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Autore: NinfadoraLupin    10/10/2013    5 recensioni
“Miseriaccia Harry, siamo a tre, eh?”
“Mmm…sì Ron, siamo a tre”
“Oh Ron, ma che banale che sei! Ginny, allora, com’è andato il parto?”
“Meglio per me che per Harry…l'ha fatta nascere Draco!”
“Dannazione Harry! Quindi Draco ha visto la sua…”
“RONALD BILIUS WEASLEY, sarò anche incinta, ma se osi fare il volgare davanti a Rose ti lancerò una maledizione Orcovolante con i fiocchi ed i controfiocchi”
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lily Luna Potter, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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IERI, OGGI E DOMANI

 


 
Un padre protettivo
 
 
 
“Harry, falla finita!”
“Falla finita? Falla finita?! Ginny forse non capisci…ad Hogwarts ci sono dei ragazzi! La mia piccola Lily non verrà mai a contatto con dei maschi, mai! salvo che non siano parenti! Potrebbe addirittura innamorarsene, e se poi soffrisse?”.
Harry sottolineò quest’ultima parola cercando di esprimere al meglio la gravità della situazione. Ginny trasse un lungo e profondo respiro, chiuse gli occhi e una volta riaperti li puntò su quelli verdi di Harry, quasi come per specchiarcisi dentro.
“Oh Harry, come se né io né te avessimo mai sofferto! Soffrire per amore fa parte della vita: aiuta a crescere e a maturare.”
“Beh io…io non desidero che cresca, voglio che resti la mia piccolina, lei non ci andrà.”.
Così dicendo strappò la lettera della scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts arrivatagli qualche attimo prima via gufo. In quell’istante la memoria di Harry fu attraversata dall’immagine del faccione compiaciuto di suo zio Vernon mentre strappava la sua lettera proveniente dalla scuola. ‘Non c’entra niente, la situazione è del tutto diversa’ pensò Harry e si ripeté mentalmente quella stessa frase quasi per autoconvincersi della sua veridicità. Alla vista della lettera stracciata la piccola Lily, che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad ascoltare rapita la discussione, scoppiò in lacrime e uscì dal salotto sbattendo la porta. Ginny si voltò così in fretta da far svolazzare i suoi bellissimi e morbidi capelli rossi, raccolse ciò che restava della lettera e, puntando contro la carta la bacchetta, sussurrò: ”Reparo”: la lettera si ricompose sotto i loro sguardi. Harry si sentì osservato, non voleva alzare gli occhi dalla pergamena, sapeva che cosa lo stesse aspettando. Come previsto Ginny lo stava trapassando usando esclusivamente il suo sguardo di rimprovero che la giovane donna aveva ereditato dalla madre. Non servirono altre parole perché Harry si mosse meccanicamente e la superò per dirigersi nella cameretta della sua bambina, mentre Ginny, rimasta immobile con le braccia conserte, lo seguiva con gli occhi. Harry bussò.
“Lily, tesoro, posso entrare?”
Aspettò, ma non lo raggiunse nessuna risposta, perciò abbassò la maniglia ed entrò, appena mise la testa dentro la cameretta, nemmeno  fece in tempo a rendersene conto che subito lo colpì dritto in faccia e a tutta velocità il libro ‘Le fiabe di Beda il Bardo’, che Hermione aveva regalato alla piccola Lily soltanto l’anno precedente per il suo decimo compleanno. Mentre Harry si massaggiava dolorante la fronte, sfiorando appena la cicatrice con le dita, non riuscì a frenare la sua voce che trasformò il suo pensiero in parole.
“Lily sarai davvero un’ottima cacciatrice…i Grifondoro avranno la coppa in pugno se, nella Pluffa, metterai la stessa forza che hai impiegato per lanciare quel libro.”
Appena si accorse di ciò che aveva detto, Harry si morse la lingua, si piegò a raccogliere il libro con non curanza sperando con tutto il cuore che la sua piccola non avesse sentito le sue parole, ma ormai era troppo tardi.
“Una che…? Aspetta! Aspetta…vuol dire che potrò andare a Hogwarts? Grazie, grazie, grazie! Miseriaccia grazie di cuore!!”
Harry soffocò una risata.
“Lily non starai passando troppo tempo con lo zio Ron?”
“Può darsi…”
Appena finì di parlare Lily si tuffò dal suo lettino addosso al padre, ma Harry con uno scatto fulmineo estrasse la sua amata bacchetta, gliela puntò contro e gridò: “Levicorpus”! In men che non si dica Lily si ritrovò a testa in giù nel vuoto, appesa per la caviglia a qualcosa di intangibile. La bambina esplose in una vulcanica risata, quant’era bella quando rideva, assomigliava così tanto a Ginny, aveva tutto di lei, dagli occhi, al sorriso e perfino ai capelli, era perfetta: Lily aveva ereditato la bellezza e la dolcezza sia di Ginny che della madre di Harry e come loro due, la sua piccolina, sarebbe stata al centro di molte attenzioni maschili: avrebbe conosciuto ragazzi con la sola intenzione di giocare un po’ con lei per poi abbandonarla come un pezzo di pergamena strappata, lasciandola sola tra le lacrime ed i singhiozzi. Harry scosse la testa per cercare di allontanare quel pensiero e con un piccolo movimento di bacchetta adagiò Lily, ancora occupata a ridere come una matta, sul suo lettino verde. Harry si guardò intorno…se non avesse saputo che quella era la cameretta della sua piccola avrebbe certamente dedotto che apparteneva ad un maschietto, infatti, non vi era alcuna tonalità di rosa: quel colore, evitato accuratamente, gli ricordava immensamente quel rospo dell’Umbridge e i suoi modi barbari di punire le persone.
“Papà? Papà mi accompagneresti tu a Diagon Alley? Ho bisogno di comprare gli oggetti scolastici: incomincerò tra meno di un mese, sai?”.
A quelle parole Harry si ridestò accorgendosi in quel momento che solo all’accenno del ricordo dell’Umbridge aveva serrato i pugni mettendo così in evidenza le cicatrici bianche sul dorso della mano destra, 'Non devo dire bugie.'
“S-sì certo. Ti accompagnerò io. Andremo mercoledì, cioè tra tre giorni, va bene? E poi chissà magari al Prescelto fanno pure uno sconto!”.
E facendole l’occhiolino uscì dalla camera accompagnato dalla musicalità delle risa di Lily.
Harry scese le scale con un enorme peso che gli gravava sulle spalle: le immagini di Hogwarts, della Umbridge e della sua piccola Lily in lacrime lo stavano torturando.
“Ginny…Ginny ho paura, non voglio che soffra”
“Oh Harry, vieni qua.”
Harry raggiunse Ginny sul divano, si distese con lei, le scostò i capelli dal viso, la guardò negli occhi e avendole alzato la testa, la baciò come non aveva mai fatto prima di allora: aveva più bisogno lui di conforto di quanto ne necessitasse lei. In fondo Lily era la sua piccolina e lui la amava più della sua stessa vita. Harry si addormentò sul divano restando abbracciato a Ginny, che, dal canto suo, non smise di tenerlo racchiuso tra le sue braccia: la notte, Ginny lo sapeva anche fin troppo bene, era il momento in cui era Harry ad aver bisogno di protezione e sicurezza. Quella notte, come pochissime volte prima di allora, Harry non fu tormentato dagli incubi.
   
 
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