Capitolo 1 –
Reyka
Una lunga galleria illuminata solo da qualche
torcia. Stava correndo. No, stava scappando! Riusciva a sentire il fiato del suo
inseguitore sul collo, assieme al rantolo emesso dalla fatica per starle
dietro.
Non osava voltarsi, sapeva che era dietro di
lei.
Poi una luce in lontananza: accelerò la corsa.
La fine della galleria corrispondeva però al bordo di un precipizio, al quale
salto sapeva non sarebbe sopravvissuta. Si voltò di
nuovo e lo vide: occhi rossi scavati che brillavano come fiamme nelle tenebre
ed artigli lunghi ed affilati come lame. Non avrebbe
mai permesso a quell'essere orrendo di ucciderla così saltò nel vuoto..
Aprì gli occhi madida di sudore, con la
sensazione di disagio che ancora la pervadeva.
Ore 6:45 puntuali, il solito fastidioso trillo
della sveglia squillò riempiendo la stanza.
Un braccio emerse dalla trapunta azzurra per
spegnere l'orrendo marchingegno.
Qualcosa però continuava a disturbarla, come un
peso alla bocca dello stomaco. Scansò la coperta quel tanto che bastava per vedere la sua gattina bianca acciambellata
proprio dove sentiva il peso, che ronfava beatamene.
Reyka sorrise, sedendosi e facendo scansare la
gatta che miagolò il suo dissenso.
“Oh avanti non fare l'offesa,
fra poco tu tornerai a dormire mentre io no! Quindi non protestare e
fammi alzare” la gattina in tutta risposta miagolò, per poi balzare sulla sedia
della scrivania, tornando a dormire.
“Che gatta pelandrona!”
Aprì la finestra per ispirare la tiepida aria
primaverile delle mattine di maggio. Mamma rondine, che quell'anno aveva
costruito il suo nido tra i rami del faggio, che si allungavano fino alla
finestra della stanza di Reyka, stava sfamando i suoi cuccioli e s'interruppe al
brusco rumore della finestra che si apriva.
“Buongiorno mamma rondine” salutò la ragazza,
stiracchiandosi.
L'uccellino pigolò,
quasi a volerle rispondere. La ragazza lasciò la finestra aperta per godersi la
brezza del mattino, mentre si preparava per andare a
scuola.
Si girò verso il suo comodino e prese in mano
la cornice bianca che vi era appoggiata sopra. Ritraeva
un gruppo di ragazzi durante una vacanza al mare. Reyka strofinò il pollice
sopra l'immagine di un ragazzo in basso a destra, sospirando. Riappoggiò a
malincuore la foto, prendendo lo zaino in spalla e la sua adorata chitarra in
mano, quindi scese le scale dirigendosi verso la cucina.
“Buongiorno mamma” salutò, dandole un bacio
“dormito bene?”
“Buongiorno a te. Si dormito molto bene e
tu?”
“Non molto” afferrò una fetta biscottata e ci
spalmò sopra un cucchiaino di marmellata “Ho avuto un incubo” diede un morso
“Però non ricordo bene cos'ho sognato...”
La guardò negli occhi e le sorrise “era solo un
brutto sogno, non ci pensare più” rispose, dandole una
carezza affettuosa.
“Forse hai ragione” rispose Reyka tracannando
la sua spremuta d'arancia.
Guardò l'orologio da polso, raccogliendo lo
zaino e la chitarra, precipitandosi a
rotta di collo verso la fermata: come ogni mattina
era in ritardo.
Puntuale alle 7:08 l'autobus numero 11 aprì le porte davanti la fermata. Ad accoglierla un
autista più assonnato di lei, ammesso che fosse possibile. Mugugnò un 'giorno e raggiunse gli amici a metà
autobus.
“Buongiorno” salutò Reyka con voce strascicata,
sbadigliando.
“Ciao Rey” ricambiò il saluto Siria, la sua
miglior amica “Dormito bene?”
“No malissimo, ho avuto un incubo...”
“Di nuovo Michael ed
Elise?”
“Hmm no no. Stavolta
non c'entrano.. era qualcosa di pauroso ma non ricordo
cos'era..”
“Passerà..” rispose
l'amica sorridendole.
Elise era la nemica naturale di Reyka a scuola,
si detestavano come cane e gatto e non c'era verso di farle rimanere in meno di
due metri quadri senza che litigassero, anche con la scusa più sciocca. Ed il motivo era principalmente uno: Michael. Il ragazzo che
piaceva ad entrambe, ma che non riusciva a vedere altro
che due buone amiche, nelle ragazze.
Rayka sospirò, pensando alla situazione: non
era tipo da buttarsi giù per sciocchezze, tra le quali rientravano anche i
ragazzi e quelle che amava definire 'cotte
adolescenziali' ma Michael era diverso. O almeno le era sembrato tale, quando
gli era diventata amica.
Ragionava in modo più razionale e maturo
rispetto ai coetanei, per questo avevano subito legato: lei reduce dal trasloco
nella nuova città non conosceva nessuno, mentre lui, a causa delle troppe
assenze dovute all'aiuto che dava nell'attività dei genitori, aveva perso un
anno.
Accomunati dal fatto di non conoscere nessuno
dei loro compagni, si erano avvicinati fino a diventare amici. Il problema era
nato dopo qualche mese, quando Reyka iniziò a rendersi conto che non era solo
amicizia il sentimento che la teneva legata al ragazzo; per non rovinare il bel
rapporto creatosi però,non aveva ancora detto
nulla.
La rivalità con Elise era invece nata durante
una delle gare scolastiche di musica: entrambe quell'anno erano candidate al
posto di prima chitarra, per il concerto che si sarebbe tenuto a fine anno, nel teatro interno la scuola. Elise fino a
quell'anno non aveva avuto rivali: provenendo da una famiglia benestante aveva
fin da piccola imparato a suonare; quell'anno però,
durante le audizioni aveva avuto a che fare con un'avversaria degna di nota,
della quale non aveva tenuto in considerazione. In più Reyka, era l'unico
ostacolo che si frapponeva tra lei e Michael, per il quale non aveva mai
nascosto i propri sentimenti.
“Oggi è il gran giorno vero?” domandò Siria,
guardando la chitarra.
“Non me lo ricordare..” disse Reyka, alzando gli occhi al
cielo.
“Paura?” domandò l'amica, alzando un
sopracciglio.
“Di Elise? Ma per favore..”
rispose Reyka sbuffando.
“Quindi sei
tranquilla?”
“Diciamo un po' di
adrenalina, ma per il resto mi sento bene. Anzi ti dirò di più: non vedo l'ora cominci
la gara così chiuderà il becco una volta per tutte
quell'oca giuliva! Non ne posso davvero più di sentirla mentre si vanta davanti
a tutti di quanto sia brava, di quanto sia ricca e di quanti ragazzi le fanno il
filo..” Siria scoppiò a ridere.
“Hai uno strano modo di metabolizzare la
tensione sai?”
“Ad ogni modo ce la metterò tutta” rispose la
ragazza con un sorriso.
“Michael verrà a vedervi?” Il viso di Reyka si
rabbuiò.
“Non può, ha le prove per le gare
interscolastiche di atletica purtroppo”
“Peccato.. beh vorrà
dire che farò un salto io al suo posto, anche se il paragone non è dei
migliori”
Reyka sorrise di cuore “Verresti davvero?”
“Non te l'avrei detto sennò” disse Siria dandole un buffetto.
“Sei un'amica” rispose
Reyka sorridendole; non avrebbe perso, ne era
sicura.