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Autore: zely    06/10/2013    2 recensioni
Non so bene come cominciare questa storia, potrei iniziare dal principio, sarebbe la cosa più logica, ma visto che neanch'io so bene quale sia l’inizio, penso che racconterò quello che mi ricordo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

Prima di tutto mi scuso immensamente per avere praticamente abbandonato la storia, ma non ne ero più sicura, ma dopo una lunga, lunga, lunghissima meditazione da parte mia. Ho deciso che ci riproverò, e spero che questa volta io arrivi fino in fondo!!
Detto questo ci vediamo a fine capitolo.

 

L’aereo porto era mezzo vuoto, e questo mi faceva deprimere ancora di più, non amavo il contatto fisico ma detestavo la solitudine, erano le 9 di sera, ero stanca morta ma non avevo intenzione di riposare anche se il prossimo volo che mi avrebbe direttamente portata in Romania sarebbe partito tra 6 ore, mio padre stava telefonando per essere sicuro che la prenotazione all’hotel fosse ancora valida, mi chiedevo perché si scomodasse troppo, tanto si sa che quando prenoti qualcosa e quando questa cosa l’hai già pagata puoi andare sul sicuro, o no?, mi sembrava comunque che stesse facendo qualcosa di inutile, ma non dissi nulla, non mi riguardava, o almeno mi riguardava così tanto che non volevo avere nulla a che farne. Era uno di quei momenti in cui rimpiangi di essere nato, ti chiedi perché sei nato, e ti chiedi perché magari qualche strana catastrofe non ti abbia già spassata via dalla faccia della terra, questi pensieri masochisti mi portavano sempre a sogghignare amaramente, non dubitavo minimamente della mia evidente indole malvagia, non ci pensavo su molto prima di farmi del male o fare del male agli altri, l’unica cosa che mi piaceva al 100% di me era la mia sincerità, ero una persona davvero sincera, per me la sincerità era tutto, odiavo le bugie, dicevo sempre e comunque quello che pensavo, e questo molte volte portava la gente a detestarmi  - alle persone non piace la verità, anche se diranno sempre che detestano i bugiardi- ma a me non importava gran che, non mi servivano amici per poter parlare o per poter condividere i miei segreti - per quello avevo il mio strizzacervelli – l’importante era che avessi qualche presenza vicino a me, sperando che quello avrebbe potuto tenere lontano i miei fantasmi, ma questo non sempre succedeva, e allora mi ritrovavo a urlare nella notte in preda a spasmi e a lievi convulsioni, ma anche questo riuscivo a superare, quando c’era John, poi lui è morto, no mi correggo, poi io l’ho ucciso, anche se dicono tutti che è stato un’incidente, ma io so che non esistono gli incidenti o le coincidenze, tutto succede per una ragione tutto succede per una nostra azione passata, e dopo aver fatto o commesso qualcosa tutto diventa irreversibile, nulla si può cambiare più, io la vedo in questo modo, dicono che è sbagliato pensarla così drammaticamente, ma io penso solo di pensare in modo realistico, tutto qui. Certo che pensare cose cupe fa venire fame, il mio stomaco brontola, vuole essere nutrito al più presto. << Mamma ho fame>> dico in modo deciso, so che non dovrei essere arrabbiata con lei, non è stata una sua idea ovviamente, lei si attiene semplicemente hai piani di mio padre, ma non posso fare a meno di pensare che lei avrebbe potuto in qualche modo impedire questa cosa, e in più mi hanno mentito sul fatto dell’adozione, anche se ho smesso di fare la guerra con loro apertamente, non significa che io abbia dimenticato, o che io abbia perdonato. << si lo so, sto morendo di fame anche io, vado a vedere se hanno qualche panino al bar dell’aereo porto>> mi dice cercando i soldi nella borsa, << l’ascia stare, da’ pure i soldi a me vado a vedere io>> dico porgendo la mano destra verso di lei e alzandomi in modo rumoroso dalla panchina, e sgranchendomi le gambe, le mie chiappe avevano preso la forma del sedile, mi rendo conto solo allora di essere rimasta in posizione fetale sulla panchina per più di 3 ore, senza mai cambiare posizione, a volte mi stupivo di me stessa. Mi incamminai verso il bar seguita a ruota da mio padre, aveva finalmente smesso di parlare al telefono, rallentai un poco poi mi voltai verso di lui che mi aveva raggiunto, << resta con la Mamma, vado io >>  << no, andate pure io resto qui >> disse mia madre visibilmente sollevata, mi rimisi a camminare verso il bar << sei ancora arrabbiata? >> mi chiese mio padre in modo diretto, << secondo te? Come dovrebbe essere? Mi state solamente portando via dal posto che ho sempre chiamato casa, giusto per catapultarmi in una stupida città della Romania di cui non so assolutamente nulla, ma stai tranquillo a parte questo piccolo particolare non sono arrabbiata >> gli dedicai tanti insulti mentali, pensando al fatto che mi divertivo con poco, si accorse probabilmente del mio sogghigno malvagio, << Ev capirai in futuro che lo facciamo per il tuo bene>> taglio corto lui, << non vedo l’ora che arrivi quel giorno >>  dopo di che gli diedi i soldi in mano e mi incamminai dal lato opposto, verso il bagno delle donne, lui non fece nulla per fermarmi, non mi andava più di mangiare, volevo solo trovare un posto piccolo e tranquillo – come il gabinetto- per poter piangere un pochino da sola, senza sguardi compassionevoli, odio gli sguardi che mi rivolge la gente quando vengono a sapere che vado dallo ‘’strizza cervelli’’. Rimasi sulla tazza del water per una mezz’oretta circa senza fare nulla, poi costrinsi le mie gambe ad alzarsi meccanicamente ed a incamminarmi verso le panchine su cui erano seduti i miei genitori. Alla vista del cibo che aveva comprato mio padre di punto in bianco mi ritornò l’appetito, mi misi sulla panchina e incomincia a ingurgitare il cibo senza parlare e senza guardare nessuno dei due in faccia, un paio di volte dimenticai persino di respirare per quanto avevo fame. Intanto pensavo al fatto che forse i miei genitori mi stavano dando una possibilità di cambiare, di cambiare la mia vita, la mia routine, ma cavoli ragazzi forse sarebbe bastato solo cambiare città, non vi pare?, piuttosto che cambiare continente, ma ormai  il latte era stato versato, quindi la mia priorità in quel momento era cercare di accettare questo fatto , e soprattutto di smetterla di comportarmi come un’emerita cogliona, in particolar modo con i miei genitori, dopotutto non era colpa loro se stavo perdendo i miei pezzi per strada, non era colpa loro se di notte non riuscivo a dormire, e non era colpa loro se avevo paura, quindi perché prendermela con loro? Non aveva senso, e in più era una cosa stupida e inutile. <<  Mamma scusami tanto >> dissi con la bocca piena, << Papà, mi dispiace immensamente >> aggiunsi  guardando entrambi intensamente negli occhi, << Sappiamo che è difficile per te, e non sai quanto ci dispiace farti del male, ma io e tua madre DOVEVAMO  farlo ,era la cosa migliore, credici >>  non mi piacque molto il modo in cui calcò sulla parola ‘’dovevamo’’, ma non dissi nulla stavo cercando di rimettere a posto le cose, e non mi pareva intelligente ribattere su qualcosa del genere, quindi lasciai perdere. La voce metallica che annunciava il nostro volo uscì dagli auto parlanti, buttai a malincuore il cosciotto di pollo fritto che stavo mangiando, mi chiedevo perché vendessero cibi cosi ipercalorici negli aereo porti, e poi la gente si lamentava se ingrassava, non è molto consigliabile mangiare cibo fritto prima di un volo, lungo o corto che fosse, - il pollo però era davvero ottimo-, presi il mio Mp4  selezionai una canzone a caso dalla mia playlist, volume al massimo, presi i miei bagagli e mi incamminai dietro i miei genitori, non avevo nulla da dire e di conseguenza alquanto logica per me, non avevo nulla che valesse la pena ascoltare al di fuori del suono che proveniva dalle mie cuffie.  Il volo fu l’esperienza più noiosa che avessi  mai fatto, e in molte occasioni il pollo che avevo mangiato aveva minacciato di ritornare  a  galla, era disgustoso il gusto acre  e puzzolente di vomito che mi sentivo in gola, non stavo troppo male da vomitare, ma neanche tanto bene da sentirmi in dovere di sorridere alle hostess che mi domandavano se avessi  sete. Fuori dai finestrini il celo e le nuvole erano scuri e lugubri, il mio umore andava a pari passo con la situazione meteorologica, mi sentivo svuotata e stanca, appoggia la testa al sedile, l’MP4 si era scaricato, e l’assortimento di musica che ci offriva l’aereo non rispecchiava affatto i miei gusti, il libro che avevo messo in borsa era nel bagagliaio sopra la mia testa, ed ero troppo stanca per muovere un muscolo, chiusi gli occhi e implorai Morfeo  di venirmi a prendere e portarmi nel mondo dei sogni, forse li mi sarei sentita meglio, aspettai a lungo, ma alla fine accolse le mie suppliche e lentamente mi addormentai.

Beneee, mi scuso ancora:( ma vi prego non siate cattivi con me, come io lo sono stata nei vostri confronti qualcuno legga questo capitolo, ditemi cosa ne pensate, cosa dovrei cambiare, e anche -se mai ci fossero- i punti in cui il capitolo vi è particolarmente piaciuto, dopo quello che ho fatto accetto di buonissimo grado anche le critiche che so' di certo non mancheranno!
Al prossimo capitolo!

Zely


 

  
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