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Autore: Lady Five    10/10/2013    3 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo diversi giorni di navigazione tranquilla, giunsero in vista della nebulosa Clessidra. Mayu fissava affascinata lo spettacolo straordinario delle forme e dei colori, catturata in particolare da quella specie di occhio che sembrava ipnotizzarla con il suo sguardo misterioso. Tutti gli altri invece erano stranamente silenziosi.
Per avvicinarsi a Nastrond senza essere intercettati, Harlock aveva deciso di nascondersi su Ombra di Morte e seguire le navi da carico da là dentro. Il finto asteroide poteva essere collegato a tutti i sistemi operativi dell'Arcadia: manovrando l'una si manovrava contemporaneamente anche l'altro.
L'obiettivo prioritario ora era impadronirsi di grandi rivestimenti di laurium e proteggere la loro astronave. A Irita e alla sua dannata arma avrebbero pensato in un secondo momento. Perché non lo aveva ancora detto a nessuno, ma non si sarebbe accontentato di difendersi questa volta: aveva intenzione di distruggere la nave del Dipartimento, perché non potesse più usare quell'arnese diabolico contro nessun altro. Non poteva escludere che in quella decisione ci fosse anche un malcelato desiderio di vendetta, sentimento solitamente estraneo al suo animo... ma per il momento non volle approfondire la questione.
Quando sullo schermo grande vennero proiettate le prime immagini di Nastrond, tutti furono colti da un grande sgomento. Il pianeta, non molto esteso, era completamente avvolto da una coltre di nubi scure e dense, costituite in gran parte da gas tossici, come rilevarono gli strumenti. Raramente avevano incontrato un ambiente così ostile, nei loro viaggi intergalattici. Era chiaro perché potessero resistere soltanto delle macchine. Dopo essersi assicurati di essere completamente isolati dall'ambiente esterno, si addentrarono in quella specie di fitta nebbia, con il fiato sospeso. Per fortuna intorno a loro vorticavano altri piccoli asteroidi, detriti rocciosi e altro materiale non ben identificato, tra i quali poterono mimetizzarsi con facilità.
La superficie di Nastrond era rocciosa, arida, scabra, percorsa da profondi canaloni alternati a rilievi aguzzi. Anche l'atmosfera, come sospettavano, non era respirabile per l'uomo. Finalmente, cominciarono a notare tracce dell'attività mineraria. Da una specie di grotta uscivano dei grossi camion carichi di pezzi di roccia scura: il laurium! L'operazione era sorvegliata da diversi androidi armati, mentre i camion sembravano teleguidati.
“Mi chiedo - commentò Yattaran - a che cosa servano tutti quei robot armati. A chi diamine potrebbe venire in mente di venire in questo posto infernale a dare fastidio?”
“A noi, per esempio” fu la risposta ironica di Tadashi.
“Evidentemente deve essere già successo in passato... altrimenti sì, in effetti non si giustifica molto questo spiegamento di forze... - concluse Harlock pensieroso - La natura stessa del pianeta è già di per sé una difesa. Seguiamo quei camion.”
Mantenendosi a una certa altezza, in modo da essere un po' nascosti dalle nubi velenose, seguirono la fila di mezzi, che procedeva faticosamente su una specie di pista scavata nel terreno sassoso, ampia ma non asfaltata, fino a una grande spianata, dove alcune astronavi da carico li attendevano con i portelloni aperti. Qui la sorveglianza era ancora più stretta. I camion salirono sulle rampe fin dentro le astronavi e dopo diversi minuti ne scesero vuoti, riprendendo la via delle miniere. Doveva essere l'ultimo carico della giornata, perché poco dopo i portelloni si chiusero e le navi decollarono una dopo l'altra. Sempre seguite a distanza da Ombra di Morte. Ma non fecero un lungo viaggio.
A non molta distanza da Nastrond, orbitava un'immensa stazione spaziale, da cui partivano e a cui arrivavano mezzi di grandi dimensioni. Le astronavi da carico puntarono su di essa e furono presto inghiottite da uno dei punti di accesso.
A bordo dell'Arcadia erano tutti perplessi. Si aspettavano che il minerale fosse portato su qualche altro pianeta per essere lavorato. Sarebbe stato più semplice atterrare, mescolarsi alla popolazione civile e studiare un piano per introdursi nella fabbrica... mentre infiltrarsi su una stazione spaziale sarebbe stato molto più complicato e pericoloso...
“Incredibile! - esclamò Mayu - Abbiamo dato per scontato che il laurium venisse venduto grezzo, invece probabilmente chi controlla l'estrazione ne controlla anche la lavorazione... un bel business, non c'è che dire!”
“Già. Ecco perché tutta quella sorveglianza. Yuki, che cosa sappiamo di quella stazione?” chiese Harlock.
La donna digitò qualcosa sul computer.
“Niente. Non risulta nulla nemmeno sulle mappe. E' come se quella stazione ufficialmente non esistesse.”
“Comincio a pensare che sia tutto sotto il controllo della Confederazione terrestre. Che sia tutto tenuto segreto... non possiamo nemmeno escludere che anche la loro nuova arma sia costruita là dentro!”
L'impresa sembrava davvero disperata. C'erano troppe incognite. Come riuscire a entrare, come impadronirsi dei rivestimenti di laurium, come caricarli sull'Arcadia... C'era anche la possibilità che nella stazione non vi fossero esseri umani, ma soltanto robot... questo avrebbe complicato ancora di più le cose.
L'unico fatto positivo era che non sembrava esserci nei paraggi la nave di Irita. Per il momento. Quelli del Dipartimento li avevano ancora una volta sottovalutati, evidentemente non pensavano che sarebbero stati in grado di scoprire l'esistenza del laurium tanto in fretta.
Il capitano diede ordine di allontanarsi, per non destare sospetti e per studiare la situazione con più calma.
Difficilmente Harlock si consultava con qualcuno prima di prendere una decisione. Ma in quel caso era diverso. Aveva bisogno di informazioni tecniche, per mettere a punto un piano che avesse qualche possibilità di successo. Quindi, in via del tutto eccezionale, lasciando tutti a bocca aperta, convocò una riunione nella sua cabina con il primo ufficiale, il capo ingegnere, Yuki, Tadashi e Mayu. Ma non si limitò a chiedere i dati, volle anche sentire il parere e i suggerimenti di tutti.
Alla fine giunsero alla conclusione che non era necessario introdursi nella stazione orbitante: anche ammesso che ci fossero riusciti senza farsi scoprire, non ce l'avrebbero mai fatta a sottrarre il laurium necessario e caricarlo sull'Arcadia, ci sarebbe voluto troppo tempo. Quindi, se lo sarebbero preso come facevano con tutto il resto: abbordando una (o, se necessario, più di una) delle navi che lasciavano la stazione con il prodotto finito.
“Il vero problema - concluse il capitano - è sapere prima quali astronavi trasportano esattamente quello che ci serve, per non perdere tempo. Ora, possiamo presumere che sulla stazione abbiano dei magazzini e che lì carichino le navi. Quindi avranno dei piani organizzativi: cosa devono caricare, su quali mezzi e dove questi sono diretti... mi sono spiegato?”
Tutti annuirono.
“Bene, sono queste le informazioni che ci occorrono. Una volta individuata l'astronave che ci interessa, il resto sarà un lavoro di routine. Come possiamo procurarcele?”
“L'unico modo è entrare nel loro sistema informatico - intervenne Yuki - che però sarà blindatissimo, vista la segretezza di tutta la faccenda. Potrebbero volerci giorni.”
“Oppure uno o al massimo due di noi possono entrare nella stazione, raggiungere i magazzini e accedere direttamente ai computer - fu la proposta di Tadashi - In pochi ce la possiamo sbrigare in meno tempo e con un rischio minimo.”
Harlock taceva, soppesando le due possibilità.
“Entrare nella stazione è troppo pericoloso. Non sappiamo chi c'è lassù, non sappiamo com'è strutturata. E poi, le nostre facce sono troppo conosciute...”
“La mia forse ancora no” disse Mayu con voce esitante.
Harlock la fulminò con lo sguardo.
“Che cosa vorresti dire?” le chiese Yattaran.
“Che potrei andarci io. Me ne intendo abbastanza di computer...”
Il capitano la interruppe con un tono gelido, che non ammetteva repliche.
“Ne abbiamo già parlato, Mayu. E' fuori discussione. Faremo così: proveremo a violare il sistema informatico per qualche giorno, se non ci riusciamo ci inventeremo qualcos'altro. Yattaran, Yuki, Tadashi e Mayu, ci proverete ognuno per contro proprio, così moltiplichiamo le possibilità. E coinvolgiamo anche il computer centrale, ci ha già salvato la pelle in tante altre occasioni simili. Riorganizzeremo i turni di lavoro in modo che voi possiate dedicarvici a tempo pieno. Ah, naturalmente resteremo nascosti su Ombra di Morte.”
La riunione si sciolse e tutti uscirono. Tranne Mayu, che lo fissava imbronciata, mordendosi le labbra. Harlock la guardò alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
“Perché non vuoi mai che faccia qualcosa come gli altri?” lo aggredì.
Il capitano, già teso di suo, perse subito la pazienza.
“Perché tu NON SEI come gli altri! Non hai esperienza in questo genere di cose, e non hai idea dei casini che potresti combinare! Credevo avessimo già chiarito questo punto. Avanti, sentiamo, che cosa avresti in mente di fare? Vuoi introdurti in un posto dove non sappiamo nemmeno se ci sono altri esseri umani e men che meno donne? Come pensi di passare inosservata, con quell'aspetto? E soprattutto credi che io ti lasci correre un rischio simile?”
“Il nostro patto era: nessun trattamento di favore, ricordi?”
“A parte il fatto che io non mando MAI nessuno dei miei uomini allo sbaraglio, qui non stiamo parlando di trattamenti di favore, ma di comportamenti sensati! Il tuo non è coraggio, è incoscienza bella e buona! Per non dire follia pura! E ora basta, la questione è chiusa e non voglio più sentirti fare certe proposte! Ah, un'ultima cosa: non ti fare illusioni, il Dipartimento avrà già provveduto a mettere il tuo bel visino insieme ai nostri, tra i ricercati. Quindi anche tu potresti essere riconosciuta esattamente come noi.”
Ma la ragazza diede un'altra prova della sua cocciutaggine.
“Quello è un posto dove ci saranno prevalentemente uomini, no?”
“O androidi, non possiamo saperlo.”
“Dove ci sono molti uomini di solito c'è un certo tipo di donne...”
Harlock cominciava a capire dove volesse andare a parare e non poteva credere alle sue orecchie.
“Potrei fingermi una di loro... una nuova. Nessuno ci farebbe caso se me ne andassi in giro per la stazione...”
“Dimmi che non stai parlando sul serio! Fammi capire: vuoi fingerti una donna... di malaffare per potertene andare in giro impunemente per la stazione? E pensi che te lo lasceranno fare? Pensi che quelli si comporteranno da signori e che nessuno si sentirà autorizzato a metterti le mani addosso, visto il tuo... mestiere? Dico, ti è andato di volta il cervello?”
“Ma potrebbe funzionare... magari potrebbe venire anche Yuki...”
“Oh sì, certo, mi sembra un'ottima idea! Così invece di una fuori di testa, dovremmo preoccuparci di recuperarne due! Ti ho detto che non se ne parla nemmeno! - la sua voce ormai assomigliava di più a un ruggito - Ti puoi scordare che ti lasci compiere una pazzia simile! Per di più basata su delle semplici illazioni, visto che non sappiamo assolutamente nulla di quella stazione!”
“Sei un maschilista! Pensi che solo voi uomini possiate fare certe cose con successo! E non ti fidi di me!”
“Ti garantisco che nessun uomo del mio equipaggio ha mai dovuto spacciarsi per una prostituta. Scherzi a parte, accidenti, Mayu, sei una ragazza intelligente, e ho speso un sacco di soldi per farti studiare, possibile che tu non capisca le mie ragioni? O piuttosto, non VUOI capirle? Su, basta litigare, è tardi, andiamo a letto” cercò di attirarla tra le sue braccia, ma lei si divincolò.
“No, me ne vado in camera mia.”
Uscì sbattendo la porta. Harlock sospirò. Si era illuso di fare pace in un altro modo. Ma era inutile prendersela con lei, in fondo quella soluzione gliel'aveva suggerita lui stesso. Ma forse non pensava che l'avrebbe mai fatto davvero. Era il loro primo vero litigio, da quando si erano ritrovati. E la sua la più classica delle vendette.
Era quasi sicuro che Mayu non avrebbe disubbidito. Quasi. Per precauzione, ordinò agli uomini del turno di guardia di impedire a chiunque di lasciare l'Arcadia e di sorvegliare soprattutto l'hangar con i lupi spaziali.
Tochiro, cerca di trovare in fretta quei dati,o tua figlia mi farà venire un infarto!

Il giorno dopo, molto presto, Yattaran, Yuki e Tadashi si misero al lavoro.
Harlock dopo qualche ora andò a trovarli. Non aveva riposato bene. Si stupiva lui stesso di quanto facilmente si fosse abituato a condividere i suoi spazi con un'altra persona, dopo anni di solitudine e isolamento. Tanto che dormire da solo quella notte gli era sembrato innaturale. Restò perplesso quando scoprì che Mayu non era lì insieme agli altri, e nessuno l'aveva vista. Ma lui credeva di sapere dove si trovasse. Andò da Tochiro.
La ragazza era lì, intenta a digitare qualcosa sul suo portatile e sulla tastiera del computer centrale. Era così assorta che non lo sentì arrivare alle sue spalle e trasalì quando lui le fece un buffetto sulla guancia. Era un gesto così inusuale e tenero che Mayu non poté fare a meno di sorridere. Harlock respirò sollevato. Evidentemente non era una di quelle donne che tengono il muso per giorni e giorni.
“Come va?” chiese con tono neutro, indicando con il mento i macchinari.
“Ancora niente... temo sarà durissima... Gli altri?”
“No, nulla. Ma in fondo avete appena cominciato. Dobbiamo essere fiduciosi. Intanto stiamo monitorando il flusso di mezzi che vanno e vengono dalla stazione. E' praticamente continuo. Mi domando a che cosa serva tutto quel minerale...”
“Pensi... che ci sia sotto qualcosa di grosso?”
“Non ne ho idea. Cioè... ne ho una, ma spero tanto di sbagliarmi!”
“Cioè?”
Lui esitò. Non ne aveva ancora messo a parte nessuno.
“Temo che qualcuno stia pianificando una guerra, un guerra distruttiva... e si stia portando avanti, estraendo quanto più laurium possibile per costruire rifugi, per proteggere la propria gente e i propri mezzi... ma è solo una mia ipotesi. Forse c'è dietro semplicemente un gigantesco giro d'affari.”
Mayu rabbrividì. Non ci aveva pensato.
“Ma... chi? Chi potrebbe avere interesse a fare una cosa simile? Ormai praticamente tutto l'universo conosciuto è sotto la Confederazione, i pianeti che ne sono fuori non interessano a nessuno perché non hanno niente di allettante da offrire, da molti anni non ci sono conflitti...”
“Appunto, da troppi anni... Lo so, in teoria non ci sono ragioni perché succeda... ma quante altre volte è accaduto? Da quando sono comparsi sulla scena del mondo, sembra che gli esseri umani siano incapaci di vivere in pace... Potrebbero esserci dei ribelli, una fazione contro l'altra, un partito contro l'altro... lo possiamo escludere?”
La ragazza tacque preoccupata.
Harlock quasi si pentì di aver parlato. Cercò di tranquillizzarla.
“In ogni caso, non ci riguarda. Noi dobbiamo solo pensare a mettere in sicurezza l'Arcadia e noi stessi, nient'altro. Buon lavoro. Ci vediamo più tardi.”
Tornandosene in sala comando, giurò a se stesso che questa volta non si sarebbe lasciato coinvolgere. Che si scannassero pure, quei pazzi! Non sarebbe certo stato lui a impedirglielo.

 

 

  
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