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Autore: Stay away_00    13/10/2013    1 recensioni
Essa inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, poi sospirò in modo quasi teatrale.
-Voglio giocare.-
Annunciò.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson, Tatia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DUE SETTIMANE DOPO.

 

Non c’è modo per prepararsi al dolore, non c’è modo di prevenire quella scossa che ti tormenta tutto il corpo, quel senso di disperazione che ti parte dallo stomaco e che alle volte sembra semplicemente irreale. Non c’è modo di dire alle voci nella tua testa di smetterla di urlare, perché loro non lo faranno e tu brami solo il silenzio, quel maledetto silenzio che non ti è stato concesso neanche nel mondo degli incubi in cui sei stato catapultato. Vorresti continuare a dormire, perso in quel terribile mondo tinto di un color cremisi, quel mondo che credi di meritare, quel mondo che aspettavi da notti intere, quello che bramavi quando avevi ucciso la tua amata, quello in cui non avevi il coraggio di imbatterti. Il mondo dei morti. Il mondo in cui avresti avuto il tuo vero padre, la donna che amavi e il tuo fratellino. Il mondo in cui tutto sarebbe stato più semplice, perché non ci sarebbe stato dolore ma un infinita pace mista a rimpianto.

Invece, quel mondo non voleva lasciarti andare, il mondo in cui eri cresciuto ti rivoleva indietro e ti richiamava con sussurri appena accennati, bisbigli e distintamente senti le tue urla.

E’ la tua voce.

Ed è dolore quello che stai provando e sai che una volta sveglio sarà più intenso.

Non senti più nulla.

Ma le urla continuano. Ormai l’ibrido – l’abominio, il mostro, il vampiro. Niklaus – teme che non smetteranno mai.

Aprì lentamente gli occhi, sentendo la calda luce del sole sui suoi zigomi e il corpo intorpidito, come se fosse stato steso su quel letto settimane, invece che una sola notte. Avvertiva uno strano bruciore alla gola e tutto quello non faceva che infastidirlo, aveva fame.

E a quel punto i suoi occhi si granarono,  i canini si allungarono e squadrò la stanza, cercando una fonte di cibo, ma quello che vide furono soltanto Esther e Mikael, che lo osservavano, vicino alla soglia della porta.

Erano giorni che sua madre lo ignorava e che suo padre lo trattava come un reietto. Ma infondo non era così? Non era il suo figlio bastardo? Non era motivo di vergogna?

A quel punto la sete diventò secondaria. Non capiva cosa ci facessero quelle due persone nella sua camera, dopo che per giorni, badare a lui era diventato qualcosa di trascurabile.

Qualcosa che avevano il dovere di trascurare.

-Voi. –

Sussurrò con voce roca, carica di disprezzo, e con un certo sforzo, ad ogni parola sentiva sulle labbra il sapore di sangue fresco.

Deglutì e si mise faticosamente in piedi, prima di stringere i pugni in una stupida stretta, che sicuramente avrebbe dato ad intendere quanto fosse infuriato, e quanto stesse cercando di controllarsi. Anche se il controllo, dal momento della strasformazione non era stato affatto il suo forte.

Non avevano ancora affrontato l’argomento, non c’era stato nessun confronto, niente che desse a vedere buone intenzioni da parte di entrambi, anche se lui aveva cercato di dimenticare tutto.

Il dolore della trasformazione in vampiro e quella in licantropo, il dolore che gli avevano procurato, facendogli quello stupido torto e assopendo la sua parte mannara,  cercando di prevenire un pericolo inesistente.

-Suppongo siate qui per scortarmi sulla tomba di mio padre. –

Disse Niklaus, con voce carica d’astio, rivolgendo uno sguardo disinteressato a Mikael, pensando quante volte aveva sognato di pronunciare quelle parole, parlando dell’uomo che gli si trovava di fronte. Ma purtroppo lui non moriva.

-Desideravo abortire, Niklaus. –

Sua madre non curò minimamente la sensibilità con cui pronunciò quelle parole e ignorò la richiesta del vampiro, attirando però la sua attenzione, ferendolo in un modo in cui lui non si sarebbe mai aspettato. Forse perché sapeva quanto fossero veritiere quelle parole.

-Ma il tuo vero padre non me l’ha permesso. Gli spiriti non me l’hanno permesso, mi hanno costretto a dare alla luce il frutto del disonore della nostra famiglia, ma ora tutti sanno. –

Niklaus trattenne il respiro a quelle parole. L’avevano costretta. L’avevano costretta a darlo alla luce, l’avevano costretta ad amarlo e a crescerlo come se fosse il figlio di Mikael, avevano costretto quell’uomo a credere che lui fosse suo figlio.

E anche l’ultimo frammento del suo povero animo era stato dato alle fiamme, quel fuoco che sembrava crescergli intorno, quel calore che lo stava ustionando dall’interno. Quella grida che unicamente lui poteva udire. Tutto quello, lo stava divorando.

Forse per quello scattò in avanti, afferrando sua madre per le spalle e spingendola contro la parete.

-Fate silenzio. –

Urlò, non curandosi di suo padre, pronto ad intervenire. Ma lui era più veloce, lui doveva essere più veloce.

-Siete voi la sgualdrina. Voi avete voluto tutto questo, voi mi avete fatto tutto questo. –

Sentiva la rabbia crescergli dentro, come gli era capitato altre volte, come gli sarebbe capitato nuovamente in futuro e per la seconda volta, non potette fare a meno di ritrovarsi in cuore umano tra le mani. Il cuore di suo madre, mentre suo padre con uno strattone lo allontanava dal corpo, ormai morto, di sua moglie.

A quel punto il ragazzo si prese il capo tra le mani tremanti, respirando a fatica, facendo di tutto per non urlare, per non mandare via quella frustrazione, quell’angoscia che gli stava schiacciando il petto e alla fine, quando aprì la bocca, per dire qualcosa a suo padre, per far valere qualcosa l’espressione dolorante che Mikael aveva dipinta sul volto, per far contare qualcosa tutto quello…

Inaspettatamente Niklaus scoppiò in un accesa risata, tanto che dovette chinarsi e poggiare le mani sulle ginocchia.

Mentre suo padre gli rivolgeva uno sguardo carico di rabbia, odio. Vendetta. Mentre l’uomo gli rivolgeva uno dei tanti sguardi che troppe volte aveva visto nello specchio.

E dopo quello, Mikael diventò solo un ricordo, che sarebbe tornato a tormentarlo dopo anni.

   
 
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