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Autore: flamin    05/10/2013    10 recensioni
[Vari generi] [Friendship + accenni su pairing] [Long]
Una ragazza ‘particolare’ si ritrova costretta ad affrontare una vita diversa dopo che viene ritrovata al largo di una delle spiagge della baia del New Jersey.
Però, anche dopo essersi costruita un presente, ecco che riaffiora qualcosa dal suo passato. Qualcosa di confuso che distruggerà nuovamente tutto.

Dal capitolo 1:: L’uomo sbuffò per l’ennesima, snervante, volta e lasciò cadere sulla scrivania ingombra il resto degli appunti scarabocchiati a caso. Il suo volto, era contratto in una smorfia che, se non fosse stato per le circostanze, avrei considerato assolutamente divertente.
«Dunque, tu ricordi perché sei qui, giusto?»

Dal capitolo 2:: Beh, che dire, ricordo che da allora in poi riuscii a legare tantissimo con quella ragazzina, sebbene non ne avessi inizialmente voglia. Ma con lei riuscivo ad essere me stessa, quella persona solare e schietta che era rimasta seppellita quasi completamente, dentro di me. E l’adoravo con tutto il cuore, per me lei era come una sorella minore, qualcuno da proteggere, e nessuno avrebbe dovuto anche solo provare a toccarla, o a ferirla.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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≡ Streets of Philadelphia. ²³
 
 
 
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{Prologo} 
 
 
Knew there was somebody somewhere
Like me alone in the dark
Now I know that my dream will live on
I've been waiting so long
Nothings gonna tear us apart
 
 
 
 
 
Non inizierò con monologhi inutili sulla mia vita, non inizierò a raccontare tutto, dalla prima volta che vidi la luce ad ora e… no, non racconterò di come ‘la mia vita si sia illuminata’ dopo la comparsa di un misterioso e bellissimo principe azzurro con tanto di cavallo e sorriso brillante in volto.
Perché non credo a queste cose.
Non so, in me c’era ancora quella parte che urlava con la gola in fiamme, e gli occhi scintillanti di, lasciar perdere i sogni comuni tra gli adolescenti e di vivere una vita solo mia, che non dipenda dagli altri.
Ed ecco perché, adesso, credo sia patetico ammettere che da allora in poi, la mia vita prese una piega notevolmente diversa ed inaspettata.
E io incontrai veramente delle persone in ugual modo dolcissime, disponibili e… speciali.
Il lato divertente di tutta questa bizzarra faccenda è che, dopo aver parlato con lo psicologo della scuola, notai in lui un certo alone negli occhi, come se mi stesse prendendo in giro.
Ma dico io, l’aver vissuto parecchie esperienze orribili non vuol per forza dire che prima o poi usciresti di melone… o no?
Eppure ho sempre raccontato i vari incontri, seguendo la stessa versione e la stessa calma interiore che tenevo di fronte ai medici, preoccupati.
 
 
Il cipiglio bambinesco dipinto sul mio volto fece ridacchiare lo psicologo, mentre si sfilava gli occhiali e passava una mano sul viso imperlato leggermente di sudore. Tirò su col naso adunco e mi osservò con fare accusatorio, come se volesse trovare qualcosa che non andava, in me.
«L’ha ancora per le lunghe?» chiesi, incrociando seccamente le braccia, mordicchiando un labbro e tossicchiando sommessamente.
«Non credo, no.» rispose egli, con voce grave e calma; le pareti sembrarono tremare per una piccola frazione di secondo, come se il suo tono provenisse dalle stesse fondamenta. Ridacchiai tra me e me, ripensando alla poca credibilità dei miei pensieri. Il dottor Freeman unì le mani con professionalità, mentre io, con noncuranza innaturale, mi sistemai sulla poltroncina bordeaux e ritirai una ciocca ribelle e castana dietro l’orecchio.
Con un gesto teatrale della mano, l’uomo –di mezza età- mi richiamò all’attenzione, aprendo un enorme giornale, ormai ingiallito. Il rumore fu così chiassoso che stentavo a credere provenisse da quell’ammasso di carta.
Si alzò dalla sedia girevole e mi venne incontro, tendendomelo. Scattai in avanti, con un’espressione torva e contrariata e, dopo aver lanciatogli l’ultimo sguardo di fuoco, lo aprii e iniziai a leggere.
Le mie iridi verdognole scattavano avanti e indietro, da sinistra a destra, flebilmente, capendo immediatamente il concetto, già dal titolo.
 

 
“Ragazza misteriosa e in fin di vita viene ritrovata in una spiaggia sulle rive della baia di New Jersey.
Ispettori ipotizzano che venga da New York, dopo il ritrovamento di alcuni suoi effetti personali.”
 

«Si indaga su un caso più unico che raro. » lessi ad alta voce, con il volto oscurato e la fronte leggermente aggrottata «Ancora sconosciute sono le cause che hanno portato la ‘naufraga’ proprio lì. Dalla carta di identità, l’unica cosa trovata sulla persona –attualmente in coma-, conosciamo solo il nome e il cognome e la provenienza –probabilmente newyorkese- che non sembra fornire ugualmente alcun indizio. La ragazza è stata trasferita stamani a Philadelphia.»
Presi un grosso respiro, mugugnando qualcosa e prendendo a leggere individualmente, col pensiero.
“I medici credono che possa cavarsela, ma non escludono una possibile amnesia permanente. Non conosciamo neanche alcun tipo di legame esterno che potrebbe rivelarsi fondament--”
Il mio capo smise di muoversi, quindi alzai lo sguardo verso il mio interlocutore e, serrando la mascella, placai la mia voglia di prendere a pugni qualcosa.
Attimi di silenzio. Attimi di silenzio in cui il ronzare fastidioso della mosca faceva di tutto per farmi perdere la pazienza.
E il mio aspetto la diceva lunga sul mio carattere. Il top nero aderente, giacca e pantaloni mimetici e grossi anfibi… Ero una sorta di ribelle rude e grossolana, quando volevo.
Ma potevo giurare assolutamente con convinzione di non essere l’unica ragazza con l’aria talmente sciroccata, in Pennsylvania.
L’uomo sbuffò per l’ennesima, snervante, volta e lasciò cadere sulla scrivania ingombra il resto degli appunti scarabocchiati a caso. Il suo volto, era contratto in una smorfia che, se non fosse stato per le circostanze, avrei considerato assolutamente divertente. Avete presente quando un normale afro-americano assume un’aria concentrata e arriccia il naso socchiudendo gli occhi? Lui faceva esattamente così. Ogni santa volta.
«Dunque, tu ricordi perché sei qui, giusto?»
Ridacchiai con un certo nervosismo nella voce incrinata; scossi la testa e giunsi le mani dietro la mia nuca.
«Oh, please.» parlai con una certa eloquenza, sporgendomi all’indietro e poggiando i piedi –con tanto di scarpe da trekking- sopra la piattaforma legnosa. «Signore, non sono impazzita; e non sono nemmeno stupida. I dottori mi hanno raccontato tutto. So tutto.»
Ecco, a dire il vero, l’aggettivo ‘tutto’ non era praticamente adatto, per me, dato che sapevo solo un quarto della mia storia ed ero a conoscenza unicamente di quello che gli investigatori erano riusciti a scoprire sul mio conto. Il che era estremamente riduttivo.
Ma, strano eppure vero, un giorno mi svegliai con un sacco di immagini in testa. Era davvero bizzarro, non saprei come spiegarlo, era tutto come un caleidoscopio di ricordi: dove diversi momenti della mia ‘vecchia’ vita, visi, credo, conosciuti in passato e frasi strafatte, si univano come in danze disordinate e chiassose, portando solo altro scompiglio.
Eppure io le ricordavo, loro. Le uniche ragazze che riuscivano a strapparmi sorrisi sinceri anche dopo le tempeste più burrascose, le notti più buie e gli inverni più rigidi.
Loro c’erano sempre. Che me ne sia andata io, da loro?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
nda.
uhh, quello che doveva essere un piccolo prologo si è trasformato in uno scritto di circa mille parole. ma non me ne lamento, su.
mh, mi presento. dopotutto è la prima volta che compaio in questa sezione. piacere a tutti, io sono camomillah, ma chiamatemi vì.
come credo che abbiate capito, in questa long il tema principale è l’amicizia. per questo ho deciso di dedicarla ad alcune fra le speciali tantissime persone che ho conosciuto, su efp. ♥
la mia gemeherika; annaellie; maryalicealessia; ellafraallelolamet ros. ♥
allora, in teoria la protagonista –la cui età e il resto verranno svelata nel prossimo capitolo- racconterà con un introspezione, ogni particolare incontro, man mano che la long andrà avanti.
perdonate eventuali miei errori, alla prossima c:
   
 
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