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Autore: annies    11/10/2013    2 recensioni
La sua vita era così: fatta di birra, venerdì sera in discoteca con i soliti idioti e tante ma tante sigarette. Niente di allucinante insomma, la solita vita da diciannovenne standard; c'era una cosa però, che quasi ogni notte gli si insinuava nel cervello e non gli permetteva di dormire benissimo.
«Ma porca troia, ti vuoi rendere conto che l'ho sognata di nuovo?» il riccio si lasciò cadere sul divano, distrutto e stanchissimo.
~
E se il sogno diventasse realtà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I never hit so hard in love
 

Noel Wood aveva provato una sola volta nella vita quell’orribile sensazione di vuoto che le stava attanagliando le membra, poco a poco. Aveva tredici anni e Brian Ford le aveva appena urlato contro il primo vaffanculo della sua vita. Noel era rimasta a letto per tre lunghi giorni – non era neanche andata a scuola, grazie alla speciale concessione e comprensione di sua madre – e aveva fissato il soffitto, pensando alla maniera più dolorosa per spaccare la faccia di quel sedicenne tanto prepotente che era tale Brian. 
Ma adesso, adesso era qualcosa di diverso; adesso Noel si ritrovava a camminare distratta nel cortile della scuola, insieme a quella che poteva dirsi una sua cara amica – Nastee le era sempre stata vicina, dopo tutto –, con il cuore vuoto e lo sguardo perso. 
Lo scontro con Harry non l’aveva portata a decisioni drastiche quali il non mangiare più o il vegetare da una stanza all’altra di casa sua con il pigiama per una settimana intera, ma la stava consumando giorno per giorno. Sentiva come una sorta di fitta, un male che sfiorava il limite alla bocca dello stomaco e la testa piena di pensieri. Perché si erano impelagati in quella situazione? Tutte le discussioni che nel corso di quei pochi mesi li avevano portati ad avvicinarsi improvvisamente, adesso li aveva separati in modo brusco. 
Discorsi inutili i loro, poi. Nessuno dei due avrebbe potuto aggiustare le cose tra i loro genitori, e a dir la verità, il passato sarebbe dovuto rimanere tale, senza rispolverarlo e indagarci su.
Si scostò una ciocca bionda dal viso, stringendosi il libro – tanto odiato – di letteratura inglese al petto e sospirando profondamente. Camminare in mezzo a tutte quelle persone le metteva ancor più ansia di quella che aveva normalmente: la “perdita” di Harry non era un fatto tanto sconvolgente ma Noel, ora più che mai, si sentiva come se avesse perso un pezzo del suo duro cuore.
«Sei sicura di stare bene?» chiese la sua migliore amica, sfiorandole il braccio con il dorso della mano. Nastee era sempre stata molto protettiva nei confronti della bionda amica e vederla così distrutta – lei non gliene aveva parlato, ma Greg le aveva riferito qualcosa – la faceva sentire quasi in colpa. 
«Sto benissimo» mormorò lei, accennando un flebile sorriso e tornando a guardare un punto impreciso in mezzo alla folla.
Sul piccolo muretto di cemento, proprio quello in fondo al piccolo cortile della scuola superiore, Harry Styles stava fumando la sua – sicuro come la morte – cinquantesima sigaretta della giornata.
 Una maglietta multicolore – più sui toni del fucsia e del giallo evidenziatore – gli sbucava dai soliti jeans strappati sulle ginocchia che indossava quasi ogni giorno. La schiena curva, le gambe penzoloni e i ricci di qualche centimetro più corti. Gli occhi verdi scrutavano attenti la situazione del cortile mentre un biondissimo Niall Horan gesticolava vorticosamente di fronte a lui, probabilmente intento a raccontargli qualche particolare divertente.
Lo sguardo immerso e solenne del riccio costrinsero il cuore della bionda a battere sempre con più frequenza. Noel teneva davvero tanto a quello stupido ragazzo. Poteva dirsene quasi innamorata.
Senza quasi.
«Vuoi che andiamo?» domandò Nastee, lasciandole capire che forse, sapeva qualcosa sulla sua situazione attuale.
Noel fece un cenno di dissenso quasi impercettibile col capo e continuò a camminare a fianco dell’amica, senza staccare le iridi chiare da Harry Styles. In quello stesso momento, anch’egli si girò verso di lei, in maniera del tutto disinteressata. Quando si rese conto di chi avesse davanti, dilatò le pupille e la fissò intensamente. Gli mancava in una maniera quasi malata.
Gli mancavano le sue carezze, gli mancava rubarle i baci e farla ridere.
Gli mancava da morire, nonostante non fosse passato che un misero giorno. 
«Che hai?» domandò Niall Horan, voltandosi di scatto; appena si rese conto di chi il suo migliore amico stesse fissando così intensamente, assottigliò le labbra e si portò entrambe le mani alle tempie «È possibile che non riusciate a staccarvi neanche per un giorno?».
Ovviamente, Harry non rispose. La sigaretta era ormai finita, senza che quest’ultimo ne avesse assaporato gli ultimi tiri, e bruciava imperterrita tra le dita lunghe ed esili del riccio, che sembrava non farci particolarmente caso. I suoi occhi verdi erano fissi sulla figura snella di Noel, che continuava a camminare seguita da Anastasia Perwinkle, ragazza pressoché insignificante e conosciuta da tutti come la più pettegola di tutta Manchester.
La cosa che più colpiva Harry al momento, però, non era tanto la Perwinkle che, al suo fianco, tentava di trascinarla dentro la scuola, bensì lo sguardo assente di Noel fisso sul suo. Non uno sguardo si sfida, non uno sguardo compassionevole né particolarmente sentimentale. Era semplicemente lo sguardo assente di una ragazza che non mostrava a nessuno quel che realmente provava.
Anche Harry l’analizzò da capo a piedi: riusciva ad apprezzare tutto di Noel, persino il modo buffo in cui la camicia color fango era abbinata ad un paio di Vans consumate e verde mela; o anche il modo strano in cui i suoi capelli biondi e abbastanza rovinati dalle tinte erano tenuti insieme da una matita mordicchiata.
«Ma la smetti di fissarla? Sembri il maniaco di quei film horror che mi costringi a guardare a volte» disse Niall, strattonando l’amico e costringendo a distogliere lo sguardo da quella che avrebbe voluto essere la sua ragazza. 
Un brivido gli percorse la schiena e le membra quando, dopo esser stato distratto dal suo biondo amico, non la vide più.
«Sei una testa di cazzo.» si lasciò sfuggire Harry, scendendo dal muretto e calpestando con rabbia il mozzicone della Lucky Strike ormai ridotta all’osso.

Noel si lasciò cadere sulla sedia scomoda dell’aula di letteratura con una lentezza inesorabile: in quel momento avrebbe voluto essere da qualsiasi parte – sì, anche nel laboratorio di chimica col professor Cowell – tranne che lì. Non avrebbe potuto sopportare le urla gracchianti di Mrs White e le occhiatacce del suo tirocinante, Louis, con cui passava un paio di pomeriggi a settimana per recuperare. 
Ma quello che l’irritava di più non erano né Mrs White né Louis Tomlinson. Purtroppo per lei, le ore di letteratura era costrette a passarle sempre con Harry, che in quel momento aveva appena varcato la soglia.
«Era ora, Styles!» esclamò infastidita Mrs White, alla quale Harry rispose con un cenno sbrigativo della mano. Questi esaminò più e più volte lo spazio angusto dell’aula, constatando infine che l’unico posto disponibile si trovava proprio accanto a Noel, che di certo non avrebbe gradito la sua compagnia.
Maledetto Niall! Anche sta volta il suo ritardo era stato causato da lui e dai suoi infiniti discorsi sul GTA appena uscito.
«Non ha intenzione di accomodarsi, oggi, Styles?» insistette la professoressa, che pochi attimi prima gli aveva già intimato di prendere posto accanto a Noel. 
Fece un cenno con il capo, sospirando e incamminandosi con il suo zaino malmesso su una sola spalla verso il banco della bionda, che si muoveva nervosamente sulla sedia, stringendosi le mani per impedire al ragazzo di scorgere il suo tremore. 
Faceva sempre così Noel, per mascherare il suo nervosismo. Peccato però, che stranamente Harry riusciva a smascherarlo la maggior parte delle volte: anche adesso, aveva preso ad osservare le pieghe della sua fronte corrugata e il broncio che aveva messo su, leggermente arrossato.
Il riccio si sedette lentamente sulla sedia e non la degnò di un minimo sguardo: sapeva che al momento non era la cosa migliore da fare per entrambi. Non poteva permettersi di fissarla com’era accaduto pochi minuti prima in cortile, la distanza di sicurezza era stato bruscamente annullata ed Harry avrebbe rischiato di rimetterci la pelle. Il ragazzo riuscì a reprimere un risolino, causato da quel pensiero e aprì il libro di letteratura dal quale quello strano e giovane tirocinante stava leggendo un sonetto particolarmente complicato.
Noel non si muoveva, a volte si rendeva conto, a causa delle guance gonfie ed arrossate, di stare addirittura trattenendo il respiro; allora si girava dall’altra parte, magari esponendosi agli sguardi indiscreti di Matt Tiger, un suo segreto ammiratore, e buttava fuori il fiato, attenta a non farsi sentire da Harry, che continuava a seguire la lezione attento, con una mano sotto il mento e sbattendo le palpebre più velocemente di quanto fosse normale.
La bionda lo guardava poche volte, e sempre con la coda dell’occhio, cercando di non avvicinarglisi troppo: avrebbe rischiato di sentire il suo profumo e di sfiorargli la spalla, o magari il braccio.
Harry invece, era riuscito a guardarla una sola volta nel corso della lezione e aveva avuto una voglia irrefrenabile di stringerle la mano e baciarle le dita una ad una; aveva però represso quell’istinto e aveva deglutito forse un po’ troppo rumorosamente. 

Il suono improvviso e tremendamente metallico della campanella aveva segnato da un paio di secondi la fine di quella che per Noel, era stata la lezione più lunga di tutto il quadrimestre. 
Sospirò, e rilasciò ancora una volta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni negli ultimi minuti e si alzò di scatto dalla sedia, afferrando con nervosismo penne, matite e libri e infilando tutto alla rinfusa nella piccola cartella color cuoio, prima per terra.
Harry non l’aveva osservata neanche con la coda dell’occhio stavolta, perché non aveva voglia di metterla in imbarazzo ancora una volta.
Quando però, sentì Noel sgusciare via dall’aula frettolosamente e con gli occhi lucidi – questo l’aveva visto, sì – non ce l’aveva fatta, e aveva fatto cadere la sua testa sul banco.
Non potevano continuare così ancora per molto.

 
Praticamente non ho scuse, però .. SCUSATEMI per l'infinito ritardo nel postare ma è iniziata la scuola da ormai quasi un mese e non ho avuto minimamente il tempo per dedicarmi alle mie storie. Oltretutto non ho neanche parecchia ispirazione (perdonatemi se questo capitolo vi fa schifo, ma...) e sono sommersa dagli impegni. Scusatemi ancora, quindi.
Vi lascio con questa gif che io trovo meravigliosa di Miley. Immaginate ovviamente che abbia i capelli lunghi, perdonatemi, ma la trovavo perfetta. 
Un bacio enorme,
Ari

 
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