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Autore: xthanksmars    02/10/2013    0 recensioni
Un uomo ed un segreto orribile. Un figlio ed i suoi sogni mai realizzati.
Una promessa. Fare del passato, solo un ricordo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sedici anni quando conobbi Amaya, che significa “valle della pioggia” in giapponese. Conoscere per modo di dire. L’avevo soltanto adocchiata mentre usciva da scuola, che frequentavo anch’io, con i libri stretti a se e con la testa china verso il basso. Era consapevole del fatto di essere una bella ragazza e anche gli altri lo erano. La fissavano mentre camminava a passo svelto, le fischiavano contro e le urlavano che era bellissima. Erano talmente stupidi. Non ho mai sopportato i miei compagni di scuola. Pensavano sempre e solo ad uscire con le ragazze che più gli piacevano e alla prima occasione le mollavano come se fossero state dei vestiti passati di moda.
Per la mia sensibilità, a volte, la gente mi credeva omosessuale e seppur più di una volta io abbia negato, nulla cambiò mai. Ma i giudizi degli altri erano le ultime cose che mi interessavano.
Nadim cercò più volte di inserirmi in qualche gruppo che lui riteneva importante, senza successo. Nonostante gli ripetessi più volte che a me non interessava essere considerato un bel tipo, lui puntualmente provava a trascinarmi con sé alle feste e ad altri eventi che mi avrebbero reso popolare. Ecco perché in fin dei conti preferivo Samir. Lui sapeva veramente ascoltarmi e darmi i giusti consigli.

Amaya proveniva da una famiglia più che benestante, forse l’unica di New Orleans. Non aveva amici, se non quelli che le sceglieva sua madre, quelli educati e per bene. Non le permetteva di frequentare ragazzi, né di andare alle feste. Era un’emarginata. Mi faceva talmente pena che un giorno raccolsi il mio coraggio e le andai vicino a cercare di parlarci un po’. Me la ricordo timida come al solito. A qualsiasi mia domanda lei faceva un cenno del capo o rispondeva a monosillabi. Decisi di non arrendermi. Volevo provare a capirla, volevo che lei si confidasse con me.

Così continuai a frequentarla, di nascosto ovviamente. Se i genitori avessero saputo che si vedeva con me, l’avrebbero rinchiusa in casa per il resto della sua vita. Mi disse che se avessi voluto continuare a parlare avremmo dovuto farlo di nascosto ma non mi spiegò il perché.
Glielo promisi. Ed io mantengo sempre le mie promesse.
adim mi ripeteva continuamente che non era una buona compagna perché, seppur fosse bella e benestante, nessuno le dava retta. E ciò non mi aiutava a costruirmi una reputazione. Ovviamente io non lo ascoltai.
Ci vollero molti mesi per procurarmi la sua completa fiducia. Alla fine, finì per raccontarmi tutta la sua vita. Di come i genitori le proibivano di fare qualsiasi cosa, o di come passava le sue intere giornate. Studiare, leggere e suonare. Aveva una stanza che serviva solo ed esclusivamente a contenere la raccolta dei libri di suo padre. E un’altra dove c’erano gli strumenti musicali classici, pianoforte, violino, arpa e chi più ne ha più ne metta. La cosa sconvolgente era che sapeva suonarli tutti alla perfezione. Non che io avessi mai potuto constatare di persona. La prendevo in parola.
Mi raccontò di come il padre non ci fosse mai in casa e di come non si era mai preso cura di lei. Mi raccontò anche di come sua madre non aveva fatto altro che mentirle. Dato il suo cervello altamente sviluppato, Amaya, sapeva benissimo quando la madre mentiva. Non faceva gesti ben visibili o facili da capire, semplicemente si aggiustava la camicia di raso. Amaya non immaginava cosa potesse nasconderle la madre. Si era sempre comportata in modo strano con lei, e se non l’ha mai fatta andare da nessuna parte da sola ci sarà stato un motivo.

Mi ricordo il caldo pomeriggio in cui ci baciammo per la prima volta.
Come quasi ogni giorno, ci incontrammo in Woldenberg Park, il parco che affaccia sul fiume. Era piuttosto lontano da casa sua quindi sarebbe stato impossibile che ci avessero trovati. Amaya continuava a raccontarmi i particolari della sua vita quando, all’improvviso, si era resa conto che non aveva chiesto nulla su di me. In effetti non mi conosceva affatto. Così si scusò e mi domandò di parlarle di me.
E così feci. Le raccontai tutto, anche le mie paure più grandi che avevo rivelato, fino a quel momento, solo a Samir. Mi ascoltò con attenzione e rimase in silenzio fino alla fine del mio racconto. Il tempo insieme a lei passava velocemente, troppo velocemente. Con lei mi sentivo un’altra persona. Fu durante questi miei pensieri che lei, con cautela, mi si avvicinò e mi sfiorò le labbra.
Avrei voluto che quel momento non finisse mai. – Ora devo andare. – mi disse – Devo andare..ma tornerò. –
Questo potrà sembrare un amore adolescenziale, quello che viene e va via dopo qualche settimana. Ma io sentivo che tra me e lei c’era qualcosa di più dell’amore.
Sembrò andare tutto a meraviglia nei due mesi seguenti. Io ero felice, lei era felice. Ma sapevamo entrambi che ciò non sarebbe durato a lungo.
  
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