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Autore: Gio_Snower    08/10/2013    2 recensioni
Piccola Raccolta di One Shot sulla coppia ZoRobin, unico collegamento fra loro la coppia stessa.
Il Silenzio Nel Caos : Sono passati due anni dalla Grande Guerra e tutti si sono ritrovati. Fra Zoro e Robin aleggia qualcosa, qualcosa che presto li porterà a scoprire un sentimento che fra loro c'è sempre stato. Una FF in cui non ci sono parole, perché, onestamente, fra loro non servono.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Z, Zoro\Robin
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Il Silenzio nel Caos
 

Le lotte, le urla, le ferite, il sangue che sgorgava da esso, le lacrime di chi aveva appena perso un fratello.

Il loro Capitano, il Capitano, l’unica guida in quel caos di battaglie, l’unica luce e ragione per cui lottare. I sogni realizzati grazie ad esso, e la scia sul sentimento di volerli realizzare.

Tutto grazie a lui.

Ed ora piangeva. Piangeva con una mano sul capello, disperato, mentre suo fratello davanti a lui sorrideva, per poi cadere vittima di quella ferita che gli trapassava il corpo, fatta dal fuoco stesso che tanto amava; creata da quel Akainu, quel Cane Rosso.

E quell’urlo, prima di svenire.

Di perdere coscienza.

Perché tutto era successo in pochi secondi. E Rufy, il suo Capitano, aveva perso una delle cose a lui più preziose: Un fratello.

Cose che la sua ciurma non dimenticherà mai, cose che, ogni volta lo guarderanno negli occhi, vedranno.

Rivivendo un momento di silenzio nel Caos, prima della fine di tutto.

Prima del sangue, delle lacrime, delle urla e del buio più totale.

E poi l’hanno portato via. E raccontarono delle sue urla, delle lacrime di consapevolezza di un incubo. Di quello che, aveva sperato fosse un incubo, ma che era una dura realtà.

Ecco perché avevano speso due anni in duri allenamenti, perché tutto il loro dolore era solo qualcosa che li spronava. Qualcosa per andare avanti dopo una tragedia.

Qualcosa per lottare, per i loro sogni ed il loro Capitano.
 
 

 
 
E così si erano riuniti. Tra la solita confusione, nel solito Caos.

E Robin e Zoro si erano guardati, per poi l’uno annuire e l’altra sorridere elegantemente.

Erano diventati più forti. Tanto più forti. Però Zoro lo sentiva, sì, sentiva ancora quella voglia di crescere, quella voglia di migliorare, quella voglia di migliorare fino a diventare IL più forte.

Eppure, quando la vedeva, quando l’osservava, tutto spariva e le cose più importanti venivano messe, quasi, in secondo piano.

Come se la cosa più importante fosse stare con lei e con i suoi compagni. E forse, era davvero così.
 
 
Nei momenti di calma, Robin si ritrovava a fissare Zoro.

In questi due anni era cresciuto, era diventato più uomo, più virile. E la sua natura calma e matura non era cambiata il che le faceva piacere.

Quel Zoro dall’ampio torace, dalla cicatrice profonda che solcava il suo volto dalla dura mascella e dalle linee dure, maschili.

Ed il suo cuore che batteva? Perché? Accelerava ed un leggero rossore sulle sue guance, che si fosse innamorata?

Alla sua età? Possibile? Ma…e se anche fosse stato, perché di Zoro? Conosceva le qualità dello spadaccino, lo ammirava…e possibile che l’amasse pure?

I suoi sguardi divennero più languidi, più riflessivi, ed ogni volta che cadevano su Zoro, sentiva che pure il suo cuore languiva in cerca di qualcosa; qualcosa che le mancava.
 
Zoro si chiese il perché di quegli sguardi, il perché di quei silenzi.
Il perché di quel Caos.

La bella Robin, dalle curve sinuose, i lunghi capelli corvini ed il volto giovanile, gli pareva una dea marina. Una di quelle che potevano stregare i marinai più potenti solo per sfizio, per divertimento, ma che poi si innamoravano di uno che le ingannava, solo perché la loro natura esigeva un uomo più forte.

E lui? Era più forte di lei? Non ne aveva la più pallida idea.

La camminata di Robin era silenziosa come una lama che fende l’aria, una lama mortale: eppure Zoro riusciva sempre a sentirla.
 
Un giorno gli si avvicinò e i due, vicini, vennero scaraventanti in un caos mentale, in qualcosa di indefinito, troppo semplice da capire per persone dalla natura complessa.

Troppo incomprensibile per ragazzi nati grandi.

Eppure, proprio quella cosa incomprensibile, li spinse ad avvicinarsi. A toccarsi.

La mano callosa di Zoro sui morbidi e lisci capelli di Robin.

La mano delicata e sottile di Robin sulla spalla ampia di Zoro.

Le loro bocche si toccavano, i respiri venivano condensati nell’aria mentre i loro corpi si scaldavano e i loro occhi non si lasciavano.

Erano come presi da qualcosa, qualcosa di forte, duro e malleabile. Una cosa senza forma, ma con una parola sfuggente.

Forse troppo pura, troppo crudele, in un mondo come il loro.

E nessuna parola volò fra loro. Non servivano mai tra loro le parole.

Nemmeno i richiami, perché quando uno parlava, l’altro ascoltava.

E forse era questo, una connessione tra loro nata dal rispetto, ammirazione e quel qualcosa di più.

Una cosa che potevano chiamare solo con la parola: Amore.

E così, finiti i baci, finiti gli incontri di corpi. Nel Caos rimaneva solo il silenzio e i loro timidi sorrisi, presto consapevoli. 
   
 
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