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Autore: xniallereyesx    06/10/2013    3 recensioni
Il loro amore è così forte che non si ferma alla maledizione. Quella maledizione li può separare, ma non può diminuire il sentimento che provano, anzi, lo fortifica. Perchè finchè lui lotterà per averla, lei apparirà, sempre.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 1 - L'ARRIVO

19 MAGGIO 2013
VERONA, ITALIA

 
«E possa la fortuna essere sempre a tuo favore»  queste erano le ultime parole che la migliore amica di Luce, Clary, le aveva dedicato per messaggio dopo la sua partenza. Lucinda doveva andare alla Sword & Cross School, un istituto che raccoglieva tutti i ragazzi e le ragazze 'speciali', come diceva sua madre. Ma lei non aveva niente di speciale: era una semplice ragazza di sedici anni, con gli occhi azzurri cielo e e i capelli neri come la pece. Lei non si definiva speciale, si definiva diversa, era la tipica ragazza che si nasconde dietro un libro, e che porta una passato tremendo. Da piccola vedeva sempre qualcosa di nero girare intorno a lei, le parlavano, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che queste 'ombre' fossero invisibili per gli altri. Erano fredde, e nere più dei suoi capelli: la inseguivano sempre, come se volessero chiamarla, ma lei scappava da loro. E' per questo che i suoi genitori decisero prima di portarla dallo psicologo, e poi di farsi aiutare da questa scuola. Aveva perso tutto: la sua migliore amica, la famiglia, e quasi tutti i suoi libri. I suoi pensieri furono interrotti da un sospiro della madre.
«Tesoro, siamo arrivati. Papà porterà la tua valigia fino all'entrata, e poi ti dovremmo salutare...»  un'altro sospiro percorse la voce della madre, e Lucinda sapeva cosa voleva dire. Si poteva tradurre con un 'Tutto quello che possiamo fare noi genitori adesso è portarti la valigia, per il resto, dovrai tu scegliere la tua vita'.  
La ragazza scese dalla macchina, e al suo primo sguardo la scuola parve un carcere: era cupa, il cielo era coperto da nubi grigie, e prometteva pioggia, proprio come le lacrime di sua madre che le rigavano il proprio volto. La macchina si era fermata davanti ad un grande cancello, probabilmente era quella l'entrata della scuola. Sua madre intanto stava parlando con una donna abbastanza robusta, e dopo aver indicato Lucinda varie volte, fece cenno di avvicinarsi.
«E quindi sei tu la famosa Lucinda Price! Vedi ancora le 'ombre'?» Lucinda sospirò, e sua madre fece un cenno di 'si' con la testa. «Molto bene, la tua stanza è la numero 247, ecco le chiavi.» La donna le lanciò una piccola chiave, sorridendo. «Ah mi sono dimenticata: devi lasciare giù tutti i telefonini, cellulari, computer, CD, DVD, insomma, in poche parole tutti gli oggetti elettronici.» Luce guardò in basso, pensando alla sua amica Clary, e al 'Quando arrivo ti chiamerò' che le aveva promesso. Chissà cosa avrebbe pensato di lei, o forse, se ne era già dimenticata. Le persone sono facili da dimenticare. 
«Ma come faremo a sentire nostra figllia senza cellulare?» la voce della madre era preoccupata, ma il padre (che era appena arrivato con la valigia) riuscì a farla calmare con un semplice tocco. Lucinda invidiava il loro amore, era così vero e fondato sulla fiducia. Anche lei non voleva uno così, ma è impossibile trovare un ragazzo disposto al 'per sempre' delle favole.
«Signora, non si preoccupi, abbiamo a disposizione un telefono, un computer e quindi una rete wifi. Ora, cortesemente, potrebbe salutare sua figlia? Come sapete, siete in ritardo e io ho altre cose da sbrigare» affermò la donna, con una certa punta di irritazione.
I genitori si strinsero a Luce, sua madre stava piangendo, mentre suo papà manteneva una calma che nascondeva un dolore intenso. Dopo tanti 'Ti vogliamo bene' e altre raccomandazioni, il padre consegnò la valigia (e anche Lucinda) a quella donna. E la ragazza non ne era affatto contenta.
«Ciao mamma, ciao papà, vi voglio bene» un sorriso le scappò dalle labbra. Era finto quanto la sua felicità, ormai era diventata una campionessa di sorrisi finti. Rimase davanti al cancello fino a che la macchina dei suoi genitori non scomparì nella strada immmersa nel bosco. Ora era sola.
«Ragazzina, la tua stanza è al terzo piano. Prendi la tua valigia e arrangiati. Ah, deposita gli oggetti tecnologici. Se non sai dov'è la tua stanza, puoi chiedere alle tue amiche ombre di mostrati dov'è AHAHAH» un sospiro di tristezza scappò dalla bocca di Luce che, dopo aver lasciato il suo telefono alla donna, si incamminò verso la vera entrata di quella scuola.
Tra il cancello e l'entrata c'era una piccola passerella contornata da fiori, belli e vivaci, e poi c'erano altri ragazzi che aspettavano davanti all'entrata. Luce si affiancò ad una ragazza dai capelli lunghi, mossi e biondi, con gli occhi azzurri: in poche parole, era perfetta. Stava parlando con qualcuno, si sporse per guardare e...
«Oh no, scusa non volevo! Io, io non pensavo di fare questo, scusa» aprì gli occhi: era stesa per terra, e una ragazza le continuava a parlare, ma non era quella 'perfetta'. Si continuava a scusare, e dopo averla aiutata ad alzarsi, per 'farsi perdonare' (come aveva detto quella ragazza) voleva guidarla nella sua stanza. Era una ragazza bassa, con i capelli corti castani e le lentiggini sulle guance. I suoi occhi erano di un nocciola che ricordavano a Luce la sua adorata nutella. Questa ragazza l'aveva spinta per terra (per sbaglio), facendo perdere l'equilibrio a Luce. Chissà cosa aveva pensato la ragazza 'perfetta' dopo aver visto la stupenda figura di Luce. Si spostò per guardare la sua faccia: era sconvolta, e continuava a dare gomitate ad uno difianco a lei, quel qualcuno che luce non era riuscita a vedere e che sentiva il bisogno di vederlo. Cercò ancora di nuovo di riuscire a vederlo, ma la mano dell ragazza prese la sua portandola all'entrata della scuola.
«Adesso ti devono fare una piccola intervista, e poi ti porto direttamente nella tua stanza. Ah, mi chiamo Anne piacere!» Anne porse la mano a Lucinda, che lei strinse con un po' di indifferenza: c'era qualcosa che la spingeva a girarsi e a cercare il vicino della ragazza 'perfetta', ma la donna all'entrata incominciò subito a chiedere i suoi dati. 
Dopo aver dato i suoi dati personali, Luce potè finalmente entrare dentro la scuola: all'interno le pareti erano fatte di legno scuro, era tutto un po' troppo scuro in quell'istituto. C'era una grande scala che si divideva in due (a destra e a sinistra), mentre a destra e a sinistra c'erano dei lunghi corridoi.
«Questa è l'entrata della scuola, e i corridoi ai lati portano alla cucina e alla mensa. Le scale invece portano ai piani alti, ci sono cinque piani in tutto. Nel primo e nel secondo si trovano tutte le classi, nel terzo e quarto le aule e infine nel quinto la biblioteca e altre cose importanti come il bar, la sala video e la sala professori. Come tu ben sai hai lasciato il tuo telefono a quella pazzoide che sta fuori, ecco, anche qui c'è un telefono (in ogni piano), adesso ti faccio vedere il tuo» Lucinda seguì Anne, e dopo aver fatto tre piani di scale, finalmente riesce a intravedere la cabina telefonica con un foglio attaccato difianco «Se vuoi usarlo devi prenotarti: hai dieci minuti di tempo per parlare, e poi devi lasciarlo agli altri. Nel foglietto rimangono solo le ore 5:00 o 20:00, fai una firma su che orario vuoi il telefono» Luce non si sarebbe mai svegliata alle cinque di mattina per usare il telefono, quindi optò per le 20:00 «Molto bene, ed ora andiamo alla tua stanza!»
Stanza n°247.
Luce infilò le chiavi e con un semplice 'click' la porta si aprì: la stanza era piccola, sul muro in fronte all'entrata c'era una finestra, mentre a destra c'era un letto (che non era appoggiato tutto al muro, ma soltanto la parte del cuscino), un comodino e un piccolo guardaroba e a sinistra una scrivania con una piccola luce.
«Se ti serve il computer devi andare su, in biblioteca, ma non ti preoccupare, domani alle 7:00 ti passo a prendere e ti faccio fare un giro della scuola, tanto le lezioni iniziano alle 9:00 qui! Ah, io sono nella stanza n° 152, sempre su questo piano. Ora so che sei stanca, quindi ti lascio, ciao Lucinda!» Anne scappò via, e Luce, ormai stanca, buttò la valigia dentro la sua stanza. 
Le mancavano i suoi genitori, la sua casa, Clary, insomma, la sua routine. Le faceva male pensare che forse avrebbe rivisto i suoi a Natale, tra tre mesi. Un rumore la distolse dai suoi pensieri. Un ragazzo con i capelli castani e gli occhi nocciola si affacciò alla porta.
«Ehi! Scusa per il disturbo, ma ti conviene chiudere la porta, qui ci sono molti impiccioni che potrebbero entrare e... aspetta, sei nuova?» Lucinda notò subito il suo sorriso mozzafiato
«Ehm, si, sono Lucinda, sono appena arrivata e...»
«Piacere, Cam! Scusami ma ora devo scappare, ciao ciao Luce EHM EHM Lucinda!» il ragazzo corse via, ma come faceva a sapere che tutti la chiamavano 'Luce'?
Lucinda chiuse la porta e si sedette sul letto, era tutto così strano qui. Prima la ragazza 'perfetta', poi Cam (o come si chiamava), lei aveva l'impressione di averli già visti...






 
Ciao belle!
E' da tanto che volevo scrivere il secondo capitolo, e così l'ho fatto! Vorrei ringraziare le due ragazze che hanno recensito il primo capitolo, grazie mille!
Spero che questo capitolo sia degno del secondo, ma prima di fare il terzo vorrei avere almeno tre recensioni.
Non l'ho riletta, quindi perdonate i miei errori,
Ciao <3
Sara
  
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