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Autore: BlueWhatsername    01/10/2013    7 recensioni
' Beh, ma tanto ritardatario è sempre stato, dopotutto.
E se non fosse che adora il pesce – in ogni maniera ed in qualsiasi momento – non correrebbe certo così.
Niall Horan lo sa, di essere un pasticcione nato, ritardatario cronico – ma forse un po’ ci marcia su questo, lo sanno tutti – e anche un po’ sbadato.
E se non fosse che la cosa verso cui si dirige è quella che ama sopra ogni altra di certo non si scapicollerebbe così. '
**
Hope you'll like it :)
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella macchia sul pavimento non era il massimo.
Anzi no, non era per niente fattibile.
Pensabile.
Accettabile.
Niall si torse le mani, valutando o meno l’idea di fare le valigie ed emigrare in quale desolata landa del Sahara.
Anche se dubitava fortemente che lei non l’avrebbe comunque trovato.
Scovato e poi ucciso brutalmente – a colpi di spazzolone, chiaramente.
Sospirò a lungo, mentre la sua mente gli proponeva varie opzioni al problema tra cui: emigrare, provare a togliere quella macchia con l’acqua, emigrare, gettarsi nel fiume, emigrare ancora, acciuffare qualche grandioso sgrassatore ed attaccare lo sporco… Che altro? Ah già.
Emigrare.
<< Cazzo… >> imprecò tra i denti, mentre vedeva la fanghiglia asciugarsi con malevola velocità sul pavimento immacolato e l’acqua gocciolare oltre il bordo della macchia, come a volergli ricordare che sì, anche se lui ci si fosse impegnato, lei avrebbe in ogni caso scovato quel che aveva combinato.
Lei lo scovava sempre, era questo il punto.
Afferrò al volo uno straccio dal lavandino, chinandosi sul pavimento per pulire quell’obbrobrio, ma involontariamente urtò la lampada all’angolo del salotto, facendola capitombolare per terra.
Per poco non la ricevette dritta in fronte, si chinò in avanti talmente in fretta da agganciare un cassetto con la tasca dell’impermeabile, quasi facendolo uscire dal mobile.
Cercando di tenersi in piedi e non imprecare troppo forte, lo rimise al suo posto, mentre con l’altra mano raccoglieva la lampada e la raddrizzava.
Qualche imprecazione tra i denti dopo e anche una leggera fitta alla schiena, Niall ritentò l’impresa.
Ciò che non aveva considerato però era che portava ai piedi ancora gli stivaloni di gomma che usava per immergersi nel fiume fino al ginocchio, stivali lerci ed infangati, ma cosa ancora più drastica ciò di cui non si era reso conto era che ad ogni macchia che puliva una si creava proprio dietro di lui, come in un circolo vizioso.
E vederlo era quanto mai buffo, dato che non si capacitava di dove provenissero quelle ripetute macchie sul pavimento.
<< Cazzo… >> sbottò nuovamente, irritato e con le guance rosse per lo sforzo, quando finalmente notò ciò che portava ancora ai piedi.
Ma fu il terrore a farla da padrone, non appena temette di aver sporcato più che il pavimento.
Si guardò attorno con attenzione e terrore insieme, e tirò un sospiro di sollievo senza precedenti quando non vide nulla di anomalo in giro.
Lentamente si tolse gli stivaloni, gettandoli fuori dalla porta ancora aperta, seguiti subito dopo dall’impermeabile e dal cappello.
Sorrise, finalmente, quando notò che ogni possibile motivo di morte era svanito fuori dalla porta – figurativamente e non – e si apprestò in cucina, dove il secchio con i pesci troneggiava nel lavandino.
La puzza era insopportabile.
Manco a dirlo, dopo lei ci avrebbe spruzzato sopra una bella dose di profumo all’arancio, come faceva ogni mattina prima di uscire di casa.
Niall si tirò su le maniche, con fare concentrato, dopodiché acciuffò un pesce – rischiando quasi di farselo scivolare dalle mani, e chissà che non sarebbe stato bene impigliato nel loro grazioso lampadario di cristallo – con una mano e con l’altra il coltello per pulirlo.
Con gli anni aveva anche imparato – che eufemismo.
Pure se lei era imbattibile in quello, senza dubbio, era precisa e sicura, mozzava la testa a quei poveri pesci con una precisione da far invidia ad Hannibal Lecter e poi li sventrava con una naturalezza glaciale, molto simile a quella con cui si getta una buccia di patata nella spazzatura.
Tirò un sospiro, pronto a colpire, quando un rumore sospetto lo fece gelare.
Un passetto, due passetti, tre
… Niall non fece nemmeno in tempo a pensarla, la giusta imprecazione per il momento, che due occhi celesti lo inchiodarono dov’era.
Poi un sorriso mezzo sdentato insieme a poche lentiggini su delle guance altrettanto rosse.
Sorrise, pure se avrebbe avuto voglia di urlare, quando suo figlio sollevò un secchiello da cui spuntavano delle teste di pesce.
Lo osservò attentamente, nel suo piccolo impermeabile verde, gli stivali che gli arrivavano oltre le piccole ginocchia, ed il capello da cui sbucava un ciuffo di capelli rossicci e disordinati, come quelli che aveva avuto egli stesso da bambino.
E oh, sì… Una canna da pesca nell’altra mano, fatta su misura per lui.
Un piccolo Horan in miniatura, insomma.
<< Papà! >>
E quella vocetta, così acuta da scuotere i timpani per qualche minuto buono.
Niall gettò il suo pesce nel secchio, ed il coltello nel lavandino, prima di raggiungerlo per togliergli dalle mani ciò che il piccolo teneva con tanto orgoglio.
E dovette faticare immensamente per non mettersi le mani nei capelli e – tirare – urlare: il pavimento che lui così faticosamente ripulito era pieno di piccole orme di fango, con tanto di gocce d’acqua verdastra e… Niall deglutì, mentre osservava anche il muro lievemente ombrato.
Si volse verso il figlio, mantenendosi serio quanto più poteva – come se fosse stato facile essere severi con un cosetto del genere – e lo scrutò intensamente.
Il piccolo piegò il visino di lato, mostrando nuovamente la sua bocca sdentata – gli erano caduti da poco gli ultimi due denti, poi avrebbe potuto finalmente mettere l’apparecchio ai denti, proprio come suo padre – ma non proferì parola.
<< Finn, non ti avevo detto di chiamarmi? >> lo interpellò l’uomo, togliendogli il capello e scompigliandogli i capelli rossicci.
Gli sfilò anche l’impermeabile e gli stivali, gettandoli nel lavandino della cucina, schizzando oltretutto le piastrelle e anche il pavimento.
Oh beh, tanto ormai il danno era fatto, macchia più o macchia meno, lei non avrebbe comunque fatto differenza, no?
E quand’era l’ultima volta che avevano litigato?
Ah già, quando lui era tornato a casa dalla pesca tutto infangato e lei gli aveva fatto quella sfuriata cosmica e poi gli aveva confessato di essere incinta.
Sembrava passato un secolo, o giù di lì.
 
 
 
 
Non ha mai dormito bene come in quel momento.
Senza pensarci, si rigira dalla parte fresca del cuscino, assaporando con la guancia il profumo di pulito che le federe emanano.
Giugno, eppure fa un freschetto particolare, un fresco che ti costringe a dormire con le lenzuola. Magari non fino alla testa, ma comunque che ti coprano fino sotto le ascelle.
Niall si posiziona meglio nel letto, avvertendo contro lo stinco due piedini che sbattono ripetutamente, quasi avessero un ritmo loro.
Sorride, senza voltarsi, mordendosi il labbro quasi a sangue.
L’occhio gli cade sulla sveglia che ha posizionata sul comodino: un aggeggio a forma di carpa gigante che Bessie odia e che definisce sempre da ‘cavernicolo’.
Sono le 4:30 del mattino, e conoscendosi non riprenderà mai più sonno, nemmeno con un mezzo litro di forte valeriana.
Si accuccia meglio dalla sua parte, tentando di resistere a quel fresco che giunge dalla tapparella abbassata a tre quarti, mentre gli viene anche da grattarsi il naso.
Che siano dannate le zanzare e le loro insopportabili punture
La prima zanzara deve essere stata davvero pessima, pensa, mentre solleva pigramente il dorso per grattarsi la punta del naso.
Un’imprecazione gli esce di bocca, nel momento esatto in cui i due simpatici piedini che prima ticchettavano contro il suo stinco ora spingono contro le cosce e poi contro la schiena, come se stessero facendo leva su qualcosa.
Gli scappa una risatina e si volta, afferrando al volo le piccole caviglie e tirandole verso di sé.
E poi urla, risate e anche abbracci.
Niall stringe a sé il suo piccoletto, quel minuscolo bambino di appena tre anni che ha dei capelli rossicci alquanto insoliti – tutto merito del suo sangue irlandese – ed anche un paio di guance rosse piene di lentiggini.
Come lui, da bambino, Finn pare un piccolo elfo dei boschi, uno di quegli essere misteriosi e magici che sanno sempre il fatto loro e vivono anche in un mondo tutto loro.
I dentini sono un po’ storti, non può fare a meno di notare, pure se nella penombra della stanza – illuminata solo dalla luce della luna – e quando sorride ha una fossetta proprio sotto al mento.
Gli somiglia, gli somiglia davvero tanto.
Più di quanto Bessie abbia mai immaginato, si trova a pensare, guardando dalla parte del letto della moglie, quella parte vuota dove invece ha dormito Finn.
Beh, ma si sa… Il venerdì è la loro serata.
Pesca al fiumiciattolo vicino casa, fish ‘n chips obbligatorio per cena, cartoni sul divano e poi letto matrimoniale solo per loro.
Così hanno festeggiato il suo primo compleanno, con Niall a pesca e Bessie che lo teneva in braccio mentre il piccoletto guardava il padre e si sbellicava alla vista di ogni pesce.
Al secondo compleanno, invece, ci sono andati da soli, loro due. Non che lei fosse particolarmente propensa ad acconsentire, ma quando la sera sono tornati con un bel secchio di pesci e anche due sorrisi umidi stampati in faccia – oltre a dei vestiti lerci e infangati, cosa per cui Bessie lo ha accusato di aver mandato un bambino di soli due anni in un fiume gelato – ogni preoccupazione è svanita, e sentire il piccolo Finn biascicare qualche parolina contorta e qualche frase smozzicata sui pesci è sembrato ancora più bello.
Ed ora eccolo, il suo terzo compleanno.
Il fish ‘n chips di quella sera non è mai stato così buono, e Niall gli ha perfino regalato una canna da pesca tutta sua, fatta su misura per lui, con tanto di impermeabile e stivaloni fino alle ginocchia. E cappello, oh sì, per proteggerlo dall’umidità.
Ed ha deciso, in cuor suo, che continuerà a regalargliene sempre, con l’andare avanti del tempo, così che abbia un ricordo, così che possa tramandare questa sua passione anche ad altri, così che si ricordi di come lo stia stringendo ora, contro il suo petto, mentre il piccoletto ridacchia, divertito.
<< La mamma? >> chiede Niall, accogliendo il figlio sul suo petto, permettendogli di salirgli addosso.
Conosce già la risposta, ma sentirlo parlare è sempre un qualcosa di nuovo e meraviglioso.
Le piccole manine indagano l’espressione del padre, poi sorride, mostrando due file di denti non completamente intere.
Niall sorride a sua volta, scompigliandogli i capelli.
<< Dorme nella mia cameretta! Prima è passata… >>
<< Cosa? >>
<< Sì… >> Finn conferma, strusciando il nasino contro il petto del padre << … Io ero sveglio e lei mi ha rimproverato e mi ha detto che se non dormivo venivano gli elfi e… >>
<< Gli elfi?! >> ride il padre, seguito dal piccoletto.
<< Sì! Tu li hai mai visti gli elfi, papà? >>
Oh sì, domanda facilissima, questa.
<< Beh… >>
<< Come sono, papà? Mamma dice che sono piccoli e… Col naso lungo e le orecchie… Tutte strane! >> Finn si rizza a sedere sul petto di Niall, gonfiando le guance, poi si sporge verso l’abat-jour sul comodino e la accende, ed ora sì che le sue lentiggini si vedono bene, così come i suoi capelli rossicci arruffati << E poi dice anche che hanno i poteri magggggici e… >>
<< Ok, campione! Ma ora rimettiti a letto o la mamma ti sgriderà di nuovo! >>
<< Ma lei ora dorme, papà! Come può sentirmi? >>
Niall lo squadra, nel suo adorabile pigiamino a quadri bianchi e verdi, poi lo afferra e se lo riporta addosso, stringendolo al suo petto.
Il bambino ride, portando le sue morbide manine al volto del padre, che lo morde giocosamente sui polpastrelli soffici.
<< La mamma è… Una Banshee! >> rivela allora Niall, in un sussurro.
Lo sente rabbrividire ed appiattirsi ancora più contro di lui.
<< Non avrai paura, eh, campione? >>
Il piccolo dissente, velocemente, ma afferra di scatto le lenzuola, tirandosele su fin sopra i capelli, per poco non acceca anche lui.
Il padre ride, abbracciandolo stretto.
<< Quindi la mamma ha i poteri? >> chiede il bambino, in un sussurro.
Guarda speranzoso il padre, con due occhi celesti e limpidi.
Hanno gli occhi uguali, loro, profondi e sinceri alla stessa maniera.
<< Mmh-mh… >> Niall annuisce, sorridendo << … Ha dei poteri fantastici! Non te ne sei mai accorto?! >>
Il piccolo dissente, mordendosi un labbro con apprensione.
<< Sa preparare una buonissima colazione, poi riordina sempre tutto… >>
<< … Con il pensiero?! >> lo interrompe il figlio, gli occhi che brillano d’eccitazione.
Niall annuisce << E odora sempre! Ha dei profumi speciali che usa per noi… >>
<< Davvero? >>
Annuisce, allungando una mano all’abat-jour, spegnendola.
<< E… Come fa a sapere sempre tutto? >> chiede ancora il bambino, avvicinandosi al volto del padre, quasi accecandolo con le piccole dita.
Lui lo accarezza, lisciandogli le guance.
Sorride, sospirando, ed è come se il bambino abbia anche smesso di respirare.
Si aspetta una bella risposta, una di quelle convincenti, sicure, una di quelle risposte che possano bastargli per la vita, perché il suo è il miglior pescatore e papà del mondo, su questo non si discute.
<< Perché lei è qui… >> Niall poggia una mano sul petto del figlio, all’altezza del cuore << … E ci sarà sempre! Sa cose che tu non conosci e… >>
<< Perché è grande? Come te, papà? >>
Lui annuisce, scoccandogli un bacio sulla punta del piccolo naso, cosa per cui il bambino ride, per poi ricambiargli il favore.
<< Mi vuoi bene, papà? >> chiede poi, con una vocina impastata di sonno.
Conoscendolo si sveglierà verso l’ora di pranzo, visto quanto ha perso per chiacchierare.
Piccola peste, Niall sa già che più passeranno gli anni e più diventerà impegnativo stargli dietro.
Ha solo tre anni eppure ragiona già come se ne avesse il doppio, sa stupirli in ogni cosa.
Tipo l’altro giorno che ha voluto a tutti i costi il coltello per tagliarsi la carne da solo, asserendo che la mamma era troppo stanca per il lavoro ed il papà troppo impegnato a tagliarsi la propria, di carne.
<< Papà! >> si sente richiamare Niall, quasi in un lamento.
E quando incrocia lo sguardo del piccoletto, lo vede serio come mai prima d’ora, così stramaledettamente serio che nemmeno a Natale potrebbe mai diventarlo, di fronte ai suoi regali ancora da scartare.
<< Certo, tesoro, ovvio che io… >>
<< Per davvero, papà! Dico davvero, io! >> insiste lui, perentorio.
Niall inarca un sopracciglio, prendendo un bel respiro.
<< Non vorrai mai bene a nessun altro bambino come vuoi bene a me? >>
<< Nessuno. >>
<< E non darai a nessun altro la parte più grande di torta, vero? >>
<< Nessuno. >> conferma ancora il padre, sentendosi spaccare in tante piccole parti ad ogni sillaba che esce da quella piccola bocca che sa più cose di tutti loro messi assieme.
E non che ci voglia poi tanto, ragiona lui, pensieroso.
<< E non porterai nessun altro a pescare con te, vero? >> pone l’ultimo quesito, il bambino, con voce calma e diretta, squadrandolo nella penombra con i suoi due fari celesti.
Scuote il capo, vedendolo sorridere, i denti mancanti che sono troppo buffi su quel viso di bambino.
Lo abbraccia stretto, baciandogli i capelli, cullandolo sul suo petto, avvertendo come odori di sandalo e muschio, il bagnoschiuma che usa ultimamente Bessie e che lascia questo profumo meraviglioso anche a distanza di ore.
Finn sbadiglia un paio di volte, mordendogli il collo, poi si acquieta, respirando piano.
E quando anche Niall chiude gli occhi, niente è migliore per riprendere sonno di quri sospiri lenti e cadenzati che lo cullano.
Lui, suo figlio, lo culla, e la cosa ha del grandioso.
 
 
 
 
Niall lo prese in braccio, correndo in bagno di gran carriera.
<< Papà, mollami! >> esclamò quello quando l’uomo aprì l’acqua della vasca e lo spogliò dei vestiti sporchi, gettandoli sul pavimento.
<< Papà! >> strillò ancora, quando si sentì sollevare e poggiare nell’acqua calda.
<< Andiamo, campione, oggi compi sei anni! Devi essere pulito e profumato o quando la mamma… >> tentò Niall, insaponandogli delicatamente i capelli e lavandoglieli con cura.
Il piccolo lo lasciò fare, acciuffando una paperella di gomma sul bordo della vasca e facendola sguazzare tra la schiuma.
<< Papà? >> chiese poi, mentre questo afferrava la spugna e la insaponava per ripulirlo per bene.
E la situazione era quanto mai comica, visto che Niall doveva stare in ginocchio per arrivare a lavare il figlio in maniera decente, ed inutile dire che gli stesse venendo un mal di schiena tremendo tra insaponatura, risciacquo, shampoo e quant’altro.
<< Dimmi… >> biascicò, schizzandosi con una generosa dose d’acqua quando il microfono della doccia gli scivolò di mano, bagnando anche i mobili.
Imprecò tra i denti, mentre il bambino rideva, il capo ancora completamente insaponato.
<< Papà, secondo te la mamma stasera vorrà vedere i cartoni sul divano con noi? >>
Niall sbuffò, per scostarsi un ciuffo di capelli – bagnati – da davanti agli occhi, poi agguantò nuovamente il microfono, azionando il getto d’acqua più morbido e delicato che ci fosse e ripulì i capelli del figlio dal sapone, sciacquando ogni singolo centimetro con un’accuratezza maniacale.
Se Bessie non l’avesse trovato lindo e pinto lo avrebbe trucidato, poco ma sicuro.
A parte che già rischiava, in ogni caso, solo per il casino che aveva lasciato in cucina…
… Chiuse d’istinto gli occhi, pregustando ciò che sarebbe accaduto.
<< Non lo so, tesoro… >> rispose frettolosamente, sollevando il bambino zuppo e avvolgendolo in un morbido asciugamano, frizionandogli i capelli con dolcezza.
Finn se lo scostò di dosso, sollevandosi in punta di piedi per guardarsi allo specchio.
Niall lo prese in braccio, ed entrambi si rifletterono nella superficie lustra al di sopra del lavandino.
Il piccolo gli sorrise, sistemandosi i capelli bagnati con le piccole dita, e poi passando a pettinare quelli del padre, con una delle spazzole – della madre – che era riuscito ad agguantare.
Stette ad osservarlo in silenzio, lasciandolo fare, studiando le piccole lentiggini sulle sue guance, sorridendo al modo concentrato che aveva di fare, al suo labbro inferiore tra i denti per la concentrazione.
<< La mamma sarà contenta! >> esclamò infine, lanciando la spazzola nel lavandino e ridendo, schioccando un bacio sulla guancia del padre.
Niall annuì, facendo per procedere verso la porta, ma bloccandosi subito dopo.
Per poco non ricadde nella vasca, con tutto il bambino appresso.
Bessie li osservava dalla porta, l’espressione seria di quando qualcosa poco le garbava.
<< Mamma! >> esclamò Finn, dibattendosi dalla presa del padre e quasi facendosi scivolare di dosso l’asciugamano che lo avvolgeva.
La donna avanzò di qualche passo, indagando con lo sguardo le condizioni del bagno, per poi puntare il marito.
Niall deglutì, leggendo in quello sguardo quello che aveva letto sei anni prima, durante la famosa litigata.
Sorrise con cautela, passando il figlio nelle braccia della moglie.
Finn le baciò una guancia, lei gli accarezzò i capelli.
<< Papà mi ha fatto fare la doccia! >> esclamò con orgoglio.
Quella sorrise, poggiandolo a terra e prendendolo per mano.
Rivolse al marito un’ulteriore occhiata, premurandosi che lui ricambiasse.
E quando lo vide impallidire, socchiuse gli occhi, esplicativa.
<< Ho notato qualcosa in cucina… >> alluse, mentre Finn le stringeva le dita con un sorriso che era tutto un programma << … Sei pronto a festeggiare, tesoro? >> chiese poi, ridendo alla faccia estatica del figlio.
Niall fece per muoversi ma lei lo bloccò con una mano sul petto.
<< Datti una sistemata o stasera ceni fuori. Mi sono spiegata? >>
Fu costretto ad annuire mentre la vedeva chiudersi – sbattersi – la porta del bagno appresso.
Era tanto se non gli avvelenava il fish ‘n chips, e ne sarebbe stata in grado, oh sì.
 
 
 
 
Due piatti di patate e tre di pesce dopo, Niall si ritrovò con Finn steso a gambe all’aria sul divano ed il dvd de ‘La Sirenetta’ che andava di gran carriera in tv.
<< Che bei pesci… >> sospirò il bimbo, osservando i protagonisti del cartone con occhi sognanti << … Possiamo prenderli, papà? >>
Niall sorrise, accarezzandogli la testa.
<< Non ci sono qui, sono lontani… Ma se vuoi, quando sarai più grande, potremo prenderci un acquario! >> promise, con fare serio.
Il bambino sembrò soppesare la questione.
<< E potrò tenerci tutti i pesci che voglio? >>
<< Tutti? >>
<< Anche quelli grandi che… >>
<< Oh no, quelli non possiamo tenerli! >>
<< E perché? >> domandò il piccolo, dispiaciuto.
Niall sospirò, facendo per rispondere, ma qualcuno lo precedette.
<< Perché quelli grandi vivono nell’oceano e… >> spiegò Bessie, sedendosi vicino al figlio e facendogli poggiare la testa contro il suo petto; gli toccò un poco i capelli, poi le guance, lisciandogliele con il palmo della mano.
Niall la stessa ad osservare, un enorme groppo in gola che rischiava di soffocarlo, e la voglia sfrenata di abbracciare entrambi.
<< Cos’è l’oceano, mamma? >> Finn sbadigliò, gli occhioni celesti lucidi di sonno e stanchezza.
<< Un posto immenso dove vivono tantissimi pesci! >> si intromise Niall, scambiando un’occhiata con la moglie.
Bessie gli sorrise, seppure di poco, mentre i loro occhi si incatenavano.
<< E possiamo pescarli, papà? >> chiese ancora Finn, mentre la sua voce si affievoliva sempre più.
Si alzò, prendendolo in braccio e cullandolo.
La moglie lo lasciò fare, osservandolo con attenzione, quasi adorazione.
<< No… >> fu la risposta sussurrata, quasi di ninna nanna alle orecchie del bambino.
<< E perché? >> la domanda che seguì, così fioca da essere a malapena udibile.
Niall non rispose, dirigendosi verso la camera da letto.
Fece per entrare, ma si volse, notando che Bessie ancora li fissava.
Ed il fatto che non lo avesse ancora ucciso per il macello che aveva lasciato – di nuovo – in giro non sapeva se rassicurarlo o meno.
Magari gliel’avrebbe fatta pagare l’indomani e…
<< Il tuo fish ‘n chips è sempre ottimo… >> le disse, ammiccando.
Lei sorrise, ironica.
<< Anche il tuo modo di fare macello per casa, idiota. >> rimbeccò, volutamente tagliente.
Niall ridacchiò, mentre lei si avvicinava, per lasciargli un bacio.
<< Buonanotte… >>
E fece per voltarsi, quando si sentì afferrare per un polso.
Squadrò il marito con sospetto, poi inarcò un sopracciglio, nel vederlo indicare la camera alle loro spalle.
<< Ma… Non è la vostra serata, questa? >> domandò, confusa e divertita.
Lui le sorrise e basta, spingendola all’interno, il bambino che dormiva beato tra le sue braccia.
Niente torta di compleanno, solo fish ‘n chips.
Sarebbe stata la serata di tutti, e per molto tempo ancora.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE.

Mi è venuto un II capitolo, ed eccolo qua.
Ci stava tutto.
:D
Il nome del bambino è per Finn… Il mio dolce Finn, conosciuto anche come Cory. <3
Miss u. <3
Non c’entra col fandom degli 1D, ma fa lo stesso.
Quando avrò voglia di pensare a te, mi rileggerò questa OS.
Spero vi sia piaciuta.
:D
Byeeee <3
  
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