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Autore: 9Pepe4    01/10/2013    4 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 04 – Distacco

Quella sera, l’uomo uscì nelle intricate strade di Coruscant per fare qualche acquisto, in modo da poter cenare nel proprio appartamento.
L’Iniziato Kenobi si era rivelato una compagnia molto più piacevole e stimolante di quanto Qui-Gon avesse creduto, e l’uomo si sorprese più volte a ripensare ad alcune battute che si erano scambiati, nonché alle espressioni del bambino.
In effetti, aveva notato che Obi-Wan tendeva a corrucciarsi spesso.
Rientrato nel proprio alloggio, cercò di scrollare via quei pensieri, e si preparò un pasto frugale ma soddisfacente.
Prima di andare a dormire, meditò per qualche ora, quindi controllò la ferita alla gamba. Grazie al bacta, si stava rimarginando in fretta.
Annuendo la propria approvazione, l’uomo si coricò.
Ebbene, se si illudeva che le sue notti fossero diventate tranquille, si sbagliava.
Probabilmente, la spossatezza della sera prima aveva impedito alla sua mente di indugiare su certi ricordi… Ora che era più riposato, però, una voce accusatoria iniziò subito a martellargli nella testa.
È colpa tua! Soltanto tua!
La cosa più terribile, in quelle parole, non era il veleno… bensì la loro assoluta autenticità.
Qui-Gon sapeva che era vero, che era effettivamente stata colpa sua. Sapeva di aver peccato di presunzione e di aver fallito, e così facendo aveva distrutto i sogni di un ragazzo brillante.
La sua boria aveva avuto conseguenze sul suo allievo… e la frustrazione del suo allievo aveva avuto risultati deprecabili.
Risultati ai quali, in quanto Jedi e in quanto essere umano, non poteva pensare se non con orrore.
E anche se la sua stanza era buia, anche se i suoi occhi erano chiusi, Qui-Gon vedeva con chiarezza quel volto… Ed era una ragione più che ottima per rifiutarsi di prendere un altro allievo.
Quando si alzò, il mattino successivo, l’uomo si disse che aveva sbagliato. Non avrebbe dovuto passare tanto tempo in compagnia di Obi-Wan Kenobi.
Cosa gli era saltato in mente? Voleva ripetere gli stessi errori del passato?
Dopo una colazione veloce, si recò a cercare il Maestro Yoda.
Quest’ultimo si trovava nella Sala delle Mappe, una stanza circolare dal soffitto a cupola, ed era in piedi al centro del pavimento.
I suoi occhi verdi erano puntati verso la miriade di ologrammi – pianeti, asteroidi, stelle – che fluttuavano nell’aria.
Qui-Gon sostò sulla soglia. «Maestro Yoda?» chiamò. «Hai un momento?»
Yoda si girò a guardarlo, un’espressione grave dipinta sul volto rugoso. Dopo un istante, annuì.
Agitò in aria la sua mano con tre dita, e tutti i pianeti scomparvero.
«Maestro Qui-Gon. Avanti vieni».
A quell’invito, l’uomo avanzò di qualche passo nella stanza.
«Chiedermi qualcosa, tu devi?» gli chiese Yoda.
Qui-Gon annuì. «Sì». Gettò un’occhiata attorno a sé, poi tornò a guardare il Gran Maestro dell’Ordine Jedi. «Quand’è che il Consiglio mi assegnerà una nuova missione?»
«Un piccolo Iniziato, tu sembri» lo redarguì Yoda. «La pazienza, il tuo Maestro non ti ha insegnato?»
«Me l’ha insegnata, sì» rispose con calma Qui-Gon. «Ma non mi ha insegnato a perdere tempo quando potrei fare qualcosa di utile».
«Perdere tempo!» sbuffò Yoda. «Da due giorni soltanto, tornato tu sei!»
Qui-Gon incrociò le braccia, e lo guardò senza dir nulla.
«Dieci giorni almeno, al Tempio dovresti restare».
«Dieci giorni?» polemizzò Qui-Gon. «È molto più del necessario».
«Stancante, la tua ultima missione è stata» replicò Yoda.
«E dopo una visita dai Guaritori e due notti di sonno sono tornato perfettamente in forma» osservò l’uomo. «Di sicuro, in giro per la galassia, c’è qualcosa da sistemare…»
«Di sicuro, nel Tempio, altri Jedi ci sono» puntualizzò Yoda.
Qui-Gon mantenne la calma. «E ci sono anche molti altri Maestri a cui cercare di affibbiare un nuovo Padawan».
Yoda non sembrò gradire quell’uscita, e l’uomo decise di non insistere sull’argomento.
Non aveva voglia di parlarne, in realtà, e dopotutto il Gran Maestro sapeva bene qual era la sua opinione in proposito.
«Potrei ripartire domani».
Il vecchio troll lo guardò assottigliando gli occhi. «Tra tre giorni» disse, stringendo il proprio bastoncino.
Qui-Gon non era del tutto soddisfatto da quella controproposta. In fondo, Obi-Wan Kenobi era riuscito a riscuotere il suo interesse in una manciata di ore. E, come gran parte dei bambini della sua età, aveva un modo tutto suo di conquistare l’affetto di chi gli stava accanto.
Tuttavia, l’uomo sapeva che non avrebbe ottenuto nulla di più – e dopotutto era già riuscito ad ottenere uno sconto di sette giorni.
Così, chinò brevemente il capo. «Molto bene».
«Più produttivo, parlare coi piccoli è» brontolò Yoda, mentre usciva zoppicando dalla stanza.
Qui-Gon rimase fermo dov’era, emettendo un lento sospiro.
Ebbene, non era stata una conversazione particolarmente piacevole… Ma raramente – soprattutto negli ultimi tempi – le sue chiacchierate con Yoda lo erano.
Infilando le mani nelle larghe maniche della propria toga, l’uomo uscì dalla stanza, incamminandosi lungo il vasto corridoio.
Non era più abituato all’inattività, e decidere come occupare il proprio tempo sembrava essere diventato più difficile.
Non gli sarebbe dispiaciuto duellare con Taren, ma sospettava che al momento l’altro fosse occupato con qualche Iniziato… Il suo vecchio Maestro, Dooku, era in missione, così come la gran parte dei Jedi che avrebbe definito amici.
Percependo una presenza alle proprie spalle, Qui-Gon accelerò appena il passo.
Non riuscì ad evitare di provare una fitta di irritazione, e la rilasciò immediatamente nella Forza. Il Tempio era così vasto. Possibile che s’imbattessero l’uno nell’altro così di frequente?
«Maestro Jinn!»
Sospirando appena, l’uomo si fermò e si voltò.
Obi-Wan Kenobi lo raggiunse in pochi istanti. Sembrava lieto di vederlo.
«Iniziato Kenobi. Non dovresti essere col tuo clan?» domandò Qui-Gon, più aspramente di quanto avrebbe voluto.
Il suo tono colse il bambino alla sprovvista. «Io…»
L’uomo inspirò. «Immagino che ci siano delle lezioni, adesso» disse, distaccato. «Tu non hai nessun impegno?»
La confusione passò sul viso di Obi-Wan. A disagio, il bambino spostò il proprio peso da una gamba all’altra. «Stavo… stavo andando a lezione di storia, veramente…»
«Bene» tagliò corto Qui-Gon, per evitare che il suo proposito traballasse di fronte all’espressione dell’Iniziato. «Allora non dovresti tardare».
Poi, senza attendere oltre, si girò e riprese a camminare lungo il corridoio.
Sentiva che Obi-Wan era rimasto immobile in mezzo all’androne, là dove l’aveva lasciato, e chiuse brevemente gli occhi.
Era per il bene del bambino, si disse, ma ciò non lo fece sentire meglio.
«Maestro Qui-Gon?»
Al suono di quella voce – adulta e familiare – Qui-Gon alzò lo sguardo.
Un uomo biondo e robusto, dal volto liscio e dagli occhi azzurri, gli indirizzò l’accenno di un inchino.
«Feemor» lo salutò il Maestro Jedi, sentendosi piacevolmente sorpreso. «Credevo fossi in missione».
«Sono appena tornato» replicò l’altro. «In verità, ho fatto rapporto appena un’ora fa».
«E com’è andata?» Qui-Gon mosse un passo verso di lui. «Racconta. Hai avuto successo?»
Un sorriso si fece largo sul volto di Feemor. «Un successo completo» affermò l’uomo. «Tanto da ottenere un elogio dal Maestro Yoda».
Qui-Gon quasi sorrise. «Allora dev’essersi svolta alla perfezione».
L’altro annuì, ed iniziò a raccontare.
Mentre parlava, i due uomini si spostarono lungo il corridoio. Rivolgendo qualche domanda a Feemor, Qui-Gon fu avvolto da una sensazione di cameratismo che riuscì quasi – quasi – a fargli dimenticare il proprio rimorso nei confronti di Obi-Wan.
Senza troppi indugi, lui e l’uomo biondo si aggiornarono sugli ultimi viaggi compiuti.
Nel sentire che continuava a svolgere una missione dopo l’altra, Feemor gli scoccò un’occhiata, ma non disse nulla.
«Comunque» confidò alla fine, «pensavo di iniziare a guardarmi attorno… ad osservare qualche Iniziato».
Qui-Gon sbatté le palpebre e si fermò. Sapeva, però, che Feemor non voleva insinuare nulla; la sua era semplicemente una schietta confessione.
«Che ne pensi?» s’informò poi l’uomo biondo. «È troppo presto?»
«Troppo presto?» ripeté Qui-Gon. «Hai solo tre anni in meno di me…»
«Accidenti» commentò Feemor. «Così mi fai sentire vecchio».
Qui-Gon scosse la testa. «In ogni modo» disse, onestamente, «credo che tu abbia la stoffa dell’insegnante. Qualunque Iniziato sceglierai, sarà un Padawan molto fortunato».
L’altro uomo gli rivolse un sorriso grato. Poi tornò serio, e disse francamente: «Sai, Qui-Gon, io non sono il solo ad essere tagliato per fare il Maestro».
«Lascia perdere» disse Qui-Gon, ma con gentilezza. Il suo animo, però, era un po’ dolente, forse anche a causa del ricordo dell’espressione di Obi-Wan Kenobi. «Io credo che l’esperienza mi abbia insegnato che non sono nato per essere un Maestro».
«Con me hai fatto un ottimo lavoro» obiettò Feemor.
«Ho solo completato l’ottimo lavoro fatto dal tuo vecchio Maestro» lo contraddisse Qui-Gon, e l’altro scosse la testa.
Senza una parola, ripresero a camminare.
Qui-Gon osservò discretamente l’uomo al suo fianco. Feemor era stato il suo primo allievo.
Lo aveva conosciuto pochi mesi dopo esser stato fatto Cavaliere. L’altro aveva appena perso il proprio Maestro in un conflitto, e temeva di non riuscire a trovare qualcuno che portasse a termine il suo addestramento.
Avevano parlato, si erano piaciuti… E Qui-Gon si era recato subito dal Consiglio, domandando di poter prendere l’altro come proprio Padawan.
I primi tempi insieme, in realtà, non erano stati semplici.
Feemor era riluttante a lasciare che qualcuno prendesse il posto del suo defunto Maestro, e trovava difficile accettare come guida un giovane più vecchio di lui di soli tre anni.
Qui-Gon, però, non si era arreso… Poco a poco, le riserve di Feemor erano crollate, e lui aveva iniziato a nutrire un genuino rispetto verso il suo nuovo Maestro.
Dopo due anni, Feemor era stato fatto Cavaliere, e loro erano diventati qualcosa di simile a fratelli.
«Ho sentito che il Maestro Dooku, qualche tempo fa, ha tenuto alcune lezioni di telecinesi per gli Iniziati» disse improvvisamente Feemor.
Qui-Gon lo guardò. «Ma davvero?»
L’idea di Dooku che insegnava a dei bambini suonava stranamente divertente, per lo meno alle sue orecchie. E gli sarebbe sembrata ancor più divertente, se soltanto il pensiero degli Iniziati non lo avesse portato a ricordare il suo ultimo incontro con Obi-Wan Kenobi…
Aveva voluto suonare distaccato per allontanare il bambino, ma ora avrebbe voluto avergli parlato con meno durezza.
Feemor annuì. «Non ne sapevi nulla?»
Qui-Gon riportò di colpo l’attenzione sul suo interlocutore e scosse la testa. «Se me ne fosse giunta voce, sarei tornato di gran carriera al Tempio per cercare di assistere…» affermò, quando riuscì a recuperare il filo del discorso. «Per quanto tempo sono andate avanti, queste lezioni?»
L’altro dovette trattenere un sorriso. «Non lo so con esattezza» rispose, «ma credo che alla seconda settimana fosse già stanco…»
«Non mi stupisce» disse Qui-Gon, per poi aggiungere con rispetto: «Non fraintendermi, il Maestro Dooku è stato un grande insegnante… ma non credo abbia mai amato occuparsi dei bambini».
«Forse avrebbe preferito cercare di insegnare loro qualche mossa del Makashi» propose Feemor – quasi tutti, al Tempio, sapevano qual era la forma di combattimento prediletta dall’uomo.
«Non so se avrebbe avuto pazienza con degli Iniziati che agitano all’impazzata una spada laser» ammise Qui-Gon.
«Al contrario di te, che di pazienza ne hai avuta sempre in abbondanza» replicò Feemor, in un eccesso di galanteria. «Ricordi quella volta in cui hai sfidato me e…»
Si interruppe prima di pronunciare il nome del secondo allievo di Qui-Gon.
Il senso di colpa balenò nei suoi occhi. «Scusami».
Qui-Gon scosse la testa, rilasciando un respiro pesante. «Non importa».





















Note:
Devo andare in giardino a cercare una buca in cui sotterrarmi?
Chissà se il mio cane può aiutarmi, in tal senso…
Lasciando perdere la mia enorme autostima… Dovrebbe esserci un fumetto (o qualcosa del genere) dell’EU in cui compare un primo apprendista di Qui-Gon chiamato Feemor.
Io non ho mai letto tale fumetto, ma visto che sono una frana ad inventare nomi degni dell’universo di Star Wars, ho preso spunto da quello.
Per finire, il prossimo aggiornamento sarà sabato 5 ottobre
  
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