Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Gozaru    27/09/2013    2 recensioni
[Leigh] [Dolcetta] [Rosalya]
.
Come si può spiegare una relazione?
Due persone stanno insieme perché si amano, talvolta basta. Ma spesso si generalizza, arrivando a pensare che i legami che intercorrono tra due persone siano così semplici da ridursi ad un semplice sentimento. Anche nel caso che la frase si riveli azzeccata, non è detto che l'amore, da solo, riesca poi a tenere in piedi la storia.
E anche così, comprendendo i sentimenti dei due coinvolti, non è comunque facile stabilire gli altri fattori. Ma, cosa più importante, i sentimenti di un eventuale terzo.
Non è forse vero, infatti, che in ogni coppia esiste sicuramente una persona che da essa è tagliata fuori ne soffre? Oh sì, sono convinta di ciò. Forse, proprio perché per lungo tempo, quella terza incomoda ero io.

.
Nuova città, nuovo lavoro per la giovane Daphne. Ma se pensava che i suoi doveri potessero essere una preoccupazione, è perché non aveva ancora avuto a che fare con l'Amore.
.
[La storia sarà ambientata al Negozio di Leigh; il Liceo sarà solo accennato]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Leigh, Rosalya
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due Dolce Flirt ~




"Con Permesso..."







Capitolo Due.
Su Misura.

Mi diedi malata per i due giorni seguenti. Quando Leigh mi chiamò preoccupato gli risposi che, tornando a casa, avevo preso il forte acquazzone che aveva investito Parigi, buscandomi un pessimo raffreddore. Al telefono, poi, fu più facile simulare la voce da ammalata e la tosse. La sua chiamata mi fece molto piacere ma non sarei mai riuscita a dirgli che la cotta che mi ero presa per lui aveva fatto sì che alla presentazione di Rosalya il mio cuore andasse in mille pezzi. Un giorno, chissà, avrei anche potuto scherzarci su. Ci rimasi malissimo quando conobbi Rosalya, sai? Sì, ero innamorata di te! Ahahah! Ma ogni volta che immaginavo conversazioni simili mi chiedevo se sarebbe potuto esserci un futuro in cui saremmo diventati amici. E visto a come immaginavo una storia d'amore, chi mi diceva che ora sarebbe potuto essere diverso?
Abbassai la testa sulle ginocchia, lasciandomi andare all'ennesimo pianto. Sarei voluta sprofondare nelle coperte per non svegliarmi mai più.

Ma dovetti reagire, tornare al lavoro.
Il sorriso di Leigh era ancora lì, accogliente, a chiedermi se mi fossi ripresa del tutto e io, con un sorriso mesto che lui scambiò per il fanalino di coda della malattia, gli dissi che non doveva preoccuparsi.
Vidi Rosalya passare al negozio molto più spesso; probabilmente ciò era dovuto al fatto che ora che sapevo la verità i dettagli ovvi non mi sfuggivano più di mente. Vedevo come mi salutava superficialmente per poi andare ad abbracciare Leigh e come quest'ultimo la trascinasse lontano da sguardi indiscreti. Ogni volta che entravo nel magazzino sentivo una stretta al cuore immaginando che cosa avessero potuto fare quei due, insieme, lontano dai miei occhi.

Una sera decisi di chiudere il negozio. Leigh, molto stanco per la settimana passata a cucire moltissimi abiti per un concerto che si sarebbe tenuto al liceo della sua fidanzata, aveva accolto la mia proposta con gioia, lasciandomi le chiavi senza battere ciglio. La verità era che volevo starmene un po' da sola a pensare e, dopo aver costretto il ragazzo ad andarsene a casa anticipatamente usando la scusa del concerto che sarebbe potuto passare a vedere, fu ciò che feci. L'evento si era diffuso in tutta la città quindi quella sera non entrarono clienti così decisi di abbassare le claire. Feci la ronda serale del negozio come mesi prima mi aveva insegnato a fare il corvino e poi passai al magazzino sul retro. Prima di andarmene avevo pensato di metterlo un po' a posto. Dopo settimane di lavoro, infatti, c'era stoffa ovunque e fogli di carta sparsi sui tavoli e sul pavimento. Sbuffai ma, decisa, presi un sacco dell'immondizia. Buttai via tutti i ritagli di stoffa e i disegni accartocciati, suddividendo con cura i materiali per il riciclo. Impilai i vestiti su di un tavolo e ammucchiai in un unico fascicolo i disegni, le bozze e le annotazioni che ad essi si riferivano. Messo a posto la parte superiore, passai al pavimento. Con una scopa passai tutto, raccogliendo più polvere e pezzetti di stoffa e carta di quanti avrei mai immaginato, poi, con un mocio, lavai l'intera superficie. I venti minuti abbondanti che servirono per far asciugare il pavimento li passai a rassettare il negozio stesso, mettendo in ordine il bancone e le scartoffie ad esso collegate. Ormai si stava anche facendo tardi e tra non molto avrei dovuto tornarmene a casa; ma non mancava molto: dovevo solo appendere gli abiti sulle grucce e riporli in un sacco di celofan così da non esporli all'aria e alla troppa luce. I vestiti devono essere trattati con amore.
A metà del mucchio scorsi un vestito che riconobbi subito. Tra tante creazioni di Leigh trovai quello che lui aveva deciso di cucire seguendo un mio modello. Lo presi e lo mossi per la stanza. Sembrava bellissimo anche se molto lontano dall'idea su carta. Così ebbi una folle idea: provarlo. Mi dissi che, visto che non c'era nessuno, non avrei corso rischi né avrebbero potuto dire niente in caso contrario dal momento che ero la madre di quell'abito. Sfruttai i camerini del negozio ma nemmeno mi guardai nel piccolo specchio al loro interno. Visto che ero in ballo, volevo concludere quella folle danza nata dalla pazzia. Presi i miei vestiti e ritornai nel magazzino, dove li appoggiai sul primo tavolo che incontrai. Poi mi mossi meccanicamente con il cuore che mi batteva a mille verso l'enorme specchiera. Volevo vedermi dall'alto di quel piedistallo, riflessa all'infinito da uno all'altro sotto diverse prospettive. Volevo vedermi importante, per una volta. E ci riuscii.
Mi sentii bellissima. Il vestito era perfetto sia per la realizzazione sia per le misure. Cadeva perfettamente sul mio corpo, come se fosse stato fatto apposta per me. Ogni piega era al posto giusto, ogni ombra ricadeva come volevo io e io... Nel riflesso di molteplici specchi riuscii a vedere una parte di me che non conoscevo. Mi vidi quasi completamente pur sembrandomi sempre diversa da ogni angolazione. Da una parte ero esaltata, perché la situazione in cui mi trovavo era delle migliori, euforica per essere riuscita a mettermi quel vestito ancora incompleto a cui mancavano i dettagli ma già mi sembrava perfetto; in un altro riflesso però mi sembravo abbattuta e triste che nessuno potesse ammirare la mia bellezza e quella dell'abito cucita da Leigh; nel terzo, quello centrale, potevo benissimo vedere i miei occhi spavaldi guardare dritti davanti a loro, consci di una nuova arma al loro arsenale con cui avrei potuto conquistare il ragazzo delle mie fantasie; nel riflesso di fianco, mi sentivo quasi una diva, con la luce dei faretti perpendicolare che avrei potuto scambiare per il flash di una macchina fotografica; e l'ultimo, il più triste, da cui si capiva il mio grande senso di vuoto, come lo spacco nella gonna bombata e la parte di schiena lasciata nuda. Più mi guardavo e più vari sentimenti contrastanti riuscivano ad impossessarsi del mio cuore. Inutile era cambiare posizione, portando più avanti una gamba dell'altra, piegandomi leggermente in avanti per mostrare la scollatura che mi stringeva il seno rendendolo più visibile e 'compatto', girandomi per vedere la prospettiva mancante, spostando i capelli dal grosso buco nel vestito che, secondo l'originale, avrebbe dovuto avere un nastro nero. Cercai anche di cambiare pettinatura, usando le mani come dei pettini e delle mollette. Ma non mi soddisfaceva nessuna. Mi sentivo bella, potente e così forte da riuscire a stendere tutti gli uomini ai miei piedi, a farli girare al mio passaggio; ma un'altra parte di me sapeva che tra le schiere di giovani che mi avrebbero desiderata non ci sarebbe stato lui, l'unico che volevo.
Sorrisi amaramente verso il mio riflesso principale che sembrava volersi prendere gioco di me. Così bello e seducente, così diverso dalla me di ogni giorno, ma con lo stesso sguardo triste di sempre. In fondo, non ero affatto cambiata, dentro: un abito non poteva migliorare la situazione.
«Manca il nastro» sussurrò una voce dal nulla, mentre una mano mi sfiorò la schiena. Un brivido di piacere mi percorse il corpo seguendo il tocco caldo e dolce. Quando mi girai già sapevo di chi si trattava e il mio volto imporporato di certo non aiutò. Leigh stava sotto ai miei occhi, una decina di centimetri più basso di me e, dall'alto di quel piedistallo, sembrava dannatamente più bello. Il sorriso amaro che avevo visto nello specchio lo ritrovai sul suo volto. «Mancano ancora tanti dettagli» disse «Non avresti dovuto indossarlo...»
Mi sentii colpevole, sporca, come se avessi tradito la sua fiducia. Il fatto che fosse saltato fuori dal nulla, in quel momento, non mi passò nemmeno per la testa. Avrei dovuto essere spaventata e offesa per il suo arrivo improvviso ma ciò che riuscivo a pensare era a quanto fossi felice di vedere ancora il suo volto, nonostante ciò che avesse detto. Lo vidi spostare lo sguardo su di me, indagandomi a fondo. Portai i miei capelli davanti al corpo, lunghi abbastanza da riuscire a coprire parte della pelle nuda ma mi bloccai quando sentii le sue mani appoggiarsi ai miei fianchi nel tentativo di farmi scendere. Capii al volo le sue intenzioni e mi mossi senza pensarci due volte: per quanto fosse bello e io innamorata di lui, non dovevo mai dimenticarmi che lui era il mio capo. Appoggiai i palmi delle mani sulle sue spalle e, facendo leva su di esse, scendi con un piccolo balzo dalla piattaforma circolare. Nel fare ciò la gonna si gonfiò ulteriormente, ricordandomi molto una scena di Marilyn Monroe.
«Sei bellissima» mi disse ad un tratto. Le mani ancora appoggiate a me e un sorriso diverso dal solito sul volto. Mi persi nei suoi bellissimi occhi neri lasciando che le mie mani andassero a percorrere parte del suo petto, fermandomi a metà di esso. Era un momento bellissimo con sensazioni mai provate prima. Il viso avvampava e il cuore batteva a mille. Cominciai ad avere sempre più caldo. Una sua mano si staccò da me per andare a spostarmi i capelli dal davanti e, facendo ciò, non riuscì a nascondere un'occhiata ben assestata sul mio seno stretto dal vestito. Durò un attimo, dopodiché mi ritrovai di nuovo a guardarlo. Scrutava il mio viso, cercando di coglierne i piccoli particolari.
Ma che stava succedendo? Tutto questo mi sembrava tratto da un film d'amore quando la protagonista corona il suo sogno. Tutto ciò era così romantico, forse troppo.
«Perché?» chiesi in un fil di voce. Per la prima volta gli parlai, dicendo forse la cosa meno appropriata. Il suo volto cambiò espressione: si era stupido alle mie parole ma subito dopo si riaccese in un nuovo sorriso, ancora più bello; uno che non avevo mai visto rivolgere a Rosalya. Mi sentii importante e cominciai ad avere la sensazione che anche il suo cuore aveva aumentato i battiti. Mi spostò dolcemente una ciocca di capelli tornando a guardarmi nella mia interezza. «Perché, dici? Forse perché comincio a non capire più niente quando ci sei tu...» disse, dondolando lentamente la testa da destra a sinistra seguendo il ritmo dolce delle sue parole «Mi sento così strano» le sue mani cominciarono a risalire pian piano dai fianchi, assestandosi sotto al seno «Persino Rosa se n'è accorta» disse la cosa sbagliata. Abbassai lo sguardo e girai la testa, sperando che non riuscisse a sentire il dolore che quel nome mi aveva provocato. Non volevo sentirlo, non adesso. Mi morsi le labbra per trattenere delle lacrime sulle ciglia. Volevo ricacciarle dentro prima che Leigh potesse vederle ma non mi lasciò il tempo. Una mano sotto al mento mi riportò il viso dov'era prima, questa volta troppo vicino a quello del ragazzo. Chiusi chi occhi, istintivamente, e le lacrime sfuggirono al mio controllo, fermate però dalle dolci labbra del corvino, posatesi sui miei occhi, prima sul dentro, poi sul sinistro. Rialzai le palpebre quando smisi di sentire un contatto. Il suo viso ancora troppo vicino al mio, tanto che riuscii a vedere un rossore sulle sue gote. «Se piangi, ci sto male anche io, sai? Sei più bella quando sorridi» mi sussurrò senza lasciare la sua posizione. Il mio cuore saltò un battito e, istintivamente, portai una mano davanti alle labbra. Ero emozionata, come se si stesse avverando un sogno d'amore. Ma la mano di Leigh, più forte della mia, me la strappò da davanti e subito le sue labbra si appropriarono finalmente delle mie. La tensione venutasi a creare si stava finalmente sciogliendo. La mano ancora stretta al mio corpo scivolò sulla schiena per avvicinarmi a lui che si appoggiò completamente a me. Mi baciò con trasporto, più di chiunque altro avessi mai baciato. Fu bellissimo, perfetto. Le nostre mani che intrecciarono le dita e le labbra che si cercavano vicendevolmente. Tentai di mordergli un labbro e lui rispose con un oddio sbiascicato. Mollò tutto, prendendomi le guance tra le sue mani per stringermi ancora di più a lui. Ogni suo movimento sembrava volermi uccidere di piacere; non avevo mai provato sensazioni simili prima. Ma come tutte le cose belle, dovemmo staccarci per riprendere fiato. Il suo volto paonazzo e le labbra gonfie, socchiuse per far uscire il respiro affannato. Le sue mani ancora sulle mie guance per accarezzarmele e sfiorarmi le labbra con i polpastrelli. E solo allora, in un attimo di lucidità, ebbi la forza di fargli quella fatidica domanda.
«E Rosalya?».
Il suo sguardo vacillò per un istante. Abbassò il capo ma lo riportò subito come prima. Uno sguardo diverso, deciso ma anche freddo si posò sul mio volto ma ebbi come l'impressione che non mi stesse guardando.
«Lei sta diventando insopportabile. Ha cominciato a dire che dovevi andartene e, più lei parlava, più mi rendevo conto di essermi innamorato. E aveva ragione, tu sei una minaccia per lei». Sentii il cuore chiudersi a riccio dentro al mio petto e venire ricoperto da uno strato di ghiaccio.
«Quindi non vi siete lasciati?» le lacrime ricominciarono a inondare gli occhi e sentivo che questa volta non sarei riuscita a trattenerle. Mi morsi il labbro inferiore, cercando un minimo di contegno, ma il viso di Leigh si addolcì per poi stringermi in un dolce abbraccio. Potei inspirare il suo profumo. E mi strinsi forte a lui quando disse che la sua attuale storia sarebbe finita presto. Ma io non volevo essere la terza incomoda: non avrei permesso alla sua ragazza di attribuirmi tutta la colpa. Feci leva sul suo corpo per allontanarmi da lui. Mi asciugai le lacrime e lo guardai fissa negli occhi, respingendo ogni altro suo contatto.
«Non si può fare, così. Non voglio essere nascosta all'ombra di lei» cercai di mantenere un tono duro e convinto nonostante il mio cuore gridasse altri baci, altre carezze. Non potevo, non volevo cedere.
Leigh abbassò il capo e, dandomi le spalle, se ne uscì dal magazzino senza dire niente.

Il giorno successivo, quando arrivai al negozio, trovai solo un biglietto. Tutto il coraggio raccolto la mattina si sciolse nell'aria insieme ad un insostenibile peso sul petto. L'idea di vederlo, quel giorno, non mi andava di certo, soprattutto per quanto ancora mi bruciassero le sue mani su di me. Ero sicura che, rivedendolo, avrei ceduto ai miei istinti, saltandogli addosso senza pensarci due volte, ma il destino aveva deciso di darmi una mano, ancora una volta. E così fu anche per il giorno successivo. Di Leigh e Rosalya non si ebbero notizie e io continuai a lavorare come se nulla fosse. Servii, se possibile, più clienti di quanto non abbia mai fatto ma riuscii a trovare anche il tempo per prendermi un gelato. Alla chiusura del locale pulii tutto. Vidi il mio abito nero, appeso al muro. Il giorno precedente non c'era, ne ero sicura! E non solo, aveva tutti i dettagli del disegno. Mi avvicinai, incantata, per ammirarlo meglio. Con indosso quello avevo ricevuto il primo bacio dalla persona di cui ero innamorata. Sfiorai la stoffa con le dita e un brivido mi percorse la schiena. Risentii le mani calde e possessive di Leigh sfiorarmi nel profondo e le sue labbra sulla mia pelle. Fu bellissimo, fino a che non riaprii gli occhi e mi accorsi che niente era reale. Ebbi un attimo di sconforto ma poi decisi di non pensarci. Era ora di chiudere il negozio e di lasciarmi dietro alle spalle i pensieri e i ricordi legati a quel posto. Mi sentivo pian piano schiacciarmi dal peso delle mie azioni e l'idea di licenziarmi stava prendendo piede nella mia mente.
Uscita dal locale m'imbattei in una coppietta felice che passeggiava per la via. Lui, con un'insolita capigliatura azzurra, e lei, con dei lunghi capelli rossi, entrambi con un sorriso sincero sul volto. Lei si teneva al suo braccio, parlando animatamente di qualcosa che lui stava ad ascoltare divertito. Li invidiai, pensando a me e al mio capo in quella situazione. Avrei dato qualunque cosa per essere al loro posto, per poter ridere gioiosamente degli aneddoti quotidiani di Leigh.
Scappai più velocemente che potei da quella visione così serafica e, prima di rendermene conto, avevo aperto la porta del mio appartamento per buttarmi sul letto e addormentarmi in lacrime.
Quando aprii gli occhi, era mattina inoltrata, troppo tardi per l'apertura del negozio. Il cellulare squillava incessantemente e il nome di Leigh lampeggiava sullo schermo. Cos'avrei dovuto fare? Rispondere? Presi il cellulare ma mentre ancora decidevo che fare, la chiamata si chiuse da sola, mostrandomi un quantitativo esorbitante di altri contatti, sempre da parte della stessa persona. Ventisette chiamate e cinque messaggi.
"Dove sei? Va tutto bene?"
"Spero sia tutto a posto. Io ti aspetto qui..."
"Ora comincio a preoccuparmi. Rispondi, ti prego!"
"Ok, che succede? Rispondi, per favore"
"Se non ti sbrighi vengo a casa tua"
Sorrisi nel leggere ogni messaggio, fino all'ultimo quando mi prese un colpo. Avrei dovuto richiamarlo subito ma fui fermata dall'ennesima sua mossa. Un altro messaggio. "Sto arrivando. Sono sotto casa tua". Cosa?!
Inizialmente pensai di scappare, di buttarmi dalla finestra quasi dimenticandomi di essere al secondo piano. Poi cominciai a realizzare di non avergli mai detto dove abitassi né lo avevo mai portato al mio appartamento. Come faceva, dunque, a sapere del mio appartamento? In effetti, anche il mio numero di cellulare non gliel'avevo mai dato ma, quando mesi prima ricevetti una sua telefonata, ero così felice da non averci mai fatto caso.
Mi vestii in tutta fretta, rendendomi un minimo presentabile. Avevo intenzione di fiondarmi in strada per andargli incontro prima che potesse arrivare al mio unico nascondiglio, il mio rifugio segreto. Indossai di fretta e furia il primo paio di scarpe che mi ritrovai davanti e, aprendo la porta, mi tuffai sul pianerottolo. Almeno, quello era il mio intento, ma finii addosso a qualcosa; anzi, qualcuno. Ancora prima che parlasse, il mio cuore già urlava il suo nome. Ancora prima che io potessi alzare lo sguardo, il suo dolce profumo mi stava dicendo chi era. Non volli alzare la testa, sommergendo il viso tra i suoi vestiti mentre portavo le mani ai lati del mio volto.
«Perché sei qui?» chiesi ancor prima di guardarlo. Prima della sua risposta, le sue braccia mi cinsero il corpo e le sue mani presero ad accarezzarmi la schiena. Alzai finalmente il capo. I miei occhi incrociarono i suoi, neri e profondi. «Ero preoccupato che ti fosse successo qualcosa» disse. A stento riuscii a trattenere le lacrime. Il suo tono, i suoi modi, tutto di lui era perfetto. Avrei voluto che mi stringesse a sé per l'eternità, baciarlo fino alla fine dei miei giorni. Ma sapevo fin troppo bene che non sarebbe stato possibile.
«Sto bene» gli dissi, reprimendo qualunque emozione. Ma lui mi strinse ancora a se.
«Meno male» sospirò all'altezza del mio orecchio. Una sua mano tra i miei capelli e il suo respiro calmo sul mio collo.
Poi mi staccò da sé.
«Stasera... Aspettami!». Non capii cosa volesse dire ma non mi diede il tempo per fargli alcuna domanda. Appoggiò le sue labbra sulle mie e poi scomparve, giù per le scale.

Quel piccolo bacio riaccese il mio cuore. Sì, avrei aspettato per sempre.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Gozaru