle quali Edward sembrava sempre riuscire a non apparire coinvolto.
 
Quindi fu abbastanza logico che ad un certo punto mi domandai se tutti quei bei discorsi telefonici dei giorni prima e tutti quegli ammiccamenti vari di inizio serata, non erano stati tutto un frutto della mia sciocca fantasia o dell’improvviso totale disinteresse di Edward nei miei confronti.
 
Come se non bastasse, per fare il giro completo di quell'edificio infinito, ci avevamo impiegato quasi due lunghissime ore, col risultato che il fastidiosissimo mal di piedi di ore prima si era ripresentato imperterrito, rendendomi quasi impossibile muovere un ulteriore passo se non per stramazzare al suolo gridando pietà per le mie povere caviglie.
 
-"C'è un'ultima cosa che devo mostrarti"-
 
-"Ancora?"- Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva quando mi resi conto che quella risposta tutt’altro che entusiasta l'avevo pronunciata ad alta voce.
 
Edward sorrise di sbieco, quasi ci fosse rimasto veramente male per quella mia uscita infelice.
 
-"Edward, io volevo dire..."-
 
-"Non preoccuparti Bella. Sei stanca, è tardi e ti ho fatto fare il giro di questa casa immensa in una volta sola. Ti assicuro che la stanza che ti mostrerò adesso sarà anche l’ultima di oggi, perciò ti prego di resistere ancora un altro pò."-
 
Ero mortificata e dispiaciuta e anche un poco delusa dal fatto che la serata non stesse andando per niente secondo i miei piani. Però lo seguii ugualmente e silenziosamente, e quando giungemmo nei pressi di una doppia porta in legno chiaro e intarsiato, con delle magnifiche decorazioni ad impreziosirne la superficie, quasi non mi resi conto di quale stanza si trattasse fino al momento in cui non notai un enorme ed imponente letto al centro della camera.
 
-"Questa Bella, è la mia stanza da letto"-
 
Edward aveva pronunciato quelle parole in modo fermo e deciso, richiudendo con un tonfo sordo la porta alle sue spalle.
 
Stanza da letto.
 
Ripercorsi mentalmente tutto il tragitto fatto fino a quel momento, constatando con stupore che era vero, Edward non mi aveva effettivamente ancora mostrato la sua camera personale e mi chiesi stupidamente come diavolo avessi fatto a non accorgermene prima..
Improvvisamente tutti i miei sensi furono di nuovo allerta e mossi nuovamente alcuni passi all’interno di quella stanza in un modo del tutto diverso e consapevole.
Notai il letto enorme e le lenzuola minuziosamente sistemate.
Notai le pareti ai lati della porta finestra completamente nascoste da scaffali stracolmi di libri.
Notai i colori chiari e i tappeti pregiati che ricoprivano gran parte del parquet in rovere e che ti facevano venire voglia di sdraiartici sopra.
Ed infine cosa più importante, notai che benchè avesse definito quella stanza come sua, all’infuori dei numerosi libri esposti sugli scaffali non vi era nessun altro dettaglio tra quelle mura che potesse anche lontanamente definirsi personale.
Era una bellissima stanza certo, ma sembrava non essere mai stata vissuta veramente.
 
-"Vuoi qualcosa da bere?"-
 
Sobbalzai al suono della sua voce, e mi voltai giusto in tempo per vedergli sfilare via la cravatta che appoggiò con poca cura sulla poltrona accanto al letto.
 
-"Brandy, Vodka,  Whisky..."-
 
Rovistava tra le bottiglie poggiate sopra ad un tavolinetto che ancora non avevo notato, ed in quel momento pensai che fosse alquanto insolito possedere all’interno della propria stanza intere bottiglie di liquori piuttosto che effettivi oggetti personali .
 
-"Scegli tu"- Risposi senza nemmeno riflettere.
 
Non ero solita bere superalcolici, e a dirla tutta le uniche volta in cui mi ero concessa qualche innocuo drink, erano state quando Alice mi aveva trascinata a forza in qualche discoteca per cercare di accoppiarmi con persone di sesso maschile.
Per cui non so spiegare il motivo che mi spinse ad accettare la proposta di Edward; forse la verità era che l'improvvisa tensione percepita in ogni suo gesto, mi stava rendendo più nervosa ed inquieta di quanto mi aspettassi.
 
Lo vidi togliersi con grazia la giacca elegante e versare del liquido ambrato all'interno di due bicchieri.
 
-"Stai bene?"- Mi chiese per l’ennesima volta in quella serata, porgendomi poi la bevanda che afferrai senza esitazione.
 
-"Mmmh mmmh"- Annuii, trangugiando in un sorso il contenuto del bicchiere ed iniziando poi a tossire  come un'ossessa.
 
-"Bella! Bella, stai bene?"-
 
-"Certo che sto bene! Perchè continui a ripetermelo?"- Urlai indispettita, scansando bruscamente la sua calda mano dalla mia schiena e voltandomi subito dopo dall'altro lato.
 
Ero una povera stupida.
Una stupida ragazzina che si atteggiava a super donna mostrandosi poi totalmente l'opposto.
E mi dava incredibilmente fastidio quel suo atteggiamento altalenante.
 
Prima mi voleva, e poi non mi voleva.
Prima mi desiderava, e poi non mi desiderava.
Prima mi parlava a raffica, e adesso sembrava quasi infastidito dalla mia presenza.
 
Strinsi i pugni lungo i fianchi e trattenni quelle lacrime fastidiose dovute al frustrante nervosismo che provavo in quel momento.
Mi sarei aspettata di tutto per quella sera, ma non che tra me e lui si creasse tutto quell'assurdo imbarazzo che sembrava stare diventando insormontabile.
Sobbalzai nuovamente quando percepii le sue mani stringermi la vita ed avvicinarmi al suo corpo.
 
-"Bella…"-
 
-"Edward, perchè mi hai portata qui?"-
 
-"Perchè volevo passare del tempo con te."-
 
Passare del tempo...
 
Anch'io passavo del tempo… con Rocky quando dovevo portarlo in giro per i bisogni, e come motivazione non si avvicinava nemmeno lontanamente a ciò che ingenuamente speravo di sentirgli dire.
 
-"Solo per questo? Allora adesso posso anche andarmene, visto che del tempo insieme ne abbiamo passato eccome..."- Provai inutilmente a divincolarmi, col risultato che la sua presa sul mio corpo si rafforzò notevolmente.
 
-"Bella, che ti prende? Vuoi davvero andartene?"-
 
Mi aveva imprigionato con le sue braccia forti e virili, ed ogni sua parola si infrangeva direttamente contro il lobo del mio orecchio, ricoprendo inevitabilmente la mia pelle di mille brividi.
 
-"No..."- Sussurrai infine, arrendendomi a quelle sensazioni troppo forti da reprimere e stringendomi maggiormente a lui, succube del mio corpo traditore.
 
Le labbra di Edward si posarono delicatamente sul mio collo, lasciando una scia di baci roventi che dalla nuca scesero sulla spalla scoperta.
 
-“Pensavo non mi volessi più…”- Sussurrai cercando di riprendere inutilmente lucidità.
 
-“Come hai potuto pensarlo anche solo per un attimo! Bella, sono giorni che ti penso e ti desidero…”-
 
-“Ma ci hai messo così tanto stasera… ed io pensavo invece…”- Stavo articolando frasi senza senso, soprattutto da quando sulla mia pelle oltre alle sue labbra si era aggiunta la sua lingua, che adesso mi assaporava come un frutto prelibato.
 
Dovevo apparirgli come una maniaca vogliosa di sesso, che prima si dimostrava timida e pudica, e dopo non pensava ad altro che a quello.
Non era così ovviamente, ma Edward era un uomo bellissimo, intelligente, spiritoso, sexy da morire e benchè volessi realmente conoscerlo sotto ogni punto di vista, resistere al suo fascino e a quell’attrazione incredibile che provavo nei suoi confronti, era molto più faticoso di quello che pensavo.
 
-“Bella, cosa avresti pensato di me se ti fossi subito saltato addosso? Ho cercato di metterti a tuo agio, non volevo spaventarti né tantomeno trattarti come una qualunque.”-
 
Sono un’idiota.
Sì, sono un’idiota colossale e non me ne sono mai resa conto.
Non c’è altra spiegazione al mio non riuscire mai a capire un cappero di niente.
Altro che Alice, qua mi ci vorrebbero innumerevoli martellate sulla fronte…
 
-“Hai un profumo buonissimo… Mi ricorda qualcosa di quando eri ancora una ragazzina…”- Sussurrò carezzevole, mentre le sue mani abbassavano lentamente le spalline del mio vestito sulle braccia, lasciandolo poi scivolare dolcemente a terra.
 
Non era giusto che per spogliare una donna ci volessero sì e no dieci secondi netti, mentre per riuscire a denudare un uomo ci volesse un tempo molto, ma molto più ampio.
 
-“E’ lo stesso… Il profumo, è uguale a quello che usavo al campeggio…”- Articolai flebilmente, non credendo possibile che ricordasse persino la fragranza che ero solita utilizzare moltissimi anni prima.
 
La stoffa che sentivo solleticarmi la schiena, mi ricordò che lui era ancora tutto vestito e quando mi voltai per slacciargli almeno la camicia, i suoi occhi furono inevitabilmente catturati dal mio seno costretto dal reggiseno a coppe.
Fui felice e lusingata per quell’espressione rapita e piena di desiderio, ma mi costrinsi a continuare la mia missione di spogliare Edward fingendo un’indifferenza che in realtà non provavo assolutamente.
Ad ogni bottone slacciato, il mio dito indice carezzava il suo petto nudo, e solo con quel contatto potevo già distinguere tutti quei deliziosi avvallamenti causati dai muscoli tonici e forti del suo corpo.
Era straziante non poter strappare via con forza quell’indumento e godere della vista del suo torace ampio e perfetto, ma fu tremendamente appagante vederlo mugugnare di piacere ogni qualvolta la mia mano sfiorava la sua pelle.
 
Quando finalmente lasciai scivolare la camicia a terra, toccai con mani tremanti il suo petto, le sue spalle e le sue braccia forti, e mi costrinsi a mantenere il controllo quando iniziai a scendere verso la parte bassa del suo bacino, afferrando la sua cintura e slacciandogliela con una lentezza che da lì a poco avrebbe ucciso entrambi.
 
Infine, quando anche  la cintura finì distesa a terra, mi permisi di avvicinarmi maggiormente a lui, baciando con infinita lentezza la pelle profumata e calda del suo petto e abbassando finalmente l’ultimo indumento che ancora copriva il suo corpo perfetto.
 
I miei denti affondarono spietati nel mio labbro inferiore non appena i miei occhi notarono l’evidente ed ingombrante rigonfiamento celato dai boxer neri attillati.
La mia mente calcolò che erano mesi, tanti, troppi che non mi capitava di vivere un momento come quello, ed in quel preciso istante fui felice che Edward avesse atteso così a lungo prima di giungere sino a quel punto.
Mi resi conto che benchè lo desiderassi da morire, avevo paura di non riuscire a stargli dietro.
Erano paranoie inutili ed insensate, ma che la mia mente viaggiasse in un modo del tutto incomprensibile, ormai lo avevamo capito tutti.
 
Quei pensieri confusi, cessarono finalmente di tormentarmi non appena percepii il tocco delle sue mani posarsi possessive sui miei fianchi,  spingendomi con desiderio contro il suo corpo per poi risalire lentamente lungo la mia spina dorsale, dove trovarono e sganciarono il gancetto del mio reggiseno che andò a fare compagnia agli altri indumenti mezzo secondo più tardi.
 
In un attimo mi ritrovai in braccio ad Edward, con le gambe allacciate alla sua vita e le braccia a circondargli il collo teso. Era bello, bello da morire con quell’espressione di puro piacere dipinta in volto, e la bocca semi aperta in cerca di quell’ossigeno che sembrava non bastare mai.
Non ci pensai due volte a tuffarmi su quelle labbra e quando sentii di nuovo il suo sapore, seppi per certo che non avrei mai voluto trovarmi in nessun altro luogo se non tra le sue braccia.
 
Avanzò verso il bordo del letto continuando a divorarmi le labbra con passione sempre maggiore e quasi non mi accorsi di essere già sdraiata sopra a quelle morbide lenzuola, sovrastata dal suo corpo caldo ed invitante.
La sua bocca scese sui miei seni, baciandoli con devozione e cura, saggiandone la consistenza con le grandi mani e suggellando il mio sapore con ogni tocco della sua lingua.
Sentivo di desiderarlo così tanto che ero sicura non ne avrei mai avuto abbastanza.
Quando si abbassò di nuovo, il mio corpo rispose prontamente alle sue attenzioni, alzando di poco il bacino e permettendogli così di sfilarmi anche l’ultimo indumento rimasto.
 
Tornò sulle mie labbra famelico, mentre con le mani ripercorreva il profilo del mio corpo arrivando ad accarezzare il centro del mio punto più caldo e bagnato solo per lui.
 
Sentivo che l’apice era vicino, e quando le sue dita si spinsero al mio interno, non potei impedire alla mie labbra di liberare un gemito di puro piacere.
 
Il mio corpo si inarcava contro il suo, ed il mio bacino era succube di tutti quei lussuriosi vezzeggiamenti che presto mi avrebbero portato al culmine.
 
-“Vieni Bella, vieni per me…”-
 
Ed ancora una volta, accompagnato da quelle parole sussurrate languidamente contro il mio  orecchio, il mio piacere esplose all’improvviso, intrappolando le sue dita ancora immerse dentro di me, e trasportandomi in un mondo fatto di colori accecanti e sublimi sensazioni.
 
Quando ripresi il controllo sul mio corpo, mi voltai verso quell’uomo in grado di farmi provare realtà mai vissute prima, e benché aleggiasse sul suo volto un sorrisetto compiaciuto, potevo notare benissimo come in verità stesse cercando di domare quella parte di lui che premeva per buttarsi di nuovo a capofitto tra le mie braccia.
 
Altro che autocontrollo, Edward non vedeva l’ora di saltarmi addosso.
 
Così, armata di coraggio e di voglio di soddisfarlo, di toccarlo e di chi più ne ha, più ne metta, lo spinsi con la schiena sul letto, posizionandomi a cavalcioni sopra di lui e godendo della vista del suo corpo ora in mio completo possesso.
Sentivo la sua eccitazione premere in mezzo alle mie gambe e nel momento in cui iniziai a dondolare lentamente sui suoi fianchi, le sue mani si aggrapparono con forza alla mia vita, spingendomi con desiderio contro il suo bacino. Lo sentii trattenere il respiro non appena il calore del mio corpo lo raggiunse proprio li dove più agognava le mie attenzioni e senza più inibizioni mi avventai ancora una volta su quelle labbra rosse e carnose che sembrava non aspettassero altro che sfiorare le mie.
 
Le mie mani disegnavano il contorno dei suoi muscoli con minuziosa attenzione, cercando di imprimere ogni dettaglio del suo corpo nella mia mente per sempre.
Il profumo di Edward era irresistibile, come sempre, ma il sapore della sua pelle era qualcosa che ti dava alla testa. Era qualcosa di unico ed inebriante, qualcosa che ti spingeva a constatare con sempre maggior desiderio se davvero tutto di lui fosse così sconvolgente. 
 
Baciai le sue spalle forti, il suo petto ampio e tracciai col la lingua il profilo di quegli addominali incredibilmente sodi e tesi per lo sforzo di trattenersi.
Scesi ancora, incontrando l’ultimo ostacolo che impediva il contatto diretto tra i nostri corpi.
Non so cosa Edward si aspettasse che facessi, ma nel momento in cui afferrai le estremità dei boxer con entrambe le mani, lui bloccò sul nascere ogni mio movimento, portandomi nuovamente sotto di lui.
 
-“Sei sicura?”-
 
Se ero sicura?
Sì, certo che lo ero.
 
Troppe volte mi ero negata i piaceri più carnali della vita, ed inoltre Edward era in grado di farmi provare sensazioni così incedibili e piacevoli che mai e poi mai mi sarei anche solo azzardata ad interrompere quello che stava per accadere.
Ero pronta, pronta per lui e per tutte quelle cose straordinarie che ero sicura mi avrebbe fatto provare ancora.
 
-“Sì Edward. Ti voglio adesso, sempre…”- Sussurrai senza più paura, osservandolo spogliarsi del tutto ed infilarsi sensualmente in mezzo alle mie gambe.
 
Non ero vergine, certo, ma quando lo vidi sollevarsi di poco per riuscire a prendere quello che capii essere un preservativo dal comodino, non potei non provare un piccolo brivido di timore davanti a quelle misure che non erano neanche lontanamente paragonabili all’armamentario di Jacob…
 
Edward era… beh, il suo coso era…
Si insomma, avete capito immagino.
 
Quindi quando notò la mia faccia sconvolta ci impiegò qualche secondo a capire il perché del mio nuovo stato d’animo.
 
-“Avevo capito che non fossi vergine…”-
 
-“Non lo sono infatti…”-
 
-“E allora cosa… Oh…”- Mi guardò un po’ intenerito, cercando di nascondere quel sorriso soddisfatto che era comparso sulle sue labbra.
 
-“Prometto di non farti male e ti giuro Bella, ti piacerà così tanto che mi implorerai di farlo ancora, e ancora…  e ancora…”-
 
Io deglutii, una, due, cinque, sei, sette volte, poi capii che per fermare quell’emorragia di saliva, dovevo farlo mio e basta.
 
-“Non c’è bisogno del preservativo. Prendo la pillola da qualche anno…”- Gli rivelai già ansimante, mentre afferravo quell’aggeggio che aveva tra le mani e lo lanciavo da qualche parte sul pavimento.
 
Edward sembrò apprezzare molto quella notizia e si sollevò di poco, sistemandosi meglio tra le mie gambe ed offrendomi così una visuale completa del suo magnifico corpo.
Afferrò le mie cosce, sollevandole quel tanto che bastava per far combaciare i nostri bacini e portando le mie gambe ad allacciarsi dietro la sua vita.
Quando lo sentii appoggiarsi alla mia entrata ebbi un fremito che mi sconquassò fino alla punta dei capelli. Stavo per farlo davvero. Stavo per fare l’amore-sesso, con Edward, colui che mi aveva sconvolto la gioventù e condizionato la vita fino ad allora, e che in quel momento pregai con tutto il cuore continuasse a farlo fino alla fine dei miei giorni.
 
Lo sentii entrare, scivolare piano e fluidamente dentro di me, sempre di più e più a fondo, fino a quando non penetrò completamente.
Iniziò a muoversi, alternando spinte lente ed estenuanti ad altre forti e desiderose, risvegliando parti di me assopite da troppo tempo.
 
Vederlo così passionale e carnale, con i muscoli contratti per lo sforzo di non essere troppo rude, e cercando di regalarmi le sensazioni più belle del mondo, era uno spettacolo così erotico ed eccitante che neanche le più belle storie d’amore avrebbero saputo raccontare.
 
Aveva ragione lui, non stavo provando alcun dolore nonostante avessi temuto il contrario.
Edward era bravo, molto, troppo, e per una frazione di secondo pensai a quante donne si fosse portato a letto prima di me.
Scacciai subito qui pensieri funesti, andando incontro alle sue spinte, spingendolo e spingendomi al limite del desiderio.
 
-“Così Bella… Bella…”-
 
Mi faceva impazzire il modo in cui pronunciava il mio nome, come se fosse in preda al più bello dei deliri, e quando sentii il piacere raggiungere vette troppo alte, sciolsi l’intreccio delle mie gambe dietro al suo bacino per permettere alle mie mani di premere con forza sulle sue natiche sode.
Non pensavo potesse essere così appagante vederlo così preso e così, in un certo senso, mio, e quando lo attirai verso di me, spronandolo a darmi sempre di più e con maggior vigore, sentii il mio ventre contrarsi improvvisamente e le mie pareti stringersi in morse strette intorno al suo membro ancora immerso nella mia carne.
 
 
-“Oh Cristo, Bella!”-
 
Edward esplose subito dopo, riempiendomi della sua essenza più vera e rendendomi in assoluto la donna più soddisfatta d’America.
 
Era stato… spettacolare, intenso ed appagante oltre ogni immaginazione.
 
-“No, resta… ancora un po’…”- Lo pregai con il fiatone, costringendolo ancora dentro di me nonostante avessimo appena concluso.
 
-“Ti ho fatto male?”-
 
Dall’espressione beata e pienamente soddisfatta sul suo viso, capii che sapeva perfettamente che avessi provato tutt’altro genere di sensazioni.
Negai comunque con la testa, allungandomi quel tanto che bastava per baciarlo ancora una volta e portandolo nuovamente sopra di me.
 
Aveva ragione lui. Avevo voglia di rifarlo ancora e non vedevo l’ora che anche lui fosse di nuovo pronto per un altro round.
 
Prima però, avevo l’urgente bisogno di darmi una rinfrescata ed una ripulitina coi fiocchi.
 
-“Se hai bisogno del bagno, è dietro quella porta”- Mi comunicò come rispondendo ai miei pensieri, ed indicandomi una porta  proprio dietro al letto.
 
-“Grazie… Per tutto… E’ stato stupendo…”- Sussurrai sulle sue labbra, staccandomi poi mal volentieri dal suo corpo.
 
Guardai la porta ed in quel momento provai un po’ di imbarazzo al pensiero di dover attraversare nuda il tragitto che mi separava dal bagno, soprattutto sapendo che quasi sicuramente Edward si sarebbe soffermato ad osservare la sottoscritta arrancare faticosamente con tutte le grazie al vento.
Senza pensarci due volte, afferrai il candido lenzuolo sfatto posto ai piedi del letto, avvolgendomelo in uno scatto fulmineo intorno al busto e coprendomi così fino alla punta dei piedi.
 
-“Stai scherzando?”- Mi domandò a quel punto un Edward alquanto sgomento.
 
-“Bella, togliti immediatamente quel lenzuolo di dosso.”-
 
Io feci finta di nulla, incamminandomi tranquillamente verso il bagno e cercando disperatamente di non scoppiare a ridere per quell’espressione sconvolta.
 
-“Bella…”- Lo ignorai ancora, continuando a camminare come se nulla fosse.
 
-“Oh Bella, comincia a tremare….”-
 
Mi voltai incuriosita dal tono minaccioso che aveva assunto la sua voce.
 
-“Perché?”- Gli chiesi a quel punto, continuando tuttavia a camminare in direzione della mia meta con il lenzuolo sempre stretto sul petto.
 
-“Perché sto venendo a prenderti!”- Urlò lui di rimando, saltando giù dal letto e facendomi scattare verso la porta del bagno.
Inutile dirvi che mi raggiunse in mezzo secondo, intrappolandomi contro il muro e facendo ridere entrambi come bambini un po’ troppo cresciuti.
 
-“Non nasconderti, sei bellissima…”-
 
I suoi occhi erano così sinceri e limpidi da potervici affogare dentro.
Edward era un sogno che stava prendendo vita, e benché quella realtà mi apparisse così irreale, mi imposi di rubare a quei momenti tutta la felicità che erano in grado di offrirmi.
 
Scossi il capo lentamente, non riuscendo ancora a credere che un uomo come lui potesse essere veramente interessato ad una ragazza tanto comune come la sottoscritta.
Mollai la presa sul lenzuolo che piano scivolò a terra, lasciando che i nostri corpi ritrovassero quel calore e quella morbidezza che presto, sarebbe diventata insostituibile.
 
 
 
 
 
 
 
Ecco qui, finalmente è successo quello che inevitabilmente doveva succedere!
Ok, la parte dove lei saggia la pelle di Edward, sa un po’ di Hannibal Lektar, ma capitemi, qui stiamo parlando della PELLE di Edward, per cui, tutto mi è concesso, no??
Ve la aspettavate così la loro prima volta? Pensate sia stato un po’ troppo avventato da parte di Bella lasciarsi finalmente andare?
Io credo che i nostri due protagonisti siano giovani e senza legami, e che quindi possano divertirsi senza dover attendere chissà quale momento particolare.
Speriamo solo che non ci siano brutte sorprese…………………. -_-
Che ne pensate invece di Angela? Molte di voi la odiano già, vero? Io un pochino sì... Alice e Jasper invece, sono in guerra, ma vedremo nel prossimo capitolo come sarà andata la loro presunta riconciliazione...!
Vi abbraccio tutte e spero di risentire ancora qualcuna di voi!
A presto!

 
 
 
 
  
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