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Autore: Barby1205    08/10/2013    1 recensioni
Le vuoi veramente bene? Allora allontanati da lei e non dire a nessuno che siete sorelle!
-affermò mia madre più convinta che mai-
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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OUT OF LIMIT.
 
Non sappiamo se può sentirci, quindi è meglio uscire per parlare.
-disse una voce che non riuscii a riconoscere-
Va bene dottore!
-annunciò una voce familiare-
Non collegai con grande facilità la voce alla persona, ma dopo un po’ riuscii a capire che si trattava di mia sorella. Qualche minuto più tardi, rientrò di nuovo e si sedette sulla sedia accanto al mio letto. Ero su un letto d’ospedale, ma perché? Cosa mi era successo? Non riuscivo proprio a ricordare. Da quanto tempo stavo lì? Chi aveva avvisato Taylor? E soprattutto, cosa c’era di tanto grave che non potevo sentire? Erano tante le domande che mi ponevo alle quali però non riuscii a trovare alcuna risposta. Tanti erano i dubbi che mi ronzavano per la testa e nessuno di questi trovava la sua certezza.
Ma che cosa hai combinato?
-mi chiese prendendomi la mano-
Cosa ti passa per la testa, Joy? Che hai risolto ora? Io non posso credere che ci sia ricaduta! E poi? Quel coglione che stava con te? Sorellina io…non voglio perderti di nuovo!
-continuò singhiozzando per le lacrime-
Taylor, perché stai piangendo? Io sono qui con te! Sto bene; ti sento e non c’è niente che non vada!
-volevo risponderle, ma non potevo-
Ero stesa su quel letto ed era come se nessuno dei miei muscoli rispondesse ai miei comandi. Il mio cervello ordinava qualcosa che però non veniva eseguito. Volevo aprire gli occhi, volevo ricambiare la sua stretta di mano, volevo dirle tante cose, ma non ebbi la possibilità di fare nulla di tutto questo.
Io pensavo fossi cambiata, pensavo che questa volta ci saresti riuscita, ma mi sbagliavo, di nuovo! Mi sono illusa di ritrovarti la ragazza che eri prima di bere ma purtroppo non è stato così. Ora sei grande, ora sai cosa fare, ora sai tutti i rischi che porta l’alcol, ora sai tutto, eppure…
-deglutì per poi continuare-
Eppure continui a farlo. Continui a fare una cosa che sai fa stare male sia te sia quelli che ti amano. Quanto vorrei che ora mi stessi ascoltando; quanto vorrei che ti svegliassi e mi raccontassi quello che è successo; quanto vorrei che quel giorno fossi rimasta a casa e non fossi uscita con un ragazzo che, al momento, non è nemmeno qui con te; quanto vorrei che tutto questo fosse solo un incubo; quanto vorrei che ti svegliassi e ti fiondassi su di me, prima per abbracciarmi e poi per rimproverarmi per tutte le cose che ti sto dicendo.
-terminò-
Io ti sto ascoltando, io ti devo spiegare, devo dirti come sono andate le cose, devo raccontarti cosa è successo quella notte. Io sono qui: non voglio che voi stiate male per me, non lo merito.
-era questa la mia risposta ma, ancora una volta, rimase soltanto nella mia testa-
Tra un po’ viene a prendermi Ed, si, il tuo Ed Sheeran… sai? Ormai siamo da più di due mesi in tour insieme e sta andando veramente alla grande! Ti stai perdendo grandi cose che vorrei sapessi, ma non è possibile. Tu…non..puoi…
-cominciavo a percepire la sua voce sempre più lontana, fino a non riuscire più a sentirla
 
 
Taylor’s POV
Era passata una settimana da quando era lì. Quella sera mi aveva chiamato uno sconosciuto che, assicuratosi che fossi la sorella di Joy, mi aveva ordinato di raggiungerli al King Hospital di Londra. Presi il primo volo dall’America e feci come mi aveva detto. L’avevo trovata in condizioni pessime. Il dottor Hume mi aveva spiegato che mia sorella aveva avuto un incidente perché era alla guida, completamente ubriaca e senza patente, di un’auto che non era nemmeno la sua. Era da sola al momento dell’urto e aveva perso conoscenza. L’ambulanza era stata chiamata da una serie di passanti. ‘E’ andata in morte bianca’ mi aveva annunciato uno dei dottori. E ora era in coma da più di una settimana. Ogni giorno andavo a trovarla sperando che si svegliasse ma, ogni volta tornavo a casa sempre più sconfitta vedendo che la situazione non migliorava affatto. Mi sedevo sulla sedia e le tenevo la mano immaginando che sarebbe accaduto come nei film quando, nel momento in cui si afferra la mano della persona in coma, questa si risveglia improvvisamente. Ma era una mia fantasia da film: ne avevo visti veramente troppi e sapevo che quella era la vita reale e che tutto fosse diverso.
Dottore, dottore!
-urlai quando uno di quei computer ai quali era collegata Joy attraverso una serie di fili cominciò a suonare-
Cosa succede signorina Swift?
-corse un’infermiera dalla stanza accanto-
Dottor Hume, corra! Lei deve uscire, mi dispiace.
-annunciò per poi cacciarmi dalla stanza-
Ma è mia sorella! Non posso abbandonarla ora.
-tentai di spiegare-
E’ andata in fibrillazione
-fu l’ultima cosa che sentii-
 
Joy’s POV
 
Tutto intorno a me era bianco. Mi sembrava di essere nella stanza dello spirito e del tempo al palazzo del Supremo nel cartone di Dragon Ball. Intorno a me non riconoscevo più nulla. Dove mi trovavo? Era realtà o sogno? Non riuscivo a distinguere nessuna figura, vedevo soltanto nuvole. Ero morta e quello era l’aldilà? Nah, non era possibile.
Joy!
-mi sentii chiamare-
Non sapevo chi fosse, così cominciai a guardarmi intorno, senza ottenere risultati. Non c’era nessuno né davanti a me né dietro di me. Dovevo essermi impressionata.
Joy!
-la stessa voce rimbombò in quel posto vuoto-
Sono qui, dietro di te.
-aggiunse mettendomi la mano sulla spalla-
Mi spaventai e feci un passo in avanti. Mi feci coraggio e mi voltai.
Papà…
-annunciai e poi corsi ad abbracciarlo legando le mie gambe alla sua vita-
Tu sei qui…tu sei morto…quindi sono…
-realizzai-
No, tu non sei morta, piccola mia. Hanno ancora bisogno di te, laggiù! Vedi, ti aspettano ancora tante cose da fare, tante esperienze da vivere, tante materie da studiare. C’è tua sorella che ti aspetta. E poi devi realizzare il tuo sogno: devi diventare un chirurgo, devi salvare la vita di tante persone, devono conoscerti tutti per quello che sei. Tu devi tornare.
-disse d’un fiato-
Ma non voglio. Non mi piace quello che mi succede, non mi piacciono le mie giornate, non mi piace niente della mia vita. E poi…preferisco stare qui con te. Loro avranno anche bisogno di me ma mai quanto io ho bisogno di te ora, papà.
Devi andare…
-mi incitò lasciandomi la mano-
Si allontanò da me e si dissolse proprio come una nuvola nel bianco che mi circondava. Come dovevo uscire da quella parte? Sembrava non esserci via d’uscita finchè non vidi un tunnel nero. Quella era l’unica cosa che ora riuscivo a distinguere.
Ricordati, piccola Joy, se un giorno dovrai scegliere una strada non imboccare mai quella più semplice. E’ facile andare per la strada facile, ma non è la cosa giusta da fare. L’apparenza inganna. Non tutto quello che vediamo è così com’è veramente. Prendi il bruco, sembra un animale così brutto, ma poi si trasforma in una bellissima farfalla. Non fare quello che, a prima vista, ti sembra più semplice. Scegli sempre la strada più difficile perché, dopo tante impervie e peripezie, ti porterà sicuramente al traguardo. Le cose nella vita non potranno mai essere semplici. Nulla ci viene regalato. Dobbiamo guadagnarci tutto con le nostre forze. Non avere paura della notte piccola mia e ricordalo sempre.. è di notte che è bello credere nella luce.
-mi passarono come in un flash le parole che la mamma mi aveva sempre ripetuto da piccola quando mi raccontava la storia di Cappuccetto Rosso-
Ogni volta, quando mi leggeva la parte in cui il lupo consigliava alla bambina la strada che doveva essere più breve, mi ripeteva questa frase.
Non fare come Cappuccetto Rosso che, seguendo la via che le sembrava più semplice e breve, si ritrova a percorrere la strada più lunga.
-spiegava-
Ora sapevo quello che dovevo fare.
 
TAYLOR’S POV.
L’attesa. Non ero buona ad aspettare. Aspettare senza sapere era la più grande incapacità della mia vita. Nell’attesa ho sempre avuto lo spazio per costruire enormi impalcature di significato, e dieci minuti dopo farle crollare, per mia stessa mano. Poi riprendere da un punto qualunque, correggere il tiro di qualche centimetro per rendere la costruzione immaginata più solida. Vederla crollare di nuovo. Io non sapevo aspettare e non volevo farlo, nell’attesa i mostri prendevano forma e si ingigantivano, mangiavano le ore per crescere e mangiarmi.
Sua sorella si è appena svegliata!
-annunciò l’infermiera che prima mi aveva mandato fuori dalla sala-
Balzai da quella scomodissima sedia e mi fiondai in quella camera. Camera 17, che brutto numero. Finalmente potevo vedere i suoi occhi. Appena mi vide, mi prese la mano e disse.
Prima ti sentivo. Ho sentito tutto quello che hai detto. Mi dispiace Taylor. Mi dispiace per tutto: per averti farti tornare dal tour, per averti illuso di nuovo, per tutte le volte che sei stata qui, su questa scomoda sedia, solo per me. Io non potrò mai ricambiare nulla di tutto questo perché non c’è tempo. Non ho tempo…
-mi disse tenendo la sua mano sempre più stretta-
Non devi ricambiare nulla. L’ho fatto perché volevo farlo, perché ti voglio bene!
-spiegò-
E poi hai tutta una vita se anche volessi ricambiare!
-continuai-
Non c’è tempo, Taylor. Non ho tempo. Io devo tornare. Devo andare da papà.
-riprese allentando la presa-
Ma che stai dicendo?
-la guardai confusa-
La sua mano scivolò lungo il perimetro del letto. Di nuovo? No, non poteva essere in coma di nuovo. Il rumore di quel computer rimbombò nuovamente nella mia testa ma, questa volta era diverso. Lo avevo sentito spesso nei film e non mi piaceva. La linea che segnava il suo battito cardiaco stava diventando dritta.
Infermieraaaa!
-urlai-
Il dottore giunse immediatamente. Poggiò le sue dita sul collo e abbassò lo sguardo.
Mi dispiace…
-disse-
 
Spazio dell’autrice: Scusatemi, scusatemi, scusatemi. Ho pubblicato con molto ritardo ma sapete com’è, no? E’ ricominciata la scuola e veramente non trovo, tra i vari impegni, il tempo di scrivere. Avevo nella mia mente questo capitolo da parecchio tempo e a dire la verità, nella mia testa, era molto meglio. Ho deciso di pubblicare comunque però! Almeno spero che a voi piaccia più che a me! (Fatemelo sapere tramite recensione :P)
Allora…Joy è andata in coma in seguito ad un incidente. Ma cosa è successo veramente? Di chi era quella macchina? E’ perché la stava guidando lei? Non sembra esserci un filo logico in tutto questo. Come si spiega quest’evento? Taylor le è stata vicina tutto questo tempo e finalmente si è svegliata…ma poi? La nostra Joy è veramente volata in cielo? Non posso crederci… *piango*  Voi che dite? Non dico altro perché preferisco che immaginiate voi sui prossimi capitoli e non voglio sgamarvi nulla e.e Un bacio a tutti, Barby xoxo
Ps.scusatemi per eventuali errori di ortografia, battitura o grammatica ma non ho avuto il tempo nemmeno di rileggerlo .-.
  
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