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Autore: Eleonora_86    01/10/2013    1 recensioni
Storia di violenza, tra le mura di casa. Jessica racconta, in prima persona, una breve parte della sua vita. Una parte però così importante che cambierà tutto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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E’ domenica. E la domenica si va, quasi sempre, a pranzo da sua madre, mamma Ilaria. Io non ho più i genitori. Mio padre è morto quando io ero piccola mentre mia madre è morta sette anni fa, di cancro al seno. Un anno prima che mi sposassi con Luca.
 
Come sempre, prima di andare da mia suocera, andiamo in Chiesa. Luca, come tutta la sua famiglia, è molto religioso, non si può mai saltare la messa. Io sono atea, ma da quando ci siamo sposati vado in Chiesa. Più che altro passo un’ora ad osservare quadri e dipinti ma… meglio che niente.
 
Quando usciamo è quasi mezzogiorno e dobbiamo sbrigarci. Ci fermiamo in pasticceria in centro, mamma Ilaria ama i babà. Ne prendiamo un piccolo vassoio e sfrecciamo, sulla nostra Audi, fino a casa di mia suocera. Io sono felice, il livido sul viso è quasi del tutto sparito e il fondotinta ne copre gli ultimi rimasugli. Anche Luca è sereno, quindi, si prospetta una buona giornata.
 
L’atmosfera però cambia subito quando entriamo nel cortile di casa sua. La golf del fratello di Luca, Marco, era parcheggiata nel vialetto. Marco viveva da solo da molti anni, Luca non lo sopporta. Io sorrido, Marco mi piace, è simpatico, sorride sempre e ha sempre la battuta pronta.
 
“Quel coglione” esordisce Luca fermando l’auto dietro a quella del fratello, mi fulmina con lo sguardo e mi prende il viso tra le mani “Vedi di non farmi arrabbiare, piccola. Non ne ho voglia” mi dice duro prima di prepararsi a scendere.
 
Mi si gela il sangue e abbasso lo sguardo sul vassoio della pasticceria che porto in grembo. La pagina del calendario “lunedì 26 agosto” mi passa di nuovo davanti agli occhi. Non so per quale strano motivo quella data mi tormenta da qualche giorno.
 
“Stai calmo” sussurro guardando la porta, dove, mamma Ilaria ci salutava sorridente “Mangiamo e torniamo a casa, una cosa veloce”. Gli bacio le labbra e scendo aspettando che mi raggiunga. Lui mi prende il braccio stringendolo un po’ troppo forte e mi spinge in casa. Sorrido ma sono preoccupata.
 
Suo fratello è spaparanzato sul divano a guardare un programma di televendite di attrezzi da palestra. Ci saluta con la mano senza girarsi e senza alzarsi. “Bellezza, come stai? Ancora sopporti quel vecchio di mio fratello?” ridacchio. Luca ha undici anni più di me, ed io ne ho due meno di Marco che ne ha ventisei. Sto per rispondere a tono ma la stretta di Luca, che s’intensifica sul mio braccio, mi fa desistere dal dire qualsiasi cosa. Luca alza il dito medio al fratello e mi spinge, con un falso sorriso, in cucina dove, Mamma Ilaria, mi illumina sul suo nuovo modo di conservare la marmellata imparato in non so quale trasmissione televisiva.
 
Il pranzo è puntualmente pronto pochi minuti dopo. L’atmosfera è leggermente più tranquilla, si ride e si scherza. Finiamo quasi due bottiglie di vino, anche quello aiuta a migliorare l’umore di tutti. Scoppio a ridere vedendo la faccia di Marco che fissa la TV. “Ma è mai possibile?” dice borbottando “che ogni volta che sono a tavola fanno trecento pubblicità di: oddio mi prude la patata, oddio soffro d’incontinenza, oddio soffro di meteorismo, oddio ho finito gli assorbenti? E’ mai possibile?” Ridiamo tutti ma l’ennesimo flash sul calendario mi blocca. Mi cade di mano il bicchiere di vino che si rovescia sulla tovaglia e sui miei pantaloni bianchi. “No!” Mi alzo pulendomi col tovagliolo. “Scusate” dico prendendo la borsetta e scappando in bagno ignorando lo sguardo inceneritore di Luca e le parole rassicuranti di mamma Ilaria.
 
Respiro appoggiando le mani al lavandino, mi guardo allo specchio. Il livido era solo un leggero alone sotto il correttore ma i miei occhi erano spalancati. Oggi che numero è? 1. Oggi è il primo settembre. Dal 26 agosto sono passati sei giorni. Sei giorni di ritardo. E’ solo un ritardo. È impossibile. Frugo nella borsa e prendo con mani tremanti il blister della pillola.
 
                La pillola è sul sabato. Oggi è domenica. Ne ho saltata una. “no, no, no… non si resta incinta saltando una sola pillola. Sarebbe sfiga!” Luisa ha impiegato più di sei mesi a restare incinta dopo aver smesso la pillola. Mi rinfresco un po’ il viso e le braccia. “Piccola, tutto bene? Ti stiamo tutti aspettando” la sua voce è dolce ma noto un tono di rimprovero.
 
“Arrivo subito, amore” Il cuore mi martella nel petto e mi rimbomba nelle orecchie, cerco di calmare almeno il tremore delle mani ed esco sorridendo. “Cavolo, sono un disastro…” sussurro superandolo, lui mi blocca dal braccio e mi fa voltare.
 
“Che cazzo ti prende?” sibila a pochi centimetri dal mio viso. “mi fai male, lasciami!” gli dico troppo nervosa per riuscire a controllarmi. La voce di Marco, per una volta seria, mi fa voltare. “Tutto bene?” Chiede fissando il fratello. “si grazie” rispondo approfittandone per scappare via e rimettermi a tavola. Mi scuso con mia suocera e il pranzo continua. Non bevo più vino.
 
Marco è molto silenzioso, mi guarda spesso, lo ignoro ma Luca mi lancia sguardi accusatori per tutto il tempo. Quasi non voglio tornare a casa. Quando salutiamo mi trema un po’ la voce, quando partiamo in auto tremo anche io.
   
 
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